Cgil e Flc-Cgil di Bologna: A Bologna mandare la celere in biblioteca è stata una scelta grave e inadeguata
Diffondiamo da radiocittadelcapo.it di Bologna dell’11 febbraio 2017 il comunicato della Cgil e Flc di Bologna
Bologna, 11 feb. – La scelta di fare intervenire la polizia per far sgomberare la biblioteca di Discipline umanistiche dell’Università di Bologna è “grave e del tutto inadeguata a risolvere il problema“. Lo scrivono, in una nota congiunta, Cgil e Flc-Cgil di Bologna, commentando così quanto successo negli scorsi giorni in zona universitaria. Per il sindacato, “il problema del conflitto nato a causa dell’installazione dei ‘tornelli’ alla biblioteca esiste, e va affrontato, ma sicuramente non con queste modalità”. Infatti, si legge nella nota, “sono stati proprio i lavoratori e gli addetti della Biblioteca a segnalare per primi alla dirigenza dell’Università il rischio che potesse determinarsi una situazione al limite della sostenibilità, dopo essere stati oggetto di alcuni ripetuti, gravi e inaccettabili episodi di violenza verbale e minacce”. E nel ribadire la “piena e ferma solidarietà” ai lavoratori, Cgil e Flc-Cgil ricordano di aver “chiesto al Rettorato di cercare soluzioni adatte a ricomporre la situazione, tentando innanzitutto di ricostruire un dialogo con gli utenti e gli studenti in protesta e, se necessario, prendendo in considerazione la chiusura temporanea della struttura”. Infatti, tirano dritto i sindacati, “sono molte le biblioteche universitarie che prevedono misure minime di controllo agli ingressi, ma altrove non si è determinato quanto accaduto al 36 di via Zamboni”, dove tra l’altro “queste misure erano state previste nell’ottica dell’apertura fino alle 24, e non precludevano l’ingresso a nessun utente (anche se non studente)”. Tuttavia, la Cgil boccia senza appello “l’approccio muscolare” messo in campo dall’Ateneo, che “lungi dal rappresentare una soluzione positiva del problema, riesce solo ad aggiungere ulteriore tensione”, e invita l’Università, a partire dal rettore Francesco Ubertini, “a riflettere, ripartendo innanzitutto dal coinvolgimento dei lavoratori interessati”, che “potrebbero partecipare, se ascoltati, all’individuazione di soluzioni maggiormente condivise e rispondenti allo spirito dell’Università”.
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