Mario Agostinelli, Alfiero Grandi: Dove porta il nucleare del governo?

| 24 Maggio 2025 | Comments (0)

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Pubblichiamo con il consenso degli autori due interventi di Mario Agostinelli e Alfiero Grandi sull’imbroglio nucleare  – che Meloni e Pichetto Fratin vogliono regalare agli italiani che hanno votato per l’abbandono in ben due referendum – apparsi sul sito del fatto quotidiano online (https://www.ilfattoquotidiano.it/2025/05/22/nucleare-meloni-pichetto-fratin-ritardi/7998306/ )

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Anatomia nucleare del governo

Mario Agostinelli e Alfiero Grandi

Nel disprezzo istituzionale del governo si intrecciano due aspetti diversi: sistematicamente vengono ignorati i vincoli istituzionali e i condizionamenti dei poteri costituzionali che bilanciano e debbono controllare il governo, vengono disattese le leggi in vigore, una parentela evidente con Trump.

Nel primo caso è la magistratura ad essere sul banco degli accusati, tacciata di svolgere un ruolo politico che non le compete.

Nel secondo, è la messa in mora di norme e leggi in vigore senza averle cambiate, che vengono accantonate come fossero un intralcio da togliere di mezzo. C’è un evidente fraintendimento delle prerogative democratiche scritte nella Costituzione, arrivando a “dimenticare” di avere ottenuto nel 2022 una maggioranza parlamentare spropositata (59%) con solo il 44% dei voti (un premio di maggioranza del 15%) possa essere sufficiente per ottenere il silenzio delle altre sedi istituzionali preposte.

Fratelli d’Italia dall’opposizione aveva affermato posizioni agli antipodi dei comportamenti che ha oggi al governo. Si potrebbe emblematicamente richiamare il minacciato blocco navale per impedire gli arrivi dei migranti, oggi “risolto” con il costoso fallimento malamente nascosto della costosa e fallimentare operazione Albania.

Sono questi gli atteggiamenti con cui il governo sta affrontando anche il problema del nucleare in Italia.

Sotto il profilo istituzionale il governo non è partito – come avrebbe dovuto – dalla modifica delle leggi esistenti, frutto per di più di ben 2 referendum popolari che in Italia hanno bocciato il nucleare civile. Il governo, invece, si esprime e si comporta come se avesse già modificato le leggi. Propaganda? Non solo!

E’ una cultura politica sbagliata che porta governo e maggioranza parlamentare a dare per approvata una nuova e diversa normativa quando ancora non lo è.

Particolarmente spigliato è il Ministro dell’Ambiente Pichetto Fratin che più di due mesi fa ha proposto al governo un progetto di legge sul ritorno del nucleare in Italia, dando l’impressione di una fretta notevole (ha tagliato i tempi per i decreti attuativi da 24 a 12 mesi), mentre in realtà il testo del pdl approdato in Consiglio dei Ministri dopo 3 mesi non è ancora arrivato in Parlamento.

Non solo, Giorgia Meloni si è affrettata ad annunciare a Trump che l’Italia rientrerà nel nucleare (forse per ingraziarsi le lobby dell’atomo statunitensi e le Big Tech che lo auspicano per il loro data center) e lo ha ripetuto al Senato senza chiarire nulla, a questo punto, solo la presentazione del pdl in Parlamento potrà chiarire cosa propone esattamente il governo.

Perché tanta fretta a chiacchiere e poi tanto ritardo nella realtà? Forse la spiegazione è nelle dichiarazioni rese dal nuovo amministratore delegato della Sogin (in sintonia con alcuni amministratori delegati delle partecipate statali) che ha asserito che le aree delle centrali nucleari dismesse sarebbero a disposizione per nuove centrali elettronucleari, dimenticando che il suo compito istituzionale (controllare sul sito della Sogin) è solo quello di smantellare le vecchie centrali. Obiettivo per di più ben lontano dalla realizzazione, e di costruire i due siti per le scorie nucleari: uno a medio-bassa decadenza della radioattività, l’altro per quelle ad alta pericolosità. La legge afferma questo, si tratta di anni di lavoro buttati? Per di più il Ministro aggiunge che si potrebbero costruire più depositi disseminati nel territorio nazionale. Peccato che non esista una legge che autorizza il Ministro ad andare in questa direzione, anzi il risultato che si profila è un ritardo di molti anni nella soluzione dei problemi e tanti soldi che pagheremo in bolletta.

Infatti, il Ministro Pichetto Fratin fa dichiarazioni non coerenti con le leggi in vigore su come e dove mettere le scorie radioattive e fa anche affermazioni sul ruolo salvifico del nucleare che verrà per il futuro energetico dell’Italia, peccato che neppure i tempi coincidano perché per raggiungere nel 2050 gli obiettivi di decarbonizzazione dovremmo premere l’acceleratore sulle rinnovabili, mentre siamo fermi in attesa di un nucleare di cui per ora non si sa nulla.

Ci sono molte domande per nuovi impianti di rinnovabili ma non potranno partire perché il pasticcione che è all’ambiente è riuscito prima a delegare alle regioni decisioni che non sono arrivate e poi a farsi bocciare il provvedimento dal Tar del Lazio. In sostanza tutto in alto mare.   

Particolarmente preoccupante è la confusione sulle scorie radioattive mentre siamo alla vigilia del ritorno da Inghilterra e Francia di quelle pericolose inviate anni fa per il trattamento di prima neutralizzazione. Questo vuol dire che avremo scorie radioattive particolarmente pericolose senza una custodia adeguata.

Il Ministro dovrebbe attuare le leggi esistenti, invece si scopre che ne è un sabotatore e soprattutto crea confusione perché decide di bloccare il lavoro in corso senza avere in tasca l’approvazione di un nuovo strumento legislativo.

Questa è una forzatura istituzionale che genera confusione e blocca il lavoro precedente senza chiarire, con uno strumento legislativo, cosa ne prenderà il posto.

Così per il progetto di legge sul nucleare. Nel 2012 la Corte costituzionale con la sentenza 199 ha messo paletti alla possibilità di contraddire precedenti pronunciamenti referendari. Nel caso del nucleare addirittura 2 referendum (uno nel 1987 e uno nel 2011) da cui è derivata la chiusura delle centrali nucleari e la legge che prevede lo smantellamento di quelle presenti sul territorio nazionale.

C’è un avventato disordine nei comportamenti del governo (e della maggioranza parlamentare) che andrebbe richiamato a muoversi dentro le leggi esistenti o a cambiarle con una nuova proposta da sottoporre al vaglio. Solo una nuova legge può sostituirne una in vigore. Se chi ha compiti di attuazione (esecutivo) boicotta il funzionamento delle leggi si apre una vera e propria crisi istituzionale.

Inoltre, ed è molto grave, il progetto di legge del governo rischia di avere effetti negativi sul raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione per il 2030, perché si agita un ritorno all’atomo per nascondere l’urgenza di investire nel fotovoltaico, nell’eolico offshore, nel geotermico, nel rafforzamento dell’idroelettrico, nei pompaggi, soluzioni indispensabili e adeguate per realizzare gli obiettivi di Parigi. L’escamotage si configura nella proposta di un nucleare diffuso di cosiddetta nuova generazione. Le etichette di “nuovo nucleare” si sprecano: III e IV generazione, ma, al di là dei vincoli ambientali insuperabili e le conseguenze dei costi in bolletta nessuno sa dire quando saranno disponibili i piccoli reattori SMR e AMR di cui non esistono prototipi funzionanti ed esperienze realizzate, indispensabili per autorizzazioni e verifiche di sicurezza. Del resto, nessuno è in grado di dire quando sarà disponibile il nucleare a fusione.

L’accento su quello che non c’è ancora serve a nascondere le manchevolezze attuali e a nascondere i ritardi dell’azione governativa: il risultato sarà la precarietà e l’allarme per la sicurezza delle scorie che ritornano al mittente, oltre alla colpevole dilazione dei tempi per il raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione.

Il dibattito procede ovunque, tranne che nelle sedi deputate, con un atteggiamento politico sovversivo verso le regole democratiche, facendo forza su una maggioranza parlamentare prevaricatrice e che non rispetta le regole previste dalla Costituzione.    

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DOVE PORTA IL NUCLEARE DI MELONI E PICHETTO FRATIN ?

Mario Agostinelli e Alfiero Grandi

 Nel disprezzo del governo Meloni verso le altre istituzioni si intrecciano diversi obiettivi pericolosi per il funzionamento della democrazia italiana.

Vengono sistematicamente ignorati i vincoli e i ruoli previsti dalla Costituzione per gli altri poteri istituzionali che hanno il dovere dei controlli sul potere esecutivo, mentre vengono disattese le leggi in vigore, evidenziando una deriva trumpiana.

E’ utile aprire una riflessione su come questa dinamica, interna agli equilibri del governo, impedisca il dispiegamento di una dialettica parlamentare e di un confronto con i movimenti e le associazioni, oltre che al necessario coinvolgimento dei cittadini. L’unico modo per gestire le diversità nella maggioranza è una centralizzazione forsennata delle decisioni, nelle mani della Premier.

Ne è esempio il modo di affrontare il rilancio del nucleare in Italia affidato alle esternazioni di Pichetto Fratin e di Giorgia Meloni, rilanciate da giornalisti ed “esperti” compiacenti, senza alcun confronto sul merito e sulle conseguenze che i processi di fissione atomica imporranno ai bilanci energetici, economici, sociali ed ambientali del Paese, esponendo a rischio le generazioni future.

Cominciamo dai costi e dai tempi di fare resuscitare il nucleare. Pichetto Fratin ha affermato che il nucleare futuro abbatterà i costi delle bollette del 40% (v. % ( https://www.ilfattoquotidiano.it/2025/03/17/piccoli-reattori-nucleari-pichetto-prezzo-elettricita-elevato-agenzia-internazionale-energia/7911187/ ), valutando il prezzo attorno a 50 euro MWh e ha aggiunto che i tempi per la realizzazione dei “piccoli” impianti (SMR e AMR) si attesterebbe attorno al 2030. Piccoli è un eufemismo, visto che si parla di centrali fino a 300 MW: le centrali ormai dismesse (Trino, Latina, ecc.) erano al di sotto di questa soglia. Edwin Lyman, un insigne scienziato nucleare (https://www.climateone.org/people/edwin-lyman)   afferma che i reattori più piccoli produrranno elettricità più costosa di quelli più grandi, mentre  un’analisi del 2023 condotta dal Natural Resources Defense Council (NRDC) negli Stati Uniti ha rilevato che il prezzo non sovvenzionato dell’elettricità prodotta dal progetto NuScale SMR in Idaho sarebbe stato di oltre 180 dollari per MWh, 6/7 volte più dei 24 dollari MWh” dell’eolico terrestre e del Ftv.

Gli SMR o i reattori avanzati AMR non saranno commercializzati prima di dieci, quindici anni perché impiegando nuovi combustibili (a partire da una percentuale di Uranio 235 più alta) o nuovi cicli di raffreddamento, saranno sottoposti a procedure di approvazione inedite, più lente, sia per quanto riguarda la sicurezza che per valutare le scorie del combustibile.

I rifiuti andranno stoccati in depositi diversi rispetto a quelli riservati ai reattori oggi in funzione. Ci saranno quindi oneri e costi aggiuntivi per il loro imballaggio e smaltimento, con effetti economici rilevanti già nei trattamenti intermedi prima che vengano stoccati in un deposito geologico (in Italia siamo all’anno zero). In Italia  avremmo altre scorie radioattive particolarmente pericolose senza una custodia adeguata, dato che anche il Ministro Pichetto Fratin durante l’evento “Nuove energie”, organizzato da La Stampa a Torino, ha ritenuto  superati i due depositi definitivi per le scorie e ha detto di puntare sui 22 siti oggi provvisori, che così diventerebbero definitivi, con la prospettiva che i prossimi stoccaggi temporanei nascano accanto agli SMR, magari nei cortili delle aziende che ne hanno fatto richiesta!

Il Ministro dovrebbe attuare le leggi esistenti invece si prende la responsabilità di fermare tutto sui depositi delle scorie senza neppure essere andato in Parlamento a fare approvare una nuova legge, se gli riuscirà.

C’è anche la questione dell’approvvigionamento dell’Uranio. L’esperto americano Gail Tverberg ricorda che non c’è abbastanza uranio nelle miniere per tutti gli usi previsti e che la riserva delle atomiche da dismettere e riutilizzare nei reattori è ormai in esaurimento (v. https://ourfiniteworld.com/2024/11/11/nuclear-electricity-generation-has-hidden-problems-dont-expect-advanced-modular-units-to-solve-them/  ).. Secondo la CNN, il piano per la costruzione di piccoli reattori modulari avanzati prevede di utilizzare combustibile con una concentrazione di uranio 235 dal 5% al 20% che può provenire dalla Russia o dal “down-blending” delle bombe in dismissione, già consumato per l’85%.

L’ottimismo di maniera sul ricorso al nucleare è infondato. Quanto ricordato finora conferma tempi lunghi di realizzazione e quindi non ne verrà un contributo significativo al raggiungimento di emissioni nette pari a zero entro il 2050.

 Il progetto di legge del governo presentato da Pichetto Fratin (v. https://www.ilfattoquotidiano.it/2025/02/28/governo-rilancia-nucleare-cdm-legge-delega-primi-reattori-2030-news/7895963/ )   non è ancora arrivato in  Parlamento e avrà effetti negativi sul raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione per il 2030 e anche per il 20250, perché il tentativo di ribaltamento delle decisioni dei due referendum (1987 e 2011) sembra servire più per nascondere i ritardi nell’investire nel fotovoltaico, nell’eolico offshore, nel geotermico, nel rafforzamento dell’idroelettrico e nei pompaggi, soluzioni indispensabili ed adeguate per realizzare gli obiettivi di Parigi.

I 60 GW che dovrebbero essere realizzati in Italia sono in forte ritardo e gli errori fatti dal Ministro con il decreto sulle localizzazioni porteranno ad ulteriori ritardi. Forse il Governo Meloni-Pichetto vuole importare fossile per altre decine di anni, compiacendo Eni che ai costi ad oggi stimati gestirà tanti miliardi (200 miliardi annui x 30 anni = 6.000 miliardi!), magari sotto le spoglie del cosiddetto Piano Mattei.

La colpevole dilazione dei tempi per il raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione si accompagna ai ritardi in una transizione energetica nella riconversione verde e digitale della nostra manifattura. La crisi dell’Ilva è anche dovuta a queste mancanze.

Un futuro nucleare per l’Italia è inquietante quando si viene a sapere che stanno ritornando in Italia da Francia, Inghilterra e Slovacchia le nostre scorie radioattive ad alta pericolosità, inviate per il riprocessamento.

In una fase di crisi industriale e di aumento della povertà anche i costi della bolletta elettrica per famiglie e imprese devono essere affrontati. Il governo nel decreto bollette ha premiato Eni, Enel, A2A, ecc. ma ai consumatori è arrivato quasi nulla. La crescita delle rinnovabili, non quella del gas e del nucleare, serve a ridurre i prezzi dell’elettricità, tenuti alti invece dalla formazione dei prezzi sulle centrali a gas, che determinano il costo del KWh per i consumatori.

Informare e mobilitare contro le scelte sbagliate, di restaurazione conservatrice del governo è l’obiettivo dei prossimi mesi.

 

Category: Ambiente

About Mario Agostinelli: Mario Agostinelli (1945) ha lavorato come ricercatore chimico-fisico per l’ENEA presso il CCR di Ispra. Dal 1995 al 2002 è stato Segretario generale della Cgil Lombardia e nel 2004 ha dato vita al movimento Unaltralombardia, con l’obiettivo prioritario di rinnovare dal basso le forme della rappresentanza. Ha ricoperto un incarico istituzionale come Consigliere regionale in Lombardia, eletto come indipendente nelle liste di Rifondazione Comunista, e nel 2009 ha aderito a Sinistra Ecologia Libertà. Sul piano internazionale si è contraddistinto per un intenso impegno nel Forum Mondiale delle Alternative e nel Forum Sociale Mondiale di Porto Alegre.

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