Michele De Palma, Valentina Orazzini: Francoforte. Blockupy per una coalizione sociale europea

| 23 Marzo 2015 | Comments (0)

 

 

Diffondiamo da www. fiom-cgil.it del 23 marzo 2015

L’inaugurazione della nuova torre della Banca Centrale Europea a Francoforte è una manifestazione di potere, un rito di affermazione di forza verso i cittadini europei. Come per Alice nel paese delle meraviglie alla domanda “chi comanda qui (in Europa)?”, la risposta è la BCE, ma non è sola. Paesi come la Germania e la sua banca centrale, il Fondo Monetario e la Commissione europea non sono invitati al Governo dei processi economici, politici e sociali in Europa ma “padroni di casa”. Lo sa bene il Presidente Draghi che nei giorni precedenti il party d’inaugurazione della “New Euro Tower” ha deciso con tutti gli azionisti della “multiproprietà” del vecchio continente di immettere moneta per deprezzare l’euro, con l’obiettivo di rilanciare la produzione per l’esportazione e i consumi senza modificare il segno delle politiche imposte con l’austerità. Non sono in discussione le privatizzazioni di beni e servizi pubblici, la deregolamentazione del lavoro, e la riduzione della programmazione delle politiche pubbliche di investimenti.

Secondo il numero uno, Mario Draghi, bisogna “ascoltare i cittadini che protestano”, ma la realtà che si è potuta vedere e vivere a Francoforte tradisce le parole del signore dell’eurotower, ma del resto non potrebbe che essere così. L’olimpo è inaccessibile per gli umani che debbono temere e fare di tutto per ingraziarsi la tecnocrazia chiusa nella New tower difesa da filo spinato e migliaia di agenti in tenuta da guerra civile, nonostante gli architetti immaginassero una struttura “democratica”.  La realtà? Un grattacielo emblematicamente inaccessibile che il Signore della moneta ha raggiunto in elicottero e che nonostante sia fatto di vetro è per nulla trasparente, basti pensare che il costo è raddoppiato dalla fase di progettazione a quella di realizzazione.

È la terza volta che gli animatori della rete europea di Blockupy promuovono iniziative di contestazione, ma quest’anno le strade di Francoforte si sono riempite più che in tutte le altre edizioni di una babele di condizioni di lavoro e non, lingue, vita, Paesi di provenienza. In Germania non ė consueto vedere manifestazioni così partecipate, ma purtroppo di quello che è successo realmente non si trova notizia nella cronaca “main stream”: il piano sequenza dell’auto in fiamme e della vetrina in frantumi spaventano abbastanza anche chi pensa che così com’è l’Europa non funziona. Ma è proprio così? No, il gioco di specchi e di legittimazione tra chi (sempre più una infima minoranza) governa e chi fa venir giù una vetrina è in crisi. Blockupy ha il merito di aver promosso un percorso inclusivo, di piattaforma europea che protesta perché ha delle proposte. Ma purtroppo tutti coloro che sono informati dai media ufficiali sapranno che Mario Draghi ha teso la mano ai cittadini europei in difficoltà mentre gruppetti di poche centinaia di giovani devastavano la città. Chi c’è stato, sa che le cose non sono andate così nei due giorni di eventi e manifestazioni organizzati. Migliaia di persone il mercoledì 18 dalle prime ore dell’alba hanno occupato strade e piazze, resistito senza attaccare né cose né persone, proprio perché l’obiettivo era protestare, resistere e proporre. Francoforte ha visto le strade riempirsi anche di una classe media impoverita, di giovani chiusi nei minimi salariali ribassati ulteriormente dai mini Jobs, di nuove forme di organizzazione sindacale che vanno dalla logistica ai servizi in particolare e poi attivisti e cittadini da tutti i Paesi.

Una riflessione attenta deve essere riservata al “sindacato” in Europa: sostanzialmente assente da Francoforte, se si fa eccezione per la presenza dall’estero della Fiom e di un gruppo di attivisti sindacali dell’IGMetall e dei Ver. Di. che insieme alla DGB e ai francesi di Solidarité, hanno dato vita ad un corteo con alcune migliaia di lavoratori. Con la crisi e le politiche di austerità  che si sono tradotte in lettere prescrittive su tutte le scelte in materia di lavoro e democrazia  inviate ai singoli governi fino alla firma di memorandum o alla modifica delle Costituzioni, di fronte a tutto questo il “sindacato organizzato” è sempre più spinto a svolgere una funzione corporativa, aziendalista, quindi di mercato. La necessità di un movimento sindacale europeo che ha le risorse, la forza per riconoscere che c’è bisogno di una coalizione europea per negoziare e non subire il “dialogo sociale” che spesso si risolve in consultazioni senza soluzioni. E’ sopportabile continuare a subire le iniziative delle imprese che drenano risorse e mettono in competizione tra di loro lavoratori e interi Paesi per ottenere investimenti spesso così “leggeri” da permettere alle multinazionali di poter chiudere e riaprire nell’arco di qualche settimana in un altro Paese per via dei denari pubblici messi a disposizione insieme a un contenimento salariale e una maggiore flessibilità. Mai come dal 2008 in poi il “potere di coalizione” è stato sotto posto ad un attacco così duro. Per questo Blockupy trasmette l’importante segnale di frequenze multiple che a Francoforte si sono incontrate facendo convergere il proprio percorso. E il percorso prosegue già dal giorno successivo per l’assemblea organizzata dallo Strike-Meeting insieme ai lavoratori di Amazon nella sede della vecchia Università di Franconforte.

Una giornata di confronto, al quale oltre alla Fiom hanno preso parte altre organizzazioni sindacali europee, prevalentemente concentrate sull’organizzazione dei lavoratori precari, movimenti, centri sociali, lavoratori di Amazon e delle grande catene internazionali, associazioni che si occupano di migranti, attivisti, studenti e singole persone che hanno sentito la necessità di lasciare i loro paesi per qualche giorno e sedersi a confronto per capire come dare forza e voce a questa coalizione che si rinsalda.

Il tema centrale della discussione è come riconnettere le lotte e come proseguire nella resistenza perché la volontà di portare sul piano europeo le campagne in cui le varie anime dell’assemblea sono impegnate a livello locale è certo e quindi al centro: solidarietà europea, pratiche di mutualismo e la necessità di individuare una piattaforma unificante.

I temi principali che emergono in questi due giorni sembrano essere cinque. Reddito minimo europeo che riconnetta da una parte la frantumazione del reddito di chi ormai sempre più numeroso entra ed esce dal mercato del lavoro e che protegga chi oggi è costretto ad accettare un lavoro purché sia a qualsiasi condizione. Un salario minimo europeo che insieme ad un’intervento sulla fiscalità risponda al dumping salariale operato nei paesi dell’unione e perché l’Europa si riunifichi anche riconoscendo dignità al lavoro. Permesso di soggiorno per i migranti slegato dal reddito e dal lavoro in risposta alle politiche d’immigrazione sostanzialmente xenofobe che vorrebbero chiudere l’europa come la BCE in una fortezza inespugnabile. Diritto al welfare, assistenza sanitaria pubblica europea. Proprio dal diritto alla salute si solleva un altro tema: quello del clima che già guarda a COP21 a Parigi e che interseca il tema delle strategie industriali europee, della riconversione energetica e di quali tipologie di lavoro abbiamo bisogno. Forte è l’interrogativo che emerge lungo tutto il dibattito sul ruolo del sindacato come strumento, di come dovrebbe ristrutturarsi per rispondere alla frammentazione del mondo del lavoro e alla nuova composizione di classe dei lavoratori; su quali pratiche debba sperimentare. La domanda rimane aperta anche se il percorso è indicato nella volontà comune di proseguire la discussione che sarà riconvocata a breve con l’orizzonte aperto a nuovi momenti di mobilitazione europei.

Ripartono autobus, treni, macchine, con le voci di chi in piazza ha recuperato il senso  della comunità che vorremmo sempre avere di fronte, con l’energia delle nostre delegate e dei nostri delegati che hanno affrontato una decina di ore di autobus nella notte perché l’europa è lo spazio minimo del nostro agire politico, uno spazio riempito dal loro entusiasmo che si è fatto vicino a quello di studenti, lavoratori, cittadini che marciando insieme tutto il giorno per le strade di Francoforte ha dato vita ad una coalizione sociale europea costruita dal basso.

 

Category: Economia, Lavoro e Sindacato, Movimenti, Osservatorio Europa

About Michele De Palma: Michele De Palma è il coordinatore Fiom nazionale della Fca (ex Fiat). Ha scritto su "Inchiesta " gennaio-marzo 2015 un articolo dal titolo " Da Pomigliano la sfida FCA (ex Fiat). Da dove tutto inizia sempre".

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