Noa: Saremo costretti ad andare sulla luna perché la nostra terra sarà troppo intasata di sangue e di lapidi

| 24 Luglio 2014 | Comments (0)

 

 

 

Ellis Boscarol ci ha segnalato questo testo di Monica Rubini su suoniestrumenti.it del 24 luglio 2014 sulla cantante israeliana Noa (nome d’arte di Achinoam Nini, in ebraico   אחינועם ניני ) che ha cancellato il concerto a Milano per le sue posizioni contro la guerra nel Medio Oriente.

 

L’agente di Noa per l’Europa dal 1992 Pompeo Benincasa, ha comunicato la cancellazione del concerto che la sua artista avrebbe dovuto tenere a Milano al teatro Manzoni il prossimo 27 ottobre, organizzato dall’associazione Adei-Wizo-Donne Ebree d’Italia.

La motivazione risiederebbe nelle posizioni estrememente critiche di Noa nei confronti del governo Israeliano che ha liberamente espresso in una lettera aperta per cui l’Associazione ha deciso di annullare il live con questa motivazione:Siamo costrette  ad annullare la serata prevista il 27 ottobre p.v. a Milano, a seguito delle dichiarazioni rilasciate da Noa alla stampa riguardanti il difficilissimo momento di guerra nel Medio Oriente

Un ostracismo in piena regola che all’alba del 2014 di fronte alle continue morti che si stanno mietendo in questi giorni nei territori israeliani ha veramente dell’incredibile. La volontà di una cittadina israeliana, di una donna ,di un’artista, di affermare il diritto alla Pace in territori da sempre dilanianti da conflitti estenuanti non può essere motivo di imbavagliamento a quel linguaggio universale che si chiama musica.

Questi i contenuti della lettera aperta di Noa pubblicata sul suo blog. “Ci sono soltanto due parti in questo conflitto, ma non sono Israeliani e Palestinesi, Ebrei ed Arabi. Sono i moderati e gli estremisti. Io appartengo ai moderati, ovunque essi siano. Loro sono la mia fazione. E questa fazione ha bisogno di unirsi!”:

E aggiunge: “Sono terrorizzata, angosciata, depressa, frustrata e arrabbiata… Ogni ondata di emozioni si confronta con l’altra per il dominio del mio cuore e della mia mente. Nessuna prevale e io affondo in quell’oceano ribollente che è fatto da tutte loro combinate insieme.C’è un’allerta-missile ogni ora, da qualche parte vicino casa mia. A Tel Aviv è anche peggio”.

Nella lunga lettera ha affermato anche: “Ho voglia di prendere la testa tra le mani e scomparire, sulla Luna, se possibile quando leggo i sermoni dei rabbini Ginsburg e Lior, che parlano della morte romantica e dell’omicidio nel nome di Dio. O quando leggo le incredibili parole di razzismo scritte da alcuni miei connazionali, le urla di gioia quando i bambini palestinesi vengono uccisi, il disprezzo per la vita umana. Il fatto che abbiamo la stessa fede religiosa e lo stesso passaporto per me non vuol dire nulla. Io non ho niente a che fare con certa gente. Allo stesso modo, anche gli estremisti dell’altra parte sono miei acerrimi nemici. Ma la loro ira non è soltanto diretta verso di me, ma anche verso i moderati della loro stessa società; il che fa di noi fratelli in armi! Proprio come esorto gli Arabi moderati, ovunque essi siano, a fare tutto ciò che è in loro potere per respingere l’estremismo, non ho alcuna intenzione di chiudere gli occhi dinanzi alle responsabilità nostre per il fallimento in atto”.

E si addentra poi sulla sua posizione rispetto al governo guidato da Netanyahu “Ha fatto ogni cosa in suo potere  per reprimere ogni intervento di riconciliazione. Ha indebolito e insultato Abu Mazen, leader della più moderata OLP, che ha più volte ribadito di essere interessato alla pace. Quando Abu Mazen ha fatto quelle dichiarazioni sull’olocausto, chiamandolo la più immane tragedia nella storia umana, lo hanno deriso e liquidato senza dargli peso. Non hanno rispettato gli accordi che essi stessi hanno firmato”.

E conclude: “Se ci rifiutiamo di riconoscere i diritti di entrambe le parti e di farci carico dei nostri obblighi, se ciascuno di noi rimane aggrappato alla propria versione, con disprezzo e sprezzo di quella dell’altro, se continuiamo a preferire le spade alle parole, se santifichiamo la terra e non le vite dei nostri figli, saremo presto tutti costretti a cercare una colonia sulla Luna, perché la nostra terra sarà così zuppa di sangue e così intasata di lapidi che non vi resterà più niente per vivere. Io ho scritto le parole che seguono e le ho cantate insieme alla mia amica Mira Awad. Oggi sono più vere che mai: ‘Quando piango, piango per tutti e due. Il mio dolore non ha nome. Quando piango, piango rivolta al cielo spietato e dico: Dev’esserci un’altra via’”.

 

Category: Musica, cinema, teatro, Osservatorio Palestina

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