Nello Rubattu: Piano case e inceneritore. La giunta della Sardegna fa casino

| 30 Marzo 2015 | Comments (0)

 


I nodi della giunta regionale sarda stanno venendo tutti al pettine…e rumorosamente, su problemi legati all’utilizzo del territorio.

Si è cominciato con rumorosissime proteste legate al nuovo piano casa. Un piano casa di cui in Sardegna se ne discute già dai tempi della giunta Soru del 2004. Quel piano casa, a detta di tutti, fu rivoluzionario e innestò polemiche a lamoni di olio, perché considerato troppo restrittivo. Ma si cercò subito di eliminarlo: Soru resistette una legislatura e poi arrivò l’uomo di fiducia di Berlusconi in Sardegna, Cappellacci, che cercò di rivederlo, ma ci riuscì solo in parte. E sempre a causa delle proteste, la Giunta di centrodestra fu mandata a casa e alle ultime elezioni regionali è ritornata al potere una giunta di sinistra e sovranista.

Solo che i problemi non sembrano finiti, anzi.

Inutile ricordare che l’attuale giunta, ha presentato un DDL (lo dicono in Consiglio regionale, noi riferiamo) che ripete e peggiora il DDL della giunta Capellacci. Anzi, da più parti si dice sia proprio uno schifo.

Ha vinto in Sardegna la camariglia dei costruttori, o cosa?

Molti cominciano a farsi questa domanda… e gli incazzati fra gli alleati dello schieramento di questa giunta di sinistra e sovranista, sembrano proprio non mancare.

“Li abbiamo messi a governare per salvaguardare le nostre coste e i nostri territori dalla speculazione e invece vogliono fare proprio il contrario”, ricordano in molti.

L’iter di questo recente Piano casa è fra i più tormentati. Ma la cosa che più stupisce è che in un momento di crisi per l’isola: di disoccupazione, di emigrazione, di desertificazione delle zone interne e di contrazione del turismo, questo piano casa vuole aumentare le volumetrie.

A chi servono?

Non sarebbe meglio puntare sulla rivitalizzazione dei centri storici, dando alle famiglie e ai piccoli artigiani locali, la capacità di intervenire territorialmente in termini di ristrutturazioni? Chi mai si metterebbe a costruire megapalazzi o megaville, in un territorio che vede i propri abitanti diminuire, mentre aumenta in maniera pesantissima la percentuale di patrimonio immobiliare invenduto e abbandonato? Ricordano molti architetti.

I quali architetti, nella maggior parte dei casi, bocciano il nuovo piano casa come poco interessante per una realtà come quella sarda.

Ma ecco i punti salienti del nuovo DDL per la casa in versione sarda: intanto, si introduce una piccola sanatoria per errori non superiori al 2% che a seconda degli immobili potrebbero variare dai 200 ai 2000 metri cubi. Il 2% è infatti uguale sia per le piccole varianti (quelle apportate nella propria abitazione) che per i grandi complessi;

Chi poi controlla il territorio nel DDl, non è più direttamente l’organismo di controllo regionale o comunale, ma l’autorità giudiziaria. In pratica saranno le procure che agiranno. Basterà una semplice denuncia e sicuramente, per non saper né leggere e né scrivere, i tribunali, bloccheranno i cantieri, con danni, lungaggini e procedimenti legali che solo poche volte non dureranno decenni. Insomma, la giunta regionale se ne vuole lavare le mani;

inoltre, nei centri storici, saranno legittimati ampliamenti del 20%. L’intento dovrebbe essere di rivitalizzare i centri storici decadenti, ma in realtà quello che accadrà, sarà che con il 20%, in una palazzina si guadagna un piano… E siccome non saranno di certo i proprietari di immobili poveri quelli che avranno interesse a cambiare la propria volumetria, gli interventi interesseranno solo le parti di pregio dei centri storici. Insomma è come se si concedesse la possibilità all’ipotetico proprietario del palazzo della signoria di Firenze, la possibilità di aumentare quel palazzo di un piano. Semmai con uno splendido progetto di qualche archeostar nostrana; per le fasce costiere, invece, si legalizzano gli interventi nelle zone comprese entro i 300 metri dalla linea di battigia. Cade perciò, l’inedificabilità entro la fascia costiera e chissà quanti sottotetti diventeranno interessanti abitazioni. Vogliono cioè il luna park delle coste e solo uno scrittore di fantasy, potrà descriverci con un minimo di realismo cosa saranno pronte le multinazionali del turismo a immaginarsi in Sardegna. Che lo si voglia o meno è come se un pedofilo diventasse bidello in una scuola elementare; anche le zone F (infrastruttura e impianti) possono aumentare la volumetria per un buon 25% e solo questo specifico punto potrebbe generare un bel milione di metri cubi in più, da aggiungere a tutto il resto.

Ma la beffa, colpisce in maniera pesante l’autonomia delle amministrazioni comunali:  i comuni, grazie a questo DDL, da una parte si devono dotare di un loro Puc (piano urbanistico comunale)… ma sapendo bene che sarà derogabile! Insomma, i Puc non servono a un cazzo e non regoleranno nessuno. E’ tutto itinere.

Infine, ciliegina sulla torta, le lottizzazioni presentate prima del 2006 e attualmente bloccate per effetto del DDL della giunta Soru, potranno rinascere a nuova vita. Perciò, tutte quelle lottizzazioni-mostro, inventate fra Coste e centri urbani maggiori, messe in sonno in tutti questi anni, potranno rinascere a nuova vita. Sempre che si trovino i soldi e le convenienze.

“E tutto questo – lo scrive, Enrico Lobina, un consigliere della giunta di sinistra di Cagliari – in un momento in cui, tutti i documenti dell’Unione europea parlano di volume zero e limitazione dei consumi dei suoli a fini edilizi”.

Si è costruito troppo, cioé: se ne sono accorti persino a Bruxelles, ma non a Cagliari. Dove, invece la Giunta di sinistra e sovranista, pensa di far ripartire l’asfittica economia dell’isola, con la solita arma del mattone. Una grande innovazione, bisogna dire.

“Se questo è il nuovo – si chiedono molti elettori della sinistra e dei sovranisti nei loro blog – perché diavolo andare a votarli un’altra volta?”

Un bel casino.

La cosa non cambia su altri fronti. Il malcontento e la contestazione da sinistra all’attuale giunta regionale non  sembra mancare.

Basta per questo, ricordare il problema del raddoppio dell’inceneritore di Tossilo, in comune di  Macomer. Un impianto contestatissimo, da una buona fetta di abitanti di quella un tempo fertile pianura (il petrolchimico di Ottana ha dato una bella botta all’inquinamento di quei territori), ma da una folta schiera di associazioni politiche, una larga parte della sinistra istituzionale, da schieramenti di opposizione presenti in consiglio regionale e dai numerosi movimenti indipendentisti e ambientalisti.

Le ragioni di questo rifiuto sono molto semplici: “I sardi non hanno alcun bisogno del raddoppio degli inceneritori, visto che la Sardegna, per la raccolta differenziata, è fra le Regioni d’Italia più virtuose e gli inceneritori esistenti sono sovradimensionati per i nostri bisogni”, ha scritto in un  comunicato, Claudia Zuncheddu, leader di Sardigna Libera, una delle formazioni indipendentiste più accreditate nell’isola.

La musica non cambia  su altri fronti: “Ma come, la differenziata sta producendo risorse preziose, che attendono nuove strategie di sviluppo, anche industriali, per produrre ulteriore ricchezza e lavoro pulito nella nostra Isola e si spendono i nostri soldi per un mega inceneritore?”, ricordano molti degli ambientalisti e di folte delegazioni di associazioni e partiti, presenti questo 28 marzo ad un raduno proprio fuori dai cancelli dell’inceneritore di Tossilo.
Tutti, anche quelli che stanno zitti al momento, sono convinti  che il raddoppio non serve al fabbisogno dell’isola, ma semplicemente a soddisfare una domanda che viene dal resto d’Italia, in termini di eliminazione di rifiuti più o meno pericolosi.

La Sardegna, inutile ricordarlo, per questi tipi di ragionamenti, va più che bene: è poco popolata e per questa sola ragione, non sconvolge più di tanto in termini di danni alle popolazioni.  Perché, come si sa, il danno viene calcolato facendo il calcolo partendo dalle incidenze di alcune malattie rispetto alla popolazione residente… Perciò, siccome nell’area in cui vogliono raddoppiare l’inceneritore, abitano neanche ventimila persone, in un territorio grande quanto una Provincia italiana, il gioco per le lobby è in discesa, perché i numeri di cancri e di altre malattie causate dai fumi dell’inceneritore, sarebbero poco incidenti e le contestazioni che potrebbero sorgere da parte delle popolazioni non certo importanti.

Così la pensa il comitato “Non bruciamoci il futuro” che ha voluto il sit in di questo 28 marzo

“Il presidente Pigliaru e la sua giunta, hanno perpetrato un atto di arroganza politica in spregio ai cittadini del Marghine e di tutta la Sardegna e rivendicano il diritto alla salute e all’alternativa all’incenerimento” ha detto Franca Battelli, coordinatrice di “Non bruciamoci il futuro”

Ma il casino, manco a dirlo si è dilagato come un fuoco di stoppie in Consiglio regionale, colpendo un po’ tutti. Proteste pesanti si sono levate dai banchi della sinistra, degli indipendentisti e in quelli  della destra. Una frattura rimarcata anche oggi dalla presenza a Tossilo dai consiglieri Daniela Forma (Pd), Emilio Usula (Rossomori), Gavino Sale (Irs) e dal deputato Michele Piras di Sel. “La decisione di dare il via libera alla costruzione della nuova linea di incenerimento, presa alla vigilia della manifestazione di Tossilo – ha detto Piras – è un atto di prepotenza, che manifesta incapacità di ascolto. Oggi il governo regionale, che fin qui ho sostenuto, ha detto al mio territorio che la loro opinione non conta nulla, giudico questo un fatto gravissimo. Da oggi mi riterrò libero da ogni vincolo di sostegno a questa Giunta”.

Lo stesso concetto è stato ribadito da Daniela Forma del Pd: “Avevo chiesto una sospensiva della decisione della giunta, perché negli ultimi anni c’è stato un cambiamento enorme nel settore della gestione dei rifiuti ed era necessario allargare il ragionamento politico oltre che tecnico. Sono molto perplessa su questa decisione”.

Presenti anche diversi sindaci del territorio, quelli di Olzai, Sarule e Oniferi. Ma i comitati per il no all’inceneritore annunciano: “Continueremo la nostra battaglia, manifesteremo a breve anche a Cagliari. Ma soprattutto ci rivolgeremo all’Ue, al Tar e al Consiglio di Stato per impedire che le lobby dell’inceneritore possano passare sopra la nostra salute e i nostri diritti”.

Da sottolineare che un folto gruppo di operai dell’inceneritore, ha contestato il sit in. Dicono che sarebbe ora che questi manifestanti si facessero almeno un po’ di  cazzi loro e non distruggessero un’azienda che in zona è rimasta una di quelle che dà ancora lavoro. E’ vero. Con l’inceneritore ci campano in molti e in periodi di crisi, si mangia anche il pane secco. Nessuno a quanto pare ha spiegato a questi operai il senso esatto del termine “Costi sociali” che gli altri devono sopportare per fabbriche con cicli industriali sballati. Chissà dov’erano i sindacati.

Come si dice in questi casi : “Auguri”.

 

Category: Osservatorio Sardegna

About Nello Rubattu: Nello Rubattu è nato a Sassari. Dopo gli studi a Bologna ha lavorato come addetto stampa per importanti organizzazioni e aziende italiane. Ha vissuto buona parte della sua vita all'estero ed è presidente di Su Disterru-Onlus che sta dando vita ad Asuni, un piccolo centro della Sardegna, ad un centro di documentazione sulle culture migranti. Ha scritto alcuni romanzi e un libro sul mondo delle cooperative agricole europee. Attualmente vive a Bologna

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