Maurizio Landini: Intervento al Comitato Direttivo della CGIL dopo l’accordo del 10 gennaio

| 30 Gennaio 2014 | Comments (0)

 

 

Sulla gravità dell’accordo del 10 gennaio 2014 sottoscritto da Cgil, Cisl, Uil e Confindustria abbiamo pubblicato il 23 gennaio 2014 su www.inchiestaonline.it l’intervista fatta a Gianni Rinaldini da Tommaso Cerusici dal titolo “La gravità dell’accordo del 10 gennaio e le sue ripercussioni”. Diffondiamo in relazione a questo accordo il testo dell’intervento, diffuso in data odierna, fatto da Maurizio Landini al Comitato Direttivo della Cgil a Roma il 17 gennaio 2013.

 

Io penso che siamo a un passaggio che dire importante è poco. E quindi, siccome vorrei evitare il valzer dell’ipocrisia, ho deciso di dire esattamente ciò che penso e ciò che pensa il Comitato centrale della FIOM, visto che ieri non ce n’è uno del Comitato centrale della FIOM che ha detto che era totalmente d’accordo con tutte le varie forme in cui si è espressa la discussione.

E siccome io penso che la forma è sostanza, questo organismo dirigente, tutti noi non siamo stati messi nelle condizioni di fare una discussione libera. E se è vero, come qualcuno qui continua a sostenere, che io dico che non è vera e motiverò, è un regolamento che si è fatto dopo sette mesi, cosa succedeva se, anziché firmarlo il 10, si firmava il 16 e il 10 o l’11 o il 12 si faceva una riunione per discutere? Uno me lo deve spiegare. Qual è la drammaticità? Cos’è successo? Cadeva un governo? Cosa succedeva? Cos’è che ha determinato che non è stato possibile conoscere il testo prima che venisse messa una firma? Cos’è? Qual è l’argomento politico, l’argomento tecnico? Io non l’ho ancora capito. E poi si dice che noi stiamo facendo una discussione libera? È un atto di responsabilità questo? E sarebbe irresponsabile chi dice che non è d’accordo?

Ve lo chiedo perché, siccome qui si dice che dobbiamo essere tutti dirigenti responsabili, e io sono assolutamente d’accordo, io parlo per me e per la FIOM, quando è stata messa nella condizione la FIOM e il sottoscritto di poter responsabilmente esprimersi su un accordo prima che venga già firmato?

Questo lo saltiamo? Questo non è un problema? È una cosa che può succedere o, come ho sentito nei corridoi, è l’ultima volta? Bugia, perché è già successo ancora. E, in ogni caso, siamo di fronte a un punto. Noi non stiamo discutendo cosa succede a noi: noi stiamo discutendo cosa succede a quelli che rappresentiamo, delegati che sono lavoratori anche loro, dei lavoratori perché stiamo discutendo della contrattazione, stiamo discutendo degli effetti che la nostra azione ha sulle persone che noi diciamo di voler rappresentare. E addirittura scopro oggi che mi si dice anche che si decide qui, punto, che quelli che avranno gli effetti della nostra azione non possono dire se sono d’accordo o no con queste regole che riguardano la loro condizione.

Nessuno di noi farà il delegato sanzionabile eletto dai lavoratori perché noi, se ci mettiamo su quel piano lì, contiamo meno di un delegato: lui è eletto da tutti i lavoratori; noi solo dagli iscritti. E perché lui dovrebbe avere meno diritti di noi e addirittura essere sanzionato?

Del resto si dice Fiat. Non svelo nulla, ne abbiamo discusso con la segreteria. La Fiat ci aveva proposto di togliere la sanzione ai lavoratori, e la segreteria della CGIL lo sa perché ne abbiamo discusso assieme, e le abbiamo detto di no perché sanzionare i delegati e le organizzazioni sindacali non era accettabile. Cosa è cambiato? Cosa è cambiato per dire che adesso invece questa… addirittura ho sentito qualcuno dire: “Sarebbe una conquista”. Per chi? Una conquista per chi? Noi pensiamo di trovare i delegati che si fanno il mazzo, che sono quelli che ci sostengono e che poi, se sono sanzionabili, continuano a fare i delegati? Ve lo chiedo se voi pensate che sia questo un processo e che noi stiamo facendo un investimento. Secondo me noi stiamo andando a sbattere contro un muro. E non riesco a capire, con un sistema così, quale contrattazione si dovrebbe fare.

Altro passaggio, a proposito di ipocrisia. Non è vero che noi siamo di fronte a un semplice regolamento attuativo. Non facciamo torto alla nostra intelligenza. Chiamiamo le cose come stanno perché ognuno di noi non solo ha letto ma ha fatto i confronti e sa leggere perché qui, se uno vuole andare a vedere (possiamo fare l’elenco), non solo ci sono pezzi nuovi che non erano dentro a quegli accordi ma ci sono riscritture e aggiunte di parole che, come è noto, nei testi contrattuali non vengono a caso: hanno un significato preciso.

Io ricordo, perché a me così è stata detta, avendo io chiesto dopo il 31 prima di andare a parlare con FIM e UILM della mia categoria, che il rinvio previsto dal punto 7 dell’accordo del 31 di maggio, e cioè l’armonizzazione e l’adeguamento al regolamento, riguardava la parte dall’1 al 7, non riguardava la seconda parte che era demandata alle categorie. Al punto che, quando FIM e UILM mi hanno detto che col cavolo che accettavano che si applicasse il proporzionale, perché per loro l’accordo era tutto o non c’era niente e in più io dovevo riconoscere gli accordi della Fiat e gli accordi altrimenti con me non discutevano, mi è stato detto che stavano sbagliando e per tanto tempo mi è stato detto che questa seconda parte si discuteva da un’altra parte.

Io faccio un esempio. Io non sto discutendo… A parte che la parola ‘sanzione’ non c’è. So anch’io che la Confindustria voleva le sanzioni. La Federmeccanica è vent’anni, trent’anni che vuole le sanzioni o che vuole l’arbitrato e non gliel’abbiamo mai dato, ma io quello che rivendico, e qui invece viene messo in discussione, una prerogativa fondamentale delle categorie e della titolarità, è che quella discussione lì la voglio fare io come categoria ma libera, non che qualcuno ha già deciso il campo, il perimetro dentro il quale andare.

E non raccontiamoci delle balle. Io le ho già fatte le trattative con Federmeccanica. Si presentano al tavolo con il testo scritto e ti dicono: Discuti”. E quando discuti di pecunia non discuti se c’è la pecunia o non c’è, di quanto ce n’è, da dove parti. Io l’ho già visto quel film lì, gli accordi interconfederali li conosco. Di cosa stiamo discutendo?

Di cosa stiamo discutendo? E perché dobbiamo raccontarci delle balle tra di noi? Abbiamo deciso che le categorie non ci sono più? Allora non facciamo l’arbitrato con la CISL, la UIL e i padroni per decidere che l’autonomia delle categorie non c’è più. Facciamo una discussione esplicita, altrimenti io rivendico che l’autonomia della mia categoria è l’autonomia della mia categoria. Potrò fare le cazzate di questo mondo, eh!, essere in grado o no in base ai rapporti di forza ma, se tu metti in discussione la titolarità della categoria, hai cambiato natura non alla categoria ma alla CGIL perché quella roba qui noi non l’abbiamo mai accettata e mai fatta.

E trovo che a volte, nella nostra discussione, ci sono dei salti logici che non capisco. Vedo Morselli. Scusa se ti uso ma per dare un’idea. In questa sala il Direttivo mi ricordo discusse dicendo che l’accordo fatto allora da Morselli, segretario dei chimici, sulla derogabilità del contratto nazionale che prevedeva che per derogare ci voleva il consenso di tutte le categorie nazionali FIM, FIOM, UILM era una lesa maestà e siamo arrivati a un accordo adesso dove la Rsu eletta a maggioranza può derogare.

Fate l’esempio. Io sono il 49 per cento. Il 51 deroga, sanziona. La categoria, la FIOM, non ha neanche partecipato alla trattativa ed è sanzionabile perché, anche se non è d’accordo, non può fare nulla? Ci siamo bevuti il cervello tutti oppure cos’è cambiato (perché questo c’è scritto)? E quando tu fai saltare il rapporto tra la Rsu e la struttura territoriale, quello apre all’aziendalismo. Quello apre all’aziendalismo perché il modello che viene fuori da quella roba lì scritta così è che tu hai la Rsu e le confederazioni. E la categoria in mezzo non c’è più perché c’è l’arbitrato. Quando abbiamo deciso di fare questo modello? Quando?

Insisto. Si vuole commissariare la FIOM? Allora si fa una discussione. Ma se uno pensa di togliere la titolarità attraverso la CISL, la UIL, la Confindustria e l’arbitrato, ve lo dico con chiarezza: io a questa cosa non ci sto. Vi è chiaro in italiano? Tanto più se si dice che i lavoratori (perché questo ho sentito anche dire) non possono neanche votare su una cosa che li riguarda, e non è vero che avevamo già deciso prima queste cose, non ne abbiamo mai discusso, io e la FIOM non siamo mai stati messi nella condizione di fare questa discussione.

E se qualcuno pensa che decide il Direttivo e questo vincola tutti, vi sbagliate. Vi è chiaro cosa vi sto dicendo? È chiaro il punto? Perché se uno vuole cambiare la natura della confederazione e il ruolo delle categorie, allora facciamo questa discussione. Non facciamo finta di farla fare a qualcun altro  perché il primo atto che io mi trovo della FIM, volantino distribuito alla Fiat, in queste ore, è quello che dice: se c’era questo accordo la FIOM non avrebbe potuto rompere le balle come ha fatto e adesso firmi e Landini e i suoi la smettano di rompere le palle se vuole rientrare alla Fiat come da un’altra parte.

E, a proposito delle assemblee, guarda il caso, il 10 di gennaio a me è arrivata la risposta di Federmeccanica per fare le assemblee congressuali. Naturalmente gli avevo scritto dicendo: “Ogni quattro anni la CGIL fa il congresso. Troverei stupefacente se non potessi fare il congresso”. Bene. La risposta è: “Non ne hai diritto però siamo buoni e noi alle imprese diremo che se te la danno va bene. Sia chiaro che debbono essere d’accordo anche le confederazioni CISL e UIL che sono i titolari della categoria”.

Secondo voi io vado con il cappello in mano a chiedere a FIM e UILM se per piacere mi fanno fare le assemblee? Ve lo chiedo, visto che in quell’accordo lì c’è scritto che il diritto ce l’hanno quelli che hanno firmato i contratti. Che la FIOM non è firmataria del contratto di Federmeccanica ed è stata cacciata fuori, mi sembrava un tema noto e ne avevamo discusso anche negli incontri tra le segreterie. Perché non se n’è tenuto conto? Perché non si è posto questo problema, visto che se ne pongono tanti?

In più, quando si dice che non è cambiato niente, no, eh! Di merito facciamo la discussione, di merito. Sentenza della Corte costituzionale che dice che lei non ha stabilito cosa vuol dire partecipare alle trattative ma dice, e lo scrive, che questo tema potrebbe essere affrontato, fermo restando che è la legge che lo deve stabilire e invita a fare una legge e cita i casi. Dice naturalmente: si potrebbe dare un’indicazione sulla rappresentatività del numero degli iscritti. Poi usa la parola, tra un’ipotesi e l’altra, ‘o’. Non usa la parola ‘e’: usa la parola ‘o’. O una o l’altra. Aggiunge un’introduzione a trattare con organizzazioni che hanno superato una certa soglia e via di questo passaggio.

Perché questo concetto che era scritto benissimo nell’accordo del 31 di maggio, c’era scritto che chi superava il 5 per cento era ammesso di diritto alle trattative perché c’è una formulazione del tutto nuova che non c’era il 31 che parte dall’articolo 19 (quindi vuol dire che è stata discussa a partire dalla sentenza della Corte costituzionale perché, se non c’era la sentenza, questo tema non si trattava), che si dice, dopo la parola “5 per cento”, “e che abbiano partecipato alle negoziazioni in quanto contribuito a preparare la piattaforma e hanno fatto parte della delegazione”.

Il punto dopo ne dice un altro. Dice che, se la piattaforma non fosse unitaria perché non riesci a farla, e noi partiamo da un contratto separato, vorrei far notare, c’è un contratto separato che noi non abbiamo firmato che contiene tutto quello che contiene, qui dice che possono essere le imprese che decidono di scegliere quale piattaforma perché, se la somma delle organizzazioni fa il 51 per cento, loro scelgono.

Bene. Io non so e non è detto, anzi penso che sarà difficile per la FIOM da sola essere il 51 per cento. Io me lo auguro e ci batteremo ma, se così non fosse e io applico questa regola, io potrei avere il 49 per cento ma, siccome non ho partecipato alla piattaforma perché non è quella che ho deciso io, mi tengono fuori dal tavolo. E per risolvere questo problema, se per caso c’è una discussione, devo chiedere a CGIL, CISL e UIL che cosa fare? O intervengono loro? O hanno in mente loro di sostituirmi se io non voglio fare la piattaforma insieme agli altri perché non sono d’accordo sui punti che hanno messo? Lo chiedo.

Per questo io dico: perché si mette in discussione la titolarità e l’autonomia delle categorie? Io non sto dicendo che da solo uno ce la può fare. Può anche essere che io faccia anche peggio se sono messo in questa condizione, ma perché uno deve decidere di cambiare la natura e non di mettere nelle condizioni le categorie di provare a fare il proprio mestiere? Domanda.

Questo era il 31 di maggio, non un altro, che demandava questa come altre cose perché, se uno ha regolato questa materia, perché non ha regolato anche il diritto di voto visto che deve essere regolato a livello delle aziende. E io so già che FIM e UILM mi hanno già detto da tanto tempo che loro hanno modalità diverse di voto rispetto agli iscritti e rispetto al referendum che noi proponiamo da tempo. Io so che c’è una discussione. E tutto questo noi facciamo finta che è uguale a prima?

Finirò perché non so quanto parlerò ancora. No, non oggi. Oggi faccio presto. Ma siccome – insisto – non stiamo prendendoci in giro, non stiamo facendo una discussione… Qui vorrei che fosse chiaro che di personale non c’è proprio un cazzo, scusate la brutalità. Non c’è nulla. Qui a me non me ne frega niente di che cosa succede a me e per me non è in discussione il segretario generale della CGIL. È chiaro? È da un po’ che lo dico, da un po’ di tempo. Ma qui uno non prende mai per buono le cose.

Per me qui c’è quello che succede negli accordi che facciamo e che fine facciamo con questi accordi. Voi pensate davvero che sia semplice andare a fare le assemblee informative su questo testo? Io vi faccio gli auguri se pensate di andare a fare le assemblee informative nelle aziende metalmeccaniche. Vi faccio gli auguri, gli auguri vi faccio. Secondo voi perché nei delegati c’è un’incazzatura trasversale? Non c’entra la posizione congressuale che hai perché percepiscono che questa roba, scritta così, mette in discussione la loro autonomia di fare i delegati.

C’è bisogno di aggiungere qualcosa? E noi facciamo finta oggi di dire che siamo nel regolamento attuativo e che non è cambiato nulla? Io non so se è vero perché me lo hanno detta e quindi ve la racconto come l’ho imparata e può darsi che non sia vera. A me Federmeccanica, che ha cambiato anche qualcosa e sta cambiando, mi dice che è da metà dicembre che stanno discutendo di testi e di conclusioni di questa (trattativa?). La FIM, che è la FIM, Bonanni è andato a fare l’esecutivo tre giorni prima di firmare. Noi sapevamo dai metalmeccanici della FIM o dai segretari che ci hanno parlato che c’era già un testo e c’era già un accordo e c’erano i contenuti, e noi tutti lo impariamo perché andiamo a scaricare www.cgil.it perché altrimenti non sappiamo cosa hanno firmato? E oggi facciamo finta di non saperlo?

Io lo dico con molta sincerità: io così non ci sto perché, se a me si chiede di essere responsabile, e io lo sono, voglio essere messo nella condizione di poterlo essere. Chiaro? Perché se invece mi si chiede di essere responsabile e di far finta che non è successo nulla e che addirittura qui c’è in discussione la titolarità e l’autonomia della categoria di cui sono segretario, io rispondo agli iscritti metalmeccanici, non rispondo a qualcun altro, eh! Se uno me la mette su quel piano lì deve sapere che questo è il punto. E lo dico prima. Io non so se ci sono violazioni costituzionali eccetera. Di sicuro io penso che questo è un accordo e per Statuto della CGIL qui bisognerebbe far votare gli iscritti e, se non lo si fa, che lo si dica o non lo si dica, si sta facendo una cosa che non è nelle nostre disponibilità.

Poi se ci sono o no dei vizi costituzionali, non sono io un costituzionalista, non sono in grado di dirlo, vedremo quello che succede. Ma sappiate che, se ci sono, volenti o nolenti, ci saranno, se non è un sindacalista, dei lavoratori, dei delegati, delle persone che proveranno a farlo; anche perché, nel momento in cui c’è una crisi della politica che fa paura, che è anche una nostra crisi, non giriamoci attorno, ci sono milioni di persone che ci vedono come un ostacolo, non come un elemento utile per loro.

Non viviamo da un’altra parte, questo è il tema. E noi cosa facciamo? Anziché agire sulla libertà sindacale facciamo degli accordi per auto difendere CGIL, CISL e UIL e Confindustria perché abbiamo paura di poter allargare la rappresentanza? Per cui la libertà sindacale passa attraverso il fatto che debbono accettare quello che tu hai detto come soggetto privato regolando tu la materia ? Scusate, che differenza c’è in una logica di questo genere, sul piano non dei contenuti ma sul piano della logica contrattuale, di quello che ha fatto la Fiat ai sindacati firmatari che hanno detto: “Se vuoi i diritti firma e accetta quello che ti ho detto io”?

Ma voi davvero pensate che noi questa cosa, nel rapporto con la gente, la reggiamo e che stiamo facendo un investimento per il futuro? Pensate davvero che è questa la battaglia democratica che dobbiamo fare per riformare il sindacato? Secondo me stiamo facendo un errore strategico fondamentale. E siccome la penso, la dico. Dopodiché io l’accordo sul congresso io l’ho fatto con lealtà, non l’ho fatto con furbizie. Vi è chiaro? L’ho fatto con lealtà, convinto che quello era il momento di aprire una discussione e di farlo in modo diverso da quello che era stato fatto in passato. Altri hanno fatto altre scelte.

E, da questo punto di vista, io sono stato dentro al congresso in quel modo lì. Oggi non vivo da un’altra parte, non prendiamoci in giro! Non siamo di fronte alla stessa situazione di prima. Voi pensate che io vado a fare le assemblee dai lavoratori metalmeccanici sul congresso e non gli parlo di quello che è successo su questo punto? Mi corrono dietro se succede.

Capite? Io gli iscritti alla FIOM, visto che ho lavorato solo lì, un pochino ho imparato a conoscerli, sia loro che i delegati. Pensate davvero che uno adesso fa finta che non è successo nulla? Non hanno percepito quello che è avvenuto? La gente si è fatta il culo in questi anni per difendere le nostre posizioni, ha scioperato, si è battuta. I 19 di Pomigliano per essere iscritti alla CGIL sono ancora fuori da quella fabbrica lì. Di cosa stiamo discutendo? E qui facciamo finta che noi siamo padroni di loro e possiamo far quello che ci pare? Guardate che così non si va da nessuna parte.

E insisto. Lo dico con chiarezza. Se qui si decide che si pensa che qui decidiamo tutto, a me e alla FIOM non mi avete vincolato e discuterò con la FIOM e i delegati quello che c’è da fare. Sappiatelo con precisione.

 

 

Category: Lavoro e Sindacato

About Maurizio Landini: Maurizio Landini è nato a Castelnovo ne’ Monti, in provincia di Reggio Emilia, nel 1961. È stato prima funzionario e poi Segretario generale della Fiom di Reggio Emilia. Successivamente, è stato Segretario generale della Fiom dell’Emilia Romagna, quindi di quella di Bologna. Nel 2005 è entrato a far parte dell’apparato politico della Fiom nazionale e dal giugno 2010 è Segretario nazionale della Fiom, succedendo a Gianni Rinaldini. Ha scritto, con Giancarlo Feliziani, Cambiare la fabbrica per cambiare il mondo. La Fiat, il sindacato, la sinistra assente (Bompiani, 2011). La sua storia personale e professionale è stata raccontata in Nei panni degli operai. Maurizio Landini e 110 anni di Fiom (e di Fiat) del giornalista Massimo Franchi (Fuori onda, 2011). «Inchiesta» ha pubblicato numerose sue interviste e interventi.

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