Paolo Prodi racconta Dossetti grande organizzatore di cultura

| 13 Aprile 2016 | Comments (0)

 

 

Diffondiamo da Il Corriere della sera del 13 aprile 2016 questa recensione di Francesco Margiotta Broglio al volume di Paolo Prodi, Giuseppe Dossetti e le officine bolognesi (Il Mulino, Bologna ) in libreria dal 28 aprile 2016. Nella foto in alto Giuseppe Dossetti (1913-1996) in piedi a sinistra con il cardinale Pellegrino

Quando, nell’autunno del 1950, un giovane Paolo Prodi raggiunge a Milano l’ateneo di padre Agostino Gemelli, Giuseppe Dossetti, che all’Università Cattolica si era formato come assistente di Vincenzo Del Giudice (tra i fondatori con Luigi Sturzo del Partito popolare), insegnava Diritto ecclesiastico e canonico a Modena dal 1942. Ed è proprio Dossetti a segnalarne l’«eccezionale valore» a Gemelli perché ottenga «un posto gratuito» nel Collegio Augustinianum, nonostante il conterraneo non avesse seguito i suoi consigli «giuridici» e si fosse iscritto a Scienze politiche.

Nel volume Dossetti e le Officine bolognesi (Il Mulino) — centrato sul suo legame con Dossetti e basato sulle «testimonianze personali» di un «rapporto che ha inciso profondamente» sul suo itinerario di storico, ma anche «come punto di riferimento e tensione dialettica sulla sua vita complessiva» — Paolo Prodi menziona tra i docenti Amorth (che sarà la «spalla» costituzionalistica del Dossetti costituente), Boldrini (che sarà la «spalla» di Mattei all’Eni), Mengoni e Mario Viora, con il quale si laurea in storia nel 1954, studiando i rapporti tra Milano e Roma nel 1512-1515.

A Dossetti, «capo carismatico», Prodi deve la «saldatura», fin dagli anni del liceo, tra la situazione del Paese e la sua vocazione «allo studio della storia… anche come chiave interpretativa del presente», imperniata sull’esperienza nella lotta politica del 1948 e sulle prime letture di Maritain e Mounier, di Tasca e Omodeo, di Sombart ed Einaudi. Assistente di Viora in Cattolica, maturerà la scelta dei suoi principali indirizzi di ricerca (Riforma e Controriforma, papato moderno, «sacramenti» del potere) nel biennio 1957-58 a Bonn con Hubert Jedin, «pontefice» degli studi sul Concilio di Trento e la cosiddetta Riforma cattolica, senza trascurare alcune vibrazioni cantimorian

Al centro del volume, anzitutto, gli anni 1952-54, che hanno come «perno» la fondazione a Bologna del Centro di documentazione, poi trasformato da Dossetti da «comunità di ricerca e di studio» in una «comunità religiosa legata da voti», in coincidenza con le sue dimissioni dall’Università (1957), precedute da quelle dalla politica (1951). Una strada che Paolo Prodi non volle imboccare, fermo alla primigenia impostazione della «comunità» bolognese, ben diversa, come aveva detto il fondatore nel 1953, dall’«individualismo» di La Pira e dall’«azienda» di Felice Balbo e senza continuità con «Civitas humana» e con il pensiero di Maritain.

Il passaggio dal Centro di documentazione all’Istituto per le scienze religiose, nonostante la continuità giuridica, sarà per Prodi il passaggio a un’istituzione ben diversa dalla «comunità di destino storico rigorosamente laica delle origini», che si rivelerà, a suo avviso, un «non luogo», provvisto, però, di un assistente spirituale che avrebbe garantito che tutti i collaboratori prestassero l’antico giuramento antimodernista. Un passaggio a cui Prodi dedica, anche sulla base di lettere e documenti personali che vengono pubblicati, il secondo capitolo del volume, e che vede il suo distacco, ma anche quello di Angelina Nicora, consorte di «Pino» Alberigo, e sorella della futura signora Prodi, Adelaide.

Seguono pagine efficaci sul Vaticano II, sul «bivio» del post-Concilio (con riferimento all’allontanamento da Bologna nel 1968 del cardinale Lercaro, forse su pressioni Usa), sull’ipotesi respinta di «laicizzare» il Centro, sulla sospensione del rapporto di Prodi con esso e sulla sua successiva «avventura tridentina», con la fondazione dell’Istituto italo-germanico, sul suo legame con Ivan Illich, sulle vicende dell’associazione bolognese, definite una historia dolorum, sul Dossetti dell’ultimo decennio (1986-96). Una testimonianza alta e diretta, con notazioni di originale spessore, in gran parte inedite, sulla politica e la cultura italiane del secondo cinquantennio del «secolo breve», più freddo, ma non meno cruciale del primo.

 

Category: Culture e Religioni, Libri e librerie, Paolo Prodi e la rivista "Inchiesta", Politica, Storia della scienza e filosofia

About Paolo Prodi: Paolo Prodi è nato a Scandiano nel 1932. Si è laureato in Scienze Politiche presso l'Università Cattolica di Milano, dopo aver vinto una borsa di studio presso il Collegio Augustinianum, per poi perfezionare gli studi presso l'Università di Bonn. Ha insegnato Storia moderna presso l'Università di Trento (di cui è stato rettore dal 1972 al 1977, nonché preside della Facoltà di Lettere dal 1985 al 1988), l'Università di Roma e l'Università di Bologna (della cui Facoltà di Magistero è stato preside dal 1969 al 1972). È Presidente della Giunta Storica Nazionale (già Giunta Centrale per gli Studi Storici), membro dell'Accademia Austriaca delle Scienze e dell'Accademia Nazionale dei Lincei. Nel 1965 è stato tra i fondatori dell'Associazione di cultura e politica "Il Mulino" . Nel 1973 ha fondato, insieme a Hubert Jedin (di cui è stato allievo), l'Istituto storico italo-germanico di Trento, istituto che ha diretto per oltre un ventennio. Nel 2007 è stato insignito del Premio Alexander von Humboldt . Tra i suoi libri: Disciplina dell'anima, disciplina del corpo e disciplina della società fra Medioevo ed Età moderna, a cura di P. Prodi, Il Mulino, Bologna 1994; Il concilio di Trento e il moderno, a cura di P. Prodi e W. Reinhard, Il Mulino, Bologna 1996; Storia della Chiesa di Bologna, a cura di P.Prodi e L.Paolini, Edizioni Bolis, Bergamo 1997, 2 voll.; Introduzione allo studio della storia moderna (con G.C. Angelozzi e C. Penuti), Il Mulino, Bologna, 1999; Una storia della giustizia. Dal pluralismo dei fori al moderno dualismo tra coscienza e diritto,Il Mulino, Bologna, 2000; Lessico per un'Italia civile (a cura di P. Venturelli), Diabasis, Reggio Emilia 2008; Settimo Non rubare. Furto e mercato nella storia dell'Occidente, Il Mulino, Bologna 2009; Il paradigma tridentino. Un'epoca nella storia della Chiesa, Morcelliana, Brescia 2010; Profezia vs utopia, Il Mulino, Bologna 2013;Il tramonto della rivoluzione, Il Mulino, Bologna 2015; Homo Europaeus, Il Mulino, Bologna 2015; Giuseppe Dossetti e le officine bolognesi, Il Mulino, Bologna 2016

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