Alexis de Tocqueville: Democrazia, dispotismo, disobbedienza
Pubblichiamo questo testo di Alexis de Tocqueville del 1835 tratto da Democrazia in America inviato alla redazione da Bruno Giorgini perché “fa bene ritrovare nei classici del pensiero democratico le ragioni di una opposizione la più radicale possibile in quanto cittadini al governo berluscodemocristiano dei letta-gianni-enrico”
La democrazia non dà al popolo il governo più abile, ma fa ciò che il governo più abile è spesso impotente a creare: diffonde nel corpo sociale una attività insonne, una forza esuberante, una energia che non può esistere senza di essa e che, per poco che le circostanze siano favorevoli, può fare prodigi.
In questo secolo, in cui i destini del mondo cristiano sembrano sospesi, alcuni si affrettano ad attaccare la democrazia come una potenza nemica.
Sotto il governo assoluto di uno solo il dispotismo, per arrivare all’anima, colpiva grossolanamente il corpo; e l’anima, sfuggendo a quei colpi, si elevava gloriosa sopra di esso; ma nelle repubbliche democratiche la tirannide non procede a questo modo: essa non si cura del corpo e va diritta all’anima. Il padrone non dice più “Voi penserete come me, o morrete”, ma dice “ Voi siete liberi di non pensare come me; la vostra vita, i vostri beni, tutto vi resta; ma da questo momento voi siete stranieri tra noi. Voi manterrete i vostri diritti politici, ma essi saranno inutili per voi poichè, se cercherete di essere eletti dai vostri concittadini, essi non vi accorderanno il loro voto e, se chiederete la loro stima, essi ve la rifiuteranno. Voi resterete tra gli uomini, ma perderete il vostro diritto all’umanità. Quando vi avvicinerete ai vostri simili, essi vi fuggiranno come un essere impuro; e anche quelli che credono alla vostra innocenza vi abbandoneranno per timore di essere a loro volta sfuggiti. Andate in pace, io vi lascio la vita, ma vi lascio una vita peggiore della morte”. (..) facciamo attenzione che le repubbliche democratiche non lo (il dispotismo, ndr) riabilitino e, rendendolo più pesante per qualcuno, non gli tolgano, agli occhi della maggioranza, l’aspetto odioso e il carattere avvilente. (..) Il dispotismo, pauroso per natura, vede nell’isolamento degli uomini un pegno sicuro di durata e generalmente si adopera con ogni cura per isolarli. Nessun vizio del cuore umano lo diletta quanto l’egoismo. (..) In questo sistema il cittadino esce un momento dalla dipendenza per eleggere il padrone e subito dopo vi rientra.
Quando dunque io rifiuto di obbedire a una legge ingiusta, non nego affatto alla maggioranza il diritto di comandare; soltanto mi appello non più alla sovranità del popolo, ma a quella del genere umano.
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