Sabina Breviglieri (a cura di) : Un Dossier sull’economia solidale in Brasile e in Italia

| 22 Settembre 2015 | Comments (0)

 

1. Sabina Breviglieri : Introduzione al Dossier sull’economia solidale in Brasile e in Italia

Sabina Breveglieri  è  Responsabile dei progetti in America Latina e Mediterraneo di NEXUS-CGIL

 

Il dossier composto dai testi di Valmor Schiochet della SENAES, di CRESER e del Tavolo RES costituiscono il tentativo di ricostruire le dinamiche dell’Economia Solidale in Brasile ed in Italia (con un focus sull’Emilia Romagna) e di riportare il dibattito che su questa strategia economica è in corso nei due paesi. In entrambi i casi il rapporto tra esperienze e quadro istituzionale è presente, così come la sottolineatura dei valori che sono alla base di queste pratiche economiche antiegemoniche, diverse ma in fondo complementari anche se nate da contesti diversi.

A seguire una breve sintesi dei documenti il cui testo  è consultabile integralmente in questa  versione online di Inchiesta.

Schiochet afferma “Non si può negare che l’economia solidale sia una strategia propria della società civile. Tenendo questo a mente, con l’arrivo al potere locale delle “forze democratico-popolari”, essa venne integrata anche nell’agenda dei governi. Fu nella seconda metà della decade passata che furono attivati i primi programmi e azioni governative a sostegno dell’economia solidale.” In un primo momento l’Economia Solidale viene più intesa come una linea di finanziamento in più per sostenere le condizioni delle fasce più deboli della società, ma poi “l’economia solidale si consolidò come politica specifica, integrando un’agenda presente, in modo crescente, nei piani e programmi dei governi.  Questo processo ebbe luogo a partire da un ampio “sperimentalismo” di politiche di sostegno all’economia solidale.” Fortunatamente uno “sperimentalismo” positivo in quanto grazie alla “costituzione della Rede de Gestores (ndt delle politiche pubbliche) di queste politiche ha permesso un salto di qualità nel dibattito e nelle pratiche delle allora denominate “politiche pubbliche di economia solidale””. E’ del 2006 la prima Conferenza Nazionale di Economia Solidale – CONAES che assieme alla “creazione della Secretaria Nacional de Economia Solidária – e anche, posteriormente, del Conselho Nacional de Economia Solidária – diedero vita una nuova istituzionalità in Brasile per le politiche di  economia solidale.” Sempre di più “L’economia solidale si presentava come parte di altre politiche – politiche settoriali o tematiche che la precedevano nell’agenda dei governi e dello Stato, e che l’inglobavano e non come una politica specifica.” La questione si fa serie e “Nell’implementazione di queste politiche figura un altro tema rilevante: la questione della partecipazione e del controllo sociale che, dopo la Costituzione del 1988, si consolida nella realizzazione di conferenze nazionali, nei consigli paritari ed in altri meccanismi.” Questa è l’esperienza che il Brasile sta portando in giro per il mondo, seppure senza essere un modello perfetto è indubitabile che la partecipazione e la costruzione partecipata di politiche è la vera novità del modello delle “forze democratico-popolari” che governano il Brasile dal 2002.

Ma “l’istituzionalizzazione della politica non è semplicemente rendere legale la politica, è creare quelle condizioni della cosiddetta egemonia dell’economia solidale, o capacità che l’economia solidale ha di dare una certa direzione culturale e morale alla società e ai governi per l’implementazione della sua politica. La legge in se’ è importante, ma non risolve il problema dell’istituzionalizzazione. Affinché l’istituzionalizzazione non si esaurisca nella legalizzazione: serve anche la creazione di condizioni politiche affinché un governo sia costretto dal punto di vista sociale e morale a implementare un insieme di azioni a sostegno dell’economia solidale.”. La sfida dell’Economia Solidale è  al modello di sviluppo complessivo del Brasile e non solo politica per i poveri. “Non è la legge in se’ (testo formale) che crea i diritti ed i doveri. La legge diventerà azione viva nel caso in cui l’economia solidale abbia la forza politica per esigere la permanenza delle iniziative in corso. E questa forza dipende, a sua volta, dalla forza etico-politica che si origini dalle alleanze ed impegni tra l’economia solidale e gli altri soggetti e lotte emancipatori. In questa forza risiede la prospettiva che la creazione di nuove istituzionalità significhi l’affermazione di nuovi valori e di nuove basi per il processo di sviluppo.”

Il testo del  CRESER ci parla del percorso che ha portato alla creazione della LR 19/2014, “Norme per la promozione e il sostegno dell’economia solidale” che “ indica Principi e Valori di riferimento per il potenziamento di un modello di economia fondato su parametri di sostenibilità e di solidarietà, di reti e di salvaguardia e promozione dei beni comuni.”

Il percorso – nascita potremmo dire di questa legge è per certi aspetti simile al percoso brasiliano: “A partire dalle prassi già da tempo attive in tal senso sui territori, ha preso avvio una  collaborazione con alcuni consiglieri regionali per una elaborazione “dal basso”, partecipata e condivisa nei territori e nelle reti territoriali dell’economia solidale, grazie al coinvolgimento attivo delle varie associazioni rappresentate nel CRESER (Coordinamento Regionale Economia Solidale Emilia Romagna)”. “Non fare da soli ciò che è possibile fare insieme” è questa l’essenza della nuova legge regionale”. In termini di istituzionalizzazione delle politiche la legge “ si dota dei seguenti strumenti istituzionali:

– un FORUM regionale, aperto a tutti coloro che desiderano muoversi secondo i principi della legge, nel quale recepire le linee d’azione e le proposte progettuali dei vari territori,

– un Tavolo Permanente composto da membri della Regione e da membri dell’Economia Solidale per la promozione e gestione dei progetti scelti dal Forum

– un Osservatorio per monitorare i progetti sulla base di indicatori appropriati (ad es.il BES, Benessere Equo e Sostenibile) per valutare l’impatto e le ricadute in termini di benessere, sostenibilità e solidarietà oltre che di efficacia.”

Sebbene questi strumenti non siano paragonabili a quelli brasiliani, si basano su “Un continuo e proficuo confronto per elaborare, promuovere e sviluppare un modello di economia territoriale, dove coniugare valori come le Relazioni interpersonali il Benessere e la salvaguardia dell’Ambiente, in cui i documenti di riferimento diventano “Le colonne dell’Economia Solidale” elaborato dalla Rete Italiana di Economia Solidale e “Il pensiero dell’economia solidale in E-R”, elaborato dal CRESER.” Una metodologia di lavoro molto simile a quella brasiliana.

 

 

2. Valmor Schiochet  Istituzionalizzazione delle Politiche Pubbliche di Economia Solidale: Breve traiettoria e sfide

tradotto da ipea mercado de trabalho | 40 | ago. 2009

 

Valmor Schiochet è  Professore dell’Università Regionale di Blumenau/SC, dottore in Sociologia Politica dell’Università di Brasilia. E’  direttore del dipartimento Studi e Divulgazione della Secretaria Nacional de Economia Solidaria del Brasile.

 

Economia solidale è un concetto utilizzato per definire le attività economiche organizzate collettivamente dai lavoratori che si associano e praticano l’autogestione. Il professor Paul Singer è solito sottolineare le due specificità che, nella sua visione, sono alla base delle organizzazioni economiche solidali: da un lato la solidarietà tra i soci, attraverso l’autogestione, e dall’altro, la pratica della solidarietà con la popolazione lavoratrice in generale, con un’enfasi speciale nell’aiuto ai più svantaggiati. Il principio dell’economia solidale è l’appropriazione collettiva dei mezzi di produzione, la gestione democratica delle decisioni da parte dei suoi soci e la deliberazione collettiva sulle decisioni relative alla produzione, sull’utilizzo degli eccedenti e, anche, sulla responsabilità collettiva rispetto ad eventuali perdite dell’organizzazione economica.

In Brasile, l’economia solidale risorge nella decade del 1980 come una risposta dei/delle lavoratori /trici alla crisi sociale provocata dalla stagnazione economica e dalla riorganizzazione del processo di accumulazione capitalista. Tuttavia, guadagna visibilità nella decade seguente quando si inserisce nel dibattito sulle potenzialità trasformatrici inerenti alla lotta popolare e della classe lavoratrice. La risposta dei/delle lavoratori/trici impoveriti assume un carattere emancipatore.

E’ una agenda politica basata su pratiche economiche concrete: lavoratori disoccupati occupano fabbriche chiuse e attivano la produzione attraverso l’organizzazione collettiva e l’autogestione: agricoltori famigliari e assentados della riforma agraria organizzano cooperative di credito, di produzione e servizi, in contrapposizione alla subordinazione all’agroindustria capitalista; comunità urbane e rurali organizzano collettivamente gruppi di produzione, acquisti collettivi e fondi solidari e rotativi di credito; gruppi di catadores di rifiuti (nelle discariche e nelle città) organizzano la propria attività di raccolta e riciclaggio attraverso associazioni e cooperative. Questi sono alcuni esempi di pratica dell’economia solidale in Brasile.

L’economia solidale si configura come una proposta socializzante e democratica dei movimenti sociali per la “questione sociale”, radicata nell’inasprimento del conflitto e delle contraddizioni esistenti tra le conquiste democratiche (universalità costituzionale dei diritti nel 1988) e la crescente disoccupazione ed esclusione sociale causati dalla scelta neoliberale per superare la crisi di accumulazione capitalista.

Questa “questione sociale” caratterizza la congiuntura nazionale nella decade del 1990. Dopo la sconfitta del progetto democratico nel 1989, con prospettive di riforme strutturali profonde, si assiste allo scemare delle lotte di massa, alla smobilitazione e alla frammentazione del movimento sindacale e dei movimenti sociali. Nell’ambito dell’azione dello Stato, la sua riorganizzazione per affrontare le esigenze della crisi dell’accumulazione del capitale significò l’implementazione di politiche esplicite di crescente trasferimento di risorse pubbliche verso il sistema finanziario, e conseguente riduzione della responsabilità pubblica rispetto alla questione sociale. Quindi, quello che venne chiamato lo “Stato minimo”, non fu nient’altro che uno Stato massimo per il capitale, nella sua capacità di trasferimento di risorse pubbliche della società verso un determinato settore dell’economia, più straniero che veramente nazionale, e minimo per rispondere ai diritti del popolo e per dotare la nazione di un progetto di sviluppo.

Pertanto, una congiuntura permeata da disoccupazione, precarizzazione, esclusione, diseguaglianza, arretramento della lotta sociale e politica neoliberale compone il contesto dell’espansione dell’economia solidale, delle esperienze economiche concrete, delle organizzazioni economiche solidale, e della crescente opzione dei movimenti sociali, università e organizzazioni popolari per una nuova forma di lotta sociale a partire dall’organizzazione economica delle persone.

Non si può negare che l’economia solidale sia una strategia propria della società civile. Tenendo questo a mente, con l’arrivo al potere locale delle “forze democratico-popolari”, essa venne integrata anche nell’agenda dei governi. Fu nella seconda metà della decade passata che furono attivati i primi programmi e azioni governative a sostegno dell’economia solidale[1]. Tali iniziative hanno assunto maggiore rilevanza e visibilità quando furono implementate nei municipi metropolitani come Porto Alegre, São Paulo, Recife e Belém. In questo modo, l’economia solidale emerge anche a partire dall’azione governativa e non solo dalla società civile. Esistono analisi e valutazioni pubbliche su queste esperienze. La stessa Secretaria Nacional de Economia Solidária, assieme alla  Rede de Gestores de Politicas Públicas de Economia Solidária, hanno promosso studi e dibattiti su queste iniziative (SENAES/MTE, 2008).

É necessario considerare anche che l’economia solidale entrò nell’agenda della politiche governative “dalla porta delle risorse”. Mi riferisco alle iniziative di cooperazione economica ed autogestione sorte nell’ambito dei programmi di generazione di lavoro e reddito. Nonostante questi adottassero la prospettiva dell’employability (responsabilizzazione del lavoratore verso l’impiego e verso la disoccupazione), volumi sostanziali di risorse di questi programmi andarono al movimento sociale e sindacale per la promozione di azioni di qualificazione professionale e sostegno a progetti di generazione di reddito. Programmi di generazione di lavoro e reddito erano anche presenti nelle politiche assistenziali e di sviluppo locale. Molte organizzazioni economiche solidali sorsero, ad esempio, nell’ambito del Programa de Desenvolvimento Local e Integrado e Sustentável (Dlis) e del Plano Nacional de Qualificação Profissional (Planfor). I dati del Sistema Nacional de Informações em Economia Solidária (Sies) mostrano anche l’importanza del sostegno governativo (vari organi ed istanze) per la nascita dell’economia solidale nel paese durante la decade del 1990.

Ma fu a partire dalla prima situazione che l’economia solidale si consolidò come politica specifica, integrando un’agenda presente, in modo crescente, nei piani e programmi dei governi.  Questo processo ebbe luogo a partire da un ampio “sperimentalismo” di politiche di sostegno all’economia solidale. Questa diversità può essere intesa in funzione della specificità delle questioni locali, delle interpretazioni politiche sul potenziale dell’economia solidale per affrontare le questioni sociali, delle priorità politica, amministrativa e finanziaria delle azioni implementate, così come in funzione delle diverse interpretazioni del significato della stessa economia solidale. Si osservano, ad esempio, in alcuni governi, azioni più profonde dal punto di vista dell’azione in se’ e del consenso interno in relazione all’economia solidale, mentre, in altri, si riscontrano azioni più puntuali e marginali.

Dal punto di vista delle politiche pubbliche, l’inclusione dell’economia solidale nelle azioni governative rendeva espliciti i limiti e le contraddizioni dello “Stato sociale minimo”, in quanto l’economia solidale esigeva una posizione sempre più attiva dei governi: comporre equipe qualificate di gestori, pianificare azioni di lungo periodo, rendere possibile lo stanziamento di risorse, integrare lo Stato all’economia reale delle comunità. In un certo modo si può affermare che le esigenze dell’economia solidale hanno contribuito alla critica delle politiche neoliberali e alla difesa della partecipazione più attiva dello Stato nell’affrontare le questioni sociali.

Questo sperimentalismo prese corpo e maggiore organicità con la disponibilità dei gestori (ndt delle politiche pubbliche) verso lo scambio di informazioni ed esperienze. In questo senso, la costituzione della Rede de Gestores di queste politiche ha permesso un salto di qualità nel dibattito e nelle pratiche delle allora denominate “politiche pubbliche di economia solidale”. Questo perché le iniziative dei gestori di dialogo, di scambio di esperienze, di conoscenza di ciò che si stava implementando nei municipi e stati e di valutazione critica consolidò la comprensione che esisteva unità nella diversità. La Rede de Gestores fu fondamentale per costruire un processo di identità di ciò che si intende per politica pubblica di economia solidale.

La realizzazione di processi più sistematici di workshop e attività formative dei gestori – ampliate con il sostegno della Secretaria Nacional de Economia Solidária – permisero la sistematizzazione di documenti e dichiarazioni sui principi, direttrici, caratteristiche, strumenti e istituzionalizzazione delle politiche pubbliche di economia solidale. Tale accumulo di  pratiche e riflessioni fu fondamentale per l’elaborazione del testo base della Prima Conferenza  Nazionale di Economia Solidale nel 2006 (I Conaes). Con le deliberazioni della conferenza, le politiche pubbliche composero, in modo definitivo, la centralità della strategia politica del  movimento di economia solidale nel paese.

La stessa conferenza e, specialmente, la creazione della Secretaria Nacional de Economia Solidária – e anche, posteriormente, del Conselho Nacional de Economia Solidária – diedero vita una nuova istituzionalità in Brasile per le politiche di  economia solidale.

Tuttavia, tali risultati politici ed istituzionali ancora non alteravano una delle principali caratteristiche delle politiche di economia solidale: “sono politiche di governo”, e cioè la loro esistenza dipende dai partiti, coalizioni o gruppi che assumono la direzione del Potere Esecutivo.  Per questa ragione, l’economia solidale non fu integrata nell’agenda dei diritti (di cittadinanza) e dei dovere (pubblici). Questa è la questione dell’istituzionalizzazione delle politiche pubbliche di  economia solidale. Come incorporare l’economia solidale nell’agenda dello Stato brasiliano? Come tradurre le richieste e necessità dell’economia solidale in diritti dei/delle lavoratori/trici e in doveri dello Stato? Come garantire che le azioni governative permangano oltre i processi elettorali? Pertanto, la questione dell’istituzionalizzazione delle politiche pubbliche di economia solidale si riferisce a due aspetti: i) la sua caratterizzazione da politica di governo a politica di Stato, intendendo che l’economia solidale rappresenta una possibilità che le politiche governative diventino permanenti, venendo ad appartenere alla struttura di Stato, e non solo alla squadra di governo; e ii) il suo inserimento nel campo dei diritti, della costituzione di soggetti di diritti e degli obblighi pubblici (doveri dello Stato per assicurare questo insieme di diritti).

Per approfondire un po’ di più la problematica dell’istituzionalizzazione delle politiche di  economia solidale, è pure necessario costatare il suo carattere di trasversalità. Nel loro sviluppo, queste politiche hanno forgiato una propria identità nei confronti di altre politiche, delle politiche per lavoro e reddito, di assistenza sociale, di sviluppo rurale, di sviluppo economico, ecc. L’economia solidale si presentava come parte di altre politiche – politiche settoriali o tematiche che la precedevano nell’agenda dei governi e dello Stato, e che l’inglobavano e non come una politica specifica. Molte di queste politiche posseggono un altro grado di istituzionalizzazione, e alcune sono organizzate in sistemi pubblici, ad esempio il Sistema Público de Emprego, Trabalho e Renda (SEPTR), del Sistema Único de Assistência Social (Suas) o il recente Sistema Nacional de Segurança Alimentar e Nutricional (SISAN). Quindi, al trattare della questione dell’istituzionalizzazione, è fondamentale includere la relazione tra economia solidale ed altre politiche. Ciò pone nuove sfide: come abbordare l’economia solidale già inclusa in altre istituzionalità politiche esistenti? Come identificare le specificità che permettano di dimostrare le particolarità dei diritti inerenti l’economia solidale? Come dare istituzionalità propria all’economia solidale senza generare sovrapposizione di azioni?

Il fatto è che l’economia solidale deve guadagnare uno status proprio. E, forse, la creazione della Secretaria Nacional de Economia Solidária è la cornice storica che va in questa direzione, così come la creazione del Conselho Nacional de Economia Solidária e alcuni correlati in qualche Unità della Federazione. L’economia solidale sta ottenendo maggiore visibilità all’interno di strutture dei governi con la creazione di coordinamenti di economia solidale, dipartimenti di economia solidale, e, in alcuni casi, l’esempio dell’Unione, delle segreteria di economia solidale. Almeno nell’ambito dell’attuazione del Potere Esecutivo, l’economia solidale si sta affermando a partire da strutture specifiche di gestione.

Nell’implementazione di queste politiche figura un altro tema rilevante: la questione della partecipazione e del controllo sociale che, dopo la Costituzione del 1988, si consolida nella realizzazione di conferenze nazionali, nei consigli paritari ed in altri meccanismi. I soggetti dell’economia solidale disputeranno la politica nei consigli già esistenti o costruiranno uno spazio proprio di partecipazione e controllo sociale della politica? Al momento della creazione del  Conselho Nacional de Economia Solidária e della realizzazione della I Conferenza Nazionale di  Economia Solidale già si delineava una posizione chiara sulla questione. Anche in questo caso la sfida è approfondire l’istituzionalizzazione della partecipazione e del controllo sociale, ma in modo da assicurare i necessari meccanismi di articolazione ed un’integrazione dell’economia solidale con le altre politiche pubbliche, riconoscendo le sue specificità, le sue traiettorie ed i suoi soggetti.

Per concludere, rimane ancora una sfida. Fino a qua abbiamo discusso delle politiche nell’ambito governativo e di come esse si costituiscono in quanto politiche più permanenti. La proposta che appare più semplice è legata all’idea che abbiamo bisogno di trasformare i nostri programmi e le nostre azioni in legislazione, in legge. Leggi municipali, statali e nazionali. In questo modo, stabilite la comprensione, la politica, le azioni con i suoi obiettivi, così come il suo pubblico, i suoi strumenti ed i suoi meccanismi di controllo in legge, si avrebbe assicurata, dal punto di vista dello Stato, la politica che i governi opererebbero in quanto esigenza pubblica. Non sarebbe più una scelta di governo: sarebbe un’esigenza pubblica per l’implementazione di politiche.

Anche se ciò si evidenzia come fondamentale, bisogna avere chiarezza del fatto che è insufficiente per istituzionalizzare la politica. Perché? Perché l’istituzionalizzazione della politica non è semplicemente rendere legale la politica, è creare quelle condizioni della cosiddetta egemonia dell’economia solidale, o capacità che l’economia solidale ha di dare una certa direzione culturale e morale alla società e ai governi per l’implementazione della sua politica. La legge in se’ è importante, ma non risolve il problema dell’istituzionalizzazione. Affinché l’istituzionalizzazione  non si esaurisca nella legalizzazione: serve anche la creazione di condizioni politiche affinché un governo sia costretto dal punto di vista sociale e morale a implementare un insieme di azioni a sostegno dell’economia solidale. Questa è una questione fondamentale, ma è necessario approfondirne la discussione.

Abbiamo qui registrato importanti risultati dal punto di vista della direzione dell’istituzionalizzazione della politica pubblica di economia solidale nel paese. Ci sono anche decisioni già prese e che devono essere implementate. Le risoluzioni della I Conferência Nacional de Economia Solidária propongono la creazione di un Sistema Nazionale di Economia Solidale, o rafforzamento del Conselho Nacional de Economia Solidária, la creazione di consigli negli stati e nei municipi, e sostiene l’urgenza di una legislazione specifica per istituire formalmente i soggetti,i diritti, e gli strumenti per assicurare i diritti dell’economia solidale. Seguendo l’esempio di alcuni municipi e stati che già hanno approvato nei propri corpus legislativi leggi specifiche per l’economia solidale.

Mettendo all’ordine del giorno la questione della legislazione – con la presentazione da parte del consiglio della proposta di Legge Nazionale di Economia Solidale –l’economia solidale amplia le proprie richieste in modo che sia istituzionalizzata la propria politica. Oltre al potere esecutivo e della società civile, c’è bisogno di partecipazione da parte dei parlamenti. La creazione di fronti parlamentari è un indice di questo progresso. Alla pari del fronte parlamentare esistente nel Congresso Nazionale, ve ne sono anche altri nelle assemblee legislative statali. Ma più che di sostenitori, l’economia solidale deve confrontarsi con altri interessi di classe rappresentati – in modo predominante – nei parlamenti. In questo caso, l’istituzionalizzazione richiede la costruzione di consensi più ampli.

Ma l’idea di rendere “legale” la politica di economia solidale di per se’ può anche essere ingenua. Non è la legge in se (testo formale) che crea i diritti ed i doveri. La legge diventerà azione viva nel caso in cui l’economia solidale abbia la forza politica per esigere la permanenza delle iniziative in corso. E questa forza dipende, a sua volta, dalla forza etico-politica che si origini dalle alleanze ed impegni tra l’economia solidale e gli altri soggetti e lotte emancipatori. In questa forza risiede la prospettiva che la creazione di nuove istituzionalità significhi l’affermazione di nuovi valori e di nuove basi per il processo di sviluppo.

 

 

Bibliografia

França Filho, G. C.; Laville, J.; Medeiros , A.; Magnen , J. (Org.). Ação pública e economia solidária. Uma perspectiva internacional. Salvador e Porto Alegre:Edufba, UFRGS Editora, 2006

Schiochet, V. Políticas Públicas. In: CATTANI, A. D; LAVILLE, J.; GAIGER, L. I.; HESPANHA, P. (Coord.). Dicionário internacional da outra economia. Coimbra: Ed.Almedina, 2009.

SENAES/MTE. Políticas públicas de economia solidária: reflexões da rede de gestores. Rede de Gestores de politicas Públicas de Economia solidale, Recife, Ed. Universitária da UFPE, 2008.

SENAES/MTE. Economia solidária como estratégia e política de desenvolvimento. I Conferência Nacional de Economia solidale, Documento Final, 2007.

 


NOTE

[1] A Blumenau (SC), nel 1997, venne istituito un programma di sostegno delle forme cooperative ed associative ed all’autogestione, attraverso la creazione di un coordinamento specifico presso il potere pubblico municipale che lo gestiva, quale strategia di politica locale di lotta alla disoccupazione.

 

 

3. Tavolo RETE ITALIANA ECONOMIA SOLIDALE : Le colonne dell’economia solidale

Novembre 2011

 

Questo intervento intende portare un contributo per il convegno Gas Des 2011 de L’Aquila da parte del Tavolo RES, che in Italia promuove, sostiene e raccoglie le esperienze dei distretti di economia solidale (Des)1. In particolare, rispetto al tema del convegno che si occupa di analizzare come l’economia solidale possa fornire risposte durature di fronte alla crisi, qui cerchiamo di sintetizzare le caratteristiche del modello dell’economia solidale per come si sta sviluppando. Non si tratta di un modello teorico, ma di caratteristiche comuni ricavate dalle diverse pratiche di economia solidale già attive.

Le caratteristiche riportate qui sotto sono ritenute fondanti per descrivere le pratiche di economia solidale come le conosciamo oggi in Italia. Se non sono seguite, almeno come prospettiva, si tratta di esperienze che faremmo fatica a riconoscere come economia solidale. Questo non significa che tutte le esperienze di economia solidale presentino in modo esplicito tutte le caratteristiche indicate, ma ne presentano almeno una buona parte, mentre le caratteristiche non presenti attualmente in modo esplicito sono comunque presenti come linea di tendenza. Lo scopo di evidenziare quali sono queste caratteristiche fondanti è quello di fornire strumenti per la lettura della complessità e indicazioni per la progettazione o l’analisi di attività in corso o proposte. Per questo loro carattere di fondazione, queste caratteristiche possono essere considerate come delle colonne portanti, senza di esse il sistema vacilla.

 

1) Leconomia solidale promuove i beni comuni

Le esperienze di economia solidale cercano di garantire l’utilizzo collettivo e sostenibile nel tempo dei beni considerati un patrimonio fondamentale: la terra, l’aria, l’acqua, il paesaggio, l’energia, la conoscenza, il patrimonio genetico2.

 

2) Leconomia solidale è fondata sul rispetto della “Madre Terra” e sul “benvivere” di tutti

L’economia solidale trova la propria base nella valorizzazione e tutela delle risorse del pianeta, ovvero nell’ecologia intesa come rispetto da parte dell’uomo della “Madre Terra” e di tutti gli esseri viventi,  come  spirito  di  attenzione  e  volontà  di  miglioramento  complessivo,  piuttosto  che  di distruzione, degli ambienti naturali. I progetti di economia solidale promuovono il benessere dei soggetti coinvolti insieme a benefici sociali ed ambientali più generali, cercando un equilibrio tra questi aspetti. Questi progetti perseguono la produzione di esternalità positive con ricaduta almeno territoriale.

 

3) Leconomia solidale propone modelli collaborativi

La collaborazione proposta dall’economia solidale è il principio opposto rispetto alla logica della competizione prevista dal modello dell’economia di mercato. “La collaborazione solidale, invece, si incentra  sull’inclusione  di tutti nel processo produttivo  e  sull’integrazione  di tutti in  quello  di consumo.  La  compartecipazione  al  lavoro  e  al  consumo  per  il  bene  della  comunità  e  degli ecosistemi mette insieme la realizzazione del bem-viver personale e di quello sociale”3.

I modelli collaborativi si basano sulla reciprocità e sulla pari dignità tra i soggetti coinvolti. Come conseguenza, gli scambi si ispirano all’equità e i conflitti all’interno delle reti di economia solidale vengono possibilmente affrontati secondo metodi nonviolenti nella ricerca di soluzioni creative che possano soddisfare le diverse esigenze. Le esperienze di economia solidale cercano di collaborare con gli altri territori e con altre reti su obiettivi  comuni,  in  particolare  per  la  difesa  dei  diritti  e  dei  beni  comuni,  coinvolgendo  ove possibile altri soggetti nella ricerca di soluzioni che possano tornare utili a tutti.

 

4) Leconomia solidale si basa sulle relazioni

L’economia solidale è una pratica intrinsecamente relazionale, orientata ad una “economia del noi”4 e alla cura dei beni relazionali5. “Il primo tratto comune è nell’importanza delle relazioni tra le persone. Quel capitale fatto di conoscenza, fiducia reciproca, condivisione di tempo, che da sempre è riconosciuto come fondamentale per la convivenza civile ma che non è monetizzabile, non si può misurare e scambiare con il tramite del denaro. Nelle reti dell’economia del noi, al contrario, le relazioni acquistano tanta più importanza in quanto non sono monetizzate anche se si sa che hanno un  valore  enorme”6.  Le  esperienze  di  economia  solidale  promuovono  per  quanto  possibile  il rapporto e la partecipazione diretta dei soggetti coinvolti, insieme alla creazione di spazi pubblici.

 

5) Leconomia solidale promuove il legame con il territorio

Le  esperienze  di economia  solidale  sono fortemente  legate  ad  uno  o più  territori proponendo progetti aderenti alle caratteristiche dei luoghi, valorizzandone le risorse in modo sostenibile, cercando di chiudere i flussi e  facendo “mente locale” per resistere alla normalizzazione culturale. Le esperienze di economia solidale ricercano vantaggi collettivi e permanenti, sono aperte verso l’esterno e non arroccate nella difesa di interessi locali. In quest’ottica vanno lette le diverse forme di sovranità che l’economia solidale promuove: alimentare, energetica, etc, ovvero la possibilità per la comunità che abita un territorio di decidere cosa, come e per chi produrre cibo, energia, etc.

 

6) Leconomia solidale incorpora il senso del limite

Le strutture dell’economia solidale cercano di avere la dimensione e di porsi al livello di scala appropriati per la funzione che svolgono, privilegiando per quanto possibile – a seconda del compito richiesto – la moltiplicazione di strutture piccole collegate tra loro piuttosto che la creazione di grosse organizzazioni.

 

7) Leconomia solidale si sviluppa nelle reti7

Una strategia fondamentale adottata dalle realtà di economia solidale è quella delle reti per potersi sostenere a vicenda e sviluppare in modo decentrato e flessibile. Infatti le reti consentono l’integrazione tra soggetti diversi ed una maggiore robustezza e prontezza nel rispondere ai cambiamenti dell’ambiente rispetto ad altre strutture organizzative maggiormente centralizzate.

 

8) Leconomia solidale è una trasformazione sociale

Le attività economiche intraprese dalle realtà di economia solidale sono uno strumento per una trasformazione radicale della società8. “E’ la società che invade lo spazio del mercato”9, ovvero si tratta di esperienze che vanno nella direzione di una democratizzazione dell’economia. Per questo motivo   all’estero   si   utilizzano   termini   come   “socio-economia   solidale”   oppure   “reti   di collaborazione solidale”.

 

9) Leconomia solidale difende i diritti

L’economia solidale riconosce e promuove il diritto per ogni essere umano a soddisfare i propri bisogni fondamentali. Questo compito può essere svolto sia direttamente tramite la conservazione dei diritti all’interno delle pratiche, sia sensibilizzando l’opinione pubblica per richiedere all’Ente Pubblico di intervenire in caso di omissione.

 

10) Leconomia solidale ridimensiona il ruolo del mercato

Le esperienze di economia solidale, a partire dalla insostenibilità sociale, economica ed ecologica del modello economico dominante basato sulla “crescita senza fine”, cercano di ridimensionare il ruolo del mercato e degli scambi monetari all’interno delle relazioni tra gli individui e di distinguere il concetto del valore di un bene dal suo prezzo10.

 

Quanto abbiamo riportato emerge da prassi diffuse, un patrimonio comune generato da tante esperienze che nascono dalla vita delle persone nei propri territori11. Il Tavolo RES ha solo cercato di raccogliere e rilanciare queste caratteristiche con l’intenzione di aiutare tutti a pensare insieme a quanto stiamo costruendo, nella convinzione che il bene comune è l’unico contesto in cui si realizza il bene di ciascuno.

 

 

NOTE

1) Vedi www.retecosol.org.

2) Per beni comuni intendiamo risorse collettive condivise, amministrate e autogestite dalle comunità locali con sistemi di relazioni sociali fondati sulla cooperazione e sulla reciprocità, che forniscono sussistenza, sicurezza ed indipendenza, senza essere merci.

3) Mance, ibidem, p. 42.

4) “L’economia del noi” è il titolo di due libri che verranno presentati nel corso del convegno de L’Aquila da parte degli autori Roberta Carlini e Nicolò Bellanca.

5) “Benedetto Gui definiva i beni relazionali «beni non materiali, che non sono quindi dei servizi che si consumano individualmente, ma sono legati alle relazioni interpersonali». […] Per la filosofia americana i beni relazionali sono quelle esperienze umane nelle quali è il rapporto in sé a essere il bene” (Luigino Bruni, “La ferita dell’altro”, Il Margine

2007, pp. 154 e 156).

6) Roberta Carlini, “L’economia del noi – L’Italia che condivide”, Editori Laterza 2011, pp. 106-107.

7) “L’idea elementare di rete è abbastanza semplice. Si tratta di un’articolazione fra diverse unità che, attraverso alcuni contatti, scambiano elementi fra di loro, rafforzandosi reciprocamente, e che si possono moltiplicare in nuove unità le quali, a loro volta, rafforzano tutto l’insieme nella misura in cui sono rafforzate da esso, permettendogli di espandersi in nuove unità o di mantenersi in un equilibrio sostenibile. Ciascun nodo della rete rappresenta un’unità e ciascun filo un canale, per cui queste unità si articolano attraverso i diversi flussi. Un principio base di questa nozione di rete è che essa funziona come un sistema aperto che si auto-riproduce, vale a dire come un sistema autopoietico” (Mance, ibidem, p.24).

8) “L’economia alternativa, in definitiva, è un progetto di trasformazione radicale della società, del modo di produzione, per quanto ne manchi ancora una definizione accettata” (Lorenzo Guadagnucci, “Il nuovo mutualismo”, Feltrinelli 2007, p. 43).

9) Carlini, ibidem, pp. 105-106.

10) Sul ruolo strategico dell’economia solidale di sottrarre spazio all’economia di mercato si può vedere “I confini dell’economia solidale” (Tavolo RES, novembre 2009, disponibile sul sito www.retecosol.org).

11) Per la descrizione di alcune di queste pratiche di economia solidale si può far riferimento a “Il capitale delle relazioni”, pubblicato da Altreconomia nel 2010 e curato dal Tavolo RES, oppure alla “Fucina delle idee” organizzata presso il convegno de L’Aquila.

 

 

4.  Coordinamento regionale per l’Economia solidale ER: Il  pensiero dell’Economia Solidale in Emilia Romagna

 

A seguito dell’iniziativa di alcuni consiglieri della Regione ER che intendono legiferare sui GAS, ha avuto inizio nel 2011 un percorso tra soggetti che si sono riuniti nel Coordinamento Regionale per l’Economia Solidale E-R, coordinamento di soggetti che si riconoscono e hanno attivato prassi di Economia Solidale sui propri territori. Tale gruppo si è già incontrato diverse volte con lo scopo principale di mettersi in rete, di condividere le esperienze, di verificare insieme gli obiettivi per il futuro e per fare proposte condivise.

Il riferimento comune è costituito dal documento “le 10 colonne dell’ES” approvato all’assemblea 2011 dei GAS/DES a L’Aquila. (vedi allegato) e pienamente condiviso e confermato all’unanimità dai firmatari in calce. Per i sottoscritti il documento costituisce la base per la definizione di economia solidale e delle sue caratteristiche.

A partire da ciò, ben coscienti che il metodo è sostanza quanto il contenuto, si è deciso di condividere le prassi e le azioni che caratterizzano ogni gruppo.

Ciò ha permesso di individuare un patrimonio di esperienze che si vuole far conoscere e reciprocamente confermare e sostenere, in quanto in grado di indicare con precisione la strada percorsa e gli obiettivi perseguiti.

Ne è uscito un elenco, che si allega, composto da schede sintetiche su ogni progetto in atto.

Si vogliono qui evidenziare alcuni aspetti ritenuti più esplicativi e che caratterizzano in modo trasversale le varie esperienze.

–   I progetti e le prassi sono basati sulla relazione collaborativa tra i componenti la filiera ed hanno come obiettivo il BENE COMUNE, inteso come bene di tutti i componenti la filiera, del territorio e dell’ambiente. A fianco delle prassi e dei progetti si sviluppano attività informative, formative e culturali di promozione dell’Economia Solidale.

–   Nei processi è sempre attivo il canale fiduciario che deve essere sostenuto e confermato con gli strumenti possibili anche se diversi caso per caso;

–   I soggetti che compongono le filiere sono in genere i consumatori, i produttori e le imprese sociali per la gestione e la logistica. In casi particolari è in atto la collaborazione con aziende profit con modalità da definire caso per caso e con il vincolo della trasparenza sul progetto in corso;

–   Con i Gruppi di Acquisto Solidale, sono presenti in Italia altre diverse esperienze significative di organizzazione orizzontale , di cooperazione e di democrazia in campo economico. Tra essi i Distretti di Economia Solidale (DES), presenti in E-R , per ora, nelle provincie di PR e MO, PC, RE, RA, la Rete di Economia Solidale (RES), le Reti di GAS, le Associazioni, i gruppi territoriali ed i mercati Contadini. Queste  realtà  mettono  ogni  giorno  la  Solidarietà  al  centro  dei  meccanismi economici e sociali, non interpretando il valore della solidarietà come beneficenza, ma riformulando in modo responsabile il proprio stile di produzione e di consumo.

–   Ruolo fondamentale è riconosciuto ai Produttori, ai quali è chiesto di mettersi in rete e di associarsi in modo da svolgere meglio il proprio ruolo non solo di fornitori di beni e/o servizi ma come attori principali dell’Economia Solidale. Ad essi, inoltre, si chiede di essere inclusivi ed aperti, in modo concordato e gestito, a nuovi inserimenti.

–   E’  importante  che  le  prassi  generino  lavoro  e  occupazione  con  particolare attenzione ai soggetti socialmente deboli.

–   E’ importante che si dia sostegno al mercato locale e a tutte le attività di scambio non monetario sostenute dalla relazione diretta

–   Si  ritiene  che  ciò  che  si  sta  realizzando è  un’economia solidale, basata  sulle relazioni e sullo scambio, tra le persone, tra i territori, tra le culture; un’economia che non solo accetta la complessità del nostro mondo, ma valorizza le differenze e ripudia l’esclusione e lo sfruttamento. (dalla proposta LR Lombardia)

–   La finalità del Coordinamento Regionale dell’ES, è di mettere in contatto le esperienze di economia solidale esistenti perchè si rafforzino ma anche per promuovere la nascita di nuove realtà con il fine di dare vita a distretti locali che globalmente possano ricomporre un sistema economico solidale. Un sistema che nasca  dall’intreccio  delle  prassi  concrete,  sperimentandosi e  diffondendosi  dal basso, in grado di soddisfare i bisogni ma anche i valori delle persone e delle comunità. (dalla proposta LR Lombardia)

–   Si desidera interloquire con le istituzioni per chiedere che quanto sopra esposto possa avere rappresentanza e sostegno nelle azioni che esse vorranno intraprendere. In particolare si fa notare che molte iniziative sono di difficile realizzazione a causa di normative che non ne permettono lo sviluppo essendo configurate per realtà di grandi dimensioni e con logiche solo profittuali.

–   Da ultimo ma di certo non meno importante, anzi a sostegno e conferma di tutto, c’è la convinzione che la solidarietà s’ha da esplicare prima di tutto tra i soggetti che vi fanno riferimento diretto. In particolare si sottolinea l’importanza del confronto sempre costruttivo e collaborativo, dell’accettazione di tempi più lunghi, dell’ascolto rispettoso e del rifiuto della lideranza nella consapevolezza di costruire un processo partecipativo dal basso.

 

–   Estratto da “Le colonne dell’Economia Solidale”

–   1) L’economia solidale promuove i beni comuni;

–   2) L’economia solidale è fondata sul rispetto della “Madre Terra” e sul “benvivere” di tutti, valorizzazione e tutela delle risorse del pianeta;

–   3) L’economia solidale propone modelli collaborativi;

–   4) L’economia solidale si basa sulle relazioni;

–   6) L’economia solidale incorpora il senso del limite;

–   7) L’economia solidale si sviluppa nelle reti;

–   8) L’economia solidale è una trasformazione sociale;

–   9) L’economia solidale difende i diritti;

–   10) L’economia solidale ridimensiona il ruolo del mercato;

 

Segue:

  • Elenco associazioni/gruppi firmatari del documento;

 

Elenco associazioni / gruppi aderenti al Coordinamento Regionale Economia   Solidale E-R  al 2 Aprile 2012, firmatari del documento:

 

ASSOCIAZIONE

TERRITORIO

Gas ImolaGas Imola

Campi Aperti

GAStello

Gas Mo (D.E.S. Modena)

Gas Vi Cambia (D.E.S. Modena)

Ragas

DES Parma/CSV Parma

D.E.S. Modena

GasBo

Vivegas

Cooperativa Ravinala – Verso il  DES di RE

GRAS

LuGas

Gas Salsomaggiore (Des Pr)

Ass.Percorsi di Pace/Gas Filanda

Gas Sala Bolognese

Gas Faenza

MioGas (D.E.S. Modena)

GAS S.Secondo (Des Pr)

Ingasati

Gas Cesena

Coop DES Tacum

GAS Fidenza / DES Pr

Gasbosco

Città Nova Gas

MIZ (Mov. Imp. Zero)

CiccioGas (D.E.S. Modena)

Gas Romagna e Dintorni

Rete Acqua Suolo – verso il DES

di RE

Coop. ExAequo

Coop. Mag6

Rete Italiana Co.Housing E-R

Coop. Sociale Lo Scoiattolo

Gas Porretta Terme

Coop. Borgo Etico

Arcipelago Scec – sez. E-R

Equo Frignano (D.E.S. Modena)

Ass. RaccattaRAEE / Ofpcina

 

Imola

Bologna

Castel S. Pietro Terme

 

Modena

Vignola

Ravenna

Parma

Modena

Bologna

Rimini

Reggio Emilia

 

Ravenna

Lugo di Romagna (Ra)

Salsomaggiore

Casalecchio di Reno (Bo)

Sala Bolognese (Bo)

Faenza

Modena

S.Secondo (Pr)

Forli

 

Cesena

Piacenza

Fidenza (Pr)

Bologna

Ferrara

Rimini

Finale Emilia

(Imola, prov. FC, RN, RA, RSMarino, PU)

Reggio Emilia

Bologna

Reggio Emilia

Bologna

Bologna

Bologna

 

Cesena

Bologna

Modena

Bologna

 

 

5. Coordinamento Regionale per l’Economia Solidale E-R :    EMILIA ROMAGNA. L’ECONOMIA SOLIDALE SI FA LEGGE

Testo redatto fine aprile 2015

 

Non fare da soli ciò che è possibile fare insieme” è questa l’essenza della nuova legge regionale “Norme per la promozione e il sostegno dell’economia solidale L.R. 19/2014.

Con il voto del 23 Luglio 2014 l’Assemblea regionale dell’Emilia Romagna ha dato il via libera a una tra le prime leggi italiane che interessano il vasto settore dell’economia solidale. Un arcipelago di organizzazioni, piccoli produttori, consumatori consapevoli, aziende sostenibili che formano l’asse portante di un’economia ecologica e solidale.

La legge indica Principi e Valori di riferimento per il potenziamento di un modello di economia fondato su parametri di sostenibilità e di solidarietà, di reti e di salvaguardia e promozione dei beni comuni.

A partire dalle prassi già da tempo attive in tal senso sui territori, ha preso avvio una  collaborazione con alcuni consiglieri regionali per una elaborazione “dal basso”, partecipata e condivisa[1] nei territori e nelle reti territoriali dell’economia solidale, grazie al coinvolgimento attivo delle varie associazioni rappresentate nel CRESER.[2](Coordinamento Regionale Economia Solidale Emilia Romagna)

La legge, con il riconoscimento dell’economia solidale[3] e dei suoi valori, si propone l’obiettivo ambizioso di favorire l’avvio su tutto il territorio regionale di azioni e progetti concreti ed inclusivi in grado di promuovere, tra l’altro, i beni comuni, il lavoro in rete, la sostenibilità ambientale, la sovranità alimentare e le relazioni tra le filiere

A tal fine si dota dei seguenti strumenti istituzionali:

– un FORUM regionale, aperto a tutti coloro che desiderano muoversi secondo i principi della legge, nel quale recepire le linee d’azione e le proposte progettuali dei vari territori,

– un Tavolo Permanente composto da membri della Regione e da membri dell’Economia Solidale per la promozione e gestione dei progetti scelti dal Forum

– un Osservatorio per monitorare i progetti[4] sulla base di indicatori appropriati[5] (ad es.il BES, Benessere Equo e Sostenibile) per valutare l’impatto e le ricadute in termini di benessere, sostenibilità e solidarietà oltre che di efficacia.

Secondo il Coordinamento Regionale per l’Economia Solidale E-R  “questo risultato è un esempio concreto di come si può produrre innovazione e qualità nelle procedure e nei contenuti di Istituzioni e Amministrazioni se ci si orienta a non fare da soli ciò che è possibile fare insieme”.

 

 

Il percorso che ha portato alla legge

Nato nel 2011 da alcune associazioni attive nell’Economia Solidale, oggi più di un centinaio, il Coordinamento Regionale per l’Economia Solidale è il luogo virtuale in cui “essere rete” ha un significato tanto etico quanto pratico: qui si costruisce un modello economico diverso, basato su Persona, Comunità e Territorio[6], capace di interagire tra molteplicità e diversità.

L’incontro tra Economia Solidale e legislazione italiana risale alla Legge Finanziaria del 2008[7], in cui i Gruppi di Acquisto Solidale (G.A.S.) trovano definizione legislativa e, salvaguardata l’autorganizzazione dei gruppi, superano l’incertezza normativa e il rischio di infrazioni e sanzioni amministrative.

Tre anni dopo, a Parma, di fronte alla “proposta di legge regionale sui GAS”, riduttiva rispetto alle prassi dell’economia solidale, di cui i GAS sono parte attiva, alcuni dei componenti del Coordinamento incontrano diversi Consiglieri Regionali proponenti invitando al ritiro della proposta per “non fare da soli ciò che è possibile fare insieme”.

Si avvia quindi un innovativo e condiviso percorso di collaborazione[8] tra attori dell’Economia solidale e Istituzioni regionali, a cui è stato chiesto di farsi carico delle proposte elaborate dai diversi tavoli di lavoro promossi dal CRESER. Una richiesta accolta positivamente dai Consiglieri Regionali interessati tanto da generare un progetto trasversale, inclusivo e aperto a tutte le forze politiche e a tutti gli Assessorati regionali coinvolti.

Si sono così raccolti e articolati i diversi temi di interesse sociale, culturale, ambientale ed economico declinati nell’Economia Solidale.

Ed a Maggio 2012 il CRESER presenta richiesta di audizione alla Commissione Assembleare Politiche Economiche dell’Assemblea Legislativa dell’Emilia Romagna, richiedendo a luglio il ritiro/sospensione delle proposte di legge in essere sui G.A.S. per attivare un percorso condiviso con i Consiglieri stessi e con tutti i soggetti interessati del territorio emiliano-romagnolo, sui principi e sulle prassi dell’Economia Solidale.

Un continuo e proficuo confronto per elaborare, promuovere e sviluppare un modello di economia territoriale, dove coniugare valori come le Relazioni interpersonali il Benessere e la salvaguardia dell’Ambiente, in cui i documenti di riferimento diventano “Le colonne dell’Economia Solidale” elaborato dalla Rete Italiana di Economia Solidale e “Il pensiero dell’economia solidale in E-R”, elaborato dal CRESER.

 

Da allora ogni mese associazioni e gruppi si sono incontrati per costruire intense relazioni scoprendo i benefici del fare rete, rafforzano esperienze, proposte e percorsi di Economia Solidale già attivi in Emilia Romagna fino a depositare in Commissione Politiche Economiche il risultato del confronto dei Gruppi di Lavoro,[9] articolato in proposte e richieste dei Territori in tema di:

–       Beni Comuni (Energia, Acqua, Consumo del Suolo);

–       Reti di Economia Solidale;

–       Sovranità alimentare;

–       Finanza Etica Mutualistica e Solidale;

–       Abitare Solidale.

 

A seguito poi di incontri con i consiglieri e con i tecnici della Regione si è redatto un testo[10] che, votato in Assemblea regionale è diventato legge il 23 luglio 2014

Con le elezioni regionali del 23 Novembre 2014 e la formazione della nuova giunta, solo nel mese di Febbraio 2015 sono ripresi gli incontri con alcuni nuovi consiglieri e, in maniera più allargata da Aprile 2015 anche con l’assessore di riferimento per la definizione degli organi previsti dalla legge: Forum, Tavolo e Osservatorio.

Nell’incontro del 9 Aprile 2015, in particolare, il Creser ha presentato ai partecipanti   le modalità di svolgimento degli incontri avuti con la precedente amministrazione e impostati secondo quanto previsto dall’art 1 della legge:  “innovazione dei modelli relazionali, per far crescere la disponibilità dei soggetti economici e sociali a intraprendere percorsi condivisi, fondati sulla fiducia[11] sostenuta dalla conoscenza, la cooperazione e la convivialità “ (ex-art. 1 c.3 lett. b della L.R. 19/2014).

Durante l’incontro la Regione ha richiesto la collaborazione del Creser per la definizione condivisa delle modalità di applicazione della legge a cui ha fatto seguito, il 27 Aprile 2015, la presentazione, da parte del Creser all’Assessorato di riferimento, di una proposta di delibera dell’atto di giunta.

 

Per il Coordinamento Regionale per l’Economia Solidale E-R

per maggiori informazioni scrivere a creser@mail.com.

 


[1] Dal 15 Ottobre 2011 ad Aprile 2015 si sono svolti 27 incontri; gli incontri, aperti a chiunque volesse partecipare, sono stati ospitati dalle diverse realtà ospitanti  presenti nel territorio dell’E-R. Le modalità delle riunioni, fondate su modelli partecipativi in cui ciascuno ha contribuito arricchendo il Creser della propria esperienza, hanno generato la nascita di diversi Gruppi di Lavoro che hanno sviluppato temi quali: “Reti di Economia Solidale”,  “Sovranità Alimentare”, “Beni Comuni”, Abitare Solidale” , “Finanza Etica Mutualistica e Solidale”, ciascuno dei quali ha prodotto una “scheda” omonima. In seguito al terremoto in Emilia del 28-29 Maggio 2012 si è formato un ulteriore GdL che ha contribuito a sviluppare forme di solidarietà sul territorio colpito dal sisma. Ciascuno dei temi suddetti è stato portato alle assemblee del Creser, discutendone fintanto che la “scheda” elaborata veniva approvata in plenaria dall’unanimità dei partecipanti.  Con l’approvazione della “scheda” il Creser  dava anche “mandato” al GdL di sviluppare il tema confrontandosi direttamente con la Regione E-R, attraverso incontri aperti a tutti i Consiglieri Regionali. In termini cronologici, l’ultimo GdL che si è costituito nel Creser è stato il gruppo che, formato dai membri dei diversi GdL precedentemente citati, con le analoghe modalità sopraesposte,  ha elaborato la proposta di legge, approvata poi il 23 Luglio 2014 dalla Regione E-R.

[2] Ad oggi il Creser è una rete che raccoglie in sé molti Gruppi di Acquisto Solidale dell’E-R alcuni dei quali rappresentati dai Distretti di Economia Solidale, Rete-Acqua-Suolo e diverse imprese.

[3] Economia solidale: modello sociale economico e culturale improntato a principi di eticità e giustizia, di equità e coesione sociale, di solidarietà e centralità della persona, di tutela del patrimonio naturale e legame col territorio e quale strumento fondamentale per affrontare le situazioni di crisi economica, occupazionale e ambientale (ex-art 1 c.1 L. R. 19/2014)

[4] Il Tavolo, in relazione alla linea progettuale definita dal Forum, ha il compito di facilitare l’assunzione di progetti nell’attività amministrativa della Regione.

[5] Ogni progetto è accompagnato da indicatori in grado di permettere una valutazione secondo i principi e i metodi dell’economia solidale

[6] Il riferimento è a “Le colonne dell’Economia Solidale” esplicative di un modello economico alternativo che mette le persona al centro di un sistema di relazioni in grado di generare processi  virtuosi al fine di perseguire il “ben-vivir”.

[7] Legge Finanziaria 2008 – art. 1 comma 266 http://www.parlamento.it/parlam/leggi/07244l.pdf

[8] In seguito all’Udienza Conoscitiva del 19 Luglio 2012 durante la quale è stato richiesto il ritiro della proposta di legge sui “Gruppi di Acquisto Solidale”, l’1 Dicembre 2012 si è avviato un percorso innovativo durante il quale la Regione E-R e il Creser si sono confrontati sui temi sviluppati da ciascuno dei GdL; le modalità degli incontri rappresentano un’innovazione, dal punto di vista istituzionale, in quanto si è dato seguito, fino all’approvazione della L.R. 19/2014, a 19 incontri durante i quali i Consiglieri Regionali hanno coinvolto i dirigenti tecnici della Regione per approfondire le istanze proposte di volta in volta, dal GdL del Creser. Gli incontri del Creser con la Regione E-R hanno avuto come premessa  l’ “innovazione dei modelli relazionali, per far crescere la disponibilità dei soggetti economici e sociali a intraprendere percorsi condivisi, fondati sulla fiducia sostenuta dalla conoscenza, la cooperazione e la convivialità” (ex-art. 1 c. 3 lett. b), “conditio sine qua non” per proseguire anche nel nuovo percorso avviatosi il 09 Aprile 2015 con i nuovi Consiglieri Regionali eletti il 23/11/2014 e in particolare con l’Assessorato al quale è stata attribuita la delega alla L.R. 19/2014.

[9] il 16 Luglio 2013 il Creser consegna i Consiglieri regionali la versione definitiva della proposta di legge “Norme per la promozione e il sostegno dell’economia solidale” già discussa e verificata in occasione degli incontri precedenti con la Regione stessa;

[10] il  14 Novembre 2013 la proposta presentata dal Creser, viene depositata formalmente dalle Istituzioni e si avvia il processo formale verso la sua approvazione che avviene il 22 Luglio 2014.

[11] La fiducia è contemporaneamente un valore fondante e un processo continuo. Richiede consapevolezza, competenza e trasparenza. Si attua di solito attraverso varie forme di patti. E’ indispensabile per creare processi virtuosi in funzione di una vera alternativa. E’ frutto di scelte consapevoli e ha bisogno di una strategia.

 

 

 

Category: Economia solidale, cooperativa, terzo settore, Lavoro e Sindacato, Osservatorio internazionale

About Sabina Breveglieri: Sabina Breveglieri è responsabile per la ong Nexus di Bologna, emanazione della Cgil di Bologna, dei progetti America Latina e Mediterraneo

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