Roberto Alvisi: Quando le imprese utilizzano l’innovazione tecnologica dal basso
Ogni due minuti muore una donna per complicazioni legate al parto, il 99% nei paesi in via si sviluppo. L’ostetrica Laura Stachel con l’aiuto del marito, ha inventato una “valigia solare” di facile trasporto e installazione che consente di fornire facilmente elettricità negli ospedali in villaggi senza infrastrutture, dove si partorisce anche a lume di candela. Sono stati forniti già 1.300 kit a ospedali in 27 paesi.
La storia di questa invenzione è importante sia raccontata per esteso. Durante un viaggio di ricerca in Nigeria, alla dottoressa Laura Stachel (nella foto) capita di assistere a un parto cesareo d’emergenza, durante il quale succede una cosa che la lascia a bocca aperta: l’elettricità se ne va e i dottori si ritrovano a dover operare al buio. “Ero l’unica ad essere sorpresa, era ovvio che gli altri erano abituati a lavorare in quelle condizioni, non ci fu alcuna reazione da parte loro” dice alla CNN.
Per fortuna, Stachel ha con sé una torcia e i dottori riescono portare a termine l’operazione senza problemi. Ma nel corso di quel viaggio di 2 settimane nel 2008, la dottoressa americana testimonia molte (troppe) altre volte in cui la vita delle mamme e dei neonati venivano messe a serio rischio semplicemente per la mancanza di elettricità. Le levatrici si arrangiavano come possibile per avere un po’ di luce: lanterne a cherosene, candele, perfino telefoni cellulari. “Ma non sono strumenti adeguati… se qualcuno ha un’emorragia, se un bambino ha bisogno della rianimazione, è necessario avere luce diretta”.
La World Health Organization e le Nazioni Unite stimano che nel 2010 circa 40mila donne nigeriane hanno perso la vita durante il parto, pari al 14% delle morti di questo tipo a livello mondiale. Anche le statistiche che riguardano la mortalità dei neonati sono tra le peggiori al mondo: ogni anno, circa il 4% dei bimbi nati in Nigeria muoiono prima di arrivare ai 28 giorni di vita (in paragone, negli Stati Uniti sono lo 0,4%).
Con l’aiuto del marito Hal Aronson, esperto in energia solare, la dottoressa si impegna a trovare un modo per aiutare le strutture ospedaliere nigeriane. Progettano un sistema elettrico solare capace di produrre gratuitamente l’energia per l’ospedale statale nel nord del Paese africano, dove la Stachel aveva condotto la ricerca.Mentre cerca di raccogliere fondi per il progetto, Laura Stachel ritorna in Nigeria con un piccolo kit dimostrativo per dare un’idea di come funzionerebbe il sistema energetico solare. Si tratta di una valigetta con paio di pannelli solari all’interno, alcune luci e dei walkie-talkie per migliorare la comunicazione.
Ma per i dottori nigeriani si tratta molto di più di un modello dimostrativo in miniatura. “Questo è incredibile, ce lo devi lasciare… può aiutarci a salvare delle vite già da adesso” dicono alla Stachel. Da allora, ogni volta che torna in Africa, la dottoressa porta con se delle nuove “valigette solari” assemblate dal marito.
I nuovi modelli sono composti da due pannelli solari che si montano sul tetto della clinica e che sono collegati a delle luci LED di alta qualità. Il kit include anche dei fari, un monitor fetale Doppler per monitorare il battito cardiaco dei bebè, e un carica cellulare/batterie. L’autonomia è di 20 ore.
Con il successo del dispositivo, Stachel e Aronson hanno lanciato un’organizzazione no profit chiamata 5, che dal 2009 fornisce le valigie a energia solare (formazione e installazione comprese) gratuitamente ad ospedali e cliniche non solo in Nigeria ma in tutta l’Africa, in Asia e nell’America Centrale. Ogni kit costa 1500 dollari, che la ONG raccoglie grazie alle donazioni e ai fondi raccolti da sponsor e partner.
We Care Solar ha anche portato a termine l’installazione del sistema elettrico solare progettato da Aronson. Secondo l’ospedale statale nel nord della Nigeria, dopo solo un anno dall’introduzione dei pannelli il tasso di mortalità delle donne è diminuito del 70%!
Qui sotto potete vedere la valigia delle meraviglie in un breve reportage della CNN, che ha nominato Laura Stachel come una dei CNN Heroes, ovvero persone che si distinguono per il loro lavoro e la loro dedicazione per migliorare le condizioni di vita nel mondo.
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Iniziamo con lo spiegare cos’è Off grid Box: è un sacco di cose. Nel senso che è modulare e customizzabile e offre diversi servizi a seconda delle esigenze: nelle diverse configurazioni può fornire elettricità, riscaldamento e acqua calda sanitaria, ma anche la raccolta di acqua piovana e la potabilizzazione della stessa.
È plug and play, cioè la scatola può essere installata e disinstallata in maniera molto veloce ed è facilmente trasportabile: “si riesce a trasportare con semplici furgoncini per i quali non è necessaria una patente di tipo C e stiamo pensando ad elaborareservizi di buy back proprio come un’automobile nel caso il proprietario volesse rivendercelo dopo anni di utilizzo”, ci spiega il produttore, Davide Bonsignore di La Fabbrica del Sole.
A seconda delle configurazioni, Off Grid Box – un cubo di circa 2 metri di lato – integra diverse tecnologie, rigorosamente pulite e alimentate da fonti locali: dal fotovoltaico con batterie, al solare termico, alle pompe di calore, al micro-eolico, alla caldaia a biomasse.
I fumi densi dei focolari accesi in casa per cucinare uccidono ogni anno 4 milioni di persone. Sarah Collins, imprenditrice sudafricana, ha inventato Wonderbag, una borsa ecologica che cucina trattenendo il calore senza fiamma o elettricità. Come funziona? Si lascia la pentola in ebollizione sul fornello per cinque minuti, poi si ripone nella sacca chiusa con un coperchio. Il contenuto continuerà a cuocere lentamente mantenendo il grado di cottura, senza l’aggiunta di acqua, risparmiando combustibile e denaro. La “borsa delle meraviglie” sta migliorando la vita nell’Africa rurale e la condizione femminile. La lavorazione della sacca, inoltre, dà lavoro a 2mila persone in Kenya e Turchia. Ecco una descrizione di questa “borsa delle meraviglie” fatta da Marina Ebrahim per il corriere sociale de Il corriere della sera:
In realtà, la pratica di interrare o fasciare un piatto caldo per sfruttarne al massimo l’energia termica è stata usata per secoli dai popoli africani. Riscoperta dalla Collins in salsa eco-friendly, sta spopolando online con la formula del buy-one-give-one: ne compri una e una viene donata a una famiglia africana a basso reddito. Il progetto è pensato per i Paesi in via di sviluppo: la wonderbag consente alle famiglie che la utilizzano di risparmiare combustibile e legna da ardere; crea lavoro (le borse sono prodotte artigianalmente, 100% made in Africa); protegge l’ambiente e la salute, diminuendo il fumo prodotto dalla combustione e il rischio di incidenti domestici. Per finire, “non solo le famiglie risparmiano denaro – spiega Collins – ma possono mandare più volentieri a scuola i figli che prima erano impegnati tutto il giorno alla ricerca di legna”. Resterà, certo, il problema di cosa cuocere nella borsa, e come procurarselo. Ma una cosa alla volta.
‘Foroba Yelen’ è un lampione led a energia solare, trasportabile, ideato da Matteo Ferroni. Viene costruito in Africa da personale locale con materiali di riciclo e fornisce luce a scuole, alle donne che si recano ai pozzi, a chi deve svolgere un lavoro nelle ore serali. Ma svolge anche una funzione sociale: nel Sahel il punto d’incontro non è la piazza ma l’albero di Balazan, dove il lampione diventa un punto di riferimento. È un’alternativa all’illuminazione pubblica in aree senza infrastrutture: 4 lampioni mobili ne sostituiscono 4 fissi. In 5 anni ne sono stati impiantati più di 100 in 15 villaggi e tre centri medici. Ora grazie a un manuale si potrà liberamente costruire una versione ‘open source’ in tutto il mondo.
Questa è una delle creazioni dell’architetto americano Michael Raynolds che danno un importante contributo all’ecosistema. “La nave da terra” è un edificio fabbricato riciclando i rifiuti. Dagli pneumatici che costituiscono la struttura portante, alle bottiglie di plastica e alle lattine usate per i tramezzi. La casa è autosufficiente: genera elettricità grazie al fotovoltaico, raccoglie l’acqua piovana, ricicla le acque di scarico per alimentare una serra che consente di coltivare cibi biologici. Finora ne sono stati costruiti 5mila
E’ una struttura in bambù alta 12 metri. Non raccoglie solo acqua piovana, ma cattura le particelle d’acqua nell’atmosfera, trasformando nebbia, rugiada e umidità in acqua potabile. Warka Water è stata costruita dallo studio italiano “Architecture and vision” per dare acqua potabile ai Paesi dove le fonti d’acqua disponibile sono malsane e distano chilometri. Inizialmente pensata per l’Etiopia – dove solo il 34% della popolazione ha accesso a acqua sicura – arriverà anche in India e in Colombia. L’obiettivo è di arrivare a produrre fino a 100 litri di acqua al giorno. Si allega un profilo dell’architetto italiano Arturo Vittori (tratto da wikipedia) che è uno dei cofondatori dello studio “Architecture and vision” che ha progettato Warka Water.
Arturo Vittori è un architetto e designer italiano (nato a Viterbo nel 1971 , è il cofondatore del gruppo di progettazione ‘Architecture and Vision’. Dopo una esperienza biennale alla Technische Hochschule (Scuola politecnica) di Darmstadt (Germania) – si è laureato nel 1996 presso la Facoltà di Architettura dell’ Università degli studi di Firenze con un progetto dal titolo “International Space Station – Travelling Network” (Premio Giovanni Neri Serneri). Dopo avere conseguito un master in Diagnostica architettonica (Modena), ha maturato varie esperienze, collaborando fra l’altro con progettisti quali Françoise-hélène Jourda Architects nel 1997, Duepiù France nel 1998, Santiago Calatrava nel 2000 e Jean Nouvel nel 2001. Dal 2002 al 2004 è stato Manager of Cabin Design presso Airbus, a Tolosa (Francia), partecipando alla progettazione degli interni delle cabine per varie compagnie aeree e in particolare per il primo A380 . Nel 2005 ha lavorato con Future Systems, collaborando con Anish Kapoor alla progettazione della stazione di Monte Sant’Angelo per la metropolitana di Napoli (linea 7), mentre nel 2006 si è occupato di yacht design presso lo studio londinese Francis Design.
Dal 2002 ha avviato una collaborazione con l’architetto svizzero Andreas Vogler , con cui ha costituito nel 2003 Architecture and Vision, un team di architettura e design, anche con applicazioni aerospaziali e terrestri. Nel 2006 il prototipo della tenda per ambienti estremi DesertSeal (2004) è stato inserito nella collezione permanente del Museum of Modern Art New York, dopo essere stato esposto nella mostra SAFE: Design Takes on Risk (2005), curata da Paola Antonelli. Nello stesso anno Vittori e Vogler sono stati selezionati come “Modern-day Leonardos” (Moderni Leonardo) dal Museum of Science and Industry di Chicago per l’esposizione Leonardo da Vinci: Man, Inventor, Genius. Nel 2007 un modello della stazione gonfiabile MoonBaseTwo (2007) – ideata per l’esplorazione della Luna – è stato incluso nella collezione del Museum of Science and Industry di Chicago, mentre MarsCruiserOne (2007), il progetto di veicolo-laboratorio pressurizzato per l’esplorazione di Marte, è stato esposto al Centro Georges Pompidou, Parigi, durante la mostra Airs de Paris.
Relatore in numerosi convegni e conferenze internazionali sui temi della progettazione, dell’architettura spaziale, del trasferimento tecnologico e dell’eco sostenibilità, ha tenuto workshop e lezioni in vari atenei. Nel 2007 ha coperto la carica di professore a contratto di Industrial Design presso il Corso di laurea in Disegno industriale della Prima Facoltà di Architettura “Ludovico Quaroni” dell’Università degli studi di Roma “La Sapienza”. Dal 2008 insegna Design interattivo all’università dello IUAV di Venezia, dal 2009 è ricercatore presso l’IIT (Illinois Institute of Technology) di Chicago. È membro dell’American Institute of Aeronautics and Astronautics (AIAA, Associazione americana di aeronautica e astronautica).
Category: Ricerca e Innovazione, Welfare e Salute