Lucania: dal bluff dell’oro nero alle ritrovate capacità imprenditoriali

| 31 Maggio 2012 | Comments (0)

 

M’accompagna lo zirlio dei grilli
e il suono del campano al collo
d’un’inquieta capretta.
Il vento mi fascia
di sottilissimi nastri d’argento
e là, nell’ombra delle nubi sperduto,
giace in frantumi un paesetto lucano.

 

La poesia di Rocco Scotellaro con pochi tocchi dipinge una terra tanto bella quanto aspra che fa dire all’amico Carlo Levi al confino a Aliano che  “Cristo non è mai arrivato qui, né vi è arrivato il tempo, né l’anima individuale, né la speranza, né il legame tra la causa e gli effetti, la ragione e la Storia” (cit. dal libro Cristo si è fermato ad Eboli)

Parole dure apparse nel 1945, poco dopo la liberazione, che lo stesso Rocco Scotellaro definisce “il più appassionante e crudele memoriale dei nostri paesi”.

Sono passati quasi 60 anni e il vento della modernità ha lambito anche questa terra, e il contrasto tra vecchio e nuovo si è fatto ancora più grande.

Ai piedi delle alte serre, con l’abbandono delle terre da parte dei contadini, la vegetazione ha riconquistato aree antropizzate e ha avvolto nel suo verde splendore cime di montagne, laghetti pedemontani e paesi arroccati su calanchi rocciosi.

E’ un Appennino schivo quasi che si nasconde, incastrato tra il Tirreno, Potenza e i monti del Pollino.

La regione in epoca recente ha preso il nome di Basilicata (una delle tante accezioni è quella di terra del Basileus o del re) ma a mio avviso rende più l’idea l’antico nome di Lucania. La sua etimologia ha diverse derivazioni filologiche tra cui la parola greca leucos, poi latinizzata che significa bianco, lucente.

E’ infatti una terra a intensi chiaro-scuri segnata da improvvisi squarci di luce.

La mia scoperta della Lucania è stata lenta, impegnativa fisicamente ma appagante dei sensi e dell’anima.

Già dalla prima ascesa al Cristo, sovrastante Maratea che volta le spalle al mare e alla civiltà per abbracciare idealmente i monti, mi sono reso conto della segretezza di questa terra.

Come nella poesia di Rocco Scotellaro sono rimasto colpito dalla bellezza di luoghi fasciati dagli elementi: vento, pioggia, nubi scure flottanti sulla cima delle serre, hanno da subito accompagnato il nostro lento cammino.

Un viaggio di conoscenza ma anche di fanciullesca meraviglia:

come quando dopo il buio di una faggeta si apriva bianco, lucente un declivio erboso tappezzato di  orchidee selvagge, oppure quando il vento ci sospingeva nell’ardua salita al Monte Sirino da dove la cornice di boschi si specchiava ondulante nel lago Laudemio; oppure quando al limitare di una scivolosa petraia ci assaliva l’immagine di una mandria di cavalli al pascolo in una inaspettata oasi erbosa; o quando nei bianchi calanchi diventavamo spettatori indiscreti del deambulare di un gregge di pecore guidato da un taciturno Dafni con al seguito i suoi bianchi e rumorosi cani.

L’impressione era che tutto fosse fermo a un epoca remota, quasi mitologica, prima ancora dei segni lasciati dall’avvento della civiltà romana nella città di Grumentum (dal sanscrito grama o villaggio) tra il Torrente Sciaura e il fiume Agri.

Le evidenze antropomorfe delle popolazioni arroccate al riparo sui monti o nascoste nei sassi di Matera, tutto testimonia la dura e infaticabile lotta di queste genti non solo per la sussistenza ma contro il potere dei “cristiani” che da sempre li ha soggiogati.

Come scrive Levi  “ … essi (riferendosi ai Lucani) dicono… noi non siamo cristiani… dobbiamo subire il mondo dei cristiani, che sono di là dall’orizzonte, e sopportarne il peso e il confronto”.

E’ un po’ la sensazione che ho avuto quando da una radura di una faggeta e di un bosco di pini neri è apparso un pinnacolo fumante, di un pozzo petrolifero. Segno inconfondibile del progresso: l’uomo che estrae una “manna nera” dalle oscure profondità del sottosuolo, una specie di dono che la Madonna Nera del Sacro Monte di Viggiano ha fatto alla povera gente di quelle valli e serre per ringraziarli della loro devozione e per alleviarne la endemica povertà.

Si tratta del secondo bacino estrattivo europeo rappresentato da 38 pozzi collegati al centro olio di Viggiano per una produzione a regime di 104mila barili giorno (fonte dati ENI). Una fitta rete di condutture ( ca.275 km ) nascosta sottoterra alla vista di uomini e animali.

Ma tale “manna”, scoperta ai primi del ‘900 e che negli anni ’50 aveva interessato il terzomondista Enrico Mattei, sensibile ai destini umani di quelle povere terre, purtroppo non cade su quella terra.

La sua ricaduta economica sul territorio è minima: nel marzo 2012 un quotidiano nazionale titolava “Il bluff dell’oro nero lucano: non ha portato nè lavoro né soldi”. E i giovani emigrano: da tutta la regione — che ha poco più di 580 mila abitanti — si continua a emigrare a ritmi elevati (v. tabella sotto). Gli abitanti di Grumento Nova sono testimoni e respirano l’incessante attività del “centro olio”, ma negli ultimi quindici anni sono diminuiti di un quarto per migrazione.

 

Bilancio Demografico Basilicata

 

Tassi (calcolati su mille abitanti)

Anno

Popolazione Media

Natalità

Mortalità

Crescita Naturale

Migratorio Totale

Crescita Totale

2002

597.145

9,2

9,2

-0,1

-1,0

-1,1

2003

596.911

8,8

9,5

-0,6

0,9

0,3

2004

596.773

8,9

9,2

-0,4

-0,4

-0,8

2005

595.316

8,2

9,6

-1,3

-2,8

-4,1

2006

592.712

8,4

9,6

-1,2

-3,4

-4,6

2007

591.170

8,2

9,7

-1,4

0,9

-0,6

2008

590.801

8,3

9,5

-1,1

0,4

-0,7

2009

589.740

8,0

9,6

-1,6

-1,3

-2,9

2010

588.198

7,8

9,6

-1,8

-0,5

-2,3

 

Fonte: elaborazione su dati Istat

 

 

 

E la Basilicata resta tra le regioni più povere in un confronto nazionale, con un reddito procapite 2007 di 18 mila Euro tra i più bassi in Italia (10 mila in meno della Toscana) e con una perdurante variazione % negativa del Pil a prezzi costanti (v. tabella sotto)

 

Tab. 2 – Il Pil nelle regioni italiane*

.

 

v.m.a. % del Pil a prezzi costanti

Pil pro capite corrente

var. % dei Pil a prezzi costanti

 

1996-2007

2007

2008

2009

2010

2011

2012

Piemonte

1,0

28.601

-1,5

-6,4

1,5

0,5

0,4

Valle d’Aosta

0,4

33.586

1,0

-4,6

1,1

0,5

0,2

Lombardia

1,4

33.473

-1,7

-6,5

1,8

0,8

0,4

Liguria

1,1

26.837

-0,7

-3,5

1,1

0,7

0,2

Veneto

1,8

30.271

-0,8

-6,1

2,2

0,8

0,4

Trentino A.A.

1,5

32.432

0,7

-3,0

1,4

0,8

0,3

Friuli V.G.

1,5

29.264

-1,8

-5,8

2,0

0,7

0,4

Emilia Romagna

1,6

32.142

-1,5

-6,1

2,0

0,7

0,4

Toscana

1,5

28.457

-0,8

-4,4

1,3

0,8

0,3

Umbria

1,5

24.515

-1,4

-6,1

1,1

0,6

0,2

Marche

2,0

26.526

-0,8

-4,9

1,0

0,7

0,2

Lazio

1,6

30.333

-0,4

-3,5

1,1

0,9

0,2

Abruzzo

1,3

21.621

-1,1

-7,0

0,3

0,7

0,3

Molise

1,5

19.969

-0,3

-3,8

-0,1

0,4

0,2

Campania

1,3

16.924

-2,7

-5,4

0,1

0,7

0,2

Puglia

1,3

17.126

-1,4

-5,2

0,1

0,7

0,2

Basilicata

1,7

18.715

-0,9

-4,7

-0,3

0,3

0,2

Calabria

1,5

16.953

-3,1

-2,5

-0,2

0,5

0,2

Sicilia

1,3

17.194

-1,7

-2,9

0,3

0,8

0,2

Sardegna

1,4

20.424

-1,2

-3,8

0,3

0,6

0,2

 

Fonte: Confcommercio

 

Tuttavia questa terra dai forti contrasti mostra una indomita volontà di uscire da una secolare segregazione: esempio più evidente e la città di Matera che da luogo malarico, vergogna nazionale è oggi patrimonio del mondo. Un labirinto di pietra gialla a precipizio nella gravina abilmente restaurato da mani esperte nel quale oggi si aggirano attoniti turisti di tutto il mondo. Ma non solo, un po’ ovunque nella regione si registrano iniziative volte a valorizzare quello che offre il territorio: come l’impegno culturale della casa Museo Domenico Aiello di Moliterno, oppure la valorizzazione di prodotti tipici con riconoscimento IGP o DOP: ad esempio i fagioli di Sarconi, il pane di Matera, il formaggio canestrato di Moliterno, il  vino Aglianico del Vulture DOC.

 

L’auspicio è che queste iniziative, assicurino alla regione una prospettiva di sostenibilità futura anche in termini di un reale ritorno occupazionale e di arresto dei flussi migratori rispetto ai rischi di un “dutch desease” (v. nota 1) della “manna petrolio”, indubbiamente più importante in termini economici ma più volatile (si stimano estrazioni della durata di un ventennio) e soprattutto meno stimolante delle capacità imprenditoriali locali.

 

Con queste mie riflessioni ringrazio il CAI di Siena e i miei compagni di viaggio che insieme alle guide locali sono stati di stimolo e di sostegno per tale indimenticabile esperienza di vita e conoscenza.

 

Luciano Fiordoni, Sovicille 29 maggio 2012

 

Category: Economia, Osservatorio Sud Italia

About Luciano Fiordoni: Luciano Fiordoni, dopo gli studi in ambito economico-finanziario, ha svolto assistenza universitaria in Economia aziendale presso l’Università di Siena. Successivamente ha lavorato al Monte dei Paschi di Siena occupandosi di finanza (specializzandosi in finanza islamica) , ricerca e studi macroeconomici e congiunturali a livello nazionale ed internazionale. Redattore della rivista MPS «Economic Trends», è stato responsabile dell’analisi rischio paese a livello di gruppo MPS. Ha svolto collaborazioni con il Sole 24 ore pubblicando settimanalmente studi sui paesi emergenti. Attualmente collabora al Master per l’internazionalizzazione dell’Università per stranieri di Perugia dove tiene un ciclo di lezioni sulla finanza islamica in rapporto con quella convenzionale.

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