E’ morto Valentino Parlato. Cambio d’epoca: alla fine un qualche Carlo Marx arriverà.

| 2 Maggio 2017 | Comments (0)

La rivista “Inchiesta” che uscì nel gennaio del 1971  prese il posto della rivista mensile il Manifesto che nello stesso periodo diventò quotidiano. I contatti tra la redazione di “Inchiesta” e quella de Il Manifesto sono sempre stati intensi. Adesso è morto a 86 anni l’amico Valentino Parlato a cui mi legano tanti ricordi  a Bologna e nella sede di via Tomacelli. Per ricordarlo due suoi pezzi: Il libro Segnali di fumo molto apprezzato da Adele e l’ultimo suo pezzo scritto per il Manifesto che si conclude con la frase “Alla fine un qualche Carlo Marx arriverà”. La foto di Valentino sopra e quella dietro lo striscione del Manifesto alla fine di questo testo sono state inviate da Daniele Leardini.

 

1. Valentino Parlato: Segnali di fumo

Il Manifesto Libri, Roma 2005

I curatori di questo manuale di sopravvivenza destinato al popolo dei fumatori hanno contattato più di 7000 esercizi tra Roma e Milano, creando una pratica guida ai locali che hanno zone destinate a tutti coloro che non intendono rinunciare al piacere di una sigaretta magari accompagnata da un buon vino. Valentino Parlato ha prestato la propria penna in apertura del volumetto, mentre Romano Costa e Massimo Raffaelli, i cui testi sono già apparsi sulle pagine de Il manifesto, ci regalano le loro ironiche testimonianze di vita da fumatori non pentiti. Ma non poteva mancare lo scrittore Italo Svevo, che del fumo ha fatto uno dei protagonisti assoluti di “La coscienza di Zeno”, e le cui citazioni accompagneranno il lettore nella ricerca del locale ideale.

 

2. Valentino Parlato: Cambio d’epoca

Il Manifesto  9 aprile 2017

 

Crisi della sinistra, ma anche crisi della politica, come ci ha spiegato nei suoi ultimi scritti e nel Midollo del leone il nostro Alfredo Reichlin e come conferma il fatto che la formazione politica che raccoglie più consenso sia oggi il MoVimento 5 Stelle. Aggiungerei ancora che c’è anche crisi della cultura e della scuola.

La crisi della sinistra non è solo italiana, ma investe tutto il mondo che definiamo occidentale: pensiamo solo agli Usa di Donald Trump.

Questa crisi dipende anche da cambiamenti strutturali: innovazioni tecnologiche («la nuova rivoluzione delle macchine»), globalizzazione, finanziarizzazione dell’economia… Tutti mutamenti che hanno seriamente indebolito i lavoratori, quel che una volta chiamavamo classe operaia, proletariato, le innovazioni tecnologiche riducono l’impiego di lavoro vivo.

La globalizzazione tende a formare un proletariato in aree finora sottosviluppate ma crea una forte concorrenza al proletariato storico del nostro Occidente. La crescita di peso della finanza contribuisce alla formazione di poteri del tutto indipendenti dal lavoro vivo e che condizionano – se addirittura non dominano – il lavoro vivo, cioè la base sociale della sinistra storica.

Questo mutamento storico – che io appena accenno – andrebbe studiato e approfondito: siamo in presenza di un nuovo capitalismo (assai diverso e più pesante del neocapitalismo) che va studiato seriamente per individuare anche con che tipo di lotte dobbiamo contrastarlo e se di queste lotte si debbono far carico solo i lavoratori e non anche i cittadini. E ancora: che rivendicazioni mettere in campo?

Centrale mi sembra la riduzione dell’orario di lavoro, con un allargamento del tempo libero che provocherebbe anche una crescita dei consumi.

E penso anche che dovremmo prolungare la scuola dell’obbligo : per vivere in questa incombente modernità non basta più la terza media.

Altro tema da affrontare in modo nuovo è la globalizzazione: come i lavoratori super sfruttati del terzo monda debbono entrare in campo, come possiamo coinvolgerli nella, lotta comune?

Dobbiamo capire che siamo a un passaggio d’epoca, direi un po’ come ai tempi di Marx quando il capitalismo diventava realtà e cambiava non solo i modi di produzione, ma anche i modi di vivere degli esseri umani.

Quando scrivo «passaggio d’epoca» vorrei ricordare che il capitalismo fu, certamente, un passaggio d’epoca, ma conservò modi di pensare e valori e anche autori del passato greco-romano, come dire che nella discontinuità c’è sempre anche una continuità, ma questo non ci deve impedire di capire i mutamenti che condizioneranno la vita dei giovani e delle generazioni future.

Non possiamo non tener conto di quel che sta cambiando: dobbiamo studiarlo e sforzarci di capire, sarà un lungo lavoro e non mancheranno gli errori, ma alla fine un qualche Carlo Marx arriverà.

 

 

 

 


 

Category: Editoriali

About Vittorio Capecchi: Vittorio Capecchi (1938) è professore emerito dell’Università di Bologna. Laureatosi in Economia nel 1961 all’Università Bocconi di Milano con una tesi sperimentale dedicata a “I processi stocastici markoviani per studiare la mobilità sociale”, fu segnalato e ammesso al seminario coordinato da Lazarsfeld (sociologo ebreo viennese, direttore del Bureau of Applied Social Research all'interno del Dipartimento di Sociologia della Columbia University di New York) tenuto a Gosing dal 3 al 27 luglio 1962. Nel 1975 è diventato professore ordinario di Sociologia nella Facoltà di Scienze della Formazione dell'Università di Bologna. Negli ultimi anni ha diretto il Master “Tecnologie per la qualità della vita” dell’Università di Bologna, facendo ricerche comparate in Cina e Vietnam. Gli anni '60 a New York hanno significato per Capecchi non solo i rapporti con Lazarsfeld e la sociologia matematica, ma anche i rapporti con la radical sociology e la Montly Review, che si concretizzarono, nel 1970, in una presa di posizione radicale sulla metodologia sociologica [si veda a questo proposito Il ruolo del sociologo (a cura di P. Rossi), Il Mulino, 1972], e con la decisione di diventare direttore responsabile dell'Ufficio studi della Federazione Lavoratori Metalmeccanici (FLM), carica che manterrà fino allo scioglimento della FLM. La sua lunga e poliedrica storia intellettuale è comunque segnata da due costanti e fondamentali interessi, quello per le discipline economiche e sociali e quello per la matematica, passioni queste che si sono tradotte nella fondazione e direzione di due riviste tuttora attive: «Quality and Quantity» (rivista di modelli matematici fondata nel 1966) e «Inchiesta» (fondata nel 1971, alla quale si è aggiunta più di recente la sua versione online). Tra i suoi ultimi libri: La responsabilità sociale dell'impresa (Carocci, 2005), Valori e competizione (curato insieme a D. Bellotti, Il Mulino, 2007), Applications of Mathematics in Models, Artificial Neural Networks and Arts (con M. Buscema, P.Contucci, B. D'Amore, Springer, 2010).

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