Amina Crisma: Ricordo di Stefano Zacchetti

| 1 Maggio 2020 | Comments (0)

 

 

Con un breve comunicato che esprime “immenso cordoglio”, il Balliol College dell’Università di Oxford ha dato ieri notizia della morte, avvenuta il 29 aprile, a cinquantadue anni, di Stefano Zacchetti , che dal 2012 vi era Yehan Numata Professor of Buddhist Studies.

“Quest’improvvisa scomparsa è una perdita irreparabile”, ha dichiarato Helen Ghosh, Master del Balliol: una perdita di incalcolabile gravità per la comunità scientifica internazionale di cui Stefano era da tempo autorevole protagonista, con le sue ricerche sulla letteratura Mahāyāna in sanscrito e in cinese, sulle traduzioni, sul canone, sui commentari buddhisti cinesi.

Spetta a specialisti del suo calibro rappresentare adeguatamente l’entità del suo contributo alla conoscenza di una delle più rilevanti vicende interculturali della storia dell’umanità, la traslazione/traduzione del buddhismo dall’India alla Cina che ha rappresentato per la cultura cinese il primo grande confronto con l’Altro da sé

(per farsene un’idea almeno approssimativa si veda https://www.balliol.ox.ac.uk/news/2020/april/professor-stefano-zacchetti-1968-2020?fbclid=IwAR1pXAmF5RIzGA5yIsynIZdNnLt5QSnXZl_Y9sz5HiYwG4mUYqugZVnxP1k).

A me importa qui tentare di rievocare Stefano attraverso i ricordi personali che ho di lui, che risalgono agli esordi della sua carriera, al periodo del suo dottorato a Ca’ Foscari venticinque anni fa: quando in un bacaro – ossia un’osteria –  sul ponte di San Polo mi ha raccontato del suo lavoro, descrivendo gli scenari che formavano l’oggetto dei suoi studi iperspecialistici con una cordialità narrativa che li rendeva in qualche misura accessibili anche al profano, e dispiegando davanti ai suoi occhi le immagini affascinanti di quei grandi cantieri di traduzione che mobilitarono attraverso i secoli centinaia e centinaia di monaci (e il fascino di quei racconti si ritrova nei suoi scritti accessibili al lettore italiano, dal Trattato sul Leone d’oro di Fazang (2000) alle Storie delle sei perfezioni (2013) ai capitoli di storia del buddhismo cinese che compaiono nell’opera collettanea La Cina diretta da Maurizio Scarpari e edita da Einaudi (2010).

Il raffinatissimo filologo, il rigoroso erudito dalla sterminata competenza che si cimentava in ardue indagini (ce ne offre uno specimen la voce sul canone buddhista cinese da lui redatta per il Dizionario del sapere storico-religioso del Novecento(2010)) era anche un cordiale narratore, capace di dare al suo sprovveduto ascoltatore il senso di quella grande impresa collettiva: il suo piglio era affabile, il suo sorriso limpido, il suo atteggiamento semplice. Era capace di mettersi in rapporto con gli altri con calore, con semplice, immediata e spontanea empatia. Era anche molto generoso, pronto a mettere a disposizione altrui la sua straordinaria competenza: ne ho avuto prova, ad esempio, quando stavo traducendo la Histoire de la pensée chinoise di Anne Cheng, che contiene tre ardui capitoli sull’introduzione del buddhismo in Cina, per i quali ho potuto avvalermi largamente della sua consulenza.

Quest’immagine calda di Stefano non ha fatto altro che confermarsi negli anni successivi, quando ho avuto la ventura di succedergli nell’insegnamento a contratto di Sinologia alla Facoltà di Lettere e Filosofia e al Master in Studi Interculturali dell’Università di Padova, insegnamento attivato per iniziativa di Giangiorgio Pasqualotto e tenuto da Stefano sino alla sua partenza per il Giappone, dove è stato dal 2001 professore associato presso l’International Research Institute for Advanced Buddhology di Tokyo. Con lui e con sua moglie, e con Maurizio Scarpari, abbiamo brindato all’inizio di quell’avventura, e la nostra frequentazione è ripresa al suo ritorno in Italia nel 2005. Da allora al 2012 Stefano è stato ricercatore a Ca’ Foscari, e insegnava alla Scuola Interpreti di Treviso, ma aveva preso casa a Padova (ricordo una bella serata da lui in cui si è festeggiato l’evento), e così è a Padova che ci si è incontrati più volte, anche insieme agli amici Giangiorgio Pasqualotto e Marcello Ghilardi.

Sempre a Padova è legato il ricordo di una domenica singolare, che ho trascorso insieme a Stefano, a sua moglie, a suo figlio allora bambino, e a Hubert Durt, il grande esperto di studi sulla vita del Buddha con cui Stefano mi aveva messo in contatto, con la sua consueta generosità, proponendogli di partecipare con un suo contributo al Dizionario del sapere storico-religioso a cui allora stavo collaborando. Tutti insieme siamo andati, in gita domenicale, a vedere Giotto alla cappella degli Scrovegni. Così il ricordo di Stefano per me  è legato alla semplice serenità di quella giornata di sole; ma per ritrovare un po’ di quella sua cordialità, di quel suo modo particolare di sorridere, di quella speciale inflessione della sua voce, oggi non ci restano che i video delle sue lectures di Oxford, di Berkeley, di Leida…..

Category: Culture e Religioni, Editoriali, Osservatorio Cina

About Amina Crisma: Amina Crisma ha studiato all’Università di Venezia conseguendovi le lauree in Filosofia, in Lingua e Letteratura Cinese, e il PhD in Studi sull’Asia Orientale. Insegna Filosofie dell’Asia Orientale all’Università di Bologna; ha insegnato Sinologia e Storia delle religioni della Cina alle Università di Padova e di Urbino. Fa parte dell’Associazione Italiana Studi Cinesi (AISC) e, come socia aggregata, del Coordinamento Teologhe Italiane (CTI). Ha conseguito l’abilitazione scientifica nazionale a professore di seconda fascia per l’insegnamento di Culture dell’Asia. Tra le sue pubblicazioni: Il Cielo, gli uomini (Venezia 2000); Conflitto e armonia nel pensiero cinese (Padova 2004); Neiye, Il Tao dell'armonia interiore (Garzanti, Milano 2015), Confucianesimo e taoismo (EMI, Bologna 2016), Meditazione taoista (RCS Milano 2020). Ha contribuito a varie opere collettanee quali La Cina (Torino 2009), Per una filosofia interculturale (Milano 2008), Réformes (Berlin 2007), In the Image of God (Berlin 2010), Dizionario del sapere storico-religioso del Novecento (Bologna 2010), Confucio re senza corona (Milano 2011), Le graphie della cicogna: la scrittura delle donne come ri-velazione (Padova 2012), Pensare il Sé a Oriente e a Occidente (Milano 2012), La diversità feconda, dialogo etico fra religioni (Bologna 2021). Fra le riviste a cui collabora, oltre a Inchiesta, vi sono Asiatica Venetiana, Cosmopolis, Giornale Critico di Storia delle Idee, Ėtudes interculturelles, Mediterranean Journal of Human Rights, Prometeo, Paradoxa, Parolechiave, Sinosfere. Fra le sue traduzioni e curatele, la Storia del pensiero cinese di A. Cheng (Torino 2000), La via della bellezza di Li Zehou (Torino 2004), Grecia e Cina di G.E.R. Lloyd (Milano 2008). Tra i suoi saggi: Il confucianesimo: essenza della sinità o costruzione interculturale?(Prometeo 119, 2012), Attualità di Mencio (Inchiesta online 2013), Passato e presente nella Cina d’oggi (Inchiesta 181, 2013), Taoismo, confucianesimo e questione di genere nelle ricerche e nei dibattiti contemporanei (2014), La Cina su Inchiesta (Inchiesta 210/2020), Quale ruolo per la Cina nello spazio pubblico? fragore di silenzi e clamore di grandi narrazioni (Sinosfere 14 marzo 2021). I suoi ambiti di ricerca sono: il confucianesimo classico e contemporaneo, le fonti taoiste, le relazioni interculturali Cina/Occidente, il rapporto passato/presente, tradizione/modernità nella Cina d’oggi, i diritti umani e le minoranze in Cina, le culture della diaspora cinese, le questioni di genere nelle tradizioni del pensiero cinese. Ha partecipato a vari convegni internazionali sul dialogo interculturale e interreligioso promossi dalle Chaires UNESCO for Religious Pluralism and Peace di Bologna, di Tunisi, di Lione, dalla Konrad Adenauer Stiftung di Amman, da Religions for Peace, dalla Fondazione Scienze Religiose di Bologna. Coordina l’Osservatorio Cina di Inchiesta e di valorelavoro ( www.valorelavoro.com ). Cv dettagliato con elenco completo delle pubblicazioni: al sito web docente www.unibo.it

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