Aulo Crisma: La scelta della povertà

| 28 Aprile 2018 | Comments (0)

Edito dall’ Associazione Rete Guinea Bissau Onlus nel febbraio scorso, “La scelta della povertà” è il “Diario di un Missionario laico in Guinea Bissau”, Vittorio Romano Bicego, morto vent’anni fa. Aveva un posto sicuro e ben retribuito al Lanificio Marzotto di Valdagno. Nel dicembre del 1978 , durante le ferie, si reca per una visita a Cumura, in Guinea Bissau, alla missione dei Minori Francescani di Chiampo, dove c’è un frate suo parente. Prima di partire dice al vescovo mons. Ferrazzetta che gli piacerebbe lavorare nella Missione. Ritornato in Italia fa domanda di aspettativa per tre anni, sicuro di non ottenerla. Invece la ottiene e, quasi con rammarico, va incontro ad un destino che gli cambia completamente la vita, che gli riserva abbondanza di rinunce, sacrifici, sofferenze e lavori. Sì, tanti lavori: manovale, muratore, ingegnere, autista, meccanico, agronomo, agricoltore, infermiere, ostetrico, cacciatore, pescatore, cuoco, barbiere, insegnante… Un factotum, prezioso collaboratore del vescovo Settimio Ferrazzetta, un montanaro di Selva di Progno, nel Veronese, di non eccelsa costituzione fisica ma di forte carattere.

La narrazione va dalla partenza dall’Italia nel novembre 1979 al dicembre 1980. Un susseguirsi di giornate tutte diverse una dall’altra. Spostamenti in varie zone, anche molto distanti, a preparare il materiale per costruire nuove missioni, a reperire il cemento, a scavare pozzi. E dopo una massacrante fatica sotto il sole con temperature di 60 gradi c’è da curare i malati, specialmente bambini, che sempre più numerosi si rivolgono a Vittorio. Il gigante buono, oltre all’italiano parla francese, inglese, portoghese, che è la lingua ufficiale, criolo, che è la lingua parlata dal 44% della popolazione, nonché balanta e fula, lingue di altri gruppi etnici.

E’ sempre pronto ad aiutare gli altri, anche se lui stesso talvolta avrebbe bisogno di aiuto quando gli sembra di non essere in grado di reggere la fatica o di sopportare i malanni fisici spesso dovuti al clima o semplicemente alla puntura di fastidiosi insetti. Un giorno, ma questo non è scritto nel suo diario, ha strappato un bambino dalle spire di un serpente. Trascorsi i tre anni di aspettativa ne ottiene altri tre dal Conte Marzotto. Dai brevi cenni biografici riportati dal libro vediamo Vittorio che l’11 marzo 1985 arriva nel Sud del Paese, in una zona ricoperta dalla foresta tropicale e scarsamente popolata, per dare inizio ad un’opera di ampio respiro: creare un’azienda agricola modello per la produzione di cajù, anacardi.

La chiamerà “Sao Francisco da Floresta”. Molti ragazzi sono mandati in Italia a studiare, a imparare mestieri. I raccoglitori diventano coltivatori, preparano i vivai, potano le piante, trattano i frutti. Una volta venivano ceduti a mercanti indiani in cambio di un po’ di riso. Vittorio dimostra agli indigeni che la terra produce se la si coltiva. La sua iniziativa è supportata generosamente dai gruppi di volontari di Alpo, Caldiero, Selva di Progno, Valdagno e Vallalta, Cividale del Friuli, Caneva di Sacile, Sossano, Vittorio Veneto che, oltre alla raccolta di fondi e materiali da inviare in Guinea Bissau, vi si recano a lavorare come operai specializzati nel periodo delle loro ferie. Vittorio Bicego muore il 23 gennaio 1998 nell’ospedale di Negrar (Verona), stroncato da herpes malarico tropicale all’età di 55 anni, dopo diciotto anni dedicati ai più bisognosi senza risparmiarsi. Ha dato tutto sé stesso per migliorare le condizioni di vita dei guineani, perché camminassero con le loro gambe sulla strada della emancipazione dalla miseria. Ha lasciato viva e vegeta la sua creatura, l’Azienda Agricola, ormai prossima all’autosufficienza economica, che si distende su 2.000 ettari con 200 ettari coltivati a cajù di ottima qualità, anche perché vengono raccolti nel periodo asciutto e non in quello delle piogge come in altre zone del mondo. Altri dati possiamo desumere dalla pubblicazione. 20 sono i lavoratori fissi in agricoltura, circa 150 gli stagionali (da febbraio a maggio) per la raccolta della castagna. Da 35 a 70 sono gli impiegati in fabbrica per la trasformazione del prodotto da luglio a gennaio. Beneficiari diretti del progetto sono i lavoratori dell’Azienda che coprono circa 200 famiglie.

Tutte le famiglie residenti nell’area beneficiano inoltre dei servizi generali che l’azienda ha ottenuto dalle autorità pubbliche. Fonte principale di rendita è la commercializzazione dell’anacardo che la “Cooperativa Tabanka” di Verona importa in Italia e ne cura la vendita. Sull’esempio della coltivazione dell’anacardo è in via di sviluppo quella dei frutti di baobab, estremamente interessanti per la ricchezza dei loro contenuti, non solo nutritivi. L’opera di Vittorio Bicego continua.

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About Aulo Crisma: Aulo Crisma è nato a Parenzo nel 1927. Nel 1945 ha conseguito il diploma magistrale.Nel 1946 ha lasciato l'Istria come esule. Ha fatto il maestro elementare prima a Giazza, dove si è sposato con la collega Maria Dal Bosco, e poi a Selva di Progno. E' stato un attivo animatore culturale dirigendo il locale Centro di lettura, divenuto poi Centro sociale di educazione permanente. E' stato per molti anni corrispondente del quotidiano L'Arena di Verona. Ha condotto numerosi lavori di ricerca e documentazione sulla storia dei Cimbri, una popolazione di origine tedesca che si era insediata sui Monti Lessini verso la fine del XIII secolo, che ancora manteneva vivo nell'enclave di Giazza ,l'antico idioma alto tedesco.Ha fatto parte del Direttivo provinciale del Sinascel, sindacato nazionale della scuola elementare. Ha pubblicato "Guardie e contrabbandieri sui Monti Lessini" (con Remo Pozzerle), Ed. Taucias Gareida, Giazza-Verona, 1990; "Lessinia, una montagna espropriata" (con Remo Pozzerle), HIT Edizioni, San Martino Buonalbergo, 1999; "Bar lirnan tauc': Noi impariamo il cimbro, Ed. Curatorium Cimbricum Veronense,, Verona, 2001; "Parenzo, gente, luoghi, memoria" Ed. Itinerari educativi, Comune di Venezia, 2012. Attualmente vive con la moglie a Tencarola, in provincia di Padova, e collabora alla rivista Inchiesta.

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