C’è l’Ossola, un triangolo d’Italia incuneato tra i confini svizzeri, nel nord del Piemonte. Una valle circondata da montagne maestose, cime che arrivano ai 4000 metri, ghiacciai perenni. Pascoli d’alta quota colorati di erbe e fiori, laghetti alpini scintillanti d’azzurro, boschi di larici e abeti che profumano di resina, e tradizioni montanare di alpeggi dove risuonano i campanacci delle mucche. Terna vuole costruire una nuova, più grande e più potente linea elettrica da 380.000 volt calpestando tutto con tralicci alti 60 metri su basamenti in cemento di 80mq.
C’è il Parco Agricolo Sud Milano, dove cascine storiche, aziende agricole biologiche, antiche vie d’acqua cercano di contrastare la disordinata avanzata di cemento e urbanizzazione. Qui lo stesso elettrodotto piemontese avrà il suo punto d’arrivo su 115.000 mq di terreni, a ridosso dell’area Expo.
C’è la Valbelluna, nel cuore delle Dolomiti, patrimonio universale Unesco dove un nuovo elettrodotto passerà come uno stendi-biancheria di fronte alla diga del Vajont. C’è il territorio dell’Oltreserchio, nella Toscana degli ulivi e dei piccoli borghi, quelli tanto ricercati dal turismo straniero. Ci sono le dolci colline teatine, che dalle propaggini della Majella degradano dolcemente fino al mare, culla della produzione vitivinicola del Montepulciano d’Abruzzo. E ci sono i Monti Peloritani, affacciati sui due mari Ionio e Tirreno, in una interminabile successione di picchi, crinali e burroni, dove innumerevoli corsi d’acqua precipitano a valle formando gole profonde e fresche, mentre la profumata macchia mediterranea ricopre i versanti assolati.
Sono solo alcune delle tante opere in progetto, con un unico comune denominatore: Terna.
Ogni progetto ha visto nascere comitati di cittadini a difesa della propria terra, del paesaggio, dell’ambiente, della salute.
E dalla Sicilia è partito l’impulso per il Coordinamento Nazionale No Elettrodotti Inutili, che riunisce dalle Alpi alla Sicilia tutti i comitati. Contro opere che, se potevano essere in qualche modo giustificate negli anni passati, con l’attuale calo della richiesta di energia (basta guardare il sito Terna) e la crescita della produzione da fonti rinnovabili, sono ormai da ritenersi inutili, almeno per i cittadini. Perché è evidente che si tratti di progetti meramente speculativi. Che passano come bulldozer sopra tutto e tutti. Che nulla hanno a che vedere con progetti virtuosi e possibili di democrazia energetica.
Leggendo i programmi di Terna, per ora benedetti dal Governo, invece si capisce quale sia la sua missione internazionale: trasformare l’Italia in un corridoio per portare energia dal sud del Mediterraneo al nord Europa. Con costi ambientali e danni al paesaggio in zone meravigliose.
A meno che i soliti comitati riescano a portare il governo verso una nuova politica energetica che “rispetti l’ambiente, la salute dei cittadini, le economie rurali del territorio fondamentali per la vita e lo sviluppo delle comunità”.
Visto che tema di Expo è anche “Energia per la Vita”… Oppure è solo uno slogan vuoto anche questo?