Roberto Dall’Olio: Monet cieco
MONET CIECO è un insieme di variazioni sul tema del nero e, più in generale, di altri colori fondamentali. Prende avvio dalla consatatazione che il grande pittore Monet rimase per un certo periodo della sua vita quasi cieco, tale oscurità gli impedisca la visione del rosso e del blu. Unitamente a ciò il bagliore del nero indossato da Berthe Morisot ritratta da Manet si è ritrovato negli occhi del poeta Dall’Olio a partire dall’essere il colore preferito della Musa ispiratrice dei versi contenuti nell’opera.
Senza timore di scomodare Bach , proprio il libro MONET CIECO dicevamo rappresenta una sorta di Variazioni Goldberg sul tema del nero che viene continuamente rivisto alla luce dei colori che quel nero stesso ama nascondere, da cui è nutrito, dai quali è accompagnato. I colori come la musica, un linguaggio esoterico e al tempo stesso essoterico in “un’opera tra artisti : da una parte il pittore con lo spessore del suo talento e dello sguardo, dall’altra il poeta che lo stuzzica, lo rimescola, lo gira come un calzino : <<Monet è cieco/ha le persiane abbassate/cosa sia il blu/Purtroppo/Non lo sa più….l’orto dei mandarini/con le zagare/dei tuoi maglioni/Ha il colore dell’utopia>>.” scrive Roberta Barbieri nella postfazione .
E ancora una variazione di pag. 72 :
Monet cieco
non vede il vuoto
Sì quel tuo nero
pieno di colori
e incline al vuoto
Di una passeggiata
senza niente
svuotata
Di ogni frangente
alla quale fa da eco a pagina 73:
Mi mancavi
esattamente
Come ti ho trovata
Inquieta
Lieta
come il nero
che ti dona
Ti indossa
Mi mancavi
come sei
naturale
Attenta
Distratta
Rapita
gentile
in carme
ed ossa.
La Musa vestita di nero è la protagonista di questi versi e sa parlare di sogni, d’amore, riesce a catturare le stelle insieme ad un lampo diffuso che è l’esplosione dei colori presente nel testo. Ha il volto delle mondariso bellisssime che si alzano appena il tremendo occhio del fattore si fa distratto. Appare e scompare ma sempre resta l’arcobaleno quasi normale dei suoi colori. Non piove quasi mai, il deserto è stato attraversato in una vasca di ocra che si ammassa nei campi di grano della terra del poeta, la terra emiliana e quella inclinazione paesaggistico – pittorica che il poeta deve a un grande Maestro come Attilio Bertolucci e alle folgorazioni di Roberto Roversi. La musica è essa stessa nera, crome nere sulle pagine bianche, capelli della Musa stringati come corde di violoncelli così è forse la sua voce. La Musa non parla mai. Parlano i colori , i suoi colori, per lei.
“Dall’Olio ripercorre anni e anni di tradizione moderna, fa sua la lezione dei grandi poeti lirici del Novecento. Come A. Gatto, Dall’Olio (sempre lui…) si abbandona consapevomente ad un’esaltazione di lirismo cromatico…di Sandro Penna, il Nostro ha assimilato l’essenzialità del verso e la precisione fotografica…di Bertolucci, il respiro emiliano che tanto lo accora. Di Giorgio Caproni, Dall’Olio riconosce la precisione certosina nell’incedere. E anche le donne del Nostro sanno aprire riviere” così scirve in un passo della sua Prefazione il poeta Marcello Buttazzo.
Io non so quanta Tradizione abbia masticato ruminato e. Forse. Digerito….mi piace la poesia confessionale americana ivi ne riconosco le tracce. Mi incanta la leggerezza di Saba e la musicalità degli Ispano -americani, la poesia che viene da Praga vestita di luce per citare il Maestro J. Seifert. Sento l’essenzialità di Saffo, la sua idea di pace, di amore per sempre invadere continuamente la mia situazione emotiva e mentale dello scrivere versi. In fondo ho cominciato da Lei e a Lei desidero tornare. A una poesia che sa bene che solo la realtà è fatta di cose impossibili, ma gli Adynata, gli impossibli nei sogni sono l’essenziale e il quotidiano, il pane e le rose di questo canto a tratti dodecafonico ma sempre attento alla nonviolenza al tribolare della giustizia, ai silenzi della libertà, al dolore inferto senza scopo, attento al volo ai colori del viaggio :
verde
il nostro
Viaggiare
Con la luce accanto
il verde lembo
Fu scozzese
In una tua gonna
Così elegante
verde sognare
galante
Monet cieco
Non vede più il blu
Non ha volto
Non ha paragoni
Non ci sono cose
Non ci sono idee
È un dolore spremuto
si quello
il celeste velluto
sulle tue unghie
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