Linda Maggiori: Perché ho fondato il gruppo “Famiglie senz’auto”
Diffondiamo da Huffington Post del 266 marzo 2015 questa intervista fatta da Ilaria Betti
Si spostano a piedi o in bici, con i bambini di 7, 5 e 2 anni al seguito, anche quando piove, anche quando la pigrizia potrebbe prendere il sopravvento. Linda Maggiori e il compagno, residenti a Faenza, da quattro anni non hanno l’automobile: un incidente l’ha distrutta e hanno deciso di non ricomprarla, scoprendo un modo tutto nuovo di vivere. Per raccogliere le storie di chi, come loro, si è ritrovato a vivere senza macchina ed è contento della propria scelta, Linda ha fondato il gruppo Facebook “Famiglie senz’auto”, una rete in crescita che punta anche a fornire consigli utili per chi vorrebbe lasciarsi alle spalle il passato su quattro ruote.
“Ogni mattina ci svegliamo e ci prepariamo per andare a scuola, che dista 2 km da casa nostra. I più grandi hanno le loro biciclette mentre il piccolo viaggia nel seggiolino della mia”, racconta Linda.
Classe 1981, originaria di Recanati, nelle Marche, e volontaria in varie associazioni che lottano contro l’inquinamento, è una mamma che ha energia da vendere: “Mi sono ‘attrezzata’ a puntino per gestire tutti. Non temiamo nulla. Con guanti, cappotto, sciarpa e stivali giusti i bambini sono pronti ad affrontare anche la neve e la pioggia e spesso entrano in classe più asciutti dei loro compagni arrivati in macchina. A volte sono loro che prestano agli altri gli indumenti di ricambio, che non mancano mai nel loro zainetto”.
Dopo l’incidente del 2011, Linda e il marito hanno deciso di aspettare a ricomprare la macchina, per esigenze di risparmio. Ma poi si sono accorti che senza si stava meglio. Lui ha iniziato a prendere la bici per andare a lavoro e lei ha fatto altrettanto: “So che può sembrare strano – racconta – ancora oggi c’è gente che mi dice: ‘Ma sei matta ad andare in bici? Farai prendere freddo ai bambini!’. Ma la nostra è una scelta che abbiamo portato avanti con consapevolezza. Ci siamo documentati sui danni che le automobili causano all’ambiente e anche sul loro impatto sociale. Le macchine usano la benzina e il petrolio causa le guerre. In questo senso, la nostra è stata anche una scelta pacifista”.
Ma decidere di non prendere più la macchina e di contare solo sulla propria forza fisica ha avuto anche delle conseguenze a livello psicologico: “Quando avevo 18 anni prendevo sempre la macchina per spostarmi, non potevo farne a meno. Passare da una consapevolezza zero a non volerla più mi ha aiutata moltissimo ad avere più fiducia in me stessa, nelle capacità del mio corpo. Uno pensa sempre: ‘Ah, è troppo lontano’ oppure: ‘Eh, non posso uscire, piove troppo’, ma quando sei obbligato a farlo, alla fine ci riesci. Guardi dove sei arrivato e dici: ‘Ah, effettivamente ce la potevo fare!'”. “Quando prendevo la macchina soffrivo molto il senso di chiusura, di inattività fisica – ricorda – ora, invece, quando sono triste, esco, sento l’aria fredda sul mio volto e mi riattivo”.
I vantaggi per chi sceglie di vivere senza macchina, dunque, non mancano. “Di certo abbiamo risparmiato in palestra!”, scherza Linda. E poi ne aggiunge un altro, irrinunciabile: “Abbiamo riscoperto la bellezza del luogo in cui viviamo, ci siamo resi conto di tutte le cose che sfuggono quando si è solo passeggeri. A volte, quando torno da scuola con i miei bambini, facciamo volutamente il tragitto più lungo. È così bello andare ad una lentezza umana! Sono la nostra bici e i nostri piedi ad obbligarci ad avere uno stile di vita rilassato, a non prenderci troppi impegni, ad andare piano”.
Anche per i bambini prendere ogni giorno la bicicletta o andare a piedi può essere stimolante ed educativo: vivono a contatto con l’ambiente che li circonda e il percorso casa-scuola si trasforma in un gioco, soprattutto quando piove. Lo sa bene la loro mamma, che non esita a difendersi dalle critiche: “Questa mattina diluviava, abbiamo incontrato una signora che mi ha detto: ‘Ah, in giorni come questo vorresti avere la macchina, eh’. E io ho risposto: ‘No, noi ci divertiamo così’. I miei bambini corrono e ballano sotto la pioggia, attraversano le pozzanghere e riscoprono dei piaceri antichi che tanti sembrano aver dimenticato”.