Amina Crisma: Un segno dei tempi. Zuckerberg a Pechino parla cinese

| 5 Novembre 2014 | Comments (0)

 

 

La clamorosa performance a Pechino di Mark Zuckerberg, che il 22 ottobre all’Università Tsinghua  ha sostenuto in cinese un dibattito di circa mezz’ora, è alla ribalta sulla rete e sui media internazionali, e il video dell’evento si è rapidamente conquistato una audience planetaria.

Certo, non è stato propriamente fluent l’eloquio del fondatore di Facebook (come svariati commenti sarcastici negli USA e in Francia si sono puntualmente incaricati di rimarcare, e come d’altronde  egli stesso apertamente ammetteva, dichiarandosi ben lontano da una padronanza effettiva), ma era comunque di un livello sufficiente per interagire con i suoi interlocutori, e soprattutto per accattivarsene la simpatia. L’arduo tentativo di esprimersi nella loro lingua, per quanto potesse essere imperfettamente realizzato – o fors’anche, a ben vedere, proprio per questo – non poteva non suscitare il loro cordiale apprezzamento, tanto più che la motivazione primaria che ne veniva addotta era di ordine squisitamente privato: l’esigenza di comunicare con i familiari della moglie, Priscilla Chan. Rivelando che è quest’ultima a insegnargli il cinese, Zuckerberg suggeriva al pubblico l’idea di una propria relazione con la sinità intrinseca all’ambito dei più intimi affetti, e non dettata da ragioni estrinseche e strumentali, da esigenze di mercato e di profitto.

E’ presto per dire se tutto ciò servirà effettivamente a sdoganare Facebook nella Repubblica Popolare Cinese (è ben noto quale cruciale partita vi si stia giocando in tema di controllo della rete e dei social network). Ma al di là di quelli che potranno essere gli sviluppi futuri, credo non sfugga a nessuno la dirompente portata simbolica di quest’episodio, che mette in scena il mutamento epocale a cui stiamo assistendo. E’ di questi giorni la notizia, data dalla Banca Mondiale e dal Fmi, che l’economia cinese ha superato quella statunitense, in base al calcolo condotto sul prodotto interno lordo a parità di potere d’acquisto (ne parla Maurizio Scarpari su il manifesto del 18 ottobre e su www.inchiestaonline.it), e lo spettacolare evento di Pechino sembra riflettere, in modo davvero pregnante, questo passaggio di testimone.

Ma l’episodio si presta anche a riflessioni ulteriori. Lo si può leggere come una magistrale lezione comunicativa, dalla regia perfetta nella sua ostentata goffaggine, straordinariamente abile ed efficace. Zuckerberg avrà forse ancora molto da imparare nella pratica della lingua cinese, come sottolineano i suoi – a mio avviso ingenerosi – critici occidentali, ma evidentemente ha anche molti utili suggerimenti da offrire in materia di comunicazione ai suoi interlocutori cinesi, freschi apprendisti di un linguaggio da soft power che, come hanno mostrato recenti vicende di cui in quest’Osservatorio abbiamo trattato, non sembra loro propriamente familiare – ed è un linguaggio non meno arduo da apprendere, se vuol essere credibile e convincente.

Parlare il linguaggio soft non equivale ad attuare un mero maquillage superficiale di vecchie strategie di propaganda autoritaria, in un arroccamento difensivo di cui la grande potenza cinese di oggi non sembra davvero aver bisogno, ma significa accettare integralmente la sfida di  un mondo aperto, dialogico, plurale, dove mettere in gioco la forza persuasiva delle parole.

Questo non sarebbe per la Cina una presunta “resa ai valori occidentali”: sarebbe invece, credo, una autentica attualizzazione dei più fertili insegnamenti dei suoi grandi maestri antichi.

 

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Category: Osservatorio Cina, Osservatorio internazionale

About Amina Crisma: Amina Crisma ha studiato all’Università di Venezia conseguendovi le lauree in Filosofia, in Lingua e Letteratura Cinese, e il PhD in Studi sull’Asia Orientale. Insegna Filosofie dell’Asia Orientale all’Università di Bologna; ha insegnato Sinologia e Storia delle religioni della Cina alle Università di Padova e di Urbino. Fa parte dell’Associazione Italiana Studi Cinesi (AISC) e, come socia aggregata, del Coordinamento Teologhe Italiane (CTI). Ha conseguito l’abilitazione scientifica nazionale a professore di seconda fascia per l’insegnamento di Culture dell’Asia. Tra le sue pubblicazioni: Il Cielo, gli uomini (Venezia 2000); Conflitto e armonia nel pensiero cinese (Padova 2004); Neiye, Il Tao dell'armonia interiore (Garzanti, Milano 2015), Confucianesimo e taoismo (EMI, Bologna 2016), Meditazione taoista (RCS Milano 2020). Ha contribuito a varie opere collettanee quali La Cina (Torino 2009), Per una filosofia interculturale (Milano 2008), Réformes (Berlin 2007), In the Image of God (Berlin 2010), Dizionario del sapere storico-religioso del Novecento (Bologna 2010), Confucio re senza corona (Milano 2011), Le graphie della cicogna: la scrittura delle donne come ri-velazione (Padova 2012), Pensare il Sé a Oriente e a Occidente (Milano 2012), La diversità feconda, dialogo etico fra religioni (Bologna 2021). Fra le riviste a cui collabora, oltre a Inchiesta, vi sono Asiatica Venetiana, Cosmopolis, Giornale Critico di Storia delle Idee, Ėtudes interculturelles, Mediterranean Journal of Human Rights, Prometeo, Paradoxa, Parolechiave, Sinosfere. Fra le sue traduzioni e curatele, la Storia del pensiero cinese di A. Cheng (Torino 2000), La via della bellezza di Li Zehou (Torino 2004), Grecia e Cina di G.E.R. Lloyd (Milano 2008). Tra i suoi saggi: Il confucianesimo: essenza della sinità o costruzione interculturale?(Prometeo 119, 2012), Attualità di Mencio (Inchiesta online 2013), Passato e presente nella Cina d’oggi (Inchiesta 181, 2013), Taoismo, confucianesimo e questione di genere nelle ricerche e nei dibattiti contemporanei (2014), La Cina su Inchiesta (Inchiesta 210/2020), Quale ruolo per la Cina nello spazio pubblico? fragore di silenzi e clamore di grandi narrazioni (Sinosfere 14 marzo 2021). I suoi ambiti di ricerca sono: il confucianesimo classico e contemporaneo, le fonti taoiste, le relazioni interculturali Cina/Occidente, il rapporto passato/presente, tradizione/modernità nella Cina d’oggi, i diritti umani e le minoranze in Cina, le culture della diaspora cinese, le questioni di genere nelle tradizioni del pensiero cinese. Ha partecipato a vari convegni internazionali sul dialogo interculturale e interreligioso promossi dalle Chaires UNESCO for Religious Pluralism and Peace di Bologna, di Tunisi, di Lione, dalla Konrad Adenauer Stiftung di Amman, da Religions for Peace, dalla Fondazione Scienze Religiose di Bologna. Coordina l’Osservatorio Cina di Inchiesta e di valorelavoro ( www.valorelavoro.com ). Cv dettagliato con elenco completo delle pubblicazioni: al sito web docente www.unibo.it

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