Paolo Botta: Il divario digitale. Disuguaglianze sociali e culturali nel mondo giovanile

| 18 Dicembre 2012 | Comments (0)

 

 

 



 

I condizionamenti del divario digitale

L’utilizzo delle tecnologie informatiche e telematiche (ICT) sta diventando sempre di più, con il passare del tempo, un aspetto fondamentale della vita individuale e sociale di molti cittadini, ma non ancora dell’intera popolazione, come sarebbe auspicabile nell’ottica di favorire processi di partecipazione generalizzata alla vita sociale, civile e politica. Alllorquando la platea di user, per effetto di una maggiore pervasività della rete elettronica, diventerà non solo più ampia, ma anche maggiormente differenziata sul piano economico e culturale, si accrescerà notevolmente le possibilità di interscambio e di reciproco stimolo culturale, con delle conseguenze positive su un’opportuna diffusione delle possibilità di accesso ai luoghi della cultura (siti o blog in cui trovare materiale utile allo studio ed agli approfondimenti), così come a quelli della formazione e dell’apprendimento. La rete potrà, inoltre, incidere notevolmente sulle modalità di socializzazione e di costruzione dell’identità sociale, ma anche sullo stesso modo di pensare, ponendo in essere logiche nuove nei processi di apprendimento. Una generalizzazione

Una generalizzazione di internet nella vita di ciascuno di noi, a un tempo supporto e conseguenza di una nuova socialità1, potrà implicare una diversa strutturazione della comunicazione con lo sviluppo di network funzionali, ma anche un elevamento culturale da realizzare attraverso il reperimento veloce ed efficace di materiale per lo studio e attraverso la partecipazione a forme di e-learning. Inoltre, un più appropriato utilizzo della rete elettronica contribuirà certamente ad un miglioramento dell’incontro tra domanda e offerta di lavoro attraverso l’utilizzazione di banche dati elettroniche e di agenzie di collocamento on line, ma anche attraverso lo sviluppo di comunità di pratiche finalizzate alla reciproca interazione professionale.

Non avere la possibilità o la volontà di accedere ad internet è da considerare una nuova forma di disuguaglianza sociale che si aggiunge a quelle esistenti, rappresentando un impedimento non solo alla crescita culturale ed ai processi di interazione, ma allo sviluppo di nuove forme di democrazia fondata su più alti livelli di partecipazione alla vita sociale, politica e civile, attraverso la diffusione di forme di e-democracy e di e-government. Questa nuova tipologia di squilibrio sociale, ancora largamente diffusa e dalle prospettive potenziali così devastanti per i meccanismi di integrazione sociale, è stata definita divario digitale e interessa segmenti importanti della popolazione complessiva un po’ ovunque2.

Questo fenomeno rappresenta non solo un ostacolo alla piena circolazione della conoscenza, ma anche allo sviluppo della democrazia, non solo nei suoi tipici meccanismi della rappresentanza (soprattutto elettorali, con il voto elettronico), bensì anche e soprattutto nelle consultazioni tematiche e referendarie che l’agorà elettronico potrebbe rendere possibili e frequenti per accrescere la partecipazione dei cittadini, anche nell’ottica di migliorare il rapporto tra cittadini e pubblica amministrazione nelle diverse forme di e-government. Il superamento dell’esclusione elettronica appare, inoltre, un presupposto per lo sviluppo della cosiddetta governance, una nuova forma di democrazia fondata sul rapporto bottom-up tra partner istituzionali e privati per il raggiungimento di obiettivi condivisi3, che certamente può essere facilitata da una maggiore diffusione della rete come fluidificante delle relazioni sociali aldilà dei vincoli di tempo e spazio.

 

Dietro il divario digitale giovanile

Il divario digitale rappresenta un’importante limitazione ad una maggiore intensificazione dei rapporti umani e ad una diffusione dei saperi e, come si diceva, una nuova forma di disuguaglianza che assume sembianze differenti nei diversi contesti sociali, sia a livello di gravità sia a livello di qualità intrinseca. E’ noto, infatti, che questo fenomeno è più grave tra gli anziani e in genere tra le donne, oltre che tra i meno istruiti. Al contrario appare invece meno presente tra i giovani, notoriamente abituati sin da piccoli all’uso delle ICT (non a caso si parla, a proposito dei giovanissimi, di nativi digitali). Ciò nonostante, gli alti livelli di accesso alla rete, che appare generalizzato, non escludono l’esistenza di fenomeni di squilibrio, che sono rinvenibili nelle diverse forme che assume il rapporto con le ICT. Infatti, il divario digitale è un fenomeno complesso che può assumere differenti aspetti, sia in relazione alle modalità di utilizzazione sia in relazione alle cause ed alle motivazioni che ne sono alla base.

Vediamo cosa c’è dietro l’uso delle ICT prendendo in esame in modo particolare la dimensione educativa e quella lavorativa, che appaiono centrali nel contesto giovanile. Infatti, l’uso delle ICT risulta strettamente collegato ai livelli di istruzione ed alla collocazione lavorativa.

Negli ultimi anni4, i livelli di scolarizzazione formale dei giovani, ancorchè ancora in modo insufficiente, sono enormemente cresciuti; si è, inoltre, assistito ad un cambiamento nella qualità dei processi formativi perché è apparso in crescita il numero di ragazzi che hanno frequentato un liceo, ma anche perché sono in diminuzione gli abbandoni scolastici. Inoltre, esiste, nel mondo giovanile, una tendenza alla dequalificazione ma anche alla precarizzazione del lavoro, anche se questi fenomeni assumono forme di particolare gravità soprattutto tra coloro che sono privi di adeguati livelli di formazione e di professionalità5. D’altra parte, tra i giovani è andato avanti un processo di modernizzazione culturale: ciò si evince innanzi tutto dalla diffusione di quelli che sono stati definiti “valori post-materialisti”6, che rivelano l’esistenza di un sistema valoriale incentrato su bisogni espressivi e autorealizzativi, soprattutto in relazione ai significati che sono attribuiti al lavoro7. Questo processo si evince anche dalla crescita di interessi culturali in diversi e variegati settori, ed è da considerare una conseguenza della licealizzazione cui si è fatto cenno, ma anche e forse soprattutto una caratteristica della società dell’informazione, che accresce e diffonde la capacità di operazionalizzare la conoscenza acquisita a scuola e sui libri, non solo attraverso nuove agenzie culturali e formative, ma anche, e forse soprattutto, tramite la navigazione elettronica, che favorisce l’intelligenza connettiva di cui parla D. De Kerckhove8, inducendo un elevamento degli interessi culturali ed un radicamento di logiche di apertura alla conoscenza ed ai saperi.

Questi cambiamenti di sfondo caratterizzano nel suo insieme il mondo giovanile negli ultimi tempi e farebbero propendere per la prevalenza di tratti comuni, tali da configurare l’esistenza di una omogenea generazione. Ma assieme a queste tendenze omologanti si riscontra anche la permanenza di significative disuguaglianze che si esprimono nei percorsi differenziati e nella differente allocazione delle risorse. Infatti, il divario digitale che distingue la realtà giovanile è certamente e innanzi tutto da collegare all’esistenza di ancora consistenti processi di esclusione derivanti dai classici squilibri sociali (a livello di reddito, status socio-culturale, istruzione, ecc.), che determinano una forma particolare di divario digitale che possiamo definire relativo, perché strettamente condizionato da variabili strutturali. Esistono, infatti, forti correlazioni tra status e divario digitale relativo, nel senso che più si eleva il livello culturale del padre e dello stesso giovane più è alta e complessa l’utilizzazione delle ICT. Questa è la tendenza fondamentale alla base del divario digitale in gran parte dei giovani che vivono problematiche e insufficienze nei processi di accesso alle ICT.

Accanto a questo divario esiste anche un’altra tipologia di digital divide che potremmo chiamare assoluto perchè non direttamente condizionato dalle differenziazioni strutturali classiche e indipendente da influenze sociali intelligibili. Questo divario si esprime in un uso non appropriato, discontinuo e superficiale delle ICT, che si riscontra anche in ragazzi istruiti9. Mentre per fare luce sul divario digitale relativo appare fondamentale esaminare l’influenza di variabili strutturali come lo status di origine e l’istruzione del giovane, per analizzare le caratteristiche di quello assoluto, che non è determinato da squilibri sociali ma da altri fattori legati alle propensioni soggettive, appare essenziale esaminare aspetti più strettamente “culturali” della vita dei giovani, come la lettura di quotidiani e libri, la frequentazione del teatro, ecc., presi in considerazione come espressione dell’identità e delle tendenze esistenti, a prescindere dalla collocazione nella struttura sociale.

In generale possiamo affermare che esiste sia un certo numero di giovani che, pur avendo livelli di istruzione formali modesti, si appropriano comunque, per effetto imitativo, di modi di vita diffusi in contesti sociali che forniscono un’identità comune se non a tutti certamente a molti, sia una consistente minoranza di ragazzi con livelli di istruzione elevati che non sono interessati alla rete elettronica. In quest’ultimo caso parliamo di divario digitale assoluto perché appunto inintelligibile alla luce di un’analisi sociologica classica, che rilevi soprattutto il peso delle variabili strutturali e sistemiche nel comportamento individuale.

 

Interessi culturali e uso delle ICT

Il divario digitale assoluto è una conseguenza del fatto che l’istruzione formale non comporta sempre lo sviluppo di interessi culturali extra-scolastici. Per approfondire questo aspetto appare importante esaminare il rapporto dei giovani con i consumi culturali in relazione al titolo di studio acquisito, ma anche all’uso delle ICT. Mentre le correlazioni con il livello di istruzione del padre e del giovane appaiono forti e inequivocabili, discorso parzialmente diverso va fatto per quanto riguarda le attività culturali e del tempo libero. In questo caso, infatti, l’influenza di questi fattori appare più problematica, ambigua e meno lineare. Vediamo gli aspetti più significativi di questo fenomeno. Se prendiamo in considerazione alcune attività come ascoltare musica, stare con gli amici e con il partner, viaggiare, visitare musei e mostre, ecc., possiamo in generale affermare che su questo aspetto tra i giovani si notano due tendenze contrastanti. Da un alto, alcune attività sono ancora fortemente collegate allo status, dall’altro altre dimensioni – ancorché poco diffuse – lo sono in maniera abbastanza omogenea, in ossequio ai processi di omologazione che caratterizzano la condizione giovanile nella prospettiva generazionale. D’altra parte, va osservato che per molte attività le percentuali di giovani interessati, ancorché relativamente meno elevate, rimangono consistenti anche tra ragazzi di origine sociale più umile.

Da quanto detto si può affermare che alcune abitudini culturali si stanno diffondendo a prescindere dalle variabili strutturali, soprattutto nel caso di alcuni rituali diventati ormai tipici della condizione giovanile, come visitare musei o mostre, fare volontariato o frequentare partiti o associazioni politiche, oltre che ovviamente ascoltare musica, che è l’attività più diffusa. Queste abitudini culturali, che hanno una valenza identitaria per tutti o almeno per gran parte dei giovani, a prescindere dallo status, dipendono da scelte soggettive che sono espressione di preferenze individuali, non sempre riconducibili all’appartenenza sociale e culturale. Ciò vale certamente anche per l’uso delle ICT che si accresce, almeno tendenzialmente, tra i ragazzi più acculturati a prescindere dal livello di istruzione e dall’origine sociale. D’altra parte, all’inverso può accadere che giovani caratterizzati da status elevato possano spesso non essere interessati alle ICT se non hanno interessi culturali in senso lato che si accompagnano ad un’alta frequenza della rete elettronica. Mentre, infatti, il possesso di un’istruzione formale nella maggior parte dei casi conduce ad una maggiore propensione per la rete, esiste una minoranza di scolarizzati che, non avendo interessi culturali in senso lato, non utilizzano le ICT se non marginalmente. Questo aspetto nasconde l’esistenza di diversi modi di concepire internet e, a un tempo, la conoscenza, che si esprimono in una divaricazione tra istruiti e a un tempo motivati all’uso intenso delle ICT (e che mostrano in genere forti interessi culturali), da un lato, e istruiti e a un tempo non motivati all’utilizzazione del pc e di internet (e che rivelano una scarsa propensione per attività di carattere culturale), dall’altro.

 

Due diverse concezioni del sapere

Soffermiamoci un attimo sul fatto che alcuni interessi culturali si diffondono a prescindere dalle diverse condizioni socio-culturali (status di origine e livelli di istruzione raggiunti). Ciò vuol dire che, ad esempio, tra i giovani meno istruiti si possono trovare consistenti percentuali di ragazzi caratterizzati da una certa vivacità intellettuale e, all’inverso, tra i più istruiti vi sono soggetti poco interessati ai consumi culturali ed alla rete.

Questa diffusione per così dire orizzontale di abitudini culturali è certo determinata da scelte soggettive indipendenti dalle logiche dei sistemi di appartenenza (scuole, aziende, ecc.), ma anche da un diverso modo di concepire il sapere. Laddove quest’ultimo è considerato soprattutto come un mero strumento per ottenere qualcosa (un lavoro, una promozione, ecc.), è difficile che possa radicarsi un amore disinteressato ed esistenziale per la conoscenza. All’inverso, laddove è vista come un processo dinamico di crescita soggettiva in una prospettiva espressiva e autorealizzativa, la cultura appare come il prodotto di curiosità intellettuali non meramente finalizzate in senso pratico, ma proiettate verso ulteriori sviluppi dell’apprendimento e delle capacità cognitive.

Un analogo discorso può essere fatto per le ICT, che possono essere considerate, da un lato, uno strumento (ancorché importante) per lo studio e, dall’altro, una modalità per realizzare più vasti interessi culturali extra-scolastici.

La condizione principale perché si verifichi un’intensa utilizzazione della rete è da riscontrare nella presenza di approcci alla conoscenza funzionali al soddisfacimento di esigenze di crescita intellettuale. L’accesso motivato ed appassionato alle ICT non caratterizza solo i più istruiti caratterizzati da un atteggiamento verso internet prevalentemente di tipo pratico, ma soprattutto, anche se non esclusivamente, le persone culturalmente motivate a prescindere dai titoli di studio acquisiti. Se questi interessi culturali a largo raggio non esistono o scarseggiano, la rete è poco utilizzata. Se invece sono presenti, e si possiede una visione dinamica della cultura, intesa come processo di apprendimento individuale, collettivo e comunicativo, allora le ICT assumono una funzione avanzata e proiettata verso un futuro di sviluppo. In tal caso le tecnologie della comunicazione si radicano e si diffondono, alimentando intelligenza connettiva e interattività conoscitiva e cumulativa.

Anche coloro che avrebbero le competenze scolastiche adeguate per poter utilizzare le ICT in alcuni casi non sono interessati a farlo come, all’inverso, vi sono ragazzi che, pur non avendo potenzialmente competenze adeguate, hanno forti attitudini culturali e frequentano intensamente il web. Mentre in questi ultimi l’accesso è efficace e proficuo, i ragazzi istruiti ma non acculturati si trovano in divario digitale (assoluto) poichè, pur avendo le risorse necessarie per accedere ad internet, non le usano.

 

Cultura umanistica e ICT

I giovani che hanno livelli formali di istruzione più elevati, ma che a un tempo frequentano poco la rete sono spesso sensibili agli stimoli derivanti dagli interscambi culturali resi possibili dall’interattività operante in contesti informali di tipo elettronico. All’inverso, se l’accumulazione del sapere è considerata come un interesse esistenziale fine a se stesso (come avviene spesso tra i ragazzi che hanno frequentato un liceo) si utilizza internet anche per la comunicazione e per l’interazione e ciò rappresenta un importante presupposto per lo sviluppo delle conoscenze e delle competenze situate nelle diverse realtà e che sono determinate da processi di costruzione sociale di tipo dinamico e costruttivo, che possono favorire l’intelligenza connettiva cui si è fatto cenno.

L’esame del rapporto con le ICT conferma la grande familiarità dei giovani con le tecnologie, ma mostra anche l’esistenza di differenze notevoli tra gruppi giovanili determinate da diversi fattori molto complessi ed eterogenei. Da un lato, la presenza di un pc in casa, il suo utilizzo e l’accesso a internet appaiono fenomeni molto diffusi, anche se in forme differenziate a seconda dello status di origine e delle caratteristiche dell’istruzione acquisita: utilizzano di più le ICT i ragazzi che hanno il padre più istruito o che essi stessi hanno raggiunto l’acquisizione di un diploma di maturità liceale.

Quest’ultimo dato è assai significativo: la cultura umanistica accentua l’interesse per le tecnologie, non è da considerare un elemento di freno, ma anzi di stimolo per ulteriori sviluppi della rete. Si può addirittura affermare che possano essere proprio le tecnologie a porre le basi per un tendenziale superamento della storica separazione tra conoscenza in senso lato (filosofica, scientifica, ecc.) e tecnica presente nella nostra cultura10.

Su questi aspetti abbiamo rilevato un percorso di questa natura: i ragazzi con una cultura umanistica (liceo) sono anche quelli più “acculturati” e sono nello stesso tempo anche quelli più tecnologizzati. I giovani meno istruiti e che vivono in contesti socialmente e culturalmente più deboli, si trovano nella condizione di divario digitale, perché dipendente dalle disuguaglianze che caratterizzano la società nel suo insieme, di cui questo nuovo squilibrio non è altro che un riflesso.

 

I giovani digitali

Le dimensioni prevalenti nel rapporto dei giovani con le ICT sono, da un lato, da riscontrare nell’intensità di frequentazione e, dall’altro, nel livello di partecipazione alla rete elettronica. In altri termini il divario digitale non si rileva nella estraneità totale alla tecnologia, che interessa una esigua minoranza, ma nel grado e nella qualità di una relazione con il pc e con internet che comunque riguarda quasi tutti. E’ così possibile individuare giovani che utilizzano le ICT in maniera più o meno assidua, ma anche ragazzi che tendono a utilizzare il computer soprattutto per l’accesso a internet oppure nella dimensione a un tempo on line e off line.

Questo dualismo tra un uso delle ICT, da un lato, più o meno intenso e, dall’altro, variegato (ossia multifunzionale) o specialistico (ossia soprattutto per internet) è alla base delle differenziazioni individuabili nel contesto giovanile. Un gruppo consistente di giovani11 si distingue per un uso multiforme delle ICT che utilizzano sia per navigare sia per le tipiche attività off-line (scrivere, fare calcoli, grafici, ecc.). Un altro gruppo ancora più significativo12 è caratterizzato da coloro che frequentano in maggior misura la rete, soprattutto per attività di condivisione di contenuti e social networking e di comunicazione interpersonale.

Sorprende constatare l’emergenza di molti giovani che utilizzano il pc prevalentemente per internet, per cui mostrano un interesse forte, soprattutto per i suoi aspetti relazionali, ma rivelano, a un tempo, una ridotta propensione a utilizzare il computer per funzioni off-line come ad esempio scrivere, giocare, fare calcoli, utilizzare programmi statistici, ecc.

Sia che usino solo internet o il computer e a un tempo la rete, gli appassionati delle ICT sono in prevalenza maschi, hanno livelli di scolarizzazione più elevati rispetto all’insieme dei giovani, sono in gran parte nella condizione di studenti e sono figli di padri con livelli di istruzione alti o impegnati in attività lavorative da ceto medio, essendo in maggior misura impiegati, imprenditori, liberi professionisti o dirigenti. Questi giovani digitali13 hanno notevoli interessi culturali, frequentano in maggior misura tutte le attività del tempo libero esaminate nel corso della ricerca citata e, per converso, guardano meno la TV.

Esiste in conclusione una consistente fascia di giovani che guardano al computer soprattutto per le possibilità che esso offre di comunicazione in rete e di elevamento culturale. Mentre invece un altro segmento significativo di ragazzi ha un interesse ad ampio raggio per la rete e usa il pc sia per il suo uso tradizionale off-line sia per quello più nuovo e innovativo indotto dalla frequentazione di internet. In ogni caso poco più della metà dei ragazzi non si trova in divario digitale, ma anzi appare in condizione di accesso produttivo e dinamico.

 

I giovani in divario digitale

Le performance dei giovani di origine sociale più umile e/o con titoli di studio di istruzione professionale sono quelli più marginali nell’uso delle ICT. Su costoro14 incide molto il divario digitale relativo, nel senso che la loro origine sociale più modesta, i livelli di istruzione più bassi, la meno significativa percentuale di coloro che hanno acquisito una maturità liceale e la loro forte presenza nel lavoro, e non nello studio come accade nella maggior parte dei giovani, non sono fattori che favoriscono un sensibile interessamento per le ICT. In questo caso incidono invece fortemente le disuguaglianze sociali classiche che sono alla base della divaricazione tra giovani digitali e non.

Ma abbiamo notato anche l’esistenza di un divario digitale assoluto, poiché esiste un significativo numero di giovani che, pur avendo titoli di studio e origine sociale di livello medio-alto, usano poco internet. Ciò è probabilmente da collegare a scelte soggettive, di cui abbiamo individuato un elemento importante nel fatto che la rete è poco considerata come mezzo di comunicazione e di apprendimento collettivo, ed è vista soprattutto come luogo in cui raccogliere materiale per lo studio. Di conseguenza coloro che, pur essendo in possesso di livelli di istruzione adeguati e pur essendo figli di padri istruiti, non hanno forti motivazioni culturali, non percepiscono l’importanza di internet e la trascurano. In questo caso incide quella tipologia di divario digitale che abbiamo definito assoluto. Questi ragazzi15 mostrano una modesta attenzione per la dimensione culturale in senso lato e, a un tempo, una scarsa propensione per la rete elettronica che è, almeno tendenzialmente, il luogo privilegiato di affermazione di una concezione della cultura non libresca, ma aperta ai contributi più vari in processi di apprendimento collettivo fondati sull’interattività.

 

Tante identità giovanili o una sola generazione?

Nel mondo giovanile sono presenti differenziate condizioni socio-culturali, che sono il prodotto della stessa disuguaglianza che è alla base dell’eterogeneità sociale degli adulti. Ciò non toglie che sia a un tempo anche rinvenibile un’identità16 per così dire “collettiva”, che caratterizza la condizione giovanile tout court in maniera trasversale. Mentre le identità multiple (differenti in relazione allo status e alle propensioni soggettive esistenti) sono espressione della stratificazione sociale ed economica, l’identità collettiva caratterizza una leva di persone nate in uno stesso periodo, e che costituiscono una generazione17 omogenea. In questa ottica, pur essendo immersi nel più ampio magma societario, i giovani hanno in quanto tali una loro specificità, essendo artefici di una cultura trasversale alle specifiche realtà sociali cui appartengono.

In altri termini nel mondo giovanile è riscontrabile una dinamica tra differenziazione sociale e omologazione generazionale, intesa come processo di avvicinamento tra i gruppi giovanili, pur nella permanenza di disuguaglianze consistenti. Mentre il processo di omologazione si cristallizza nella costruzione di una specifica e unica identità, che riguarda tutti i giovani appartenenti ad una generazione, il processo di differenziazione produce diverse identità, che sono per questo definibili plurime. Le determinanti di questo processo possono essere ricondotte alle tipiche disuguaglianze sociali e culturali che caratterizzano l’intera società e che sono aumentate negli ultimi anni.

Nel favorire la costruzione di identità plurime sia il divario digitale relativo sia quello assoluto hanno un ruolo importante rispetto ad una traballante identità collettiva generazionale. Ciò nonostante, la diffusione, sia pure ineguale nelle forme e nei contenuti di cui si è parlato, delle ICT può contribuire alla costruzione di un’identità generazionale, poiché pone tutti i ragazzi nella condizione di poter usufruire di tecnologie che, almeno tendenzialmente, possono produrre nel tempo omogeneità. Anche nel caso delle ICT ci troviamo di fronte ad un dualismo tra processi di differenziazione che pongono i giovani in posizioni divergenti rispetto alle tipologie dell’accesso (tra giovani digitali e non), e processi di omologazione che li pongono in posizioni simili rispetto all’utilizzo del pc e di internet, poiché tutti, o quasi tutti, i ragazzi possono disporre di una strumentazione, e moltissimi di loro la utilizzano. In quest’ultimo caso si può affermare l’esistenza di una generazione omogenea poiché tutti i ragazzi nati in uno stesso periodo sono interessati da un fenomeno (quello tecnologico) che li riguarda in maniera trasversale.

 

Prospettive di sviluppo

La diffusione della rete elettronica è un presupposto fondamentale per l’affermazione di processi democratici tradizionali basati sulla rappresentanza e sul corretto rapporto dei cittadini con le istituzioni, ma anche su nuove forme di partecipazione dal basso.

Nel primo caso una generalizzazione delle ICT appare come un fattore fondamentale per la crescita della partecipazione attraverso una generalizzazione delle consultazioni per via elettronica (referendum, sondaggi, ecc.), ma anche attraverso la digitalizzazione della pubblica amministrazione (l’e-government), che rappresenta un approccio fondamentale per migliorare il rapporto dei cittadini con le istituzioni.

Nel secondo caso la libera circolazione dei saperi e delle informazioni, resa possibile da internet, è da considerare un fattore essenziale per favorire le forme di e-governance richieste dalle nuove esigenze di coinvolgimento nei partenariati auspicati e previsti dalle politiche europee.

Il divario digitale appare un ostacolo, oltre che alla crescita culturale e della comunicazione, allo sviluppo di entrambi le forme di democrazia.

La discriminazione tra un accesso equilibrato e completo (nel caso dei giovani digitali) e un accesso insufficiente (nel caso dei ragazzi in divario digitale) non è solo una conseguenza dei differenti livelli di istruzione formale, ma anche e soprattutto del grado di vivacità culturale in senso lato, poiché un accesso alla rete produttivo e dinamico caratterizza soprattutto giovani con interessi culturali che non sempre coincidono con livelli di istruzione formale elevati.

Come fare per facilitare un ulteriore processo di generalizzazione della rete tra tutti i cittadini? Il divario digitale relativo, che è da collegare alle disuguaglianze già esistenti nel tessuto sociale, si può superare innanzi tutto rimuovendo questi squilibri attraverso una finalizzazione del sistema formativo ed educativo ad obiettivi di empowerment, che possono avvalersi anche delle ICT per porre in essere esperienze di interazione fondate su modalità coinvolgenti come l’e-learning.

In relazione al divario assoluto, che è determinato soprattutto dai deficit culturali di cui si è parlato, appare invece opportuno agire in maniera trasversale alle diverse condizioni sociali attraverso il radicamento di una cultura che non sia libresca e accademica, ma che sia fondata sulla consapevolezza dell’esigenza del dialogo e della costruzione di network funzionali, come fattori a un tempo di socializzazione e di crescita culturale. A tal fine sarà necessario stimolare un processo di apprendimento collettivo e sociale, che può essere portato avanti certo dalla scuola e dalla formazione professionale, ma anche da altre agenzie culturali e formative, oltre che in generale dai mass-media e dalla costruzione di opportuni network educativi e professionali fondati sulle comunità di pratiche. In tutto ciò le ICT possono giocare un ruolo importante, soprattutto per le loro capacità di penetrazione nei vari contesti sociali e di trasmissione dei saperi codificati, ma anche e forse soprattutto di quelli in fieri che caratterizzano il web come luogo di incubazione culturale.


Paolo Botta è ricercatore dell’Isfol di Roma

 

Note

1 Per un approfondimento del rapporto tra ICT e società rinvio a: P. Botta, a cura di, Capitale umano on line: le potenzialità dell’e-learning nei processi formativi e lavorativi, volume Isfol, Angeli, Milano 2003.

2Sul divario digitale cfr.: L. Sartori, Il divario digitale, Il Mulino, Bologna 2006.

3Cfr: M.R. Ferrarese, La governance tra politica e diritto, Il Mulino, Bologna 2010. Su questi temi rinvio anche a: P. Botta, Partenariato e risorse umane, in “Il Mulino”, n.4, 2002.

4Le riflessioni che svolgeremo sono a margine di una ricerca Isfol sul divario digitale tra i giovani italiani fondata su una survey che ha utilizzato un campione di ventunenni di entrambi i sessi residenti in tutto il paese. I risultati di questa indagine, di cui richiameremo, nel presente articolo, qualche dato particolarmente significativo, sono in corso di pubblicazione in: P. Botta, Il divario digitale nel mondo giovanile. Un’indagine campionaria sul rapporto dei giovani italiani con le ICT, Roma. Nel corso dell’articolo saranno tenuti presenti anche i risultati di un’altra ricerca Isfol, svolta circa dieci anni fa, utilizzando un analogo campione, i cui risultati furono pubblicati in: G.Allulli e P.Botta, Inclusione ed esclusione. Ritratto di una generazione di giovani alle soglie del 2000, Angeli Milano 2000.

5 Su questo tema rinvio a: P. Botta, Valori e flessibilità nell’esperienza lavorativa dei giovani, in “Il Mulino”, n.4, 1998.

6Cfr.: R. Inglehart, La rivoluzione silenziosa, Rizzoli, Milano 1983.

7Ho già affrontato questo tema in miei precedenti studi sulla condizione giovanile, a cui rinvio. Ricordo in particolare: P. Botta, Non lontano dai padri. Edizioni Lavoro, Roma 1981; P. Botta, Deux modèles d’acces au travail assez proches, in A. Cavalli, V. Cicchelli e O. Galland, a cura di, Deux pays, deux jeunesses?, La condition juvénile en France et en Italie, Rennes, Presses Universitaires de Rennes, 2008.

8D. De Kerckhove, L’intelligenza connettiva. L’avvento della Web Society, De Laurentis, Roma, 1997.

9Sulle forme di divario digitale rinvio a: P. Botta, Il digital divide. Riflessioni su una nuova forma di disuguaglianza, in “Professionalità”, n.109, 1010.

10 Per un’analisi degli approcci filosofici alla tecnica si rinvia a: M. Nacci, Pensare la tecnica. Un secolo di incomprensioni, Laterza, Bari 2000.

11 Si tratta del 21.9% del totale dei ventunenni.

12 Si tratta del 30.9% del totale dei ventunenni.

13 Si tratta del 52.8% del totale dei ventunenni.

14 Si tratta del 13.7% del totale dei ventunenni.

15 Si tratta del 33.5% del totale dei ventunenni.

16 Per un’analisi dell’identità sociale in relazione alla stratificazione sociale rinvio a: P. Botta, Identità e classi sociali, Armando, Roma 1995.

17 Sul concetto di generazione cfr.: A. Cavalli, Generazioni, in «Parolechiave», aprile 1998.

 

Category: Nuovi media

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