Francesco Indovina: Per riedificare una prospettiva di sinistra

| 22 Marzo 2019 | Comments (0)

 

 

 

 Francesco Indovina ha aperto  un dibattito su Il manifesto  del 21 marzo 2019  che diffondiamo con le prime risposte che ha ricevuto.

1.Francesco Indovina: L’uguaglianza necessaria

Il primo mattone per riedificare una prospettiva di sinistra non può che essere l’uguaglianza, ma non uno striminzito concetto economico, ma una tempesta rigeneratrice che sconvolga e rianimi tutta la società. L’uguaglianza non deve essere una punizione o una sorta di vessazione per chi ha molto, tipo una tassa patrimoniale, per dare a chi ha meno, ci vorrà anche quella, ma non è questo il tema. Se l’uguaglianza non diventa un costrutto della società, una dimensione che attraversi tutti i cagli della società, un costume, un modo di pensare, una cultura, produrrà reazioni e rigetti, non solo in chi pensa di essere colpito nel suo patrimonio, ma anche in chi avrà paura di essere colpito in futuro, o anche in chi si senta sminuito dall’essere uguale, o da chi pensi che la meritocrazia, debba essere lo strumento che organizza la società, perché le differenze sociali dipendono da quanto uno si è speso e sacrificato. Questo è l’inganno che ci viene offerto dal pensiero egemone, da un pensiero che non ci vuole liberi ma piuttosto sottomessi anzi, meglio ancora, auto-sottomessi. È questa egemonia culturale che deve essere combattuta, rendendo egemone la cultura dell’uguaglianza.

Uguaglianza non è la massificazione, la riduzione delle diversità ad unità, ma al contrario il terreno fecondo dove l’individualità possa esplorare a pieno le sue possibilità e possa esaltarsi nelle e delle differenze. Uguaglianza e individualità debbono vivere in simbiosi e in questo quadro annichilire l’individualismo.

Uguaglianza e libertà hanno un cammino comune, si devono tenere per mano; si può essere liberi solo se negli occhi degli altri potrai leggere te stesso senza arrossire.

Uguaglianza fonda il rispetto reciproco, l’assenza di invidia sociale e l’indifferenza per accumulare, sono le condizioni perché ciascuno rispetti gli altri.

Uguaglianza può esaltare i meriti solo a condizione che questi non si debbano trasformare in moneta. Non è solo il “soldo” che garantisce il riconoscimento del merito, strumenti e mezzi sociali possono essere ancora più gratificanti. Si comincia a parlare di salario minimo, mi sembra una buona cosa, ma quanto parleremo dei guadagni massimi? Ma l’uno e l’altro devono trovare collocazione dentro una prospettiva di uguaglianza.

Uguaglianza tra la generazione presenta e le generazioni future. Le grandi manifestazioni dei giorni scorsi a livello mondiale questo ci raccontano.

L’uguaglianza non è miseria generalizzata, ma piuttosto ricchezza di vita per tutti; non è appiattimento ma ragionevole articolazione sociale.

L’affermazione dell’uguaglianza richiede ricchezza di pensiero, un grande ventaglio di azioni e di pratiche; per questo ci vogliono menti fine e acume di visione prospettica. Si tratta di un lavoro collettivo, di un impegno generalizzato, di una fantasia sfrenata. Non si afferma tutta all’improvviso, ma si costruisce; si costruisce anche a partire degli episodi che la società ci mostra, assumendo la disponibilità delle nuove generazioni ad occuparsi del salvataggio del mondo.

La diseguaglianza è un mostro che sta distruggendo la nostra e le altre società, sta corrompendo spiriti onesti e dà spazio a velleità autoritarie mentre rende normale la violenza individuale.

Abbattere questo mostro si può e si deve, gli uomini e le donne hanno l’intelligenza per farlo, hanno la forza del pensiero per combatterlo, sono disposti e predisposti a questa battaglia, ma spesso brancolano nel buio di una prospettiva che sembra senza via di uscita. Tra le porte da aprire attraverso le quali far passare pensiero e azione una delle più importanti è quella dell’uguaglianza.

Non credo che il cantiere della sinistra riformista possa edificare molto se non assuma l’uguaglianza come lente per leggere la trasformazione necessaria della società. Allo stesso modo le membra sparse, forse non riunibili, della sinistra radicale potrebbero avere capacità di incidere solo se contribuissero, spendendosi con serietà, nella costruzione di una egemonia cultura dell’uguaglianza.

 

2. Enzo Scandurra: Non credo al cantiere della sinistra riformista (22 marzo 2019)

Ti rispondo subito caro Francesco, in primis io non credo al cantiere della sinistra riformista anche se assumesse l’uguaglianza come bandiera. Credo, come ha ben scritto Favilli, nel suo saggio (che puoi trovare sul sito Officina) che il riformismo è scaduto nel suo rovescio, in Italia e fuori. In secondo luogo la tua frase assumendo la disponibilità delle nuove generazioni ad occuparsi del salvataggio del mondo, mi sembra un pò vetero. Anche qui rinvio a un articolo di Viale (verso chi?) che afferma che: Per esprimere le sue potenzialità questo nuovo movimento (i giovani ndr) non ha alcun bisogno di una “sinistra” che non c’è; e non per caso. E’ la sinistra che non c’è più ad aver bisogno di quel movimento per cercare di tornare in vita; con il rischio di distruggerlo, come dopo il G8 di Genova e in altre occasioni.

Detto questo per il resto non mi sembra che tu dica cose nuovissime, almeno fra noi, (lo dicevano anche quelli della rivoluzione francese) certo che l’uguaglianza è fondamentale. Ma apriamo pure un dibattito sui come la intendiamo e come è possibile realizzarla. Enzo

 

3. Francesco Indovina: Affidiamo ai ragazzi la riconversione ecologica del pianeta e noi “anziani”? (22 marzo 2019)

Caro Enzo, intanto ti ringrazio per l’attenzione, poi in un certo senso la tua risposta anche se non mi consola mi fa riflettere (non so se sia bene). Certo che l’uguaglianza è parola antica, come mi ricordi risale alla rivoluzione francese, ma come mai non sia riuscita ad affermarsi? La risposta la trovo in filigrana in quello che mi scrivi, senza polemica ma cercando un punto di chiarezza. Affidiamo ai ragazzi la riconversione ecologica del pianeta. Bene. Bisogna “pensare globalmente e agire localmente” (ancora!). A noi “anziani” (che tutto abbiamo fatto e disfatto!) non resta che chiudere il rubinetto quando ci laviamo i denti, fare la differenziata, andare a piedi, entrare in un qualche comitato che si batte per qualche vistosa questione di disagio locale.

Ma soprattutto dobbiamo impegnarci nel demolire ogni parvenza o ipotesi di sinistra, in questo siamo bravissimi ci siamo allenati per anni. Le sinistre, qualunque, chiunque e ovunque, sono uno sgradevole “rifiuto” del passato (addirittura dalla rivoluzione francese), non c’è bisogno neanche di differenziarla, va tutta nello stesso contenitore.

Che avanzi il fascismo nella versione di Salvini, è un puro accidente, che interessa poco. Se non fosse presente questo pericolo, potrei tornare alle mie letture, ma il nostro Salvini mi distrae molto. Lo so che in qualche modo, ad un certo punto verrà spazzato via, ma a che prezzo? con quali danni? Enzo ti invidio, invidio le tue sicurezze, i tuoi giudizi così definitivi mi parlano delle tue certezze e di un disegno chiaro per cambiare il mondo che tu persegui con determinatezza (della tua determinatezza, nel tempo, e in vari contesti ti rendo gli onori). Mi spiace ma non mi convinci. Se poi volessimo lavorare per l’uguaglianza, bene. Un abbraccio, Francesco

Category: Dibattiti, Politica

About Francesco Indovina: Francesco Indovina insegna Analisi territoriale e Pianificazione presso l'Università IUAV di Venezia e presso la Facoltà di Architettura di Alghero. Da sempre è promotore di un approccio interdisciplinare agli studi sulla città e il territorio, coniugato ad un saldo impegno civile. E` autore di numerosi volumi e saggi, e direttore delle riviste «Archivio di studi urbani e regionali» e «Economia urbana - Oltre il Ponte». Nel 2005 è stato il coordinatore scientifico del progetto internazionale di ricerca dai cui studi è conseguita la mostra da lui stesso curata "L'esplosione della città" alla Triennale di Milano. Direttore della collana "Studi Urbani e Regionali" della Franco Angeli, co-fondatore della rivista «Archivio di Studi Urbani e Regionali» (ASUR). Si occupa delle relazioni tra i processi economici sociali e le trasformazioni del territorio. La "città diffusa" e la "metropolizzazione del territorio" sono i suoi più recenti contributi. Ha inltre pubblicato: Governare la città con l'urbanistica (2006, ed.Maggiori), L'esplosione urbana (insieme a L. Fregolent e M. Savino, ed.Compositori), Il territorio derivato (ed.F. Angeli). Il suo blog con cui siamo collegati è felicitàfutura.blogspot.com

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