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Su www.inchiestaonline.it Bruno Giorgini ha pubblicato il 14 marzo 2019 un articolo dal titolo “Sarà il clima che ci salverà”. Pubblichiamo alcune risposte al suo testo
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1. Antonio Dumas (ordinario di fisica tecnica Università di Modena Reggio): un sommovimento tsunamico ha coivolto tutta la popolazione della terra . E allora?
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Caro Bruno,
Venerdi 16 marzo vi è stato un sommovimento tsunamico che ha coinvolti tutta la popolazione della terra, non te ne sei accorto?
La battuta è facile, consentimela. bello il discorso della svedese, ma…
Qualche banale acceno lo hai fatto sull’ ILVA di Taranto, ma lasciato lì come se non fosse possibile ragionare partendo di lì ed estendendo il tutto al mondo globale.
Sono stato in India: Mumbay, New Mangalore e GAO. Si vive la sensazione di un eterno costruendo. Chi è abituato a vedere le città italiane rimane sconvolto o , a volte, irride alla sensazione di sporco che permane, strade non asfaltate tuguri da 10 metri quadri come negozi al piano terra e al primo piano abitazione. E’ palpable la fame di energia di questa gente e non si risolve con accorate riunioni di 100 paesi o poco più. Per di più c’è qualcuno che si frega le mani perchè la distruzione di terra abitabile ha, a livello mondiale, il contraltare della crescità di abitabilità di altra terra ed il bilancio sembra positivo , e allora?
antonio
17 marzo 2019
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2. Franco Berardi (Bifo): Entro le condizioni del capitalismo le probabilità di evitare l’apocalisse equivalgono a zero
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All this has played out more or less as scientists warned, albeit faster. What has defied expectations is the slowness of the response. The climatologist James Hansen testified before Congress about the dangers of human-caused climate change thirty years ago. Since then, carbon emissions have increased with each year except 2009 (the height of the global recession) and the newest data show that 2018 will set another record. Simple inertia and the human tendency to prioritize short-term gains have played a role, but the fossil-fuel industry’s contribution has been by far the most damaging. Alex Steffen, an environmental writer, coined the term “predatory delay” to describe “the blocking or slowing of needed change, in order to make money off unsustainable, unjust systems in the meantime.”
Entro le condizioni del capitalismo le probabilità di evitare l’apocalisse equivalgono a zero.
Quanta probabilità esistono di uscire dal capitalismo?
Meno di zero.
Ma l’inevitabile in generale non accade perché alla fine accade l’imprevisto.
E forse l’imprevisto ha cominciato a manifestarsi nelle strade il 15 marzo
17 marzo 2019
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3. Antonio Dumas: Replica a Bifo
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Caro Bifo, il capitalismo non è un moloch ideologico, ma è solo la modalità dell’uomo di sfruttare il mondo esterno, ( erano capitalisti i colonizzatori del FARWEST ?) quando non basta sfruttare la natura si passa alla forma più alta quella di sfruttare l’uomo. Operazione fatta dagli uomini. Quando il capitale si renderà conto che non potrà avere un incremento di valore nè sfruttando il clima nè l’uomo. allora cambierà strategia e la sinistra sarà sempre alla coda.
17 marzo 2019
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4. Roberto Soldati (fisico teorico Università di Roma): Non sono affatto ottimista e speranzoso come te
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Caro Bruno,
ho letto, ma non sono affatto ottimista e speranzoso come te, purtroppo. A parte slogan e manifestazioni emotive – persino il flemmatico e impassibile Mattarella si è accorto di qualcosa, segno che siamo già alla frutta, se lo vede pure lui! – per cambiare concretamente le cose ed invertire il trend ci vorrebbe un capovolgimento del modello economico e produttivo planetario, dalla produzione sfrenata e colossale di entropia attuale ad una economia “fredda” di solo riciclo e riduzione drastica e rigorosa di ogni tipo di consumo.
È chiaro che trattasi di fantascienza, nessuno la farà mai: quindi il destino del Pianeta e dell’Umanità è segnato, entreremo nel regime di Reynolds e saranno cazzi…
ma noi non ci saremo, oh noi non ci saremo… come cantavano i Nomadi e Guccini Francesco.
Un abbraccio Roberto
Category: Ambiente, Dibattiti, Politica
About Antonio Dumas: Antonio Dumas è ordinario di fisica tecnica nella facoltà di ingegneria di Reggio Emilia. E' responsabile del progetto MAAT della università UNIMORE. Il progetto MAAT (Multibody Advanced Airship for Transport), coordinato da UNIMORE e a cui hanno collaborato diverse università e centri europei, ha studiato in questi anni un sistema non convenzionale di trasporto mediante dirigibili basato sull’innovativa architettura cruiser-feeder. Nonostante preveda l’uso di dirigibili a idrogeno, esso si presenta, come dimostrato nel corso del progetto, più sicuro e meno inquinante di qualsiasi altro sistema di trasporto. I risultati del progetto sono stati presentati il 25 febbraio 2015 a Reggio Emilia e come ha spiegato il prof. Dumas "Unendo le diverse peculiarità, competenze e sensibilità dei partner, il progetto ha permesso di sperimentare innovazioni sostanziali sia nei metodi di progettazione, sia nella definizione di nuovi concetti in tema d’immagazzinamento energetico che possono configurarsi come una ‘pietra miliare’ verso il futuro dell’aeronautica elettrica. Il Progetto MAAT ha permesso di esplorare inoltre l’evoluzione dei materiali per i dirigibili del futuro così come di ‘inventare’ nuovi sistemi per il recupero termico; infine ha permesso di ridefinire gli spazi e i materiali della cabina in vista di un futuro trasporto a elevato comfort e a misura d’uomo e di concepire procedure di utilizzo dell’idrogeno ad elevatissimo grado di sicurezza. Tutti questi risultati sono riportati in numerosi articoli scientifici pubblicati su riviste e/o presentati a congressi internazionali e gran parte di queste innovazioni contenute esplicitamente nel design finale del sistema sono già oggi possibili mediante soluzioni tecnologicamente disponibili."