Arrigo Chieregatti: Venti di guerra sentieri di pace
A BOLOGNA il 29 gennaio 2016 al Centro Natura (Via degli Albari 4/A Bologna) alle 20,45 verrà presentato il volume della collana InterCulture “Non c’è povertà dove non c’è ricchezza”. Il libro sarà introdotto da Arrigo Chieregatti direttore della collana, Luigi Arnaboldi, curatore del volume e Vittorio Capecchi sociologo, Università di Bologna. Diffondiamo l’editoriale di Don Arrigo Chieregatti “Venti di guerra, sentieri di pace” pubblicato nella Lettera agli amici “Dialoghi” del dicembre 2015
Venti di guerra soffiano sul mondo. Proprio per questo è più che mai necessario parlare dei sentieri della pace. Sentieri da cercare, da scoprire, da percorrere, forse da tracciare là dove ancora non c’è sentiero…
Alcuni flash possono aiutarci a intravedere il cammino.
1. Il sentiero del silenzio
Siamo appena tornati da un viaggio in Iran. Quando siamo partiti, qualcuno ci guardava con stupore, molti con preoccupazione: “Speriamo che vi vada bene… Ma non avete paura?”. Abbiamo trovato un paese stupendo, un paradiso terrestre, sia nei rapporti umani, sia nell’ambiente.
Come facciamo sempre, abbiamo incontrato delle persone. In particolare un sacerdote armeno, cristiano. Sono molti gli armeni che vivono in Iran, come vivono in Canada, in Francia, in Germania, negli Stati Uniti, dispersi in varie parti del mondo, perché sono stati decimati (e noi non ne sappiamo niente…). Vivono in Iran (l’Armenia confina con l’Iran), e si sentono accolti, loro che sono cristiani, dai musulmani.
Abbiamo incontrato anche gli zoroastriani, seguaci di un’altra religione: gli adoratori del fuoco. Noi ci siamo fermati davanti a un fuoco che è acceso da 4000 anni. Un’esperienza stupenda!
Su una montagna, siamo saliti su una “torre del silenzio”, dove in passato venivano messi i corpi dei defunti perché fossero mangiati dagli uccelli rapaci. Adesso non è più permesso.
Lì abbiamo fatto silenzio, un silenzio profondo. Sì, perché credo che la cosa principale per poter conoscere un altro, o gli altri, sia ascoltarli, sentire che cosa dicono, senza la pretesa di dire la propria opinione.
2. La vista di un punto
Io dico sempre che ognuno di noi ha una visione del mondo, ma ognuno ha la propria visione, che è un punto di vista. E un punto di vista è sempre la vista di un punto!
Dobbiamo mettere in discussione quello che abbiamo assimilato, che ci è stato messo sulle spalle, a livello intellettuale, religioso, sociale, politico, economico. Abbiamo scoperto quante bugie sono state dette sull’Iran. E noi avevamo creduto a tutte. Abbiamo scoperto che non era vero. Un altro punto di vista…
3. Abbandonare le nostre pretese
Le culture sono tante. Tutte sono importanti e tutte hanno diritto di esistere. Ma la cultura occidentale ha la pretesa di essere l’unica vera cultura, o per lo meno la più importante… L’abbiamo creduto per secoli, e forse ci crediamo ancora.
Dopo questa pretesa che abbiamo sparso per il mondo, credo che sia molto difficile che gli altri ci ascoltino o abbiano voglia di parlare con noi.
Ricordo un episodio a cui ho assistito quando ero in Cambogia. Il vescovo di una diocesi cambogiana, che era un francese, aveva ricevuto la visita di un gruppo di francesi. Allora gli era venuta una bella idea: “Perché non ci troviamo a parlare con i buddisti?”. E ha diramato l’invito. Quando è venuto il momento dell’incontro, eravamo una settantina. Ci siamo guardati in faccia, e ci siamo accorti che non c’era neanche un buddista. C’eravamo solo noi cristiani…
Dopo più di un secolo di colonialismo, non c’è da stupirsi che i cambogiani non vedano di buon occhio i francesi… Perché avrebbero dovuto confrontarsi con loro, su che cosa?
Non è venuto nessuno, non erano interessati. Siamo noi che abbiamo la pretesa che qualcuno ci venga ad ascoltare. Se stessimo un po’ zitti! Abbiamo parlato fin troppo…
4. Il coraggio di mettersi in confusione
Saper tacere, saper ascoltare sono i primi due passi per arrivare al dialogo.
Noi ci sentiamo possessori di saperi, possessori di cultura; applicando i nostri saperi, la nostra cultura, siamo convinti di conoscere gli altri.
Ci siamo mai chiesti che cosa loro pensano di se stessi? Che cosa loro pensano di noi?
Abbiamo mai provato a guardarci nello specchio dell’altro per conoscere meglio noi stessi? Allora, forse, potrebbe iniziare un dialogo…
Ma è possibile un dialogo?
Ricordo un vescovo che davanti a una marea di preti disse: “Vorrei che i miei preti cancellassero dal loro vocabolario la parola ‘dialogo’, che porta solamente confusione”.
Forse è vero. Ma credo che se avessimo il coraggio di metterci in confusione, avremmo molte cose da scoprire!
5. La coscienza di non essere universali…
Ricordo che una volta un buddista mi disse: “Voi dite comunemente in Occidente che noi buddisti siamo atei, che non abbiamo un Dio. Ma sapete che cosa avete fatto? Voi avete nella vostra testa un certo concetto di Dio. L’avete preso e l’avete confrontato con quello che diciamo noi, e avete detto: lì Dio non c’è. È vero, non c’è. Noi non abbiamo il vostro Dio. Ma il vostro Dio non è l’unico…”.
Io credo che dobbiamo avere il coraggio di aprire l’orizzonte.
Certo, si rimane sconcertati.
Se il nostro orizzonte è grande come questa stanza, se buttiamo giù i muri e guardiamo oltre… non ci ritroviamo più!
Sono stato recentemente a una riunione di maestre di una scuola per l’infanzia. Ci sono due sezioni. In una, i bambini ‘stranieri’ sono 23 su 28; nell’altra sono 21 su 25.
La preoccupazione nostra sapete qual è? Insegnare loro l’italiano. E noi, abbiamo mai pensato di imparare l’arabo? Abbiamo imparato almeno qualche parola? Siamo in grado di salutare questi bambini in lingua araba?
No! Noi abbiamo fisso in testa un concetto: l’assimilazione. Dobbiamo farli diventare come noi! E crediamo che sia un regalo… Parliamo sempre di integrazione. Dobbiamo togliere via quella g, e parlare finalmente di interazione!
Dobbiamo liberarci dalla visione distorta delle lenti dell’universalismo. Non siamo universali, nessuno è universale. Niente è universale. Neanche il cristianesimo.
Ricordo Simone Weil, una donna ebrea che ha compreso e amato profondamente il messaggio cristiano, ma non ha mai voluto farsi cristiana perché non poteva accettare l’atteggiamento di conquista del mondo che vedeva nella chiesa…
6. Camminare come funamboli…
Abbiamo paura. Paura di essere invasi… Eppure, quanti contatti abbiamo avuto nei secoli! I nostri numeri sono numeri arabi… Un grande contributo alla nostra medicina è venuto da Avicenna e Averroè, anche loro arabi… Fra i grandi pensatori della chiesa antica abbiamo Tertulliano e Agostino (tanto per fare un esempio): anche loro arabi… La nostra Madonna di san Luca… è nera! Come san Zeno, il protettore di Verona…
Credo che dobbiamo mettere da parte la nostra paura e azzardarci a a camminare come funamboli su un filo teso fra mondi differenti. Non c’è una terra ferma, questo è il modo per camminare. E allora potremo scoprire altre dimensioni.
Ma come si fa? Questo butta per aria tutto! Il diritto, le leggi… In Iran ci sono gli armeni che hanno le loro abitudini, le loro leggi, e convivono con il mondo musulmano. È possibile!
7. Aperti allo scambio
Concludo ricordando un ultimo episodio. Voi sapete che le correnti mistiche di tutti i tempi considerano la materia animata, facendo unità fra materia e infinito e attribuendo a tutti gli esseri un respiro cosmico… È una cosa che ci fa andar giù di testa, se la prendiamo sul serio!
Durante un viaggio in India, una ragazza faceva valanghe di domande a un guru indiano: e perché questo, e perché quest’altro… E lui rispondeva sempre.
Dopo una settimana, alla fine le ha detto: “Vai su una montagna, e stai là una settimana da sola”. È andata. Quando è tornata, le ha chiesto: “Come è andata?”. “Credevo di diventare pazza! Mi sono trovata a parlare coi sassi! Parlavo con gli alberi!”. E lui, tranquillo, ha detto: “Così hai scoperto che i sassi e gli alberi sono vivi! Che si può parlare con loro, che respirano come respiri tu”.
Sì, gli interrogativi sono tanti. Cerchiamo di non dare subito le nostre risposte. Accettiamo che da fuori qualcuno ci possa dire qualcosa. Allora sarà uno scambio!
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