Aulo Crisma : Viaggio nel servizio sanitario

| 22 Dicembre 2019 | Comments (0)

Sono arrivato fino ai 92 anni di età senza mai rompermi neanche una falange del dito mignolo. Ed ecco che una banale caduta nel giardino di casa mi provoca la frattura scomposta del collo del femore della gamba sinistra. Prima di decidere di sottopormi alla visita radiologica passa una settimana. Il risultato smentisce la mia stupida convinzione che si trattasse di una semplice botta e curata come tale. Trovandomi in Lessinia ho fatto ricorso anche alla terapia popolare dei montanari: impacchi di foglie di sambuco macerate tra le mani. Ritornato in pianura il radiologo mi indirizza subito al pronto soccorso di Abano Terme. Qui vengo trattenuto nel reparto di ortopedia . Dopo la valutazione del cardiologo sono sottoposto ad intervento chirurgico per l’impianto della protesi. Pochi giorni dopo sono trasferito ad una casa di cura di Padova convenzionata e specializzata nella riabilitazione. I fisioterapisti sono davvero bravi a rimettermi in piedi in tre settimane. Alla visita di controllo effettuata dopo un mese dall’intervento cammino senza l’ausilio delle stampelle. Per prudenza ne adopero una quando esco a fare una passeggiatina nel parco.                                                                                                                        

Ma, purtroppo,la storia non finisce qui. Una ricaduta e uno scompenso cardiaco mi riportano all’ospedale. Questa volta sono ricoverato in un reparto di medicina dell’ Azienda Ospedaliera di Padova. E qui mi prendo una polmonite che mi tiene inchiodato a letto per quaranta giorni. I medici intervengono subito ricorrendo agli antibiotici. Esprimo la mia preoccupazione alla dottoressa responsabile e le dico: non vedo un lumicino in fondo al tunnel. L’introduzione di un nuovo antibiotico, dopo aver scoperto il batterio responsabile dell’infezione, risulta efficace. La dottoressa mi incoraggia dicendo che in fondo al tunnel si vede una fiammella. Quando compare una piaga da decubito provvedono subito il materasso adatto.                        

Nella camera ci sono quattro letti. Quando occorre ne aggiungono un altro. L’assistenza talvolta si fa attendere. Il personale, che indossa un camiciotto diversificato nel colore del nastro a girocollo secondo le mansioni attribuite, rispetta rigidamente la ripartizione delle competenze. E’ difficile che un operatore od operatrice, oppure un infermiere, si abbassi a raccogliere da terra un batuffolo di cotone o una carta. Ciò è compito della donna delle pulizie. E se hai bisogno di alzare o abbassare lo schienale del letto di vecchio tipo e ti rivolgi all’infermiere, questi passerà la richiesta all’operatore. Ma capita di vedere la dottoressa responsabile del reparto azionare la manovella per mettere il paziente a suo agio.

Nonostante il sovraccarico di lavoro in ogni settore dovuto alla scarsità della manodopera, l’ambiente è sereno e incontri il sorriso in ogni volto delle persone che ti girano attorno. Anche i malati più difficili sono trattati con gentile pazienza. Le operatrici del primo turno vanno di camera in camera per lavare le parti intime del malato e rifare il letto. Se qualche malato ha dimostrato la sua unica autosufficienza nel farsela addosso, le inservienti provvedono alla sua pulizia con disinvolta professionalità. Alcune si distinguono aggiungendo un gesto di cortesia, come raddrizzare l’erogatore dell’ossigeno o rassettare le lenzuola. Altre invece ti restituiscono il pappagallo svuotato senza risciacquarlo.

                                                                                                                    

Guarito dalla polmonite che mi ha trattenuto lungamente a letto, una fisioterapista, che non è mai la stessa, cerca di rimettere in funzione le mie gambe. Le sue visite sono saltuarie e durano pochi minuti. Deve rispondere a troppe richieste, così la sua opera risulta inefficace. In ospedale mi danno giornalmente un integratore alimentare per favorire la rimarginazione della piaga. Per evitarmi il disturbo dei continui prelievi di sangue bucandomi ogni volta la vena mi trasportano in lettino dall’ottavo al terzo piano dove uno specialista mi introduce in una vena profonda un sondino pronto per i prelievi e per ricevere le trasfusioni. La ricerca della vena è durata parecchi minuti.

Finita l’operazione mi collocano in un corridoio secondario ad aspettare un barelliere che mi avrebbe riaccompagnato nella mia camera. L’attesa è lunghissima: tre ore. Mi sembra di trovarmi su un binario morto. Finalmente passa un giovane medico che si premura di sollecitare il trasporto. Il disguido, dovuto anche alla insufficienza di personale in questo settore, non altera la mia fiducia nel nostro sistema sanitario, che ho trovato efficiente in tutte le numerose volte in cui mi è capitato di averne bisogno, dall’intervento per il bypass, a quello di angioplastica, all’impianto di pacemaker, ai vari interventi del pronto soccorso. Guarito dalla polmonite mi trasportano in una struttura privata convenzionata situata nella periferia di Padova, che ha uno spazio riservato alla riabilitazione di una quindicina di infortunati. Nella attrezzata palestra essi sono affidati alle cure dei fisioterapisti nelle sedute del mattino e del pomeriggio.                                                                                                                                     

Anche in questa clinica il personale non abbonda e gli infermieri si adattano a svolgere all’occorrenza il lavoro degli operatori e delle operatrici, che sono tutti gentili e chiamano per nome i pazienti e gli danno del tu, creando un clima familiare che a me non dispiace. Il loro sorriso non è prefabbricato, ma spontaneo e sincero. Un giorno una giovane infermiera mi ha pregato di darle del tu per non sentirsi vecchia. Notevoli sono la bontà e varietà dei pasti che sono prodotti nella casa. Al momento della distribuzione possiamo scegliere tra le diverse offerte, senza fare ordinazioni anticipate.                                                          

Il giorno della mia dimissione ho ricevuto l’abbraccio delle persone che, pazienti più dei pazienti, mi hanno accudito per tre settimane. Per completezza delle informazioni devo aggiungere che il Distretto sanitario a cui appartengo mi ha fornito di sedia a rotelle e del materasso antidecubito in tempi ravvicinati. E concludo dicendo che pure l’infermiera che settimanalmente viene a medicarmi la ferita è simpatica e gentile.        

Ho constatato che nel complesso l’apparato sanitario pubblico funziona. Soltanto quando ho avuto bisogno di visite specialistiche sono stato costretto a rivolgermi a medici privati, poiché quelli pubblici sarebbero stati disponibili dopo una lunghissima attesa.


Category: Aulo Crisma e la rivista "inchiesta", Welfare e Salute

About Aulo Crisma: Aulo Crisma è nato a Parenzo nel 1927. Nel 1945 ha conseguito il diploma magistrale.Nel 1946 ha lasciato l'Istria come esule. Ha fatto il maestro elementare prima a Giazza, dove si è sposato con la collega Maria Dal Bosco, e poi a Selva di Progno. E' stato un attivo animatore culturale dirigendo il locale Centro di lettura, divenuto poi Centro sociale di educazione permanente. E' stato per molti anni corrispondente del quotidiano L'Arena di Verona. Ha condotto numerosi lavori di ricerca e documentazione sulla storia dei Cimbri, una popolazione di origine tedesca che si era insediata sui Monti Lessini verso la fine del XIII secolo, che ancora manteneva vivo nell'enclave di Giazza ,l'antico idioma alto tedesco.Ha fatto parte del Direttivo provinciale del Sinascel, sindacato nazionale della scuola elementare. Ha pubblicato "Guardie e contrabbandieri sui Monti Lessini" (con Remo Pozzerle), Ed. Taucias Gareida, Giazza-Verona, 1990; "Lessinia, una montagna espropriata" (con Remo Pozzerle), HIT Edizioni, San Martino Buonalbergo, 1999; "Bar lirnan tauc': Noi impariamo il cimbro, Ed. Curatorium Cimbricum Veronense,, Verona, 2001; "Parenzo, gente, luoghi, memoria" Ed. Itinerari educativi, Comune di Venezia, 2012. Attualmente vive con la moglie a Tencarola, in provincia di Padova, e collabora alla rivista Inchiesta.

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