Emiliano Negrini: Mongolia oltre: Tracce di un futuro passato
In occasione del capodanno cinese 2017 (il 28 gennaio che festeggia l’inizio dell’anno del Gallo di Fuoco) diffondiamo dal sito di Alessandro Negrini questo suo servizio fotografico attraverso la Mongolia tra pastori ancora semi-nomadi e i resti, recenti ma come antichissimi, del tentativo di industrializzazione e sedentarizzazione forzata compiuto durante i settant’anni del governo filo-sovietico. Il progetto si compone di 33 fotografie, scattate nel mese di agosto 2016.
Oltre. Tracce di un futuro passato.
[…] i paesi arretrati, con l’aiuto del proletariato dei paesi progrediti, possono passare al sistema sovietico e, attraverso determinate fasi di sviluppo, giungere al comunismo, scavalcando la fase del capitalismo. […] – V. Lenin, 1920, II congresso dell’Internazionale comunista
La Repubblica Popolare di Mongolia si impegnò con forza a partire dagli anni venti del Novecento per trasformare una popolazione di pastori nomadi e monaci buddhisti in operai specializzati, atei e dalla solida coscienza di classe.
Repressioni durissime, nazionalizzazione di terre e animali, urbanizzazione forzata e installazione di grandi industrie pesanti segnarono i circa settant’anni di dominazione e colonizzazione sovietica del Paese, ritenuto utile da Stalin come Stato cuscinetto.
Dal 1990, con il crollo dell’Unione Sovietica, la Mongolia abbandonò il sistema socialista piombando però subito in una pesante crisi economica e diffusa carestia per la perdita delle sovvenzioni e del mercato sovietico: le industrie chiusero e la popolazione si impoverì drasticamente, nonostante il Paese fosse tra i più ricchi al mondo per risorse naturali e minerarie.
Il territorio mongolo oggi, soprattutto in prossimità dei radi centri abitati, porta evidenti le tracce e le ferite di un passato che avrebbe dovuto essere l’alba dell’utopia socialista: gher tradizionali sopravvivono accanto a capanne e casette fatte di lamiera e pannelli di compensato; motociclette di fabbricazione russa o cinese affiancano cavalli e cavalieri; i pochi templi non abbattuti negli anni del regime comunista sono spesso a pochi metri di distanza dagli scheletri di cementifici e officine in stato di abbandono.
Oltre, un cielo infinito.
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