Riccardo Petrella: La legittimità perduta delle classi dirigenti europee

| 18 Novembre 2014 | Comments (0)

 

 

 

 

 

Più le società sono ingiuste, più i sacrifici maggiori delle crisi provocate dai dominanti sono a carico delle categorie sociali più deboli.

L’Italia si conferma tra le società europee più ingiuste.

Tra il 2008 ed il 2014 le scelte dei dirigenti hanno creato sempre di più ingiustizia sociale in tutti i paesi dell’UE. Secondo uno studio della Fondazione tedesca privata Bertelsman, pubblicato alla fine di settembre sullo stato della giustizia sociale nell’Unione europea, solo i paesi scandinavi/nordici (Svezia, Finlandia, Danimarca, Olanda; la Norvegia non é stata presa in conto perché non fa parte dell’UE) hanno attenuato la grande avanzata delle ineguaglianze sociali nei nostri paesi.

Lo studio ha misurato l’indice della giustizia sociale calcolato in base a sei gruppi di criteri: la prevenzione della povertà, l’educazione, l’accesso al lavoro, la coesione sociale, la salute, la giustizia intergenerazionale. Anche la Germania e la Francia sono scesi verso l’ingiustizia sociale stabilendosi su livelli di poco superiori al 6, la media europea essendo 5.60. L’Italia si piazza oramai al 24° posto sui 28 stati dell’UE con un indice caduto al 4.70. confermandosi uno dei paesi detti “sviluppati” con livelli di ineguaglianza sociale più elevati al mondo (insieme agli Stati Uniti e Regno Unito).

La permanenza delle società scandinave nel gruppo dei paesi con minore ingiustizia sociale non è un caso: l’accesso al lavoro in condizioni di dignità e di sicurezza umana, sociale e finanziaria resta un diritto, non è denunciato come un abuso; la prevenzione dell’impoverimento e non la carità assistenziale continua a far parte di una scelta politica coerente; la lotta contro l’evasione fiscale non penalizza i redditi più deboli favorendo i redditi più alti (come in Italia), la corruzione delle classi dirigenti è incomparabilmente meno diffusa, la protezione del territorio e il rispetto dell’ambiente in una visione complessiva della sicurezza alimentare e della qualità dell’abitato urbano rimangono una priorità anche se sempre di più subordinata agli imperativi della competitività mondiale.

È penoso constatarlo, ma specie in Italia le classi dirigenti attuali non hanno più che la legittimità formale del loro potere politico. La legittimità reale che viene dall’operato politico nel rispetto dei dettami costituzionali di giustizia, di uguaglianza, di libertà, di democrazia effettiva e di coesione sociale in seno al Paese non è più alimentata, giustificata. Ri-costituzionalizziamo la giustizia sociale è la condizione primaria ed essenziale per ri-costruire in Italia la capacità di ben vivere insieme e l’economia (le regole della casa). La giustizia è il nostro futuro.

Ecco l’indice dell’ingiustizia sociale in Europa 2008-2014:

 

 


 

Category: Dichiariamo illegale la povertà, Osservatorio Europa

About Riccardo Petrella: Riccardo Petrella .Presidente dell'Istituto Europeo di Ricerca sulla Politica dell'Acqua a Bruxelles, è professore emerito dell'Università Cattolica di Lovanio (Belgio) dove ha insegnato "mondializzazione". E' promotore dell'Università del Bene Comune a Verona con la quale ha lanciato nel 2012 in Italia insieme a numerose organizzazioni l'iniziativa internazionale "Dichiariamo illegale la povertà - Banning poverty 2018". E' considerato il pioniere dell'acqua pubblica in Europa da cui è nato il movimento dell'Acqua Bene Comune in Italia. Fra i principali esponenti dell'altermondialismo ha creato nel 1991 il Gruppo di Lisbona, il cui rapporto "Limiti alla competitività" è stato tradotto in 12 lingue. Ha insegnato Ecologia umana all'Accademia di Architettura a Mendrisio (Svizzera). Attualmente sta coordinando la campagna "Dichiariamo illegale la povertà", alla quale la rivista «Inchiesta» aderisce attivamente ed è candidato per la Circoscrizione Nord Est per la Lista Un altra Europa per Tsipras.

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