Otto film di Xie Jin al Lumière di Bologna dal 5 al 9 novembre

| 5 Novembre 2014 | Comments (0)

 

 

Su segnalazione di Amina Crisma invitiamo a vedere la  rassegna del regista Cinese Xie Jin  (1923-2008) un maestro del cinema cinese  che la Cineteca di Bologna propone per la prima volta in Occidente. Questa rassegna comprende,  in versioni integrali restaurate nel 2014, otto film diretti da Xie Jin. Otto classici rappresentativi d’un itinerario creativo tra i più straordinari del secondo Novecento. Un incontro con storici e archivisti cinesi ci aggiornerà sullo stato delle ricerche riguardanti l’opera di Xie Jin.

La rassegna è a cura di Lorenzo Codelli ed è promossa dall’ Istituto Confucio di Bologna in collaborazione con Shanghai Film Museum. Un particolare ringraziamento a Jueren Woo (Shanghai Film Museum), Shi Chuan (Shanghai University) Hubert Niogret (“Positif”)

 

 

Yinglin Zhang e Zhiwei Xiao:  Il contributo di Xie Jin al cinema cinese e mondiale

(da Encyclopedia of Chinese Cinema, Routledge, Londra-New York 1998, pp.376-377)

 

È uno dei più popolari e influenti registi cinesi nell’arco di tempo che va dagli anni Cinquanta agli anni Novanta. Studia teatro nel 1941 e prende parte a rappresentazioni teatrali alla metà degli anni Quaranta. Nel 1946 si diploma in regia alla Scuola Nazionale di Teatro di Nanchino e nel 1948 inizia a lavorare alla compagnia cinematografica Datong. Nel 1950 segue corsi di politica e in seguito lavora come assistente alla regia e in qualità di regista presso il Changjiang Film Studio e lo Shanghai Film Studio. Xie si fa notare dalla critica con Nü lan wu hao (Woman Basketball Player No. 5, 1957), il primo film cinese a colori sul mondo dello sport, ottenendo un premio al Festival Mondiale della Gioventù 1957.
Dopo Huang Bao Mei (1958), un docudrama in cui Xie esalta con entusiasmo il ruolo dei lavoratori modello nella costruzione del socialismo, con Hongse nianzi jun (The Red Detachment of Women, 1961) il regista ottiene diversi riconoscimenti al Premio Cento Fiori 1962, tra i quali miglior film, miglior regia e migliore attrice. Wutai jiemei (Stage Sisters, 1965), pur essendo stato portato a termine prima della Rivoluzione culturale, ottiene fama internazionale oltre un decennio più tardi vincendo un premio al London Film Festival 1980 e la Golden Eagle al Manila Film Festival 1981. Xie non patisce particolarmente nel corso della Rivoluzione culturale in quanto gli viene concesso di dirigere Chunmiao(1975) e altri film favoriti da leader dell’ultra-sinistra quali Jiang Qing. A! yaolan (1979) ottiene dal Ministero della Cultura il premio per il miglior film nel 1979. Tianyunshan chuanqi (Legend of Tianyun Mountain, 1980) ottiene il Golden Rooster Award, il Premio Cento Fiori 1980 e l’Hong Kong Film Award 1982.
I suoi film Mumaren (The Herdsman, 1982), Gaoshan xia de huahuan (1984) e Furong zhen (Hibiscus Town, 1986) continuano a suscitare interesse sia in patria che all’estero. In base al numero record di premi ottenuti, il successo di Xie non ha precedenti nella storia del cinema cinese. Negli anni Ottanta i film di Xie vengono studiati a livello accademico in vari Paesi occidentali. La sua capacità di creare film estremamente popolari e acclamati dalla critica gli garantisce un prestigio notevole. Viene invitato come giurato al Manila Film Festival 1983. Nel 1985 una personale dei suoi film fa tappa in cinque metropoli americane. Nel 1987 Xie diventa membro dell’Academy of Motion Picture Arts and Sciences.
Il suo approccio particolare al cinema viene definito da dal critico Zhu Dake nel 1986 “il modello Xie Jin”. Tra gli elementi chiave del modello: l’esaltazione dei valori confuciani, la scelta di temi popolari e l’uso di vicende melodrammatiche convenzionali. Tale approccio diventa dominante nel cinema cinese degli anni Ottanta, al punto che alcuni giovani registi tentano di forzare un cambiamento sfidando il modello Xie Jin. Rifiutano il conservatorismo dei film di Xie, in particolare la sua difesa del sistema politico, ottengono però uno scarso successo in patria. Il modello Xie Jin rimane la formula aurea per conquistare il successo al box office. In questo senso l’influenza di Xie Jin risulta tuttora palpabile sui film realizzati in Cina.
Negli anni Novanta Xie fonda una propria compagnia, la Xie Jin-Hengtong, e produce film quali Lao ren he gou (“Un vecchio e il suo cane”, 1993). [Nel 1994 fonda una propria scuola di recitazione dalla quale usciranno numerose star, NdR]. Nel 1997 dirige un’epopea storica, Yapian Zhanzheng (“La guerra dell’oppio”), sostenuta dai massimi leader del PCC; il film esce nel momento in cui Hong Kong passa alla Cina.

 

Category: Musica, cinema, teatro, Osservatorio Cina, Osservatorio internazionale

About Amina Crisma: Amina Crisma ha studiato all’Università di Venezia conseguendovi le lauree in Filosofia, in Lingua e Letteratura Cinese, e il PhD in Studi sull’Asia Orientale. Insegna Filosofie dell’Asia Orientale all’Università di Bologna; ha insegnato Sinologia e Storia delle religioni della Cina alle Università di Padova e di Urbino. Fa parte dell’Associazione Italiana Studi Cinesi (AISC) e, come socia aggregata, del Coordinamento Teologhe Italiane (CTI). Ha conseguito l’abilitazione scientifica nazionale a professore di seconda fascia per l’insegnamento di Culture dell’Asia. Tra le sue pubblicazioni: Il Cielo, gli uomini (Venezia 2000); Conflitto e armonia nel pensiero cinese (Padova 2004); Neiye, Il Tao dell'armonia interiore (Garzanti, Milano 2015), Confucianesimo e taoismo (EMI, Bologna 2016), Meditazione taoista (RCS Milano 2020). Ha contribuito a varie opere collettanee quali La Cina (Torino 2009), Per una filosofia interculturale (Milano 2008), Réformes (Berlin 2007), In the Image of God (Berlin 2010), Dizionario del sapere storico-religioso del Novecento (Bologna 2010), Confucio re senza corona (Milano 2011), Le graphie della cicogna: la scrittura delle donne come ri-velazione (Padova 2012), Pensare il Sé a Oriente e a Occidente (Milano 2012), La diversità feconda, dialogo etico fra religioni (Bologna 2021). Fra le riviste a cui collabora, oltre a Inchiesta, vi sono Asiatica Venetiana, Cosmopolis, Giornale Critico di Storia delle Idee, Ėtudes interculturelles, Mediterranean Journal of Human Rights, Prometeo, Paradoxa, Parolechiave, Sinosfere. Fra le sue traduzioni e curatele, la Storia del pensiero cinese di A. Cheng (Torino 2000), La via della bellezza di Li Zehou (Torino 2004), Grecia e Cina di G.E.R. Lloyd (Milano 2008). Tra i suoi saggi: Il confucianesimo: essenza della sinità o costruzione interculturale?(Prometeo 119, 2012), Attualità di Mencio (Inchiesta online 2013), Passato e presente nella Cina d’oggi (Inchiesta 181, 2013), Taoismo, confucianesimo e questione di genere nelle ricerche e nei dibattiti contemporanei (2014), La Cina su Inchiesta (Inchiesta 210/2020), Quale ruolo per la Cina nello spazio pubblico? fragore di silenzi e clamore di grandi narrazioni (Sinosfere 14 marzo 2021). I suoi ambiti di ricerca sono: il confucianesimo classico e contemporaneo, le fonti taoiste, le relazioni interculturali Cina/Occidente, il rapporto passato/presente, tradizione/modernità nella Cina d’oggi, i diritti umani e le minoranze in Cina, le culture della diaspora cinese, le questioni di genere nelle tradizioni del pensiero cinese. Ha partecipato a vari convegni internazionali sul dialogo interculturale e interreligioso promossi dalle Chaires UNESCO for Religious Pluralism and Peace di Bologna, di Tunisi, di Lione, dalla Konrad Adenauer Stiftung di Amman, da Religions for Peace, dalla Fondazione Scienze Religiose di Bologna. Coordina l’Osservatorio Cina di Inchiesta e di valorelavoro ( www.valorelavoro.com ). Cv dettagliato con elenco completo delle pubblicazioni: al sito web docente www.unibo.it

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