Bruno Giorgini: Notarelle politiche a margine del ganzo di Toscana

| 8 Ottobre 2014 | Comments (0)

 

 

I numeri. Il ganzo toscano a capo del PD e del governo sbandiera ogni due per tre il famoso 41% di voti ottenuti dal PD, cioè da lui, alle elezioni europee. Risultato storico dicono gli sperticati elogiatori.  In numeri assoluti 11 (undici) milioni e rotti, su circa 50 (cinquanta) milioni di aventi diritto. Se la mettiamo in percentuale il 22%, ohibò, che scherzi fa l’aritmetica! Inoltre rispetto al risultato storico, sempre contando le persone Walter Veltroni ebbe 13 (tredici) milioni di suffragi, cioè due milioni in più del ganzo  toscano.

La manipolazione. Il ganzo toscano in modo surretizio fonda la sua legittimità a esercitare un potere personale molto esteso, e fortemente autoritario, su una manipolazione dei numeri: egli non dice in senso proprio il falso, soltanto occulta una parte della verità, perchè il 22% dell’intero corpo elettorale è cosa del tutto diversa dal 41%, contrabbandato senza altre specifiche come numero assoluto, specie se in nome di quel 22% sul totale , oops 41% sul 60% che votò alle europee, si pretende di comandare su tutti e tutte. Questa manipolazione della verità è un modo per lui usuale di mistificare la realtà, si tratti di economia, di programmi, riforme e quant’altro. Si stenta a capire perchè gli osservatori che si affermano indipendenti, e soprattutto gli oppositori non si oppongano – come la definizione richiederebbe – con decisione alla mistificazione del “il 41% degli italiani ha votato PD, cioè Renzi”, ricordando i numeri veri che misurano quante persone in carne e ossa lo hanno votato. Undici milioni non sono pochi, ma valgono poco più di un quinto di tutti/e i concittadini/e con diritto di voto.

Il programma di governo. E’ presto detto: il capo del governo e del PD si propone di, e agisce per, ristrutturare lo stato e le istituzioni in funzione dell’accumulazione intensiva di capitale, nazionale e internazionale, a spese dello stato sociale e attraverso una forte compressione di salari e stipendi. Per i più creduloni o fessi o ipocriti che dir si voglia, nella speranza che una sia pur minima parte di ricchezza prodotta  venga redistribuita tra i ceti e le classi più povere. Ma personalmente scommetterei che il ganzo toscano a queste bubbole della redistribuzione non creda.

L’inesistente opposizione politica. Non si oppone sul serio la sedicente sinistra del PD, Bersani brav’uomo è sommamente inadatto allo scontro politico, lo misero in buca i cinque stelle, figuriamoci Renzi e la sua squadra di giovani rampanti affamati/e di potere senza scrupolo alcuno. Non si oppone in modo efficace e duro SEL, forse ha qualche brivido oggi che Renzi l’ha detto chiaro e tondo di voler lasciare mano libera ai padroni operando a favorirne le iniziative di sfruttamento della forza lavoro senza freni (i vecchi lacci e lacciuoli che vanno recisi), staremo a vedere. I cinque stelle abbaiano senza mordere dall’inizio. Adesso anche gli abbai sono all’acqua di rose. Casaleggio non vede l’ora di entrare a far parte dell’establishment economico politico, Grillo appare sempre più sfiatato, senza energia, senza idee, senza invenzioni nemmeno comiche. Inoltre il M5S è letteralmente scomparso dalla società civile, dove per anni è invece cresciuto. Se si guarda l’ Emilia-Romagna prossima alle elezioni, i nostri grillini hanno abbandonato le strade per muoversi solo o quasi lungo i corridoi del Palazzo, avvitandosi tra loro per decidere chi dovrà entrare a occupare qualche poltrona. Trascuro qui per il momento la lista Tsipras riverniciata,  e le altre formazioni di sinistra, perchè meritano un discorso specifico.

La debole opposizione sociale. Se si escludono i giovani dei centri sociali e altri comitati qua e là, Notav in primis, la FIOM e i sindacati di base, USB eccetera,  l’opposizione sociale è un rivolo tenace ma senza vero impatto complessivo, o almeno socialmente largo, mentre le  classi dominanti diventano sempre più dominanti, e le classi subalterne sempre più subalterne. Nè queste lotte che punteggiano il nostro paese pesano in modo consistente sulla, o arrestano la, deriva autoritaria sul piano istituzionale e della democrazia politica. Almeno fino a oggi.

Il partito nazione che chiamiamo PD. La dizione è di Gad Lerner laddove scrive “Non a caso (Renzi) delinea in parallelo una metamorfosi politica del PD. Da partito dei lavoratori a partito della nazione.”  pericolosamente vicino a partito nazionalista (ma Lerner non s’arrischia fin qui, seppure sembri suggerirlo). In realtà non siamo di fronte a una metamorfosi (che lascia intatto il DNA, modificando la forma), ma  a una mutazione genetica, che cambia invece il DNA dando origine  a un organismo nuovo del tutto diverso in radice dal precedente. Nè serve a mistificare questa mutazione  la retorica del “siamo tutti lavoratori”, imprenditori e grandi manager compresi. La falsità di una simile affermazione è oggi stratosferica, quando i ricchi e i capitalisti diventano sempre più ricchi e più capitalisti,  le disuguaglianze crescendo in modo esponenziale, come racconta con abbondanza di dati il libro di Piketty “Le capital au XXI siècle”. Il PD non è più un partito dei lavoratori, il PD non è più un partito di sinistra. Il PD vuole e opera per essere un partito nazione, nelle intenzioni del suo capo un partito unico. Non a caso internamente lo si vorrebbe governato dal centralismo democratico di leninstalinista memoria, quando la minoranza deve uniformarsi nei comportamenti politici al volere della maggioranza. E fa specie ascoltare questo architrave del partito bolscevico impugnato come una clava contro le minoranze dall’angelica ministra Boschi, nonchè dal giovane scout Matteo. Che sembra perbenino ma invece.

La quistione meridionale e le altre. Il capo del governo e del PD non mette mano neppure per sbaglio alle grandi quistioni (Gramsci) nazionali strutturali come la quistione meridionale, sempre più larga e drammatica essendo la frattura tra Nord e Sud del paese, la quistione criminale  e mafiosa, la quistione delle grandi opere, la quistione idrogeologica, quella ecologica e neppure quelle più piccole per così dire come la situazione dell’ILVA di Taranto che coinvolge la più ampia problematica della siderurgia nonchè del rapporto tra sviluppo industriale, salute pubblica e territorio, e potremmo continuare. Molto ampia è la retorica del nostro, molto bassa la capacità di incidere e operare per il bene comune. Meglio, al ganzo fiorentino palesemente il bene comune non interessa.

Stando in Europa. Il capo del PD e del governo ripete che lavora per ridare all’Italia un ruolo europeo autorevole e di prestigio. Il semestre di Presidenza italiana alla UE è già a metà percorso ma non si vede in atto e/o all’orizzonte alcuna iniziativa politica significativa – nè la situazione cambia, anzi peggiora con l’appuntamento europeo  di mercoledì 8 ottobre a Milano. Doveva essere un vertice dei capi di stato e di governo della UE con la Presidenza di Renzi, che invece è stato declassato a conferenza  “informale” per l’assenza di molti stati. Insomma Renzi convoca un vertice che fallisce, trasformandosi in poco più o forse poco meno di un seminario accademico. Sempre sul piano internazionale la ministra degli esteri italiana Federica Mogherini annunciò non molto tempo fa che il governo avrebbe fornito armi alle milizie curde, le uniche forze in campo a terra contro l’esercito del Califfato. Ancora una volta con la pratica del dire senza il fare, come testimonia in modo tragico la situazione della città curda di Kobane, i cui combattenti ormai allo stremo resistono casa per casa – ma per quanto – ai tagliatori di teste con poche e vecchie armi leggere contro i carri armati e i cannoni, peraltro di fabbricazione USA. Eppure in Italia le industrie produttrici di armi abbondano. Rimane un quesito. Sarà stata pura cialtroneria del governo, o invece ragion di stato per cui i curdi combattenti devono essere trattati come carne da cannone e sacrificati in nome dei desiderata della Turchia, paese membro della NATO? Tanto più trattandosi di curdi laici e democratici, molti addirittura – Dio non voglia – comunisti.

In fine la forza di Renzi. Ben più che negli sbandierati risultati elettorali, la forza di Renzi sta nell’accordo con Berlusconi, sia nella sua parte esplicita e nota – legge elettorale, riforme costituzionali tra cui l’abolizione del Senato,  mercato delle vacche sul conflitto di interessi, riforma della giustizia ecc..nonchè opposizione responsabile che quasi sempre significa convergenza – che in quella ignota adombrata da Ferruccio De Bortoli, il direttore del Corsera quando  ha scritto di stantio odore di massoneria in un accordo per l’elezione del nuovo Presidente della Repubblica. Perchè l’altro pilastro su cui si regge la forza di Renzi è Napolitano, un Presidente che sempre più dilata i suoi poteri fino a configurare una Repubblica presidenziale di fatto, se non ancora di diritto, usando pesantemente di un indubbio prestigio di cui gode tra gli oligarchi e i tecnocrati della UE, prestigio dovuto anche alla sua lunga presenza al Parlamento Europeo che gli ha permesso di tessere con indubbia abilità le giuste relazioni.

Ma. Come in tutte le storie c’è sempre qualche ma. FI è sfarinata certo, ma fin quando potrà Berlusconi restare agganciato a Renzi in un ruolo palesemente subalterno senza scontare una qualche ribellione dei suoi. Il Presidente della Repubblica è forte e inamovibile ma i suoi appelli accorati per l’elezione dei componenti la Consulta sono fin qui lungo settimane rimasti lettera morta, subendo una fronda trasversale non proprio trascurabile. La squadra di Renzi è coesa, ma sempre più circolano voci di un dissenso con Graziano Delrio, il capo operativo dell’azione di governo, testa molto fina e tra l’altro cinghia di collegamento e trasmissione col Quirinale – almeno stando ai beneinformati. Il programma di Renzi è chiarissimo e gradito al padronato, ma sembra non altrettanto ai vescovi, forse è troppo spudorato, chissà troppo poco democristiano e troppo liberista. Renzi come molti altri scommette e promette e agita lo stendardo della crescita, ma si tratta in modo sempre più evidente di un fantasma cui non corrisponde una realtà oggi e , prevedibilmente, domani; lo dicono i numeri e gli economisti più sinceri, per esempio Piketty nel libro citato parla di una possibile crescita mondiale – una volta usciti dalla crisi – dell’ordine dell’1.5%, a essere ottimisti, e questa mancata crescita può strappare il velo di illusioni e false promesse, che costituisce uno dei pilastri per l’attuale controllo sociale e politico. Altri ma potremmo comporre l’uno accanto l’altro, ricordando come anche il camminatore più esperto possa cadere inciampando su un piccolo sdrucciolevole ciottolo, epperò non di un semplice scivolone del capo del governo e del PD abbisogna l’Italia, seppure il ganzo toscano sia devastante. Sempre l’8 ottobre a Milano la FIOM è andata in corteo e il segretario Landini ha dichiarato di prendere in considerazione anche l’occupazione generalizzata delle fabbriche. Ecco,I se si passasse dalle parole ai fatti……..

I due disegni di Renzi nella sua stanza sono di Giacomo Gambineri presi dal suo sito www.fumettologica.it


 

 

Category: Politica

About Bruno Giorgini: Bruno Giorgini è attualmente ricercatore senior associato all'INFN (Iatitutp Nazionale di Fisica Nucleare) e direttore resposnsabile di Radio Popolare di Milano in precedenza ha studiato i buchi neri,le onde gravitazionali e il cosmo, scendendo poi dal cielo sulla terra con la teoria delle fratture, i sistemi complessi e la fisica della città. Da giovane ha praticato molti stravizi rivoluzionari, ha scritto per Lotta Continua quotidiano e parlato dai microfoni di Radio Alice e Radio Città. I due arcobaleni - viaggio di un fisico teorico nella costellazione del cancro - Aracne è il suo ultimo libro.

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