Giuseppe Richeri: Cina. Problemi emergenti e misure per orientare l’opinione pubblica e contrastare il dissenso.

| 27 Novembre 2019 | Comments (0)

 

 

 

Giuseppe Richeri, Università della Svizzera Italiana, gennaio 2019

 

Introduzione

Le vicende della Cina post-maoista sono state caratterizzate da fasi alterne di apertura e chiusura nei confronti del mondo occidentale e parallelamente di apertura e chiusura politica e culturale al suo interno. In questa sede non è il caso di entrare nel merito delle cause che hanno determinato i vari cambiamenti, anche perché si tratta di vicende ampiamente analizzate da altri e quindi probabilmente già note, almeno nei loro tratti essenziali. Basterà solo ricordare i principali punti di svolta nel percorso che ha portato alla fase attuale, rappresentata dalla presidenza di Xi Jinping.

Alla fine degli anni ’70 le riforme di Deng Xiaping hanno innescato un processo di sviluppo economico accelerato e hanno creato le condizioni per una sensibile apertura della società cinese. La fine degli anni ’80, dopo la “rivolta di Tienanmen” (giugno 1989), ha invece visto l’inizio di una fase di chiusura, che si è fatta sentire per un periodo del decennio successivo, in particolare sul piano del controllo politico e culturale. All’inizio degli anni 2000, con l’ingresso della Cina nell’Organizzazione Mondiale del Commercio (Omc), è cominciato un nuovo periodo di apertura, molto più profonda della precedente; il paese ha dovuto imparare a confrontarsi direttamente con i principali protagonisti dell’economia mondiale, i loro prodotti, la loro cultura e gli stili di vita.

Questa fase ha avuto un avvio lento, dati i grandi cambiamenti imposti alla Cina dagli accordi della Omc, tanto che in varie occasioni il paese è stato denunciato per non aver rispettato gli impegni presi. Un caso emblematico che può servire come esempio è il contenzioso per la mancata apertura del mercato cinese (concordata nel 2001) ai prodotti dell’industria musicale e cinematografica esteri; una questione che si è solo parzialmente conclusa nel 2011 (Richeri, 2013).

In questo articolo intendiamo mettere in evidenza alcuni aspetti significativi dell’azione che l’attuale leadership cinese guidata da Xi Jinping – Segretario generale del Partito Comunista Cinese dal novembre 2012 e Presidente della Repubblica Popolare da marzo 2013 – ha sviluppato per rafforzare il Governo e il ruolo del Partito Comunista alla guida del Paese di fronte alla rapida trasformazione economica e culturale della società cinese. Questa azione, secondo molti osservatori occidentali, costituisce l’avvio di una nuova fase di chiusura rispetto all’estero e di un maggior controllo culturale e politico all’interno del paese.

 

Difficoltà in crescita su vari fronti

Negli anni recenti la leadership cinese ha dovuto affrontare difficoltà di varia natura sia sul fronte interno che su quello internazionale. Alcune di queste vengono analizzate con una certa attenzione dai media occidentali: in particolare le vicende relative all’economia e alle relazioni internazionali.

Nel primo caso si tratta del rallentamento delle esportazioni e dei tassi di crescita del Pil, mentre aumenta la disoccupazione e il debito pubblico ha raggiunto un livello critico, soprattutto quello delle amministrazioni locali. Questi sono alcuni dei principali problemi in agenda sul fronte interno, e su questo terreno si gioca la tenuta dell’assetto politico istituzionale del paese. La crescita del benessere e la sua diffusione in tutta la Cina, anche se molto diseguale, costituiscono infatti il fulcro della fiducia nella leadership del Partito Comunista che una parte molto larga dei cinesi ha finora mantenuto.

Per quanto riguarda l’ambito delle relazioni internazionali, alle crescenti tensioni nel Mar Cinese Meridionale e alla spina nel fianco rappresentata dall’appoggio dei paesi occidentali, soprattutto degli Stati Uniti, al governo dell’isola cinese di Taiwang, si è aggiunta negli ultimi anni la guerra commerciale con l’amministrazione Trump, a cui si sono accodati altri paesi. Inoltre, l’estesa campagna lanciata nel 2017 sui media occidentali in difesa dei diritti umani degli Urguri, la popolazione di religione mussulmana che vive nello Xinjiang, (Castet, 2019) ostacola il grande sforzo del Governo cinese per accrescere il suo soft power su scala internazionale. Inoltre stanno affiorando le prime difficoltà e revisioni degli accordi da parte di alcuni paesi che avevano aderito al progetto “Nuova Via della Seta” (Hard-Landsberg, 2018). L’iniziativa strategica di lungo respiro che dovrebbe coinvolgere oltre 60 paesi in Asia, Africa ed Europa nella realizzazione di grandi infrastrutture destinate a potenziare i flussi commerciali tra la Cina e gli altri partners. Queste prime difficoltà hanno fatto da sponda anche a dubbi e critiche tra le fila dello stesso Partito Comunista cinese (Devonshire-Ellis, 2018).

Sul fronte interno, inoltre, hanno preso consistenza altri problemi. Si tratta in particolare della formazione di un’opinione pubblica autonoma dal potere istituzionale, sempre più frammentata, disomogenea e in alcuni casi critica verso le scelte del regime politico (Negro, 2018). La presenza di gruppi “dissidenti” e di vere e proprie lotte nella Repubblica popolare cinese non è una novità; basta ricordare che anche all’interno del Partito Comunista ci sono stati da sempre conflitti tra linee politiche che riflettevano non solo lotte di potere tra leader, ma anche prospettive e interessi diversi presenti nella società. L’esempio più noto è quello del gruppo che diresse la “rivoluzione culturale” con l’accordo o la sollecitazione di Mao e che dopo la sua morte fu denominato “banda dei quattro”, e venne accusato, processato e condannato. Negli anni successivi i casi noti in Occidente sono stati soprattutto quelli che portarono ai fatti della Piazza Tienanmen e, recentemente, al processo e condanna a vita nel 2012 di Bo Xilai, leader della corrente “neo-maoista”, governatore di Chongqing, una delle quattro municipalità autonome con 33 milioni di abitanti. Si tratta di eventi che hanno rappresentato la punta dell’iceberg di un disagio più profondo che agitava una parte non marginale del paese (Lam, 2012).

La formazione di un’opinione pubblica vivace, composita, che ha dimostrato in varie occasioni di essere capace a prendere le distanze dalle scelte e dai comportamenti della leadership politica e istituzionale è ormai percepita come un problema da arginare. Da una parte s’intende promuovere una battaglia ideologica capace di orientare anche le giovani generazioni e di contrastare i valori della democrazia occidentale, ma dall’altra si mettono a punto nuovi strumenti per controllare e censurare i media, in particolare ciò che avviene sul web.

La situazione è maturata sulla spinta di vari fattori, prima di tutto lo sviluppo economico accelerato, che ha cambiato sostanzialmente la società cinese favorendo lo sviluppo di classi sociali che si differenziano per livello di reddito, per accesso ai servizi pubblici, per opportunità e prospettive.

Al costante miglioramento dei consumi materiali si sono aggiunti alcuni fenomeni sul piano culturale che hanno contribuito a cambiare la visione del mondo di molti cinesi, i loro interessi, desideri e prospettive. Tra questi, l’educazione scolastica di base e superiore sempre più capillare, il gran numero di giovani che hanno studiato in università americane ed europee, il turismo che ha portato decine di milioni di cinesi in giro per il mondo e non ultimo il flusso di prodotti culturali occidentali (musica, televisione, cinema, format della stampa periodica, moda) che hanno promosso in Cina valori, modelli di società e stili di vita diversi da quelli proposti dal “socialismo con caratteristiche cinese”. Un caso esemplare è quello della diffusione e del successo di pubblico e di incassi che i film di Hollywood ottengono da oltre dieci anni in Cina (Richeri, 2016) .

 

La frammentazione dell’opinione pubblica

Abbiamo visto che la formazione e il peso crescente dell’opinione pubblica in Cina dipendono dai cambiamenti economici, culturali e sociali che il Paese ha vissuto negli ultimi decenni. Va però anche sottolineato il ruolo della diffusione di Internet, a cui oggi accedono regolarmente oltre 850 milioni di cinesi; Internet ha fatto conoscere, dato visibilità e messo a confronto le idee diverse maturate in vari ambiti della società, idee spesso non omogenee e talvolta nettamente critiche rispetto ai punti di vista e alle iniziative ufficiali. Fin dagli anni ‘90 del secolo scorso lo Stato cinese ha favorito lo sviluppo di Internet, considerato un vettore decisivo per l’ammodernamento e la crescita dell’economia del paese; ha però sottovalutato il ruolo che avrebbe potuto svolgere anche sul fronte della circolazione delle informazioni, delle idee e dei legami sociali tra persone che hanno maturato opinioni da condividere (Richeri, 2018)

Nonostante la messa a punto di vari strumenti per orientare e, dove necessario, censurare le idee che circolano via Internet oggi in rete il dibattito è molto acceso e i partecipanti alla discussione manifestano, come si è detto, anche idee poco ortodosse, a volte critiche o addirittura ostili al Governo e al Partito. Molti dei partecipanti al dibattito fanno parte della classe media urbana, quella che ha potuto sfruttare meglio i vantaggi della crescita economica, il cui appoggio è molto importante per garantire al Governo la stabilità politica.

Ciò che accade nel web mostra una società sempre più differenziata, desiderosa di partecipare e discutere, una parte è anche capace di chiamare in causa il potere centrale e locale quando non è d’accordo sul suo operato. Appaiono gruppi con visioni ideologiche diverse, che si confrontano con idee anche contrastanti sull’ordine politico ed economico. Quelli che manifestano opinioni positive sulla singolarità e l’identità cinese godono ovviamente del favore esplicito del Partito Comunista; all’opposto, i gruppi che promuovono valori liberali come la democrazie e i diritti umani sono criticati dal governo come troppo “filo-occidentali” e alcuni dei loro rappresentanti sono processati o devono espatriare.

Un’indicazione della varietà dei gruppi d’opinione che si sono formati in Cina negli ultimi anni e che si riconoscono sul web è offerta dalla ricerca svolta nel 2016 dal Mercator Institute for Chinese Studies con l’aiuto di analisti cinesi. La ricerca si basa sull’analisi di un vasto campione di comunicazioni scambiate sul web nel corso dell’anno (Shi-Kupfer e altri, 2017). I risultati hanno permesso di distinguere undici tipologie di opinioni, da quelle più integrate al sistema di potere a quelle più critiche od opposte ad esso. L’interesse della classificazione proposta dalla ricerca sta nel fatto che queste tipologie sono presenti nel web con una consistenza evidente, anche se diversa da caso a caso. Si tratta quindi di un indicatore della pluralità di idee che si manifesta sul web, e con le quali il Partito comunista, come vedremo, cerca di fare i conti per contenere o censurare ciò che è considerato destabilizzante per la sua leadership. A titolo d’esempio riportiamo alcune delle categorie più significative accompagnate, dall’etichetta attribuita loro nella ricerca.

– I Guerrieri del Partito sono coloro che si identificano completamente con l’ideologia del Partito Comunista e con lo Stato, e difendono la politica del Governo in tutte le sue manifestazioni; per loro “amore per la Cina” si identifica con “amore per il Partito”;

– gli Avvocati della Cina sostengono l’azione del Partito, per rafforzare un’ ideologia cinese e una linea politica coerente; ne condividono anche la critica ai principi politici ed economici del liberalismo occidentale, considerati come la causa della crisi finanziaria globale del 2008 e dello sviluppo del populismo negli Stati Uniti e in Europa. Questo gruppo ha una visione che potremmo definire “utilitaristica” del Partito, che considerano come un garante della stabilità. Secondo questa visione, l’attuale regime autoritario ha, rispetto alle democrazie occidentali, maggiori strumenti per svolgere un’azione politica razionale e per gestire le situazioni di crisi;

– gli Industrialisti vogliono che la Cina si affermi come uno dei protagonisti del mercato mondiale; pensano che il paese debba essere attrezzato per sostenere la competizione economica e che l’avanzamento tecnologico sia il mezzo più importante per raggiungere una posizione leader sul piano internazionale;

– I Tradizionalisti sono affezionati al passato impero cinese e rifiutano il concetto occidentale di modernità, sottolineando che la Cina deve trarre la sua forza dalla sua lunga storia e dalla sua unicità culturale. La critica della cultura occidentale riguarda aspetti come il suo individualismo, la perdita dei valori rappresentati dalla famiglia e dal rispetto per gli anziani, e un generale declino della moralità. Questo gruppo considera il Confucianesimo uno strumento importante per rafforzare un’identità condivisa e difendere i principi sociali e politici cinesi;

– gli Amanti di Mao vorrebbero cancellare l’introduzione del capitalismo in Cina e tornare indietro, al dominio dello Stato sull’economia. La politica dell’apertura e le riforme sviluppate a partire dagli anni ’80 sono viste come causa della disoccupazione e della grande diseguaglianza nella distribuzione della ricchezza e del benessere;

– gli Amanti del mercato sono i più vicini ai valori del neoliberalismo occidentale, e vorrebbero continuare sulla linea della liberalizzazione del mercato iniziata negli anni ’80. Pensano che le attuali difficoltà dell’economia cinese dipendano dall’eccessiva presenza dello Stato e del ruolo delle imprese pubbliche nell’economia; sono quindi favorevoli alla gestione privata dell’economia e dei servizi pubblici;

– i Democratici sono favorevoli alla promozione in Cina dei valori democratici occidentali come l’universalismo, il pluralismo politico, le liberta personali. I Democratici costituiscono il gruppo di dissenso più consistente, criticano direttamente la legittimità dell’attuale leadership e le loro idee rappresentano la principale minaccia allo Stato-Partito cinese.

I valori del pluralismo politico, delle libertà individuali, della democrazia sono ben visti anche da altri gruppi, come gli Avvocati dell’uguaglianza, gli Umanisti e gli Amanti degli Usa. I gruppi che condividono questi valori sono anch’essi un pericolo per il potere attuale.

Già nel 2013, comunque, il Comunicato sullo stato attuale della sfera ideologica, un “famoso” documento dell’ Ufficio generale del Comitato Centrale, aveva indicato con precisione le principali opinioni in circolazione sul web che i militanti del Partito dovevano contrastare con la massima energia (ChinaFile, 2013).

Le idee promosse sul web che dovevano essere denunciate come false erano per esempio:

– La democrazia costituzionale occidentale: “un tentativo di indebolire l’attuale leadership”

– I valori universali dei diritti umani: “un tentativo di indebolire le basi teoriche della leadership del Partito”

– La società civile: “uno strumento politico delle forze anti-cinesi occidentali”.

– Il neoliberalismo: “uno sforzo guidato dagli Usa per cambiare il sistema economico cinese”.

– L’idea occidentale di giornalismo: “un attacco alla visione marxista delle informazioni”.

 

Riprendere l’iniziativa ideologica

Come abbiamo visto, ciò che succede sulla rete è ormai da tempo monitorato con grande attenzione dal Partito Comunista Cinese; analizzare gli atteggiamenti dell’opinione pubblica serve per assecondarli fin dove è possibile, e contemporaneamente attrezzarsi per contrastarli nel momento in cui rappresentino una minaccia per la stabilità del paese e per la leadership del Partito. In particolare, la preoccupazione riguardo alle idee filo-occidentali che le nuove generazioni stanno in parte condividendo ha fatto maturare negli ultimi tempi una nuova battaglia ideologica. Il crescente dissenso tra i giovani utenti di Internet preoccupa, e si ritiene che i media online abbiano una influenza indesiderata. Dopo quarant’anni di continuo e rapido sviluppo, le giovani generazioni ritengono che per loro ci siano meno opportunità di migliorare le proprie condizioni di vita, mentre devono affrontare crescenti difficoltà nel lavoro e nella vita. Il senso di alienazione che serpeggia tra i giovani nati negli anni ’80 e ’90 del secolo scorso deriva da vari fattori; tra i principali, la crescita esponenziale del prezzo delle abitazioni, la mancanza di mobilità sociale, la difficoltà nella Cina di oggi di trovare un partner.

Per affrontare questa situazione negativa il Partito innanzitutto ha cercato di adattare la propria propaganda per raggiungere le fasce più giovani della popolazione. Il primo passo è stato quello di organizzare un gruppo di giovani specialisti di nuovi media, in grado di superare il vecchio gergo della propaganda ufficiale e usare il “linguaggio del web” per raccontare storie capaci di avere risonanza tra gli utenti della rete più giovani e attivare tra loro “energie positive” (Jing, 2019)

Lo stesso presidente Xi, in una riunione svolta all’inizio del 2019, ha allertato i quadri del partito affinché guardino con maggior attenzione al rischio del dissenso politico e lo considerino una delle priorità, perché potrebbe portare ad una situazione critica .

Il pubblico dissenso è diventato particolarmente pericoloso nel momento in cui l’economia rallenta e segnali preoccupanti arrivano da più parti, come le proteste dei veterani dell’esercito (Bukley, 2018) o come la mobilitazione degli insegnanti e giovani studenti universitari marxisti a sostegno dei lavoratori (Sonam, 2018).

Le iniziative per far fronte a questi problemi seguono vari percorsi. Alcuni sono più tradizionali: insistere sulla presenza di un nemico esterno, sul pericolo di accerchiamento ostile da parte di potenze straniere, sulla minaccia di conflitto militare incombente. Oppure lavorare per il rafforzamento dell’identità collettiva e dei valori condivisi intorno alla storia e alla tradizione culturale della Cina, al ruolo del Partito, ai primati che il Paese ha conquistato su scala mondiale. Altri percorsi riguardano il lancio di una nuova, capillare battaglia ideologica per riconquistare l’adesione dei giovani ai valori del “socialismo con caratteristiche cinesi” (Han, 2019); e poi ci sono iniziative assai più complesse, che intendono creare strumenti di osservazione e controllo capillare dei comportamenti individuali. Si tratta in ogni caso di azioni che evidenziano il rilievo delle difficoltà che la presidenza di Xi deve affrontare e che vanno osservate con attenzione.

Il primo è più recente segnale riguarda il richiamo a rafforzare la presa ideologica sui giovani fatto da Xi Jinping in occasione di un seminario che all’inizio del 2019 ha radunato a Pechino insegnanti e professori provenienti da tutta la Cina (Xueying, 2019). Nelle scuole e nelle università gli insegnanti e i professori sono stati sollecitati a intervenire in modo sistematico per contrastare quelle che il Partito Comunista denuncia come “idee sbagliate”. Inoltre il Presidente ha affermato che è necessario rafforzare i corsi di teoria ideologica e politica a tutti i livelli, dalle scuole primarie alle università. E’ necessario soprattutto focalizzare l’attenzione sulle posizioni corrette della politica in modo tale che le persone che hanno fiducia nel Partito possano predicare ciò in cui credono.

Secondo l’indicazione di Xi, la Cina, a partire dai più giovani, deve formare generazioni di studenti che sostengono il governo del Partito Comunista e il sistema socialista cinese. Queste persone devono essere capaci di analizzare i problemi con la prospettiva politica corretta ed avere chiaro in testa la distinzione tra ciò che è giusto e ciò che è sbagliato.

Chi ha l’incarico di educare i giovani deve prendere l’iniziativa di promuovere tra di loro il patriottismo e il rifiuto delle idee e delle ideologie sbagliate. Gli insegnanti hanno il ruolo chiave di rafforzare l’educazione ideologica e politica; è loro responsabilità divulgare l’ideologia approvata dal Partito. Gli studenti devono essere formati a nutrire sentimenti patriottici e ad aver fiducia nel socialismo con caratteristiche cinesi, così da partecipare in modo spontaneo alla costruzione di una grande e moderna nazione socialista e alla lotta per ringiovanire la nazione cinese. Gli insegnanti devono anche essere d’esempio agli studenti sia nei loro comportamenti pubblici e privati, che nell’uso del web. Queste indicazioni, che devono diventare regole di comportamento in tutte le scuole di ogni ordine e grado, sono state accompagnate da una serie di iniziative per ridurre la presenza dei “valori occidentali” nelle scuole e nelle università; e la prima misura adottata è stata quella di eliminare i libri di testo che promuovono “idee occidentali” come democrazia, elezioni, diritti umani universali.

 

Il Sistema di Credito Sociale

L’iniziativa che rappresenta meglio gli strumenti messi a punto dallo Stato cinese per rafforzare la fiducia e la coesione sociale e ridurre i rischi di destabilizzazione della leadership del Partito Comunista e del sistema di potere tuttora solido si chiama Sistema di credito sociale. Questo provvedimento intende attribuire ad ogni cittadino un punteggio personale elaborato da un algoritmo messo a punto per interpretare una serie di dati che lo riguardano. L’obiettivo, in sintesi, è di individuare la “buona condotta”, la “affidabilità”, la “onesta” di ciascun cittadino per incentivare i comportamenti positivi e penalizzare chi si comporta male rispetto alla società e alla Stato. Il progetto, avviato in modo sperimentale nel 2010, è stato adottato ufficialmente dal Governo nel 2014 e dovrà portare nel 2020 alla definizione di un punteggio per ogni cittadino cinese (State Council of China, 2014). Un aspetto importante del “Sistema” è l’utilizzo e la diffusione previsti delle informazioni raccolte. Infatti l’iniziativa dovrebbe permettere a tutti di conoscere il grado di affidabilità di una persona e di un’impresa; la classificazione in previsione verrà utilizzata per dare la possibilità a una persona di ottenere un mutuo, di venire assunto per un determinato lavoro, di viaggiare liberamente all’estero, di ottenere o essere escluso da servizi pubblici, di accedere a luoghi, manifestazioni, eventi. Chi raggiungerà un punteggio superiore ad un certo livello otterrà vantaggi, mentre chi resterà al di sotto verrà penalizzato. In questo modo, secondo le dichiarazioni ufficiali il Sistema permetterà di costruire un contesto giudiziario credibile, formerà un’opinione pubblica per cui essere considerati affidabili diventerà un fattore di prestigio, e rafforzerà la sincerità negli affari di Governo, nel commercio e nella società in generale. Un ulteriore risultato atteso è la riduzione della corruzione, delle frodi alimentari e dei comportamenti clientelari delle autorità locali.

Le informazioni su come procede la realizzazione del Sistema di Credito Sociale sono poche e il documento ufficiale di riferimento, già citato, risale al 2014 (Sate Council of China, 2014). La fase sperimentale non è ancora terminata e i risultati dovranno essere valutati prima di passare nel 2020 alla fase operativa, secondo le previsione. In azione ci sono sia alcune amministrazioni locali sia alcune imprese private. Le iniziative prese dalle amministrazioni locali rilevano soprattutto i comportamenti “pubblici” dei cittadini come il rispetto delle regole di convivenza civile o i comportamenti sociali virtuosi: dai limiti di velocità in automobile al deposito dei rifiuti domestici, dalla frequentazione scolastica dei figli alle attività di volontariato all’assistenza degli anziani in famiglia, ecc.

Nel 2017 sull’edizione britannica di Wired è uscito un articolo che forniva alcuni chiarimenti sulle iniziative gestite da società private (Reynolds, 2017). Ecco una sintesi degli aspetti più interessanti. Il governo ha dato la licenza a otto società private di raccogliere dati su individui e imprese da elaborare con propri algoritmi per definire il punteggio del credito sociale dei soggetti che accettano di partecipare all’iniziativa. Tra queste Wired cita due grandi imprese che sono alla testa dei progetti più noti. La prima è China Rapid Finance, partner del colosso Tencent, uno dei maggiori fornitori di servizi online in Cina e proprietario di WeChat, il corrispondente cinese di Facebook, con più di 850 milioni di utenti attivi. L’altro, Sesame Credit, è gestito da Ant Financial Services Group, una filiale di Alibaba, società leader del commercio elettronico. Ant fornisce servizi finanziari e prestiti per le piccole e medie aziende, tra questi c’è AliPay servizio di pagamento online che la gente usa non solo per gli acquisti online, ma anche per pagare alberghi, ristoranti, taxi, biglietti per il cinema e qualsiasi altro tipo di transazione quotidiana.

Sesame ha accordi anche con altre piattaforme che raccolgono dati online in modo che nell’insieme è in grado di gestire un’enorme quantità di dati sui comportamenti dei cittadini e di classificarli.

Ma come sono classificati i cittadini? Sesame attribuisce a ognuna delle persone coinvolte nell’iniziativa una posizione in classifica che può variare tra 350 e 950 punti. Non si conosce il complesso algoritmo utilizzato per definire il punteggio, ma sono stati indicati i cinque fattori che sono presi in considerazione.

Il primo riguarda i comportamenti economici dei soggetti coinvolti come ad esempio il pagamento regolare della bolletta della luce, del telefono e altro. Il secondo riguarda il rispetto degli impegni di tipo contrattuale. Il terzo fattore si riferisce alle caratteristiche personali come l’abitazione, la famiglia, l’istruzione e altro. Il quarto riguarda i comportamenti sociali e le preferenze commerciali (acquisti). Il quinto fattore, quello più delicato, è il comportamento nelle relazioni interpersonali e il loro contenuti. Per esempio commentare positivamente con amici online un’iniziativa del Governo locale o nazionale, manifestare un atteggiamento positivo rispetto alla nazione, alla sua cultura, alla sua storia, oppure esprimere adesione ai valori promossi dal Partito Comunista porta il punteggio in alto. Alibaba afferma che questi dati sono utilizzati per alzare il punteggio, mentre quelli negative non sono utilizzati per abbassarlo, ma su questa affermazione l’articolo citato solleva dei dubbi. E’ comunque chiaro come il sistema

potrebbe funzionare a regime dopo il 2020, quando il progetto del Governo di classificazione dei cittadini dovrebbe entrare a regime. Dalle fonti attualmente disponibili mancano però le informazioni per capire come e quando le varie iniziative pubbliche e private saranno interconnesse, saranno rese interoperabili e il set di dati, gli algoritmi per trattarli e le classifiche che ne deriveranno saranno resi omogenee per arrivare a un Sistema di Credito Sociale nazionale.

La possibilità che questo “Sistema” sia stato pensato non solo come uno strumento per promuovere le “energie positive” e migliorare la società ma anche come un potente mezzo di controllo, o che lo possa diventare, è un tema attualmente in discussione, e avrà una risonanza crescente sul web man mano che la sua realizzazione avanzerà e che tutti potranno verificarne l’uso – ed eventualmente l’abuso – da parte della leadership al potere. In conclusione possiamo però sottolineare la diversa percezione che il progetto ha finora suscitato in Cina e in Occidente.

Nel primo caso indagini d’opinione sia cinesi che occidentali mettono in evidenza l’elevato grado di accettazione del progetto da parte dei cittadini cinesi (Kostka, 2019, Minter, 2019) : prevale l’opinione che il Sistema di Credito Sociale possa essere uno strumento positivo per migliorare il comportamento degli individui, la loro affidabilità e, in generale, la coesione sociale e la fiducia dei cinesi nel loro Paese, le sue istituzioni e la sua leadership. Al contrario l’opinione largamente

prevalente sui media occidentali (The Economist, 2016: Kuhnreich, 2018) è che il Sistema di Credito Sociale possa essere un potente strumento di controllo degli individui per ridurre, censurare e reprimere le opinioni e i comportamenti critici e in qualche modo ostili allo Stato, al Partito Comunista e all’attuale governo del paese.

 

Riferimenti bibliografici

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Category: Nuovi media, Osservatorio Cina, Osservatorio internazionale

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