Matteo Zuppi e Lucio Caracciolo: Il disordine mondiale

| 14 Aprile 2020 | Comments (0)

 

 

Diffondiamo da www.chiesadibologna.it la trascizione del dibattito dal titolo “Il disordine mondiale” avvenuto l’11 febbraio alla Casa della pace di Casalecchio (Bologna)  tra Matteo Zuppi Cardinale di Bologna e Lucio Caracciolo direttore della rivista Limes. Chi ha trascritto quel dibattito scrive “Sembra passato un secolo dall’inizio dell’infezione pandemica da Corona virus”. E’ vero come è altrettanto vero che  le parole pronunciate da Zuppi e Caracciolo sono sempre di più attuali.

 

Il crollo del muro con la caduta dell’Unione Sovietica avrebbe creato secondo un’idea ricorrente un nuovo ordine mondiale ma così non è stato, al contrario “è in atto una terza guerra mondiale a pezzi” non dichiarata, ma combattuta in tanti luoghi del mondo! La denuncia di Papa Francesco, è l’incipit della discussione, svolta l’11 febbraio scorso, tra Matteo Zuppi Cardinale di Bologna e Lucio Caracciolo direttore della rivista Limes. Sembra passato un secolo dall’inizio dell’infezione pandemica da Corona virus.

Il luogo dell’incontro è la casa della pace la Filanda di Casalecchio di reno, cittadina alle porte di Bologna, le due sale sono affollate all’inverosimile e tante persone sono in piedi, per terra o addirittura non sono riusciti ad entrare e ascoltano per quel che possono dall’esterno.

Caracciolo: il Papa lancia un sasso nello stagno, non c’è per fortuna una guerra mondiale nel vero senso del termine ma c’è un tale quantità di conflitti, circa trenta in questo momento, a volte totalmente ignorati come ad esempio quello in Congo, in cui sono morte milioni di persone, di cui nessun giornale parla.

Il muro disegnava un ordine che si chiamava guerra fredda aveva mantenuto una pace relativa tra le grandi potenze, esportando però i conflitti nelle periferie del mondo, a riprova che i muri in determinate circostanze (solo poche dr.) possono servire ad evitare il peggio. E’ crollato quel sistema ed ora la guerra avviene in territori che non sono nemmeno Stati, non si sa dove cominciano e finiscano le guerre, sembra non avere più limiti di spazio e di tempo. La guerra diventa un fatto virtuale come nel recente attentato a Soleimani generale iraniano assassinato con un intervento “chirurgico” comandato ed eseguito a migliaia di chilometri di distanza, nel frattempo continuano carneficine “tradizionali” che coinvolgono migliaia di persone.

Zuppi: Per comprendere questa situazione occorre approfondire la conoscenza della storia, perché ci si trova davanti ad episodi che da soli non spiegano il perché di quel che succede. Non è facile mettere insieme tanti frammenti, in cui sembra ci sia un disordine ed invece c’è un ordine logico. La frase del Papa di costringe a capire le tante crisi carsiche, a bassa intensità, che sembrano tanto lontane da noi. Lucio dice che non c’è una guerra mondiale vera e propria, il concetto deve intendersi che questi conflitti per la loro vastità ci riguardano tutti, in questo senso sono conflitti mondiali. Oggi le guerre scoppiano senza essere dichiarate e l’Organizzazione delle Nazioni Unite ha pressoché perso ogni funzione non viene nemmeno più informata. Riguardo ai muri è vero che in talune situazioni, come in Bosnia, è meglio ci siano, ma comunque come dice il Papa noi dobbiamo impegnarci a costruire ponti e non muri.

Si possono considerare i muri delle anestesie in certe situazioni ma non si può realizzare un accanimento terapeutico, occorre siano provvisorie. In questo senso va anche interpretata l’altra frase di Francesco che ha dichiarato nel recente viaggio a Nagasaki ed Hiroshima, peccato il solo possedere le armi atomiche perché è talmente grave e incombente in questo quadro di crisi il detenerle, che non si può tacere.

Il secondo argomento riguarda il diffondersi in tutti gli strati sociali dei fenomeni di odio per ogni forma di diversità, etnica, religiosa, sessuale, insieme a fenomeni di xenofobia, odio razziale a volte fomentato dagli stessi governi.

Caracciolo: la radice dell’odio è la paura, l’epidemia che si sta diffondendo in Cina (vedremo presto che si diffonderà anche da noi ndr) sta creando delle reazioni di paura incontrollata, in particolare verso i cinesi. La paura si governa con istituzioni responsabili e trasparenti, anche se in Cina, a onta della sua enorme influenza non c’è molta trasparenza. Occorre più rispetto per le regole, e darsi un senso più umano e responsabile, lo Stato serve ad assorbire la violenza diffusa negli individui. Occorre coltivare la curiosità verso il mondo, occorre capirlo se ci descrivono fenomeni ingigantendoli come l’invasione di migranti dall’Africa. È importante conoscere le situazioni, informarsi anche delle vite delle persone per comprendere da dove vengono.

Zuppi: aggiungerei oltre all’odio, la paura anche quella verso la diversità. Cominciò Caino odiando Abele perché era il prediletto. Oggi patiamo un’ignoranza interconnessa che è più complicata perché ci fa credere di sapere mentre non sappiamo niente di fronte alle complessità. Non si può vivere di paura. E come se ne esce? con la conoscenza, l’educazione, l’attenzione, sottrarsi all’ignoranza del mondo, con la consapevolezza di saper guardare la realtà per impegnarsi a cambiarla, per battere l’odio. L’odio sembra inerte ma poi rispunta, come per l’antisemitismo che appare morto ed invece si ripresenta sempre sulla scena. Imparare a stare col diverso, siamo in un paese attraversato da un fiume e quelli che abitano dall’altra parte sono “quelli là i diversi”. Sul Corona virus mi ha colpito che non c’è una posizione europea unitaria, mi sembra un grande limite. Dovremmo impegnarci perché l’Europa sappia coordinarsi. L’altro aspetto che mi sembra importante è il senso di universalità e di interesse per la “casa comune”. Come dice Francesco “non ce ne usciamo da soli”, il virus può arrivare dappertutto, la logica del “piccolo quartiere” può essere fatale (mai frase fu più preveggente ndr).

L’ultimo argomento riguarda lo stato della Chiesa, la crisi evidente di unità e le critiche molto forti al Papa di una parte anche delle stesse gerarchie.

Caracciolo: il libro di Don Matteo (Odierai il prossimo tuo Ed. Piemme) parla senza veli di crisi di fraternità all’interno della chiesa, anche se non credente sono romano e quindi ovviamente preoccupato di quel che accade nella chiesa di Roma. Il fatto che ci sia una crisi piuttosto profonda non è poco, la chiesa è un’istituzione fondamentale per l’equilibrio complessivo, le differenze si stanno acuendo forse non si arriverà allo scisma ma si coltivano molte autoreferenzialità. In questo senso la definizione della chiesa come “ospedale da campo” può andar bene fino a un certo punto ma poi ci vogliono anche gli “ospedali in muratura” per difendere l’Istituzione.

Zuppi: è un discorso cosi importante e che richiederebbe tempo, l’opacità è il problema che dobbiamo cercare di identificare, le guerre sono legate ad interessi, il problema della chiesa, Lucio dice, è una delle pochissime realtà sovranazionali che non ha interessi che ha una forza etica ed universalistica, che aiuta a superare i nazionalismi tra culture e identità. Ma se si perde questo denominatore comune e si va in chiese divise per tenie, si perde la consapevolezza che l’altro è tuo fratello. Poco più di cento anni fa un Papa che era stato vescovo di Bologna (Giacomo della Chiesa di Genova 1908 1914 poi Papa Benedetto XV), definì la guerra “un’inutile strage” e lo fecero a fette. Nella chiesa è maturata la scelta della pace, con la “pacem in terris” di Giovanni XXIII, con Paolo VI che nel discorso alle Nazioni Unite disse “qui c’è il mondo” con la visione di un governo globale per aiutare il mondo a superare l’era dei conflitti e sperare in un mondo di pace. La chiesa non ha perso l’ambizione a risolvere assieme i problemi, Si parlava dei problemi interni alla chiesa, a riguardo faccio un esempio geometrico: Papa Francesco dice “la chiesa non è una sfera, è un poliedro” nel senso non è un denominatore comune che tutto allinea e conforma ma deve cercare di tenere insieme tante realtà diverse. La sfida del poliedro è molto grande, puoi farlo solo con un principio di unità ancora più forte, è una grande scommessa, una grande sfida. Considerare le diversità non significa esaltare gli individualismi, l’espressione “ospedale da campo” Papa Francesco la usava intendendo che il mondo è sofferenza, noi la chiesa non possiamo tirarci fuori dobbiamo metterci in mezzo. Nell’ospedale da campo non si fanno cure generiche, devi vivere con chi ha più bisogno, in termini evangelici, da vicino e standoci insieme. Poi arriva il corona virus e capisci che la tragedia è anche la tua e la vacuità di tante illusioni. Incontreremo sempre l’uomo mezzo morto. La chiesa fa delle cliniche private…non va bene non possiamo fare le cliniche private! Quello che dice Lucio è importante, l’estroflessione di Francesco ci crea problemi ci fa pensare che bisogna rendersi conto della realtà, ma l’ospedale da campo lo puoi fare proprio perché hai una struttura forte, e richiede tanta gente che la prenda sul serio e la difenda. Francesco non vuole scardinare la struttura della chiesa ma metterla alla prova. Considerazione conclusiva: se pensiamo a quanto siano diventati importanti gli ospedali da campo cogliamo il senso profondo di questa discussione.

https://www.chiesadibologna.it/disordine-mondiale-una-lettura-tra-fede-e-ragione/

Category: Culture e Religioni, Osservatorio internazionale, Welfare e Salute

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