Il 19 ottobre a Firenze è morto il carissimo amico Alberto L’Abate

| 20 Ottobre 2017 | Comments (0)

Alberto L’Abate (1931-2017) è stato non solo uno dei padri dei movimenti non violenti italiani insieme al suo maestro Aldo Capitini ma è stato anche un sociologo che ha scritto libri  importanti  di metodologia della ricerca sociale applicata ai “peace studies” insieme a  Johan Galtung che lo ha sempre stimato moltissimo. Il suo libro Metodi di analisi delle scienze sociali e ricerca per la pace una introduzione (Multimage e Trascend University Press, Firenze seconda edizione riveduta 2017) viene così presentato da Johan Galtung:

“L’Abate porta il lettore, attraverso i molti dilemmi con i quali si scontra la ricerca sociale, a quattro metodi di analisi, quattro paradigmi di base: la causalità, lo strutturalismo, il funzionalismo e l’analisi processuale. Molti altri hanno fatto questo percorso arrivando però ad una forte propensione a favore di uno di questi contro gli altri. Al livello della riflessione matura di L’Abate questo tipo di polarizzazione, ben nota dagli studi sui conflitti, la violenza  e la pace, non ci porta da nessuna parte. Tutti e quattro i metodi di analisi hanno meriti e demeriti, ma se “possiamo vederli come metodi particolari che si arricchiscono a vicenda, allora possiamo fare notevoli passi avanti”. Come, in un conflitto, una piccola prova rivelerà qualche legittimità nelle posizioni di tutte le parti, c’è qualche validità in tutte, se vengono sistemate in una metodologia creativa, più ampia. E L’Abate ci guida, oltre l’occupazione intellettuale favorita, identificando gli errori e le mancanze, verso nuovi e più ricchi orizzonti  (dalla presentazione di questo libro da parte di Johan Galtung)”.

Alberto ha pubblicato su www.inchiestaonline.it i saggi scritti negli ultimi anni e invitiamo chi ci legge a cliccare sul suo nome.per rileggerli

 Azione non violenta lo ricorda così:

“E’ stato uno dei “padri nobili” della nonviolenza italiana. Amico e collaboratore di Aldo Capitini, si è spento nella stessa data del suo Maestro, il 19 ottobre. Sociologo, docente universitario, esperto di metodologia della ricerca sociale, era appassionato soprattutto di ricerca/azione. La sua caratteristica, portata avanti per tutta la vita, fino all’ultimo giorno, lasciando tanti progetti e impegni già assunti nella sua agenda, era proprio quella di ricercatore e attivista. Studiare e agire. Innumerevoli le lotte di cui è stato protagonista, dagli anni passati in Sicilia, con Danilo Dolci, alla lotta antinucleare a Montalto di Castro (fu anche denunciato e processato per l’occupazione dei binari); dall’ambasciata di pace a Pristina, agli scudi umani a Baghdad; dalla verde vigna di Comiso, contro l’installazione dei missili nucleari, fino al Parco della pace a Vicenza, per contrastare la base militare Dal Molin. Attivissimo nel Movimento Nonviolento e nel MIR (ha partecipato anche alle due ultime assemblee nazionali di Roma e di Palermo) è stato fondatore dei Berretti Bianchi e fino all’ultimo presidente onorario di Ipri- Rete Corpi Civili di pace; promotore di corsi universitari per operatori di pace, gestione e mediazione dei conflitti, ha scritti innumerevoli saggi, libri, articoli sui temi della pace e della nonviolenza. Il rigore scientifico e la generosità nella militanza, erano sempre mescolati con una trasparente dimensione umana, di fratellanza e apertura, che lo facevano ben volere ovunque andasse a mettere in atto i suoi progetti costruttivi: in Kosovo come in Sicilia, in India come Sardegna. A Firenze era il punto di riferimento per le attività della Fucina della nonviolenza. Ci vorrà tempo per ricostruire nei dettagli la sua lunga biografia. Ora è il momento del viaggio della sua anima. Lo accompagniamo con amicizia e amore, insieme alla sua amatissima famiglia.”

Un abbraccio ad Anna Luisa, tua compagna di vita, ad Alessandra, Irene, Giovanni, Michel e alle amate nipotine.

Category: Editoriali, Osservatorio internazionale, Storia della scienza e filosofia

About Vittorio Capecchi: Vittorio Capecchi (1938) è professore emerito dell’Università di Bologna. Laureatosi in Economia nel 1961 all’Università Bocconi di Milano con una tesi sperimentale dedicata a “I processi stocastici markoviani per studiare la mobilità sociale”, fu segnalato e ammesso al seminario coordinato da Lazarsfeld (sociologo ebreo viennese, direttore del Bureau of Applied Social Research all'interno del Dipartimento di Sociologia della Columbia University di New York) tenuto a Gosing dal 3 al 27 luglio 1962. Nel 1975 è diventato professore ordinario di Sociologia nella Facoltà di Scienze della Formazione dell'Università di Bologna. Negli ultimi anni ha diretto il Master “Tecnologie per la qualità della vita” dell’Università di Bologna, facendo ricerche comparate in Cina e Vietnam. Gli anni '60 a New York hanno significato per Capecchi non solo i rapporti con Lazarsfeld e la sociologia matematica, ma anche i rapporti con la radical sociology e la Montly Review, che si concretizzarono, nel 1970, in una presa di posizione radicale sulla metodologia sociologica [si veda a questo proposito Il ruolo del sociologo (a cura di P. Rossi), Il Mulino, 1972], e con la decisione di diventare direttore responsabile dell'Ufficio studi della Federazione Lavoratori Metalmeccanici (FLM), carica che manterrà fino allo scioglimento della FLM. La sua lunga e poliedrica storia intellettuale è comunque segnata da due costanti e fondamentali interessi, quello per le discipline economiche e sociali e quello per la matematica, passioni queste che si sono tradotte nella fondazione e direzione di due riviste tuttora attive: «Quality and Quantity» (rivista di modelli matematici fondata nel 1966) e «Inchiesta» (fondata nel 1971, alla quale si è aggiunta più di recente la sua versione online). Tra i suoi ultimi libri: La responsabilità sociale dell'impresa (Carocci, 2005), Valori e competizione (curato insieme a D. Bellotti, Il Mulino, 2007), Applications of Mathematics in Models, Artificial Neural Networks and Arts (con M. Buscema, P.Contucci, B. D'Amore, Springer, 2010).

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