Cristina Biondi: 40 Nuovo dizionario delle parole italiane . Da “Casa mia” a “Gelosia”

| 10 Maggio 2021 | Comments (0)

 

 

 

Glossario 40 Dal «Nuovo dizionario delle parole italiane»

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CASA MIA

Un tempo gli uomini tornavano sempre a casa: Ulisse a Itaca, Agamennone a Micene. Certo, c’era chi si perdeva per strada, ma chi aveva salva la vita faceva sempre rotta verso la propria città, accolto dalla propria gente (diffidate dei tappeti rossi: sono del colore del vostro sangue). Il rientro esponeva a rischi e pericoli, non meno del viaggio, e dopo anni e anni la famiglia poteva essersi estinta o nuovi bambini potevano aver visto la luce (passi per i nipoti, ma cosa pensare dei figli di vostra moglie?). Le donne restavano a custodire il focolare, le fanciulle si sposavano, venivano rapite o chiuse in convento, nessuna partiva per la guerra o per viaggi di esplorazione, non apriva nemmeno partita IVA. Tanto, tanto tempo fa potevate ripudiare la consorte, tanto per validi che per futili motivi, scacciare la figlia che portasse in grembo il frutto della colpa (sua, sempre e solo sua), il centro del vostro potere era la vostra grotta, la vostra capanna, la vostra domus, il vostro castello, la vostra terra.

Tutto quello che oggi è vostro potrebbe diventare proprietà del marchese di Carabas, con gli avvocati che fanno la parte del gatto con gli stivali. La casa, che già era cointestata, adesso spetta a lei (dalla notte dei tempi la donna non lascia le mura domestiche) e voi potete andare a dormire in macchina. Il vento è cambiato: lo spettro della colpa ora perseguita l’uomo e risparmia la donna: l’adultera, come la ragazza madre, non devono più render conto delle proprie colpe. L’uomo è violento, possessivo, anaffettivo, potenzialmente assassino, poco incline al dialogo e alla collaborazione domestica, lei chiede solo la parità di diritti e, non riuscendo in tempi brevi ad assumersi tutti i difetti che una vera par condicio comporterebbe, continua a sbandierare la propria innocenza. Le coscienze maschili non sono ancora pronte a riconoscere il cambiamento, quindi hanno bisogno di essere affiancate da voci che costantemente le ammoniscano: avvocati, giornalisti e psicologi deprecano le brutalità, stimmatizzano la violenza. Un grillo parlante che abbia assunto le dimensioni dell’opinione pubblica non si lascerà certo schiacciare contro un muro.

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RITORNO

“Ma poi, papà torna?” ricordo le preoccupazioni di quand’ero bambina, il tempo dell’assenza non passava mai, il lavoro era una bruttissima necessità, lui doveva andare, ma prima di sera sarebbe tornato. Il lavoro era un nemico che circondava la nostra casa, la cingeva d’assedio da tutte le direzioni; là fuori per spiegare le sue assenze non esisteva altro che lavoro e lavoro: né bar, né ristoranti, né stadi, né ruscelli pescosi, né camere a ore. Quando passeggiavamo lui mi spiegava il moto delle stelle, quando giocava a tennis io facevo la raccattapalle. Era un uomo di famiglia, le uniche attività che svolgeva in segreto erano gli acquisti da affidare a Babbo Natale. La fiducia nel padre non mi lascerà mai, nulla la potrà scalfire.

Oggi forse i papà tornano, ma potrebbero anche non tornare, o tornare il fine settimana, o venire fra quindici giorni, o quasi mai. Per la mamma lui è solo e soltanto “tuo padre”, per i genitori di lei è “quello là”, per gli altri nonni è “poverino, però…”.

Se lui non si rassegna a perderti diventa un padre da luna park, da giardinetti pubblici, da “ti compro il gelato, la pizza, l’hamburger”, se c’è un’altra moglie, se c’è anche un altro figlio, tu non capisci se sei fuori o dentro, non puoi essere troppo scontento, sennò ti dai la zappa sui piedi e non superi l’esame di ammissione, di essere contento non se ne parla nemmeno.

Chi osserva che assomigli a tuo padre ti sta criticando? Ti sta fornendo un alibi? Cerca di tracciare a tuo beneficio i lineamenti della tua identità? In effetti la genetica rimane lo zoccolo duro di ogni rapporto di parentela.

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SCUDO PENALE

Certo, i medici sono in guerra contro il COVID e per affrontare una battaglia lo scudo è molto utile. Ma se il nemico è un virus, lo scudo è rappresentato da camici, mascherine e visiere in plexiglass quindi lo scudo penale evidenzia che c’è un altro avversario: l’avvocato che rappresenta i pazienti colpiti da fuoco amico. I vaccinatori combattono una battaglia decisa dai loro generali, riuniti in quelle postazioni strategiche che sono gli istituti di ricerca e, come sempre accade, senza lo scudo penale saranno i soldati al fronte a cadere in giudizio. Certo, i pazienti hanno un debito nel confronto dei medici, ma non tutti vogliono pagarlo e, se le navi non rientreranno in porto, se il vento girerà a sfavore, il tribunale deciderà di far cadere ogni onere sui medici vaccinatori, però il paziente sappia che, se non accetterà di versare nemmeno una goccia del suo sangue, quella libbra della sua carne chiamata neoplasia resterà esattamente dov’è.

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IL CRUDO, IL COTTO E IL SURGELATO.

Un tempo non esistevano i surgelati, il ghiaccio sopravviveva all’inverno in grotte sui monti, per le bevande e i dolci di pochi privilegiati. Il consumismo è la malattia infantile dell’autosufficienza: tu non sai fare nulla, ma sei felice perché non hai bisogno di nessuno. È una situazione che espone i più fragili alla sofferenza: percepiscono l’abbandono e succhiano i surgelati a –18°. Fortunatamente la pubblicità ti permette di accedere alla gioia: il tuo alter ego, bello e giovane, sforna la pizza dopo cinque minuti di cottura e la condivide con la sua compagna. Lei è radiosa, riconoscente, non incombe su di lei la riprovazione delle sue ave che mescolavano il lievito madre alla farina, che cuocevano la salsa e la conservavano per l’inverno e andavano nei campi a raccogliere l’origano. La ditta produttrice ha impresso sul cartone l’immagine benedicente di Nonna Giuseppina e ha dato il suo nome alla pizza, lei non ha nulla da rimproverare a nipotine che hanno l’unico onere di differenziare il cartone della scatola dalla plastica della borsa e dell’involucro più interno. Come novello cuoco sperimenti la gioia di aver fatto la margherita o la diavola, le lasagne alla bolognese o al curry e gamberi. Se sei troppo stanco per accendere il forno e aprire il congelatore, telefoni alla pizzeria, ordini e aspetti a casa. Arriva il rider, il paria, lo schiavo di turno che pedala in mezzo al traffico, sempre più affannato, sempre più affamato. Qualcuno che macini alla mola ci vuole ancora, se sei un animo sensibile, gli dai la mancia. Ti siedi sul divano, con la lattina della birra appoggiata sul tavolino basso, devi stare solo attento a non rovesciarla con i piedi, sdraiandoti per vedere la televisione. Non c’è motivo di dubitare dell’atteggiamento protettivo di Nonna Giuseppina, le madri hanno sempre rimboccato le coperte e preparato la camomilla, ma sei proprio sicuro che prima o poi non incontrerai l’indice di Zio Sam puntato su di te?

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SHINING

Inverno in una postazione isolata. Richiede manutenzione, gli ambienti sono troppo vasti per le vostre attuali esigenze, ma, se vi concentrate sulle piccole riparazioni, un giorno saranno pronti per le feste, per i ricevimenti che ravviveranno i fasti di un antico passato. Guardate le vecchie foto: c’eravate anche voi, col bicchiere in mano. Il piccoletto non va all’asilo, sgambetta, pedala, osserva. Lei si è confinata nel ruolo di casalinga, ha ritrovato la calma e la mitezza, vive assorta nel silenzio. Voi avete finalmente il tempo di confrontarvi col vostro talento, sacrificato ai doveri familiari. Il mattino ha l’oro in bocca, ma non è disposto a mollare l’osso: non vi concederà ristori e sussidi; in tempi di Covid non vi è nemmeno permesso di esibire il vostro sorriso e siete obbligati a indossare la mascherina per addentrarvi nel labirinto delle vostre frustrazioni.

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PRANZO IN FAMIGLIA

Da quando c’è il Covid pranzano insieme. La centenaria è silenziosa, educata a non lasciar nulla nel piatto. Quando mangiava da sola il cibo era più semplice e più scarso, ma riusciva a prepararlo, da quando è scoppiata l’epidemia è subentrata la disorganizzazione di pensieri e ricordi. La figlia invece ha acquistato lucidità: le sue scelte sono assennate, la dispensa è piena, i piatti raffinati, come si addice alla buona borghesia. Mai si era pensata una borghese, la sua professione, come carta assorbente, aveva calamitato tutte le sue identità. Ha cominciato chiedendo al marito: secondo te, posso uscire oggi? Posso andare dal parrucchiere? Posso fidarmi del postino? Scendo io a firmare la raccomandata? Dopo sei mesi la trasformazione è completa: lui decide e lei cucina. Lui ha uno sguardo determinato, attento a tutti i particolari, porta a casa le pastine ogni domenica, prima non l’aveva mai fatto, ma ora mantenere ogni vantaggio possibile è una questione d’onore. La moglie prepara, poi sparecchia, si dispiace se le cade un coltello, se c’è una macchia sulla tovaglia; sua madre la segue con le tazzine del caffè, nonostante il tremore sino ad ora non ne ha rotta nemmeno una: lei ha un autocontrollo atavico. Il tempo sta tornando indietro, al primo dopoguerra, ancorato alla certezza della definitiva vedovanza dell’anziana signora.

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INVISIBILE

Lui è invisibile, ma ce lo rappresentiamo: assomiglia a una sfera con gli arpioncini quanto lo Spirito Santo assomiglia a una colomba. Le mascherine funzionano come la griglia del confessionale: fuori sta il peccato, dentro la redenzione. In teoria il confessore non ci riconosce e noi non riconosciamo lui, mentre i peccati passano per la grata, anche i più gravi: arrivano tutti all’orecchio, dove incontrano il mistero del perdono. Ciò che esce dalla nostra bocca non si ferma dopo un metro, può passare tra i bordi poco aderenti della mascherina come una sardina passa per lo stretto di Messina e quando inspiriamo, le molecole dell’aria e le particelle del Covid sono inscindibili, per filtrarle ci vorrebbe ben altro, non basta uno strato di carta da due soldi. Lo sappiamo tutti, lo neghiamo tutti; il contagio è un mistero, se ci salviamo è per sola Grazia e si spera che almeno troveremo l’umiltà per ringraziare, invece di sopravvalutare la nostra accortezza.

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GELOSIA

C’è sempre stata, ma non sono sicura che sempre ci sarà. Nei suoi tempi d’oro era alimentata dal fuoco della passione, dalla brama di possesso, oggi, nell’epoca delle passioni tristi, si è raffreddata, ma non per questo è meno micidiale. Il tradimento è solo un corollario, frequente ma non necessario, della rottura di un’intesa, venuta meno a causa della fedeltà degli uomini a una premessa irrinunciabile: “Io faccio il cazzo che voglio”. Sin qui nulla di nuovo, però è entrata in campo l’assertività femminile, che all’inizio era pudica, giocava in difesa e si esprimeva con lo slogan: “Io sono mia”. Oggi, a prescindere dalle differenze tra i sessi, tutti, bambini compresi, si attengono al principio: “Io faccio il cazzo che voglio”, e senza un punto fermo, senza quell’imposizione: “Tu no, tu non ti muovi!” nessuno sperimenta una piena libertà, ma una condizione di rischio con conseguenze incalcolabili. Tutto si trasforma, la donna è mobile, non la si ritrova più dove la si era lasciata; la mela di Newton segue traiettorie imprevedibili e il frutto potrebbe cadere lontano dall’albero. Per non perdere la presa sulla realtà, gelosia e rancore ingigantiscono la più irriflessiva delle scappatelle, mettono sotto processo la più innocente delle dimenticanze, perché oggi è imperdonabile l’ostinazione nel voler fare, sempre e comunque, i fatti propri, calcetto compreso.

Category: Libri e librerie, Psicologia, psicoanalisi, terapie, Welfare e Salute

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