Maurizio Scarpari: Luca Ronconi e la Cina del primo Imperatore

| 27 Febbraio 2015 | Comments (0)

 

 

Luca Ronconi ci avrebbe ricevuto: lo abbiamo raggiunto al Centro Teatrale Santacristina, nella campagna eugubina. Era l’inizio del 2006, stavamo organizzando la grande mostra di arte e archeologia cinese alle Scuderie del Quirinale (Cina. Nascita di un impero, 23 settembre 2006 – 4 febbraio 2007) e lui, avendo accettato di occuparsi dell’allestimento, ci avrebbe incontrato – Tomaso Radaelli, dominus di Mondo Mostre che organizzava l’evento, e me, che l’evento dovevo curare – durante la pausa-pranzo. Non ricordo più a quale spettacolo teatrale stesse lavorando, ma ho ancora impresse nella memoria la serenità del luogo e l’attenzione del suo sguardo che passando da una foto all’altra pareva cogliere in quei reperti di oltre duemila anni fa suggestioni e spunti che io in tanti anni di studio forse non ero mai riuscito a intravedere. In meno di un’ora, il tempo che il Maestro aveva potuto ritagliare per noi, avremmo dovuto spiegargli cosa stavamo facendo e cosa ci saremmo aspettati da lui: mettere in luce la grandiosità dell’impero cinese nel suo periodo formativo attraverso i reperti archeologici che avevamo selezionato in oltre un anno di lavoro nei musei e nei depositi archeologici dello Shaanxi, e ottenuto dopo mesi di estenuanti trattative.

Quando Tomaso mi aveva annunciato che l’allestitore sarebbe stato Ronconi io ero rimasto molto sorpreso, alla sua email avevo risposto con un secco: “Gulp!”. Ero piuttosto disorientato, mai avrei immaginato che si sarebbe ricorsi a uno dei più grandi registi di teatro al mondo, che avrebbe a sua volta coinvolto Margherita Palli, la sua scenografa preferita. Cosa c’entrava il teatro? Abituato a bacheche e allestimenti tradizionali, mi pareva che fosse un azzardo affidarsi a gente di spettacolo, si sa che non sono del tutto con i piedi per terra… Al tempo stesso, però, mi affascinava la sfida e poi, pensai, se lui è considerato un maestro da mezzo mondo un motivo ci dovrà pur essere, stiamo dunque a vedere, affidiamoci all’esperienza di Tomaso, grande maestro nel “fabbricare” grandi eventi, e all’istinto di Ronconi, abituato a cogliere e a rappresentare l’essenza dell’animo umano.

Ed ecco il progetto: poche bacheche, tante e imponenti le pedane nere dalle pareti specchiate sulle quali le statue dell’esercito del Primo Imperatore (mai ne erano uscite così tante dalla Cina) e quelle in miniatura degli imperatori successivi si sarebbero moltiplicate all’infinito. Eravamo riusciti a portare in Italia centinaia di statue grandi e piccole, bronzi sacrificali, manufatti e oggetti preziosi per dare l’idea della grandiosità e della raffinatezza del primo impero, e soprattutto di cosa significassero già allora in Cina i grandi numeri: con il suo allestimento Luca era riuscito a rendere tangibile la nostra idea. A protezione delle opere c’erano solo tendaggi di tulle che scendevano dal soffitto avvolgendo le pedane; sulla superficie del tulle scorrevano fasci luminosi che sembravano piovere dall’alto. Tutt’intorno alle pedane c’era solo buio, un buio profondo. Un effetto scenico suggestivo, emozionante. Praticamente assenti erano le didascalie che in genere riportano i dati essenziali delle opere, uno shock per dei professori universitari e conservatori di museo come me e i miei collaboratori, ma non per il visitatore che avrebbe portato con sé intatta l’emozione del momento, ricordandosi della maestosità dei guerrieri di terracotta dell’armata imperiale, del carro da combattimento trainato da quattro destrieri che sembrava letteralmente uscire dal terreno che lo aveva custodito per oltre duemila anni, della meravigliosa veste che fungeva da sarcofago per un principe, costituita da 4248 tessere di raffinata giada bianca cucite l’una all’altra con filo d’oro, o da chissà cos’altro ancora. Per i dati e le descrizioni c’è il catalogo.

Fino all’inaugurazione io ho vissuto momenti di grande tensione, temevo che gli esperti cinesi che accompagnano le opere all’estero e che hanno la responsabilità di verificare che tutto sia disposto nella massima sicurezza, non avrebbero mai consentito di esporre i loro tesori senza le consuete protezioni, in genere costituite da spesse lastre di vetro e da sofisticati sistemi di allarme. E invece sono rimasti così incantati dal fascino ronconiano dell’allestimento che non hanno detto nulla, eccoli lì a bocca aperta, a filmare tutto, entusiasti. Sono venuti anche esperti del British Museum a riprendere ogni cosa. Come avrebbero potuto eguagliare il lavoro di Ronconi per la grande mostra sul Primo Imperatore che avevano in programma per l’anno successivo a Londra? Non è restata loro altra possibilità che proporre un allestimento tradizionale, impossibile competere.

La mostra, neanche dirlo, ha avuto un grandissimo successo, l’hanno visitata oltre 300.000 persone; ha inaugurato una stagione di esposizioni di arte e archeologia cinese una più bella dell’altra durata alcuni anni in diverse città italiane: Firenze, Torino, Milano e ancora Roma. Nessuna delle mostre successive ha eguagliato quella delle Scuderie. Di questi eventi sono rimasti i cataloghi e splendide fotografie, ma né i volumi illustrati né le foto riescono a raccontare una mostra, a trasmettere quell’emozione che si prova davanti un’opera d’arte o un reperto che ci riporta indietro di migliaia di anni. Per questo motivo pochi giorni prima della chiusura decisi di filmare tutto, lo feci di notte con la troupe di Bmovie. Il materiale che abbiamo realizzato non è mai stato utilizzato pienamente, solo un cortometraggio di undici minuti è stato preparato per un convegno sul primo impero cinese a cui ho partecipato all’epoca: immagini che si commentano da sole. Non è mai stato pubblicato, ma ora l’inattesa scomparsa di Ronconi mi induce a diffonderlo, diretta testimonianza del tocco geniale del grande Maestro, al quale va il mio affettuoso e grato ricordo.

 

Invitiamo a vedere il video della mostra visitando il sito www.maurizioscarpari.com cliccando poi “Pubblicazioni” e quindi “DVD” e infine il relativo link.

 

 

 

 


Category: Editoriali, Osservatorio Cina

About Maurizio Scarpari: Maurizio Scarpari, professore ordinario di Lingua e letteratura cinese classica presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia, dove ha insegnato dal 1977 al 2011 e ricoperto numerose cariche acca-demiche, tra le quali quelle di Pro-Rettore Vicario e Direttore del Dipartimento di Studi sull’Asia Orientale. Sinologo esperto di lingua cinese classica, storia, archeologia, pensiero filosofico e la sua influenza sul pensiero attuale è autore e curatore di numerosi articoli e volumi, tra cui si se-gnala La Cina, oltre 4000 pagine in quattro volumi (Einaudi 2009-2013), alla cui realizzazione hanno contribuito esperti di 35 istituzioni universitarie e di ricerca tra le più prestigiose al mondo. Per ulteriori informazioni e la bibliografia completa dei suoi scritti si rinvia a www.maurizioscarpari.com.

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