Bruno Giorgini: La città della scienza è (stata?) bruciata. Bisogna ricostruirla

| 5 Marzo 2013 | Comments (0)

 

 


Nella notte tra il 4 e 5 marzo è completamente bruciata la Città della Scienza di Napoli.

Era nata per iniziativa tra gli altri del fisico Vittorio Silvestrini nel 1987, è stata uccisa 26 anni dopo da un incendio criminale, come è criminale la distruzione di ogni forma di vita. Perchè la Città della Scienza era una forma di vita. Più precisamente la prefigurazione di un’altra forma di vita possibile, rispetto a  quella offerta dalla camorra, dalla miseria, dall’ignoranza, dal precariato infinito, dalla monnezza che inquina e devasta il territorio, dalla corruzione, dal sistema delle clientele. Prima della Città della Scienza lì a Bagnoli c’era l’Italsider, nella speranza di rinnovare il Sud introducendo elementi di cultura industriale e operaia, diciamo cultura e profitto d’impresa e una vita decente conquistata col lavoro. Quando si dice la camorra per esempio, bisogna sapere che al tempo l’organizzazione criminale “tassava” gli operai che avevano un salario fisso e sicuro, cosa straordinaria a Napoli, casa per casa quasi uno per uno, e era difficile resistere alle varie pressioni esercitate.

Poi il sogno industrialista finì, e l’Italsider venne dismessa, una storia raccontata magistralmente da Ermanno Rea: “Noi amavamo Bagnoli. Perchè rappresentava mille cose insomma ma, prima di tutto, perchè incarnava ai nostri occhi una salutare contro-cartolina della città. L’amavamo perchè introduceva in una città inquinata – la Napoli della guerra fredda, dell’abusivismo selvaggio, del contrabbando – valori inusuali: la solidarietà; l’orgoglio di chi si guadagna la vita; l’etica del lavoro; il senso di legalità.” Una chiusura quella dell’Italsider che fu drammatica, lasciando dietro di sè un deserto, macerie di uomini e donne innazitutto, dei loro pensieri, della loro volontà, delle loro possibilità di una vita degna. L’Italsider sorgeva sulle rive del mare, in un luogo bellissimo, un golfo meraviglioso, una grande area che già da allora faceva gola agli speculatori edilizi, che a Napoli ancora una volta vuol dire camorra.

E accadde un miracolo: invece di finire nelle mani dei vari pescecani, arrivò l’idea che diventò azione di costruire, lì dove c’erano stati fino a ieri gli altiforni per l’industria dell’acciaio, la Città della Scienza. L’industria dell’acciaio, la nervatura portante dello sviluppo industriale del novecento, lasciava il posto a un luogo non di semplice divulgazione scientifica ma dedicato a essere un nodo per l’ economia della conoscenza, o almeno per preparare allo sviluppo dell’economia della conoscenza, in particolare scientifica.

D’altra parte Napoli non era nuova a questa capacità di prefigurare il mondo del futuro, e ancora viva è la memoria della rivoluzione illuminista del 1799, sconfitta. Io c’arrivai appena tornato da una lunga permanenza a Paris VII, Università Denis Diderot, dove con altri avevo messo in opera un laboratorio didattico di fisica del caos. E mentre questa esperienza appariva esoterica nel mio dipartimento bolognese, mi invitarono a Napoli proprio alla Città della Scienza per raccontarla, e anche fare un piccolo progetto onde costruire qualche macchina generatrice di caos. Il luogo era incantevole, Napoli e i napoletani mi parvero pieni di speranze, eravamo all’inizio della giunta Bassolino, e le persone che ho incontrato molto gentili, intelligenti e rigorose nel lavoro, tutto il contrario della vulgata, nonchè popolata di giovani.

Non era semplicemente un posto dove “vedevi dipanarisi la scienza”, come alla Citè des Sciences et de l’Industrie alla Villette (Parigi), ma dove la potevi costruire. Arrivavano da tutta la regione frotte di ragazzi degli Istituti Tecnici per esempio che o non disponevano del tutto di laboratori o erano talmente in cattivo stato da essere quasi inservibili, e lì alla Città imparavano a fare in prima persona quegli esperimenti impossibili a casa loro, o anche a metter in piedi dei laboratori diciamo fai da te. In tutti questi anni, durante e dopo il degrado del governo Bassolino, con tutto il carico di enorme delusione, come sempre accade quando grandi speranze vengono disattese e immelmate in un coacervo di malaffare, burocratismo, inefficienza e clientelismo politico, mi sono chiesto come la Città della Scienza riuscisse a vivere. Tanto più che di pari passo la ricerca scientifica e la conoscenza venivano sempre più mortificate sia a livello economico con continui tagli degli investimenti, che sociale.

La Città della Scienza era localizzata nello spazio, ma con un impatto globale sull’immaginario, una istituzione di libertà e conoscenza, di intelligenza e invenzione, di scienza e democrazia, diciamo senza troppa retorica,  che illuminava e scaldava almeno un poco quest’ “ltalia sotto la neve”, come l’ha chiamata Roberto Roversi in un suo poema. Adesso un incendio ha spento la luce. Le inchieste diranno, forse, se si tratta di un attentato, o invece di un incidente. Comunque sia la luce va riaccesa, la speranza che la straordinaria, nel senso di fuori dall’ordinaria vita e costumi italici, costruzione prima  e vita dopo della Città della Scienza , concretamente rappresentava non può andare perduta. Sia il mondo scientifico, che l’intera società nazionale sono chiamate al compito della ricostruzione. Si discute della riduzione dello stipendio dei parlamentari e di rifiuto del rimborso elettorale; il M5S ha già annunciato che lo attuerà unilateralmente. Ecco una buona causa di interesse nazionale cui dedicare questi danari, che sono poi i nostri danari. Recentemente Obama ha destinato cento milioni di dollari acchè le riviste scientifiche più importanti siano accessibili gratuitatemente su internet a ogni cittadino degli Stati Uniti, sulla base del semplice ragionamento che essendo la ricerca finanziata col denaro pubblico, i suoi risultati devono essere a disposizione del popolo. Sperando che nessuno dica trattarsi di populismo.

 

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Category: Osservatorio Sud Italia, Ricerca e Innovazione

About Bruno Giorgini: Bruno Giorgini è attualmente ricercatore senior associato all'INFN (Iatitutp Nazionale di Fisica Nucleare) e direttore resposnsabile di Radio Popolare di Milano in precedenza ha studiato i buchi neri,le onde gravitazionali e il cosmo, scendendo poi dal cielo sulla terra con la teoria delle fratture, i sistemi complessi e la fisica della città. Da giovane ha praticato molti stravizi rivoluzionari, ha scritto per Lotta Continua quotidiano e parlato dai microfoni di Radio Alice e Radio Città. I due arcobaleni - viaggio di un fisico teorico nella costellazione del cancro - Aracne è il suo ultimo libro.

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