Aulo Crisma: Storia di Giazza e la sua gente

| 30 Ottobre 2018 | Comments (0)

 

STORIA DI GIAZZA E LA SUA GENTE

“Storia di Giazza e la sua gente” è la seconda edizione aggiornata del libro di Antonia Stringher del 2010, che testimonia il grande amore dell’autrice per il paese natale di sua madre, Rosa Dal Bosco, grande figura di cimbra orgogliosa della sua terra e perfetta interprete del Taucias gareida, l’antico idioma tedesco portato dai coloni bavaresi sui Monti Lessini verso la fine del 1200 e sopravvissuto quasi intatto fino ai nostri giorni sulla bocca degli abitanti del paesello incastonato tra i monti dell’alta Val d’Illasi, in provincia di Verona. Antonia Stringher ha svolto un accurato lavoro di ricerca negli archivi, ha letto una grande quantità di libri (basta scorrere la bibliografia), ha raccolto un’infinità di testimonianze e soprattutto ha camminato in lungo e in largo, in alto e in basso per tutta la vasta zona intorno a Giazza, toccando tutte le 27 contrade, alcune non più abitate e raggiungibili solo attraverso impervi sentieri. Si è soffermata in centinaia di luoghi, accompagnata da valenti collaboratori del posto, per valutare il significato dei toponomi , in maggioranza di origine cimbra, spesso legato alle caratteristiche del territorio. E si è tuffata a capofitto nello skljumpf della parlata teutonica assorbendo come una spugna ogni stilla del vecchio linguaggio per farlo scorrere nei corsi di cimbro che tiene di anno in anno, coadiuvata dagli ultimi parlanti, per mantenerlo in vita il più a lungo possibile. Sulla copertina la luminosa foto a colori del nucleo centrale del paese, con in mezzo la chiesa affiancata da un insolito campanile sormontato da una calotta di banda, giustifica l’interpretazione del nome cimbro Ljetzan che fa diventare Giazza splendente, perché nella parola è contenuta la voce sassone light, che significa luce. E splendide sono le pagine del volume illustrate dalle innumerevoli foto a colori, in gran parte scattate dall’autrice. Preziosa la raccolta di foto d’epoca . Il libro di Antonia Stringher “è dedicato agli abitanti di Giazza, a chi da Giazza è emigrato e a quelli che Giazza la amano”. Ma può essere letto con piacere anche da quelli che non conoscono Giazza, per scoprire un mondo rimasto quasi sconosciuto fino alla metà del 1900, con una popolazione che, pur ridotta di numero, si esprime ancora nell’antico idioma degli antenati immigrati dalla Germania verso la fine del 1200. Nell’excursus storico sono indicate le varie ipotesi sull’origine dei Cimbri, compresa quella che nei secoli scorsi li faceva discendere dai resti dei Cimbri provenienti dallo Jutland sconfitti dal console Caio Mario ai Campi Raudi nel 101 a.C.

E vien fatto cenno dei recenti studi dello storico Marco Pasa, che parla di movimenti stagionali sui monti veronesi di genti e bestiame addirittura in epoca romana. E poi i fondamentali studi del glottologo bavarese Bruno Schweizer provano che nel mare magnum del taucias gareida galleggiano numerosi relitti del linguaggio longobardo. E ciò induce a pensare che prima dei coloni germanici sui Lessini ci fossero i Longobardi. Dello stesso avviso era anche il germanista dell’Università di Milano Marco Scovazzi, interessato a cogliere le peculiarità della lingua e le caratteristiche culturali di una popolazione che, nei tempi andati, sapeva contare fino al quattro e per indicare il cinque ricorreva alla mano. E la mano serviva per i multipli di cinque fino al venti. Il pastore incideva un bastone per contare le sue pecore: una tacca per ogni capo. Eppure tra la gente di Giazza, verso la fine dell’Ottocento, è nato un bambino che sarebbe diventato un matematico di statura europea: mons. Giuseppe Cappelletti. E’ ricordato nel capitolo dedicato ai personaggi anche per gli approfonditi studi sulla sua lingua materna. Un suo nipote, il maestro Antonio Fabbris, nel 1939 costruisce una minuscola centrale idroelettrica che dà luce al centro abitato e alla contrada Ferrazza. Ma tutta la gente si distingue per la multiforme laboriosità. Il boscaiolo, all’occorrenza, diventa calcarotto, il muratore falegname e viceversa. Il mandriano è anche contadino. Le donne di casa, instancabili massaie, possono vendere le uova eccedenti il consumo familiare e disporre del ricavato per le piccole spese.

Nel capitolo “Le donne e i cimbri” sono descritte come subordinate all’autorità del marito, ma è riconosciuta l’importanza del loro ruolo: “De baip ist drai kantaun ‘ume hause” (La donna è tre angoli della casa). La religiosità dei Cimbri era manifestata nella partecipazione massiccia alle sacre funzioni che, oltre alla santa messa, comprendevano il vespero pomeridiano domenicale e le processioni lungo l’anno. Nelle famiglie si recitavano le orazioni al mattino e alla sera e prima del pasto si ringraziava Dio per il cibo che era sulla tavola. Gli si rivolgevano chiamandolo sempre Guttar Heare, Buon Signore. Tra le preghiere riportate è interessante per l’originalità quella cimbra che l’autrice ha udito dalla bocca della madre: Gapet ‘un drai engiljar, Preghiera dei tre angeli.

Haint i gea nidar suaze 

pit drai engiljar in de vuaze:

 uanz deika-pi 

uanz darbeika-pi

uanz vuata-pi 

‘un aljan poasan dingar 

‘un aljan poasan troman 

funtze am liebe lieste tak. 

 

Stasera vado a letto dolcemente

con tre angioletti ai piedi:

uno mi copre

uno mi sveglia

uno mi protegge

da tutte le cattive cose

da tutti i brutti sogni

fino al caro luminoso giorno.

Nella religiosità cimbra persistevano credenze pagane sull’esistenza di figure spesso riconducibili alla mitologia germanica. Di Giazza, del suo territorio e dei suoi abitanti viene detto tutto con semplicità di linguaggio, con continui interessanti riferimenti ai tempi passati. Nei secoli scorsi la ricchezza dell’acqua faceva girare le ruote di otto mulini, due magli, due segherie e, dal 1939, la turbina della piccola centrale elettrica. Oggi non c’è più nulla di tutto questo e gran parte dell’acqua delle valli di Revolto e di Fraselle è stata intubata nell’acquedotto che serve la Val d’Illasi. Ma Giazza, anche se ha perso gran parte della sua gente, è ancora lì, splendente quando il sole la bacia. Visitatela e leggete le belle pagine che Antonia Stringher le ha dedicato con appassionata attenzione.

Storia di Giazza e la sua gente, edito da La Grafica Editrice di Lavagno (Verona), € 23, si può trovare su Amazon, presso l’Editore, alla libreria Gheduzzi di Verona, nelle librerie e ristoranti della Lessinia

Category: Arte e Poesia, Aulo Crisma e la rivista "inchiesta", Culture e Religioni, Libri e librerie, Osservatorio comunità montane

About Aulo Crisma: Aulo Crisma è nato a Parenzo nel 1927. Nel 1945 ha conseguito il diploma magistrale.Nel 1946 ha lasciato l'Istria come esule. Ha fatto il maestro elementare prima a Giazza, dove si è sposato con la collega Maria Dal Bosco, e poi a Selva di Progno. E' stato un attivo animatore culturale dirigendo il locale Centro di lettura, divenuto poi Centro sociale di educazione permanente. E' stato per molti anni corrispondente del quotidiano L'Arena di Verona. Ha condotto numerosi lavori di ricerca e documentazione sulla storia dei Cimbri, una popolazione di origine tedesca che si era insediata sui Monti Lessini verso la fine del XIII secolo, che ancora manteneva vivo nell'enclave di Giazza ,l'antico idioma alto tedesco.Ha fatto parte del Direttivo provinciale del Sinascel, sindacato nazionale della scuola elementare. Ha pubblicato "Guardie e contrabbandieri sui Monti Lessini" (con Remo Pozzerle), Ed. Taucias Gareida, Giazza-Verona, 1990; "Lessinia, una montagna espropriata" (con Remo Pozzerle), HIT Edizioni, San Martino Buonalbergo, 1999; "Bar lirnan tauc': Noi impariamo il cimbro, Ed. Curatorium Cimbricum Veronense,, Verona, 2001; "Parenzo, gente, luoghi, memoria" Ed. Itinerari educativi, Comune di Venezia, 2012. Attualmente vive con la moglie a Tencarola, in provincia di Padova, e collabora alla rivista Inchiesta.

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