Nello Rubattu: La compagnia aerea Meridiana chiude. Pronti i licenziamenti

| 24 Settembre 2014 | Comments (0)

 

 

 

La Sardegna, sta per ricevere la peggior botta di questi ultimi anni in termini di occupazione: Meridiana, la compagnia aerea dell’Aga Kan, l’inventore della Costa Smeralda, luogo mitico delle vacanze dei Vip nostrani e dei protagonisti del gossip italiano, sta per licenziare 1600 dipendenti. In pratica oltre metà dei dipendenti: “Non ce la facciamo a reggere i costi della concorrenza delle compagnie Low coast”, ha affermato, Marco Rigotti, amministratore delegato della compagnia, mentre veniva subissato da una selva di fischi da parte dei lavoratori, accorsi ad ascoltarlo nell’aula del consiglio comunale di Olbia, durante una assemblea pubblica convocata d’urgenza dal sindaco, Gianni Giovannelli. Molti dei dipendenti della Compagnia aerea presenti, non lo hanno neanche lasciato finire e se ne sono andati.

Già nei giorni scorsi, oltre cinquecento lavoratori della compagnia, avevano occupato il terminal dell’aeroporto di Olbia per protestare contro questo provvedimento. Ma la Compagnia aerea, sembra voler proseguire sulla strada dei licenziamenti: “Non siamo in grado di promettere nulla. I nostri conti sono in rosso profondo e l’Aga Kan, azionista di riferimento, in quattro anni ha già messo nella società oltre 350 milioni di euro. Questi aiuti non possono essere eterni. Non si può continuare. Non sarebbe giusto”.

A questa infuocata assemblea hanno partecipato molti politici sardi attualmente in carica: Gianpiero Scanu deputato Pd gallurese, il presidente del consiglio regionale Gianfranco Ganau, gli assessori regionali ai trasporti e al turismo, Massimo Deiana e Francesco Morandi.

I discorsi che hanno cercato di tranquillizzare i lavoratori della compagnia di bandiera della Costa Smeralda, non sono mancati e le autorità e i politici presenti, hanno dichiarato che faranno tutti gli sforzi per trovare una soluzione: “Possiamo cominciare con la cassa integrazione, allungandola di altri due anni. Nel frattempo, speriamo che muti lo scenario della società e si affaccino nuovi partners interessati alla compagnia”.

Ma la situazione non è certamente fra le più rosee: “nessuno oggi può garantire neanche un euro in più, lo Stato difficilmente si potrà accollare costi ulteriori, senza incorrere in sanzioni e Meridiana, non è certamente una compagnia fra le migliori sul mercato”. Assicurano alcuni funzionari regionali presenti all’assemblea di Olbia.

Di certo il problema di Meridiana, in Gallura, una terra che sta subendo pesandi contraccolpi soprattutto nel settore turistico che non tira più come in passato, sembra la classica ciliegina amara sulla torta: “Questa terra non può permettersi una ulteriore emorragia di posti di lavoro”, hanno ricordato i rappresentanti dei tre sindacati confederali e il sindaco di Olbia, Gianni Giovannelli.

“Siamo pronti – ha ribadito Francesco Morandi, assessore sardo al turismo – a facilitare l’arrivo di nuovi partner internazionali nella compagnia”. Il che vuole dire, fuori dal solito politichese di cerimonia, che la Regione è intenzionata a mettere a disposizione dei nuovi possibili azionisti capitali pubblici.

Tutti, però ricordano che difficilmente, il Governo italiano parteciperà al salvataggio.

Dove poi, questi soldi, la Regione sarda, li andrebbe a pescare, è per molti il quinto mistero di Fatima. Perché la crisi che morde la Sardegna è sicuramente più pesante che in altre zone della Penisola. “In questo periodo, non mancano i settori in crisi, persino le società in house (le partecipate pubbliche), stanno licenziando senza requiem. Uno degli ultimi casi è la Multiss che fa capo alla Provincia di Sassari; e molte scuole hanno cominciato l’anno senza aule, con metà degli edifici inagibili per mancanza di manutenzione.

Anche con le strade non si va meglio e nonostante gli sforzi di Paolo Maninchedda, che è riuscito per la prima volta negli ultimi vent’anni a mettere in ponte l’Anas che in Sardegna ha sempre fatto come voleva lei, si trova ogni giorno a lottare contro le loro furbizie. Si va meglio che in passato, ma la torta degli appalti all’Anas non la vogliono perdere.

Tutti aspettano che succeda qualcosa: che si liberi la strozzatura del patto di stabilità, soprattutto; che alla Regione vengano restituiti i soldi che gli spettano e mai erogati da parte dello Stato; che venga affrontato il nodo dell’agricoltura che in questo periodo sta provocando dure proteste da parte dei pastori, i quali, proprio in questi giorni hanno bloccato la 131, la grande arteria che unisce il Nord con il Sud dell’isola; e tanto per gradire, le nuvole si sono accumulate sull’intero settore industriale che nonostante le promesse di interventi langue inesorabilmente. Anzi: muore.

L’isola è in crisi profonda. Non basterà di certo il 2015 e gli anni che verranno a chiarire la situazione.

E poi, in Sardegna rimangono irrisolti due gravi problemi: quello energetico e quello dei trasporti. Oggi, l’eolico, il fotovoltaico e le centrali a combustibile liquido, sono in mano a multinazionali estere che in questi anni hanno saputo chiedere alla Regione solo condizioni di favore e soldi a fondo perduto. Non fa diversamente l’Enel che si comporta nell’isola nel peggiore dei modi, facendo pagare agli utenti sardi, costi più alti che dalle altre parti d’Italia. Un disastro che ogni giorno viene denunciato soprattutto dagli imprenditori.

Esiste poi, il problema dei trasporti, secondo molti ancora più grave, una vera e propria strozzatura che incide su tutta l’economia. Specialmente quello del trasporto navale: “Sembra che il nostro Governo si dimentichi che la nostra isola è circondata completamente dal mare”, ricordano le associazioni degli industriali che vorrebbero qualche aiuto per calmierare gli appetiti delle compagnie navali, oggi in quasi regime di monopolio, con Tirrenia Oggi Cin) nelle mani della compagnia navale Moby. Basta pensare a cosa è capitato per questo al settore isolano del turismo. Ii prezzi allucinanti chiesti per venire in Sardegna (anche oltre mille euro per una famiglia di quattro persone con la macchina al seguito), ha provocato che buona parte dei vacanzieri estivi, soprattutto quelli italiani (gli altri per fortuna, utilizzano le compagnie aeree low coast), hanno cercato altre mete per le loro vacanze.

La distanza fra l’Italia e la Sardegna sta sempre di più aumentando a velocità preoccupante e nessun indicatore economico si presenta in ordine.

Il 54% dei giovani sono senza lavoro e la disoccupazione morde la fascia dei cinquantenni che fino a questo momento, insieme ai pensionati, hanno retto l’economia a livello delle famiglie. Una struttura che per fortuna, in Sardegna regge ancora, grazie anche ad una buona distribuzione della popolazione sul territorio. Tutti possiedono un pezzo di terra e una casa: “Ma i paesi si stanno spopolando”, ricorda Giuseppe Pulina, docente di agraria all’università di Sassari “e la gente, dai piccoli centri si va dirigendo verso le città dell’isola. ultima loro risorsa prima di andare via. Solo che in città, i legami familiari subiscono un forte ridimensionamento. Le città proteggono gli individui, molto di più dei nuclei familiari. In pratica, in situazioni come le nostre di estrema povertà, diventano degli ulteriori volani di disagio. Un disagio che, invece, viene calmierato nei paesi, dove le famiglie hanno più risorse per proteggere i loro membri”. Queste sono le conclusioni di uno dei tanti rapporti sullo spopolamento delle nostre campagne.

Addirittura, un sindaco, quello di Elmas, che accoglie l’aeroporto più importante del Sud dell’isola nel suo territorio, ha deciso di favorire l’emigrazione dei giovani, pagando loro il biglietto per andarsene. “Adesso parto”, si chiama quest’ultima novità: “i sardi sono un popolo di emigranti – riferisce Valter Piscedda – non è una vergogna cercare un lavoro fuori dalla Sardegna e dall’Italia. I miei l’hanno fatto e io ho abitato per molto tempo all’estero. Perciò, siccome molti giovani vogliono partire, perché capiscono che le politiche per migliorare la situazione in questa Regione sono tutte miseramente fallite, pensano che una soluzione per i loro problemi stia nell’andarsene. Nostra intenzione è di fornire loro un biglietto di sola andata, i soldi per un corso di base di inglese e quelli per una prima sistemazione. Di più non possiamo fare”, insomma prima si scavano e meglio fanno.

Per questo, ogni volta che in Sardegna si perde un posto di lavoro si crea un’ondata di panico. Ragione per cui, la crisi di Meridiana, sta diventando una vera e propria tragedia.

“In Sardegna non esiste nessuna alternativa – sottolinea Claudia Zuncheddu, consigliera indipendentista nella passata legislatura regionale – a Quirra, del fatto che quel poligono sia pericoloso per le vite delle persone non importa a nessuno, soprattutto agli abitanti dei paesi vicini. La loro paura è di perdere anche quei pochi posti di lavoro che vengono loro offerti. Anche a Capo Frasca, uno dei poligoni più importanti per gli eserciti Nato, da poco vi è stata la più grande mobilitazione antimilitarista di questi ultimi anni avvenuta in Sardegna – oltre dodicimila persone hanno protestato per l’occupazione di tutta quell’area – che è stata accompagnata da uno strascico di polemiche da parte di un gruppo (per fortuna poco numeroso) di abitanti dei paesi intorno alla base che hanno accolto i manifestanti con striscioni di “Si alla base”. Inutile ricordare che anche questo malessere è un segnale. Nessuno in Sardegna se la sente di fare la fine di La Maddalena ai cui abitanti era stato promesso una riconversione dei siti in strutture turistiche. Ma tutto, all’italiana, è rimasta lettera morta.

“Meridiana in effetti, è solo l’ultimo disastro in ordine di tempo. Un esempio che dovrebbe ricordare a tutti come in Sardegna non esista nessuna politica in grado di regolare il mercato. Dove gli imprenditori non sardi vengono, fanno i loro affari e appena finiscono le agevolazioni pubbliche, semplicemente se ne vanno. Se la Thatcher, aveva inventato la Deregulation, in Sardegna, tutte le Giunte regonali che si sono succedute in questi ultimi trent’anni, compresa questa ultima, la applica con puntigliosità da manuale”. Così diceva un volantino distribuito a Olbia.

“Peccato che la sinistra sarda sia diventata una pagliacciata da Grand Guignol”, hanno affermato alcuni intervenuti alla manifestazione dei licenziati di Meridiana radunati nell’aeroporto do Olbia.

Peccato davvero.

 

 

Category: Osservatorio Sardegna

About Nello Rubattu: Nello Rubattu è nato a Sassari. Dopo gli studi a Bologna ha lavorato come addetto stampa per importanti organizzazioni e aziende italiane. Ha vissuto buona parte della sua vita all'estero ed è presidente di Su Disterru-Onlus che sta dando vita ad Asuni, un piccolo centro della Sardegna, ad un centro di documentazione sulle culture migranti. Ha scritto alcuni romanzi e un libro sul mondo delle cooperative agricole europee. Attualmente vive a Bologna

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