Bruno Giorgini: L’arte sicaria di D’Alema contro Prodi

| 19 Aprile 2013 | Comments (0)

 

 

 

DOSSIER DOPO ELEZIONI 50 Prodi indicato dall’assembleadei grandi elettori PD come candidato al Quirinale, in aula riceve oltre cento voti in meno, ovvero un quarto degli eletti PD non lo ha votato.

Adesso  il PD sta volando in pezzi, mentre qualcuno fa il finto ingenuo chiedendosi chi ha “tradito” nel segreto dell’urna, ma lo sanno anche i sassi: Massimo D’Alema è il mandante, in nome del suo potere personale, del possibile grande inciucio con il cav, del suo perenne rancore verso Prodi che diventò Presidente del Consiglio vincendo le elezioni, mentre D’Alema ci arrivò sulla base di una congiura di palazzo, col consenso e l’aiuto di Cossiga, già responsabile di Gladio, la struttura paramilitare segreta ispirata dalla NATO in funzione anticomunista. In questi momenti stanno dimettendosi tutti, prima Rosy Bindi poi Bersani ecc.. mentre Prodi ha ritirato la sua candidatura.

Tutto questo nel pieno della più importante occasione istituzionale nella vita della Repubblica, l’elezione del capo dello stato. Per un partito come il PD sempre col ditino alzato a accusare gli altri trattandoli da irresponsabili, vantando al contrario il suo senso di responsabilità nel nome della Nazione non c’è male. Intanto in molte città i giovani del PD occupano sedi e circoli, e i quadri intermedi nonchè gli eletti locali sono nel panico. Il PD di questa notte appare come un formicaio che sta andando a fuoco, con le singole formiche che corrono impazzite di qua e di là al grido: si salvi chi può.

Nel campo democratico progressista una sola cosa rimane in piedi: la candidatura di Stefano Rodota, sostenuta dal M5S e da SEL. Credo anche che Prodi abbia ritirato la sua candidatura troppo presto. L’agguato di D’Alema era scontato, e prevedibile, forse impreviste sono state le dimensioni, che dicono la partecipazione di altri, si mormora Fioroni per conto di Marini. Il fondatore dell’Ulivo avrebbe potuto continuare per un altro paio di sedute, e magari andare a un incontro con Rodota, decidendo insieme quale dei due doveva restare in gioco, e dandone pubblica ragione. A quel punto per un verso il M5S sarebbe stato di fatto obbligato a votare Prodi, se questa fosse stata la scelta, ecchisenefrega di D’Alema e compagnia cantante, viceversa il PD nell’altro caso avrebbo dovuto convergere su Rodota. Ma per questo ci voleva forse troppa fantasia e meno narcisismo, più durezza e convinzione, che invece sono mancate al candidato Prodi e a chi lo ha sostenuto.

Sembra quasi che nessuno abbia misurato la gravità del fatto che, in presenza di due candidati, Prodi e Rodota, seppure molto diversi, l’uno diciamo riformista, l’altro rivoluzionario sul piano dei diritti e dei beni comuni, ma entrambi molto chiaramente contro la destra, non si sia riusciti a arrivare a un accordo tra i loro rispettivi elettori che avrebbe portato a una maggioranza sicura. Adesso staremo a vedere ma la probabilità che passi un/a candidato/a del centrodestra è alta, e se invece fosse D’Alema peggio che andar di notte, sarebbe senza autorevolezza alcuna rispetto a gran parte del paese, per l’ovvia ragione che la sua candidatura insorgerebbe dal peggiore degli inganni, distruttivo e avvelenato. E la sua eventuale vittoria sarebbe figlia soltanto della volontà di Berlusconi, triste fine per chi aspirava da piccolo a  emulare Togliatti.

Infine, un dato positivo emerge fin qui, e sta fuori dal palazzo. E’ la prima volta, credo, che migliaia di cittadini  prendono partito nell’elezione di un Presidente della Repubblica facendo sentire nei modi più vari la loro voce. Nelle piazze reali e in quelle virtuali: il server di Montecitorio è stato congestionato da circa duecentomila messaggi che affiggevano il nome di Rodota Presidente. Insomma anche per la Presidenza della Repubblica è cominciata una nuova partita, e sarà difficile che le viltà e gli intrighi di palazzo, da chiunque perpetrati, riescano a metterci un tappo. La restaurazione dei vecchi metodi e schemi che potrebbe presentarsi nelle vesti di un Presidente eletto dalla destra con un pezzo di PD, si spera soltanto un pezzo, ha una lunga coda di paglia, destinata a andare a fuoco in tempi medio brevi.

P.S. Si narra che Beniamino Andreatta usasse dire che la politica è sangue e merda, ma ora la merda cresce sul serio troppo.


 

Category: Elezioni politiche 2013, Politica

About Bruno Giorgini: Bruno Giorgini è attualmente ricercatore senior associato all'INFN (Iatitutp Nazionale di Fisica Nucleare) e direttore resposnsabile di Radio Popolare di Milano in precedenza ha studiato i buchi neri,le onde gravitazionali e il cosmo, scendendo poi dal cielo sulla terra con la teoria delle fratture, i sistemi complessi e la fisica della città. Da giovane ha praticato molti stravizi rivoluzionari, ha scritto per Lotta Continua quotidiano e parlato dai microfoni di Radio Alice e Radio Città. I due arcobaleni - viaggio di un fisico teorico nella costellazione del cancro - Aracne è il suo ultimo libro.

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