Raimondo Bultrini: In memoria di Kraisak, l’anima libera di Bangkok

| 12 Giugno 2020 | Comments (0)

In memoria di Kraisak, l’anima libera di Bangkok

Kraisak Choonhawan si è spento dopo cinque anni di lotta contro un tumore che alla fine della sua vita gli impediva di parlare, ma non di “sentire” e di battersi per la sua Thailandia che ha sempre tentato di difendere contro ogni dittatura e tendenza autoritaria. 72 anni, ex politico, senatore, attivista ambientale e dei diritti umani, Kraisak era anche un artista e patrono dell’arte, grande anima di un paese che ha amato con tutto sé stesso. Oltre a questa biografia vi invito a leggere in suo ricordo un articolo per Limes scritto in gran parte sulla base di una delle tante conversazioni che ho avuto il piacere e l’onore di scambiare con lui a commento delle sanguinose rivolte di Bangkok del 2010. (poichè non posso tecnicamente inserire qui il link potete trovarlo online inserendo le parole chiave ‘Thailandia: la rivolta di Bangkok e il ruolo dei boss – Limes’).

Kraisak era nato l’8 ottobre 1947, l’anno nel quale suo nonno, il federmaresciallo Phin Choonhavan, prese il potere con un colpo di Stato concluso dieci anni dopo con un altro golpe che costrinse la famiglia a disperdersi nel mondo e il piccolo Kraisak finì in Argentina. Da qui si sposto’ nelle scuole del Massachusetts e nel ’67 si iscrisse alla facoltà di management della Northeastern University di Boston salvo scoprire che non era la sua strada e inizio’ a viaggiare riprendendo gli studi in un’università in Svizzera e poi all’American College di Parigi dove visse per 4 anni prima di tornare in America alla George Washington University. Qui si laureo’ in relazioni internazionali nel 1974 prima di tornare in Thailandia continuando a studiare arte del Sud-est asiatico all’istituto per l’Africa e l’Oriente (SOAS) dell’Università di Londra.

Nel 1976 inizio’ a insegnare Scienze Politiche all’Università Kasetsart di Bangkok dove presero a chiamarlo Ajarn Tong e – per la natura eclettica dei suoi vasti studi sul sud est asiatico – divenne anche docente della Facoltà di archeologia dell’ateneo di Silpakorn. La sua carriera politica inizia quando suo padre, già capitano dell’esercito Chatchai Choonhavan e leader di un partito di destra, divenne il primo capo di governo eletto dopo 12 anni di dittatura e semi-dittatura. Nonostante le sue idee conservatrici gli affido’ il compito di mettere in piedi un team di consulenti e accademici determinante per il passaggio del regno “da un campo di battaglia a un mercato”. Chatchai ridusse i privilegi dell’élite aristocratica e militare trasferendo per la prima volta parte dei poteri alle province e promosse le relazioni internazionali associando il suo nome a un tasso di crescita dell’economia sopra al 13 per cento.

Accusato di tollerare la corruzione del suo gabinetto il padre di Kraisak fu estromesso nel ’91 da un ennesimo golpe militare e la famiglia torno’ per un periodo in esilio, ma Kraisak rientro’ l’anno successivo a Bangkok per partecipare alle sanguinose rivolte contro il dittatore Suchinda Kraprayoon drammaticamente note come “il maggio nero”, concluse con la forzata pacificazione tra il generale e il capo dei ribelli Chamlong Srimuang, convocati letteralmente “ai piedi” del re, l’ancora oggi venerato Bhumibol Adulyadej, padre dell’attuale monarca thai.

Ambientalista ante literam in un paese che si era sviluppato senza troppe regole nelle aree urbane e costiere, tra il ’96 e il ’99 Kraisak fu consigliere del governatore di Bangkok in materia di inquinamento, oltre a diventare segretario della Bangkok Art and Culture Foundation che costruì il celebre Centro di arte e cultura di Bangkok. Nel 2000 divenne senatore eletto per il Partito democratico nella provincia di Nakhon Ratchasima e ha presieduto la Commissione Affari esteri, oltre ad avere ruoli di primo piano nel comitato interparlamentare dell’ASEAN sulla Birmania, allora governata dai generali, occupandosi di diritti umani e lotta al traffico di droga. E’ stato anche Presidente dell’International River Network che ancora oggi conduce nella regione importanti campagne contro le dighe e l’inquinamento dei fiumi del sud est a cominciare dal Mekong.

Nel 2004 si è battuto per far luce sull’orrenda strage di oltre 80 giovani musulmani nel sud della Thailandia tristemente nota come massacro di Tak Bai, quando durante il governo dell’ex premier Thaksin Shinawatra i corpi dei manifestanti islamici vennero ammassati sui camion e gran parte di loro giunsero asfissiati nelle caserme-prigione. Kraisak si è battuto contro il governo di Shinawatra anche per le sue ambigue campagne antidroga che provocarono la morte ancora oggi misteriosa di oltre 2500 presunti spacciatori e trafficanti senza processo. Nel 2008, due anni dopo l’ennesimo golpe militare che sciolse il parlamento e pose fine al suo mandato, divenne vice capo del Partito democratico, la prima formazione politica thailandese, verso la quale non ha mai mancato di far sentire la sua voce libera.
Negli anni successivi ha continuato a occuparsi di diritti umani in tutta la regione e presiederà anche la Freeland Foundation, un’organizzazione per la lotta al traffico di specie selvatiche (un aspetto divenuto oggi drammaticamente attuale con la pandemia del coronavirus) e il traffico di esseri umani, come nel caso dei migranti birmani e dei Rohingya islamici resi schiavi sulle barche da pesca delle compagnie thai. Per il periodo delle rivolte e degli scontri tra “rossi” pro-Shinawatra e “gialli” pro-realisti vi invito a seguire il link del mio articolo su Limes.

Dopo l’ultimo colpo di stato del 22 maggio 2014 guidato da Prayut Chan Ocha (l’attuale premier che verrà successivamente eletto e nominato grazie al voto dei senatori investiti della carica direttamente dall’esercito e dal re), Kraisak è stato apertamente critico contro le violazioni dei diritti democratici da parte del “Consiglio nazionale per la pace e l’ordine” di Prayut, dichiarandosi apertamente un progressista “di sinistra” e socialista, difendendo dalle repressioni politiche e giudiziarie anche il New Future Party oggi dissolto, invitando i suoi leader e lo stesso governo a occuparsi maggiormente delle questioni ambientali, della conservazione delle foreste, del divieto di utilizzare sostanze chimiche pericolose in agricoltura, la promozione dell’energia pulita e i diritti delle donne. “Poche speranze” ha detto invece di nutrire verso il suo ex Partito Democratico oggi tornato al governo, a causa della nuova generazione di politici “senza qualità”.

Nonostante lo stadio avanzato della sua malattia, Kraisak non ha mancato di far sapere di sentirsi a disagio per l’atmosfera che blocca l’espressione delle opinioni nella società thailandese. “Il governo – ha detto alla Bbc in una delle sue ultime interviste del 2019 – ora gestisce il paese come una compagnia privata. Ma la gente ha ancora meno diritti di un dipendente.”

Category: Editoriali, Guerre, torture, attentati, Osservatorio internazionale

About Raimondo Bultrini: Raimondo Bultrini, giornalista de La Repubblica, ha lavorato all’«Unità» e a «Paese Sera», occupandosi di temi politici, giornalismo investigativo e di denuncia sociale. Successivamente il suo interesse si è spostato alle filosofie orientali, alle politiche asiatiche e al buddhismo, diventando direttore delle riviste «Oriente» e «Merigar Letter». Dopo un anno trascorso in Cina e in Tibet seguendo il professore e maestro Choegyal Namkhai Norbu, ha scritto il libro In Tibet. Ha prodotto documentari per Samarcanda, Mixer, Format e La7 tra i quali La caduta del Muro di Pechino. Dal 2000 è collaboratore dal Sud-est asiatico del gruppo editoriale la Repubblica /L’espresso e ha pubblicato oltre 500 articoli sull’Asia, seguendo gli eventi più importanti per «la Repubblica», «L’espresso», «il Venerdì», «Limes» e «D donna». Dopo l’11 Settembre 2001 è stato inviato in Pakistan e Afghanistan. Nel 2002 ha diretto il film documentario Madre Teresa, una santa indiana. Fra le sue più importanti interviste, ci sono quelle effettuate nei numerosi incontri con il Dalai lama. Vive in Thailandia. Ha pubblicato: I prefetti e la zarina (1995); Il demone e il Dalai Lama: Tra Tibet e Cina. Mistica di un triplice omicidio (Baldini e Castoldi, 2008); Il diario di un viaggio in Tibet con Chögyal Namkhai Norbu (Edizioni Shang-shung)

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