Gian Maria Volpicelli: Hackspace, a Londra creatività e bit si sposano

| 1 Ottobre 2014 | Comments (0)

 

 

 

Diffondiamo da Wired del 1 ottobre 2014

Londra – All’ingresso del London Hackspace ci sono tre bidoni per i rifiuti non organici, che però vengono svuotati solo ogni tre settimane. Questo perché il rifiuto è sempre relativo: ciò che non serve più a me potrebbe essere utile al progetto di qualcun altro. La creatività è ovunque. È questo lo spirito dell’Hackspace.Annidato a Hackney, quartiere roccaforte dell’hipsterism londinese, si tratta di un open-space in cui la comunità degli hacker va per fare amicizia, discutere e, soprattutto, creare.

Lo spazio è attrezzato con strumenti e macchinari per ogni attività: ci sono workstation per la programmazione, stampanti 3D, laser-cutter, ma anche una spina per la birra, seghe da falegname e una tanica di azoto liquido – chiusa in una cassaforte, dopo che due membri del club hanno fatto esplodere l’ultima. Nei sotterranei c’è persino un laboratorio di bioingegneria, mentre in cortile torreggia un simulatore di volo per astronavi, che riassume in sé tutti i cliché dei B-movie fantascientifici ­(sì: c’è un pulsante dell’autodistruzione).

Ogni cosa è stata donata, costruita o distillata da uno dei soci dell’Hackspace: “Ci hanno regalato quel braccio robotico, ma mancava un componente da 4mila sterline,” racconta Dave Murphy, un veterano dello spazio, indicandomi un macchinario. “Con l’ingegneria inversa siamo riusciti a costruirlo qui, per pochi spiccioli.” Dave è un giovane con gli occhiali e una faccia simpatica. Fa il programmatore (“qui siamo la maggioranza”, ride) e spiega che tutto è nato quando uno dei fondatori voleva riparare una sedia e si rese conto che non aveva gli strumenti per farlo. Perciò, insieme ai suoi amici, decise di creare un luogo dove chiunque avesse un’idea trovasse i mezzi per realizzarla.

“Molti pensano agli hacker come a dei nerd sempre incollati a uno schermo. Ma non è così,” dice ancora Dave. “Un hacker per noi è chiunque voglia capire come funzionino le cose, e che voglia creare ‘roba nuova’. Un maker, in ogni ambito possibile. E qui nell’Hackspace, gli hacker-maker sono davvero liberi.”

 

Category: Nuovi media, Osservatorio Europa

About Gian Maria Volpicelli: Gian Maria Volpicelli è un giornalista italiano che vive a Londra e collabora a The Post internazionale e a Wired.

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