Un racconto fotografico di Sonia Lenzi: Balù

| 6 Novembre 2012 | Comments (0)

 

 

 

 

La scelta di Federica è stata quella di andare ad abitare nella casa di famiglia, in un borgo dell’Appennino, a pochi chilometri dalla cittadina dove è sempre vissuta. Questa decisione è stata determinata da due fattori principali: la difficoltà, per una trentenne disoccupata, di investire in un appartamento in città e lo stretto legame con le tradizioni familiari. Federica è laureata in ortottica, ma non è riuscita a trovare lavoro nel settore prescelto e, dopo un periodo di stasi, ha pensato di proseguire gli studi, sempre nel settore paramedico, e ora frequenta infermieristica a Pistoia. Fa parte di una generazione segnata dalla crisi economica che stiamo attraversando, che spinge molti giovani a trovare soluzioni alternative. Sono consapevoli che  non possono pesare più di tanto, comunque, sul bilancio familiare. Giovani che ridimensionano le loro esigenze, sino ridurre al minimo le proprie necessità e, in questa scelta quasi obbligata, trovano tuttavia una strada verso un equilibrio interiore che si potrebbe chiamare anche felicità. “The bare necessities”, come cantava Louis Armstrong, ripreso da Walt Disney nel cartone animato “Il libro della Giungla”, dove è l’orso Baloo a dire a Moogli “ti bastan poche briciole, lo stretto indispensabile e i tuoi malanni puoi dimenticar. In fondo basta il minimo, sapessi quanto è facile trovar quel che occorre per campar”. Può essere lo slogan di questo stile di vita e così viene chiamata Federica, infatti: “Baloo”.

La sua migliore amica le ha regalato un tatuaggio che ha sul polso, “Balù”, così come si pronuncia, che indica proprio la consapevolezza di questa nuova dimensione del vivere. Il fatto di abitare in un borgo disabitato, d’inverno, dove risiedono solo poche famiglie, non la spaventa, nonostante il senso di spaesamento che danno tutte quelle case chiuse, che si animano solo in estate o nei fine settimana di bel tempo. La casa dove hanno abitato i bisnonni e gli avi prima di loro è comunque confortevole e consente di riscoprire gli aspetti positivi di stili di vita perduti: il contatto con la natura in primo luogo, ma anche la solidarietà di una piccola comunità. Rimangono comunque i problemi di certe zone montane, primo fra tutti la viabilità che, con la soppressione delle linee ferroviarie considerate minori sta mettendo in ginocchio la già provata economia di quelle aree, creando problemi ai pendolari che sono costretti ad utilizzare i mezzi privati, con i disagi ed i rischi che questi comportano, soprattutto in inverno.

Come giovane donna ci sono poi le preoccupazioni legate al futuro, tra cui l’impossibilità, alle condizioni attualmente date, di formare una famiglia, perché senza le prospettive di un lavoro certo nella migliore delle ipotesi significherebbe un arrendersi ai fornelli, come sostiene lei stessa. Una regressione di civiltà che, lontana da condivisibili tendenze alla decrescita, teorizzata già da anni da Serge Latouche e che sta riavvicinando molte persone a stili di vita più umani, segnerebbe viceversa un arretramento e una decisa sconfitta per le donne.

 

 

 

Foto 1 – il tatuaggio “Balù” regalato da un’amica.

 

 

Foto 2 – il ramo di fiori di ciliegio per rappresentare il femminile, le radici che si tramandano da nonna a nipote, un futuro luminoso, ma nello stesso tempo incerto ed effimero.

 

 

 

Foto 3 – un bicchiere che apparteneva alla bisnonna.

 

Foto 4 – Federica, alla finestra, guarda la rosa rampicante.

 

 

Foto 5 – la casa di Federica, con la rosa rampicante e l’inizio del sentiero, una volta unica strada, che porta anche oggi nella vicina cittadina.

 

 

 

 

 

 

 

 

Category: Arte e Poesia, Donne, lavoro, femminismi, Fumetti, racconti ecc.., Osservatorio comunità montane

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