E’ uscito il libro di Adele Pesce “Fare cose con le parole”.

| 26 Giugno 2012 | Comments (0)

 

Nelle Edizioni Dedalo è uscito nel 2012 il libro di Adele Pesce Fare cose con le parole che raccoglie suoi scritti su lavoro, sindacato, politica e femminismo. Questa antologia è stata curata da Vittorio Capecchi e Donata Meneghelli ed è preceduta da una nota introduttiva scritta dalla figlia Donata Meneghelli e da due introduzioni: una scritta da Vittorio Capecchi e l’altra scritta da Alessandra Mecozzi. Il libro di 400 pagine costa 18 euro. Riportiamo la nota introduttiva scritta da Donata Meneghelli.

 

Donata Menghelli: nota introduttiva.

Mettere insieme questo libro è stato per me ritrovarmi – secondo la splendida formula coniata da Luce Irigary – in un «corpo a corpo» simbolico con la madre. Simbolico in un duplice senso: non solo perché vissuto in solitudine, in absentia, ma perché svolto tutto nella dimensione intellettuale. Un corpo a corpo, dunque, non con la presenza fisica ma con il pensiero della madre: di mia madre, certamente, e anche – più in generale – con un pensiero del materno che tanta parte ha avuto nella mia storia, nella sua, nella nostra.

Questo corpo a corpo ha significato leggere, rileggere, ponderare, confrontare, a volte mentalmente sviluppare e quasi continuare gli scritti di mia madre. E ha significato anche scegliere. È stato insomma un lungo dialogo di cui questo libro è in qualche modo l’esito finale e provvisorio nello stesso tempo.

Poiché i testi qui raccolti sono solo una parte degli scritti di Adele Pesce, vale la pena di segnalare rapidamente i criteri che hanno guidato la selezione. Questi criteri sono stati essenzialmente quattro.

In primo luogo, in modo abbastanza naturale, c’è stato un criterio tematico. Tra i moltissimi scritti di Adele mi sono concentrata su quelli che mi sembrano rispecchiare meglio, più fedelmente e con maggiore ricchezza, i centri di interesse fondamentali intorno ai quali, nel corso degli anni, si è misurata la sua riflessione; centri che coincidono solo in parte con le diverse fasi della sua esperienza (la militanza politica, il sindacato, il femminismo, la ricerca), perché una delle caratteristiche del vivere e del pensare di Adele era una capacità straordinaria di integrare il passato nel presente, di riattualizzare le cose sempre in nuovi quadri concettuali ed esistenziali. Di questi centri fondamentali, le tre parti in cui è suddiviso il libro cercano di rendere conto, sebbene non in maniera rigida, perche classificare gli scritti di Adele Pesce costituisce sempre una forzatura rispetto a un pensiero fluido, attento agli intrecci molto più che alle separazioni. Così, per esempio, il pezzo sulle donne nella crisi del sindacato scritto insieme ad Alessandra Mecozzi, chiude la sezione dedicata a politica e sindacato ma è anche una transizione verso la sezione successiva, quella su donne, femminismo e lavoro.

Un secondo criterio è stato quello, diciamo così, di una rappresentatività più ampia. In altre parole, ho cercato di scegliere i saggi che meglio testimoniassero non solo degli interessi di Adele (su che cosa ha lavorato e riflettuto), ma anche delle categorie di cui si serviva per pensare, che inventava, rielaborava, delle cornici concettuali su cui tornava in maniera quasi ossessiva: la coppia differenza/uguagliuanza e, dentro di essa. l’idea di diversità; la dialettica tra soggettività e oggettività; la pluralità interna e esterna ai soggetti; il rapporto tra ricerca e azione, tra fenomeni sociali e categorie di analisi; l’attenzione costante alle contraddizioni che emergono non appena si sfiorano superfici apparentemente lisce e compatte.

Un terzo coincide con l’arco temporale coperto dai saggi qui raccolti. Si tratta di un periodo che, con qualche eccezione, va dal 1980 alla metà degli anni Novanta. Il privilegiare questi anni risponde a due ragioni. Per un insieme di fattori personali e culturali, privati e politici, sono stati indubbiamente gli anni più creativi nel lavoro di Adele, quelli durante in quali ha scritto con maggiore slancio e libertà. Ma sono anche gli anni in cui il femminismo e l’elaborazione delle donne sono diventati una parte costitutiva del suo riflettere e del suo fare ricerca, gli anni in cui il pensiero della differenza, la necessità di declinare il mondo secondo due soggetti sessuati e diversi (diversi perché sessuati), hanno assunto il valore di una prospettiva da cui ripensare tutto, passato, presente e futuro, politica, lavoro, sindacato, lotta di classe, relazioni affettive, trasformazioni tecnologiche. Rispetto all’arco temporale che ho scelto di privilegiare, le eccezioni sono due: l’ultimo scritto di Adele, un bellissimo articolo sul presente e sul linguaggio, e un testo inedito del 2001, un progetto di indagine storica, Archivio della memoria e di riflessione sul presente per ricostruire l’esperienza del femminismo sindacale, che varrebbe la pena di riprendere e portare avanti.

L’ultimo criterio che ha guidato la selezione è di ordine diverso rispetto agli altri. Adele Pesce era una persona squisitamente sociale, relazionale in ogni aspetto del suo eseere, con una curiosità inesauribile nei confronti degli altri, il cui pensiero si alimentava della discussione, dello scambio, del confronto e del conflitto, convinta che l’elaborazione intellettuale fosse anche un’esperienza transindividuale e collettiva. Ho voluto che nel libro restasse un‘impronta visibile di questo tratto, che del resto si rifletteva anche nel suo modo di lavorare. Ho dunque incluso anche testi scritti in collaborazioni con altri e con altre, persone che sono state importanti nella vita e nella riflessione di Adele, con cui ha condiviso pezzi del suo percorso biografico e intellettuale.

Infine, in omaggio al ruolo che il pensiero della differenza ha svolto nel percorso di Adele, ho chiesto a un uomo e a una donna (Vittorio Capecchi e Alessandra Mecozzi) di scrivere ognuno una introduzione ai saggi qui raccolti, senza preoccuparmi troppo di armonizzarle, di eliminare eventuali ripetizioni o ridondanza, perché a presentare il lavoro di Adele Pesce fosse una doppia voce e una duplice prospettiva, come – credo –lei avrebbe voluto.

 

Per concludere, voglio ringraziare alcune persone che mi hanno sostenuto e aiutato nel portare a termine questo lavoro, nella ricerca, nella scelta, nella scansione e nell’editing dei testi, nelle ricognizioni bibliografiche: oltre a Vittorio Capecchi e Alessandra Mecozzi, Alberto Cini, Alfredo Damanti, Flavia Pesce, Bianca Pesce, Giorgio Pesce, Simona Rinaldi, Alessandra Teatini. Un ringraziamento va anche al personale della Biblioteca dell’Istituto Gramsci di Bologna.

 

 

 

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Category: Donne, lavoro, femminismi, Libri e librerie

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