Maurizio Landini: Non siamo la sinistra di nessuno, ripristinare i diritti

| 7 Giugno 2015 | Comments (0)

 

1. Diffondiamo da Il fatto quotiamo del 7 giugno 2015

 

Assemblea di presentazione del nuovo movimento politico, il leader della Fiom ribadisce: “Fuori dai partiti, ma pronti a confrontarci per battaglie contro leggi sbagliate”. Escluse le “mire personali”. Attacchi a Renzi, standing ovation per Rodotà. Pedica (Pd): “Solo una coalizione banale, doglianze senza proporre soluzioni”

Coalizione sociale non sarà un partito, ha ribadito il segretario della Fiom Maurizio Landini durante la presentazione a Roma, al centro congressi Frentani, del nuovo movimento politico. L’obiettivo non “sono certo mire personali”, sottolinea Landini, ma ripristinare la “cultura dei diritti” nel Paese. “Noi restiamo fuori dai partiti – spiega – ma nelle battaglie e nelle lotte siamo pronti a confrontarci con chiunque per cambiare le leggi sbagliate”.

Landini ci tiene a smarcare il nuovo soggetto dall’asse politico: Coalizione sociale non è alla sinistra del Pd, “qui non si parla di sinistra e di destra. Questa cosa succede a sinistra del Pd, è una menata di Renzi per descrivere il mondo come vorrebbe lui. Noi non siamo a sinistra del Pd e non siamo a sinistra di nessuno. Siamo persone che vogliono cambiare il paese, riaffermare dei diritti e che pensano che le cose che sta facendo il governo Renzi sono contro i lavoratori, contro i precari e a favore solo di una parte del Paese”.

Il leader della Fiom ha risposto al premier Matteo Renzi che ieri aveva parlato del reddito minimo come “anticostituzionale” e la cosa “meno a sinistra che c’è”. “Noi non siamo per l’assistenzialismo. Il reddito minimo – spiega Landini – non deve essere pagato con il contributo di altre persone ma a carico delle imprese o della fiscalità generale cioè quelli che prendono di più devono garantire anche per chi non ce la fa”. Poi un’altra stoccata, sempre rivolta al segretario del Pd. “Il premier e anche segretario fa bene a preoccuparsi di cosa c’è fuori dal Pd – dice Landini – ma mi permetto di suggerigli di preoccuparsi anche di quelli che stanno dentro il Pd”.

Durante l’assemblea è intervenuto anche Stefano Rodotà, che contro il premier ha usato toni molto duri sul fronte del “garantismo” verso i politci inquisiti e ha ottenuto una standing ovation e alcuni minuti di applausi. Ma il costituzionalista non si è limtato agli attacchi su Mafia capitale e dintorni: “Se Renzi, sulla questione della scuola, ha ammesso i suoi errori è perché perfino lui che ha imbracciato il credo della Thatcher – spiega Rodotà – e cioè che la società non esiste, si è reso conto che se la società si muove perfino lui deve farne i conti. Sulla scuola Renzi ha detto “abbiamo sbagliato”, lo dice perché c’è stato un risveglio della società”.

“Più che una ‘Coalizione sociale’ – reagisce Stefano Pedica del Pd – quella di Landini sembra una coalizione banale, buona solo a fare il ‘cahier des doleances’ senza mai proporre una soluzione ai problemi del Paese. Landini – sottolinea Pedica – lancia la ‘Coalizione del no a tutto’. Vuole un soggetto che dica sempre e solo no senza dare soluzioni o trovare la via della mediazione”.

 

 

 

2.  Diffondiamo da Huffington post del 7 giugno 2015

Intervento di Angela Mauro

Da Marx a Churchill, dalla Fiom alla coalizione sociale: Landini lancia la sua creatura. Il 20 in piazza coi migranti

“Il punto è che nessuno di noi l’ha mai fatto questo percorso… Non è facile, né semplice, né scontato. E sarebbe rassicurante se si potesse dire: da oggi nasce una nuova forza politica. Sarebbero tutti più contenti sui giornali. E invece continueranno a non capire cosa sta succedendo… E fanno bene ad avere timore”. Non è il discorso di un criptico intellettuale. E’ Maurizio Landini, l’ex saldatore a capo della Fiom, che arringa la platea gremita del centro congresso Frentani a Roma. Secondo giorno di assemblea della ‘sua’ coalizione sociale. Oltre 200 interventi solo nella prima giornata di ieri, a nome di 300 associazioni di 80 città d’Italia. Qui lo considerano un successo. Non tanto per i numeri – “siamo all’inizio”, premette Landini – ma per quello che definiscono un ‘mix riuscito’. Tra sindacato e precari non iscritti al sindacato, l’intellettuale Stefano Rodotà e il militante del centro sociale, la Fiom e i comitati che occupano stabili per “il diritto alla casa”, sdogana Landini, lui che ammette: “Da metalmeccanico queste cose non le capivo…”.

Dopo la due giorni, il primo appuntamento è per “il 20 giugno a Roma contro le stragi nel Mediterraneo e per porre il problema di come affrontare il tema dei migranti”, dice il segretario della Fiom. E’ la risposta che s’incastra bene nella cronaca del giorno, diretta al governatore della Lombardia Roberto Maroni che ha intimato ai comuni di non accogliere i migranti in arrivo dal nord Africa, pena la perdita dei finanziamenti regionali. “Un modo barbaro di affrontare temi complessi”, denuncia Landini. Ma, al di là del 20 giugno, la coalizione sociale si muove senza calendari alla mano e consapevolmente senza una forma. Se non nei temi. Per orientarsi, forse può risultare utile la traccia di Stefano Rodotà: “La democrazia si salva se si sprigiona tutta la creatività sociale di associazioni e movimenti: questo è il compito che abbiamo davanti. Solo così si potrà dire che il potere non sta tutto da una sola parte”. Standing ovation per lui e anche uno, due tre, “Ro-do-tà! Ro-do-tà!” che ricordano piazza Montecitorio alle elezioni quirinalizie 2013.

Altri tempi. Oggi la ‘parte con il potere” di cui parla il professore è Matteo Renzi, naturalmente bersaglio di tutti gli interventi. “Il premier fa bene a preoccuparsi di chi c’è fuori dal Pd – attacca Landini – ma sarebbe ora che si occupasse anche di chi mettono dentro il Pd!”. Da Vincenzo De Luca a Mafia capitale: “La corruzione è un sistema in questo paese che serve per avere più potere e più soldi…”, continua il leader Fiom. E di fronte alla corruzione si esercita un “garantismo peloso e ipocrita, da prima Repubblica… – scandisce Rodotà – Renzi non dovrebbe guardare al codice penale ma all’articolo 54 della Costituzione sulla disciplina e l’onore che dovrebbero contraddistinguere chi è nelle istituzioni pubbliche”.

La griglia è questa. E Renzi è anche quello che ha fatto il Jobs Act, che porta avanti la sua ‘Buona scuola’. Per Landini i tempi sono maturi per mollare gli ormeggi. E si lancia in un territorio finora sconosciuto alla Fiom. “Io mi sono sempre battuto per l’applicazione delle leggi. Ma non posso chiedere l’applicazione del Jobs Act: piuttosto devo battermi contro. E così sulla scuola o sul diritto alla casa”. L’ammissione: “Io delle occupazioni non ero entusiasta… Lo capisci solo quando tocca a un metalmeccanico. E allora: se ci sono case sfitte o spazi inutilizzati bisogna fare qualcosa…”. Gli applausi gli coprono la voce.

E’ qui che si salda l’asse tra mondi diversissimi. E’ questo il cuore della coalizione sociale, esperimento che vuole incrociare “battaglie sul reddito e salario”, urla Michele De Palma, responsabile Auto della Fiom, un altro “piccolo Landini” – nota una signora in platea – che infiamma il Frentani. Perché “il contratto a tutele crescenti non ha nulla a che fare con il tempo indeterminato: è solo un altro contratto precario”. Sul reddito minimo la coalizione sociale proverà a muoversi in autunno. “Tra 2-3 mesi ci si ritrova qui per lanciare le mobilitazioni d’autunno – propone Landini – ma nel frattempo bisogna costruire tante piccole coalizioni sociali nei territori…”. E si va avanti. Con l’idea fin troppo chiara che “ci siamo rotti le scatole di essere sempre quelli che pagano le tasse e si fanno il mazzo dalla mattina alla sera per poi non contare nulla quando si decide…” (sempre Landini). Avanti, ma a ruota libera.

Così libera che oggi al Frentani le citazioni dotte hanno coperto archi finora imprevedibili a sinistra. C’è Marx: “La coalizione è sempre l’esito di collisioni”, dice Francesco Raparelli, precario del Laboratorio per lo sciopero sociale: “La nostra coalizione deve avere la capacità di collidere”. C’è anche Eduardo Galeano: “Il cammino lo facciamo insieme”, dice Giuseppe De Marzo di Libera: “Perché i tre milioni e 200mila ‘working poors’ in Italia non dovrebbero esistere: sono incostituzionali!”. C’è l’Italo Calvino de ‘Le città Invisibili’: “L’inferno dei viventi non è qualcosa che sarà; se ce n’è uno, è quello che è già qui…”, recita – sì, recita – Gianmarco De Pieri del Tpo di Bologna. Ma c’è anche Winston Churchill, citato da Landini: “Ci sono tre tipi di bugie: le piccole, le grandi e le statistiche… sull’occupazione di cui ci inondano da mesi senza che cambi nulla”. E ci sono le mondine. Anche Rodotà recita alla fine: “Sebben che siamo donne, paura non abbiamo, abbiam delle belle buone lingue, in lega ci mettiamo…”. In platea c’è chi ironizza: “Veramente il canto continuerebbe così: ‘E la libertà non viene, perché non c’è l’unione, crumiri col padrone, son tutti da ammazzar…’”. Alt: è solo un canto. E di altri tempi, ovviamente sì.

 

Category: Lavoro e Sindacato, Movimenti, Politica

About Maurizio Landini: Maurizio Landini è nato a Castelnovo ne’ Monti, in provincia di Reggio Emilia, nel 1961. È stato prima funzionario e poi Segretario generale della Fiom di Reggio Emilia. Successivamente, è stato Segretario generale della Fiom dell’Emilia Romagna, quindi di quella di Bologna. Nel 2005 è entrato a far parte dell’apparato politico della Fiom nazionale e dal giugno 2010 è Segretario nazionale della Fiom, succedendo a Gianni Rinaldini. Ha scritto, con Giancarlo Feliziani, Cambiare la fabbrica per cambiare il mondo. La Fiat, il sindacato, la sinistra assente (Bompiani, 2011). La sua storia personale e professionale è stata raccontata in Nei panni degli operai. Maurizio Landini e 110 anni di Fiom (e di Fiat) del giornalista Massimo Franchi (Fuori onda, 2011). «Inchiesta» ha pubblicato numerose sue interviste e interventi.

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