Aurea Costa de Carvalho, Rogério Gonçalves Freitas: La neoliberalizzazione dell’istruzione in Brasile

| 7 Maggio 2013 | Comments (0)

 

 

 

Áurea Costa de Carvalho è docente all’Università dello Stato di Sao Paolo. Brasile aurearc@rc.unesp.br; Rogério Gonçalves Freitas è dottorando di Sociologia all’Università di Napoli Federicoo II.

 

Il processo d’intensificazione del neoliberismo in Brasile ha avuto due periodi: dal 1994 al 2002 nel primo e secondo governo di Fernando Henrique Cardoso (Partito sociale democratico brasiliano-PSDB) e dal 2003 al 2010 nei due governi dell’operaio Luiz Ignácio Lula da Silva ( Partito dei Lavoratori-PT). Partito che ancora è al governo con Dilma Housseff.

Nella riforma dello Stato del governo di Fernando Henrique Cardoso- FHC, si è data una classificazione dei servizi offerti dallo Stato in 4 categorie: a) i servizi ristretti allo Stato del nucleo strategico; b) i servizi esclusivi; c) i servizi non esclusivi e d)  i servizi dell’ambito del mercato. L’istruzione è stata classificata come servizio non esclusivo. Con questa classificazione in tutti i livelli dell’istruzione sono stati regolamentati  leggi tenendo in conto la razionalizzazione dei costi e lo stimolo al servizio volontario e alle fondazioni e istituzioni private. Il Governo FHC è stato il simbolo del primo tsunami neoliberale in Brasile per avere un fortissimo adattamento alle ricette neoliberali e Lula il responsabile per il secondo tsunami.

Il presidente Lula ha governato su un grande livello di popolarità durante i suoi due governi. È stato in grado di eleggere il suo successore, grazie a vari fattori tra i quali: la congiuntura economica in crescita e l’aiuto del suo staff stimolando il pagamento della tassa d’interrese del debito pubblico brasiliano per attirare capitali stranieri. Un’altra situazione è stata quella del trasferimento del capitale del settore produttivo a quello finanziario, anche se questa linea guida politico-economica, ha contribuito alla distruzione delle forze produttive[1].Tale popolarità esiste, perché la popolazione assimila ancora la pubblicità al fatto che il Brasile uscirà dalla condizione di sottosviluppo, diventando un paese sviluppato. È un’impressione causata dal fatto che questo paese attua come gestore del capitalismo internazionale davanti ad altri paesi latino-americani: il 93 % dell’industria sudamericana ha capitale brasiliano sotto il suo controllo. Questo è dovuto al rapporto tra la comunità imprenditoriale brasiliana e i paesi limitrofi, in modo che, in Perù, per esempio, il gruppo Votorantim controlla più del 50% del zinco[2]. I proprietari terrieri brasiliani dominano la produzione di soia brasiliana in Bolivia e Paraguay[3], così come il riso e la carne in Uruguay.

Dal 1889, il Brasile è gestito sotto il regime repubblicano, secondo la concezione della democrazia rappresentativa, adottando come modello lo stato democratico di diritto, in cui vi è una  sopravvalutazione del voto come modo per partecipare al cambiamento sociale[4]. Durante il governo del presidente Luiz Inacio Lula da Silva, si è potuto identificare una combinazione di regime democratico borghese con le pratiche di collaborazione di classe. Nella lotta sindacale, il  Partito dei Lavoratori-PT (Partido dos Trabalhadores), attraverso i suoi quadri militanti ha partecipato direttamente alla gestione dell’ organizzazione sindacale più espressiva del paese, cioè la Centrale Unica dei Lavoratori- CUT. La CUT e il PT dal primo governo Lula in poi hanno creato  una simbiosi perfetta. L’appoggio politico e programmatico è stato incondizionato da parte della CUT al governo. I leader sindacali adottano le pratiche inerenti al modello del sindacalismo caratterizzato come “sindacato famiglia“, le cui pratiche costituiscono la burocratizzazione delle direzioni, il raffreddamento delle mobilitazioni e il percorso legale come strumento privilegiato di lotta per i diritti dei lavoratori. Le conseguenze sono state la crescita della criminalizzazione dei movimenti sociali, l’abolizione dei diritti attraverso accordi volontari di licenziamento, lo sviluppo delle leggi di lavoro a tempo determinato ed anche la manutenzione del posto di lavoro con lo stipendio ridotto[5].

La congiuntura  attuale è di stagnazione  del salario minimo del lavoratore medio, che fa parte della categoria dei dipendenti pubblici, le dimissioni di quelli che sono più retribuiti, stimolati dai piani di licenziamento volontari, la riduzione dello stipendio e i licenziamenti nell’ambito degli accordi di lavoro. La riduzione del tasso di disoccupazione si è verificata attraverso le politiche che hanno causato la diminuzione del prezzo della forza lavoro complessiva. Durante i governi di coalizione guidati dal Partito dei Lavoratori, si è cercato di migliorare la vita delle persone che vivono in  povertà assoluta, provando a creare la “nuova classe media”, composta da cittadini “con una certa dignità”, acquistando la loro abitazione attraverso il programma “Mia casa, mia Vita” (Minha Casa, Minha Vida), in cui il governo decide insieme con i grandi imprenditori del settore dell’edilizia la vendita di complessi di abitazione di scarsa qualità. Il periodo di finanziamento (mutuo) dell’abitazione è fissato a rate per un periodo fino a 30 anni.

 

Rilasciare certificato è necessario, ma senza educare

Dall’ammissione al finanziamento privato dell’istruzione pubblica in Brasile si è aperto il precedente alla partecipazione dei contribuenti alla gestione della scuola pubblica, applicando i principi di gestione aziendale. L’efficienza, l’efficacia, il flusso, la valutazione dei risultati, così come la comprensione che i genitori e gli studenti sono i clienti della scuola, piuttosto che dei cittadini sono gli obbiettivi da raggiungere  della scuola pubblica brasiliana. L’educazione è diventata un servizio, piuttosto che un diritto. Le implicazioni sono: la massimizzazione dell’uso dello spazio della scuola per aumentarne l’efficienza, l’utilizzo delle risorse di spazio e risorse  umane della scuola per svolgere i compiti relativi al benessere dei bisognosi e la subordinazione della qualità dell’insegnamento. Tali fattori, che hanno favorito la razionalizzazione dei costi e il flusso dei certificati rilasciati agli studenti, sono intesi come  aumento della produttività della scuola.

Nel 2004 è stata creata la segreteria di Educazione Continua, Alfabetizzazione e Diversità, per concepire e impiantare  delle politiche mirate in minoranze etniche e la popolazione socialmente vulnerabile. La segreteria ha sviluppato dei programmi di formazione per gli educatori alla collaborazione nella risoluzione dei problemi sociali riguardo la scuola. Per questo, contano sull’appoggio dei privati e del volontariato. Cercano di materializzare l’orientazione costante della conferenza Jomtien, così come il documento di Jacques Dellors[6] dicendo che l’istruzione deve avvenire per tutta la vita, in tutti gli ambienti, all’interno di un discorso in cui la differenza tra educazione formale e informale sparisce.

Le politiche cercano anche un’articolazione tra scuola e la comunità indotta e controllata tramite programmi invece della partecipazione libera ed efficace della gestione della scuola. Ci sono dei programmi che formano persone senza esperienza lavorativa o con una specialistica  per assumere il compito di lavorare con l’alfabetizzazione degli adulti in materia di vulnerabilità sociale. Sono persone che lavorano senza costo, cioè, quasi gratuitamente,  guadagnando solo una specie di borsa di studio come volontari. Da un lato, tali politiche contribuiscono per la de-professionalizzazione degli insegnanti, dall’altro, offrono una formazione continua agli insegnanti per collaborare con i processi di inclusione sociale, modificando  il loro ruolo nella scuola.

La tendenza tra associazione e assistenzialismo ha guadagnato spazio nelle politiche pubbliche in Brasile. Il programma Borsa Famiglia (Bolsa Familia) ad esempio, utilizza il fattore studente per la distribuzione del beneficio economico. Si tratta di una partnership con l’UNESCO, assegnata dal Ministero dello sviluppo sociale e Combattimento  contro la fame. Questo programma si concentra per i cittadini con reddito fino a € 51,60, in un momento in cui il salario minimo brasiliano, a partire dal febbraio di 2013, sarà di € 250. Ai fini di questa politica, vengono considerati i cittadini al di sotto della soglia di povertà coloro che hanno un reddito mensile inferiore a € 25,80, di cui il contingente è già più di 16 milioni[7] (cfr. BONIS, 2012). La borsa è distribuita in base a criteri per cui i beneficiari sono raggruppati in 4 categorie: a) i giovani fino a 17 anni, b) le donne incinta, c) donne che allattano e d) cittadini al di sotto della soglia di povertà. Le condizioni richieste per la ricezione degli assegni è che i bambini e i giovani frequentino la scuola. Le donne incinta e le madri  che allattano invece, devono  sottoporsi  al controllo delle istituzioni sanitarie pubbliche, comprese le consulenze, visite e vaccinazioni.

La borsa famiglia  – politica che ha contribuito enormemente alla popolarità di Lula – era già presente nei governi dei primi anni del 1990. Era basata nella cittadinanza tutelata, il cui diritto era concretizzato  sotto forma di sovvenzione statale con le condizioni pre-determinate, di rottura della parità di diritti sociali previsti nella Costituzione brasiliana. Si tratta di una strategia di realizzazione dei diritti sociali, dal punto di vista dei privilegi dei poveri a scapito dei diritti universali. E’ stata una misura efficace per contenere i lavoratori davanti alla disoccupazione e al calo dei prezzi della forza lavoro ed anche della privatizzazione dei beni pubblici, sebbene la condizione del borsista non dia la possibilità  all’acquisizione di diritti al lavoro e previdenziali  derivanti dalla condizione salariale.

Per i giovani e gli adulti di famiglie della classe lavoratrice che sono scappate dalla povertà assoluta,  il governo Lula nel 2004 ha istituito una politica per alzare il livello di qualificazione,  ampliando le loro possibilità di competere nel mercato del lavoro. Ciò è stato possibile attraverso dei corsi superiori e tecnologici  e d’una politica specifica per promuovere l’entrata di corsi universitari di laurea in università private. Questo è il programma “Università per Tutti”- PROUNI ( Universidade para Todos).

In Brasile, oltre il 90% delle istruzioni superiori sono state privatizzate dal 1994, durante il governo di Fernando Henrique Cardoso. I posti vacanti nelle università pubbliche sono sempre di meno, a differenza di altri paesi dell’America Latina come l’Argentina, che favorisce l’ingresso nelle università pubbliche. Il PROUNI costituisce una partnership pubblica – privata in cui il governo brasiliano paga borse di studio totali o parziali agli studenti. Il criterio per l’adesione è appartenere  a famiglie con reddito pro capite al di sotto della soglia di povertà per una borsa di studio totale o parziale. I candidati devono avere buoni risultati in un test nazionale fatto per valutare il rendimento degli studenti. Questo è stato ampiamente approvato dal settore privato dall’istruzione inoltre è garantito alle istituzioni partner un minimo di clientela oltre che l’esenzione fiscale.

Per quanto riguarda la scuola primaria e media, la più importante politica neoliberista è stata la cosiddetta progressione continua, stabilita dalla legge 9.39495/96 che fissa gli orientamenti e le basi per l’istruzione nazionale. Si tratta di stimolare il flusso di studenti attraverso la scuola, cercando delle strategie di prevenzione, cioè di evitare la ritenzione degli studenti in un ciclo, in altre parole, la bocciatura. Questa politica comprende forme più flessibili di progressione, non necessariamente legate alla valutazione, il problema sta nel fatto che questa sia collegata ad altri sistemi, ad esempio: l’educazione attraverso quaderni già pronti per l’insegnamento chiamati apostilamento e di valutazione di rendimento scolastico in concorrenza per il ribasso della qualità dell’istruzione, facilitando nel contempo la certificazione.

A Sao Paulo, la progressione ha assunto una forma più radicale, che è quella di accettare la bocciatura degli studenti solo nella fase finale degli studi, previa motivazione da parte dell’insegnante. Succede che gli studenti hanno completato i loro studi e sono stati certificati a condizione funzionalmente analfabeta. Imparano a leggere, ma non capiscono quello che hanno letto, non sono in grado  di interpretare un testo o di organizzare le loro idee e registrarle nè formano un saggio coerente. Si verifica così che l’insegnante perde il controllo sul suo lavoro, nella misura in cui  perde l’autonomia per promuovere o bocciare lo studente. Nell’ambito della logica privatistica, si tratta di una misura che grava sulle spese statali per il mantenimento di uno studente bocciato che rimane un altro anno nel sistema scolastico. Inoltre, il numero maggiore di promozioni  può portare ad una falsa conclusione per cui si crede che il sistema educativo è efficace in quanto possiede un buon flusso e buone razionalizzazioni delle spese.

Infine, il sistema di insegnamento attraverso le apostilas presenti in vari municipi dello stato brasiliano come l’introduzione di kits per gli studenti considerate  dall’UNESCO come supporto più economico e facile da maneggiare si tratta in realtà d’una vera divisione tecnica di insegnamento, nella quale gli insegnanti sono costretti ad insegnarne  d’accordo con queste apostilas, riducendo le loro possibilità di scelta e organizzazione dei contenuti. L’insegnante è un elemento strategico nella scuola.  Ed è perciò tale categoria che è stata oggetto di destituzione del controllo sul proprio lavoro nel processo di neoliberalizzazione nel rapporto tra Stato e scuola. La classe dei lavoratori sta soffrendo la corrosione del diritto allo studio, sia attraverso la privatizzazione, sia per la riduzione della qualità dell’istruzione, ma come ha detto l’intellettuale Gaudencio Frigotto tale improduttività della scuola è ogni volta più produttiva al capitale.

 

Questo testo è stato pubblicato da “Inchiesta” gennaio-marzo 2013 e fa parte del Dossier curato da Aurea Costa e Rogério Freitas


 

 


[1] ALMEIDA NETO, E. Dilma ganhou… e agora? Jornal Opinião Socialista . São Paulo: Luiz e Rosa Sundermann,   01/11/2010. Disponibile in: http://www.pstu.org.br/autor_materia.asp?id=12102&ida=22.

[2] VOTORANTIN METAIS. Entre as líderes mundiais na produção de Zinco. São Paulo: 2011. Disponibile in: http://www.vmetais.com.br/pt-BR/Negocios/Zinco/Paginas/ArtigosTecnicos.aspx.

[3] AGROLINK.  Produção de soja da Bolívia atrai produtores brasileiros. Agrolink/noticias. 28/9/2012. Disponibile in: http://www.agrolink.com.br/noticias/producao-de-soja-da-bolivia-atrai-produtores-brasileiros_157291.html;

[4] HAYEK, F. A. O caminho da servidão. 5.ed.  Rio de Janeiro: Instituto liberal, 1990.

[5] ALMEIDA, J. M. Os sindicatos e a luta contra a burocratização.  São Paulo: Luiz e Rosa Sundermann, 2007.

[6] DELORS, Jacques. Crescita, competitività e occupazione, 1993.  Questo libro bianco è centrale per discutere le asse generale della politica neoliberista per l’istruzione. Dice che la  fiducia degli imprenditori si rafforza se l’autorità politica economica presente un quadro stabile; contenimento del deficit statale; risparmio statale, adeguazione dell’istruzione e della formazione professionale all’economia globalizzata, si deve accompagnare le esigenze del mercato.  L’obbiettivo è imparare a imparare per tutto il costo della vita, ossia, esse preparato e si conformare con il mondo della disoccupazione.

[7] BONIS, G. O Brasil tem 16,2 milhões na pobreza extrema. Carta Capital. 14/1/2013. Disponível em http://www.cartacapital.com.br/economia/brasil-tem-162-milhoes-na-pobreza-extrema/.

 

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Category: Osservatorio America Latina

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