Padre Alex Zanotelli: Contro il pagamento del debito pubblico e il governo delle banche

| 7 Dicembre 2012 | Comments (0)

 

 

 

Padre Alex Zanotelli nato a Livo in provincia di Trento nel 1938 ha studiato teologia negli Stati Uniti e fa parte della comunità missionaria dei Comboniani. E’ stato missionario dal 1965 al 1973 nel Sudan meridionale mentre era diffusa la guerra civile. Nel 1978 a Verona assume la direzione di Nigrizia che trasforma in una rivista di pura informazione religiosa in una rivista di ispirazione religiosa che fornisce  informazioni sociopolitiche sull’Africa. Nel 1987 su precisa richiesta delle autorità ecclesiastiche lascia la direzione di Nigrizia e diventa direttore della rivista Mosaico di pace per espresso volere di Don Tonino Bello, direttore di Pax Christi e vescovo di Molfetta. Nel 1989 torna missionario in Africa  in Kenia nella baraccopoli di Korogocho alla periferia di Nairobi dove rimane fino al 2001. Tornato in Italia diventa il punto di riferimento della Rete Lilliput e attualmente vive a Napoli nel rione Sanità e lavora nella comunità Crescere insieme. Nel 2008 lancia la campagna contro l’aumento delle spese militari  Finanziaria, armi e politica: che vergogna! In questo suo testo diffuso in rete con il titolo “E’ etico pagare il debito?” appoggia le campagne: smonta il debito, www.cnms.it ; rivolta il debito, www.rivoltaildebito.it ; no debito www.nodebito.it .

 

Ho riflettuto a lungo come cristiano e come missionario, nonché come cittadino, sulla crisi economico-finanziaria che stiamo attraversando, e sono riandato alla riflessione che noi missionari avevamo fatto sul debito dei paesi impoveriti del Sud. Per noi i debiti del Sud del mondo erano ‘odiosi’ e ‘illegittimi’ perché contratti da regimi dittatoriali per l’acquisto di armi o per progetti faraonici, non certo a favore della gente. E quindi non si dovevano pagare!   “E’ immorale per noi paesi impoveriti pagare il debito, ” -così affermava Nyerere, il’padre della patria ‘ della Tanzania, in una conferenza che ho ascoltato nel 1989 a Nairobi (Kenya).   “ Quel debito- spiegava Nyerere- non lo pagava il governo della Tanzania, ma il popolo tanzaniano con mancanza di scuole e ospedali.”   La nota economista inglese N. Hertz nel suo studio Pianeta in debito , affermava che buona parte del debito del Sud del mondo era illegittimo e odioso.

Perché abbiamo ora paura di applicare gli stessi parametri al debito della Grecia o dell’Italia?   Nel 1980, il debito pubblico italiano era di 114 miliardi di euro, nel 1996 era salito a 1.150 miliardi di euro e oggi a quasi duemila miliardi di euro.    “Dal 1980 ad oggi gli interessi sul debito– afferma Francesco Gesualdi- hanno richiesto un esborso in interesse pari a 2.141 miliardi di euro!” Lo stesso è avvenuto nel Sud del mondo. Dal 1999 al 2004 i paesi del Sud hanno rimborsato in media 81 miliardi di dollari in più di quanto non ne avessero ricevuto sotto forma di nuovi prestiti.

E’ la finanziarizzazione dell’economia che ha creato quella ‘bolla finanziaria’ dell’attuale crisi. Una crisi scoppiata nel 2007-08 negli USA con il fallimento delle grandi banche, dalla Goldman Sachs alla Lehman Brothers, e poi si è diffusa in Europa attraverso le banche tedesche che ne sono state i veri agenti, imponendola a paesi come l’Irlanda, la Grecia…”Quello che è successo dal 2008 ad oggi- ha scritto l’economista americano James Galbraith-è la più gigantesca truffa della storia.”

Purtroppo la colpa di questa truffa delle banche è stata addossata al debito pubblico dei governi allo scopo di imporci politiche di austerità e conseguente svendita del patrimonio pubblico. Queste politiche sono state imposte all’Unione Europea dal ’Fiscal Compact’ o Patto Fiscale , firmato il 2 marzo 2012 da 25 dei 27 capi di Stato della UE. Con il Fiscal Compact si rendono permanenti i piani di austerità che mirano a tagliare salari, stipendi, pensioni, a intaccare il diritto al lavoro, a privatizzare i beni comuni. Per di più impone il pareggio in bilancio negli ordinamenti nazionali. I governi nazionali dovranno così attuare, nelle politiche di bilancio, le decisioni del Consiglio Europeo, della Commissione Europea e soprattutto della Banca Centrale Europea (BCE) che diventa così il vero potere’ politico’ della UE. Il potere passa così nelle mani delle banche e dei mercati. La democrazia è cancellata. L’ha affermato la stessa Merkel: ”La democrazia deve essere in accordo con il mercato.” Siamo in piena dittatura delle banche.

È il potere finanziario che ha imposto come presidente della BCE, Mario Draghi, già vicepresidente della Goldman Sachs, (fallita nel 2008!) e a capo del governo italiano Mario Monti, consulente della Goldman Sachs e Coca-Cola, nonché membro nei consigli di amministrazione di Generali e Fiat.   (Monti fa parte anche della Trilaterale e del Club Bilderberg) .  Nel governo Monti poi molti dei ministri siedono nei consigli di amministrazione dei principali gruppi di affari della Penisola: Passera , ministro dello Sviluppo Economico, è di Intesa San Paolo; Fornero, ministro del lavoro, è vicepresidente di Intesa San Paolo; F. Profumo, ministro dell’istruzione è amministratore di Unicredit Private Bank e di Telecom Italia;  P.Gnudi, ministro del Turismo, è amministratore di Unicredit Group; Piero Giarda, incaricato dei Rapporti con il Parlamento, è vicedirettore del Banco Popolare e amministratore di Pirelli. Altro che ‘governo tecnico’: è la dittatura della finanza!

Infatti, sotto la spinta di questo governo delle banche, il Parlamento italiano ha votato il ‘Patto Fiscale’, il Trattato UE che impone di ridurre il debito pubblico al 60% del PIL in vent’anni. Così dal 2013 al 2032, i governi italiani, di destra o sinistra che siano, dovranno fare manovre economiche di 47-48 miliardi di euro l’anno, per ripagare il debito. “ Noi italiani siamo polli in una macchina infernale- commenta giustamente F. Gesualdi – messa a punto dall’oligarchia finanziaria per derubarci dei nostri soldi con la complicità della politica”. E ancora più incredibile è il fatto che sia stato proprio il Parlamento , massima istituzione della democrazia, a mettere il sigillo “a una interpretazione del tutto errata della crisi finanziaria, ponendola nell’eccesso di spesa dello Stato, soprattutto della spesa sociale” – così pensa L. Gallino- “La crisi, nata dalle banche, è stata mascherata da crisi del debito pubblico.”

Il problema non è il debito pubblico (anche se bisogna riflettere per capire perché siamo arrivati a tali cifre!), ma il salvataggio delle banche europee che ci è costato almeno 4 mila miliardi di dollari, a detta dello stesso presidente della UE, Barroso (Sembra che il salvataggio delle ‘banche americane’ fatto da Obama sia costato su 14mila miliardi di dollari!) .

E’ chiaro che non possiamo accettare né il Patto fiscale della UE, né la sua ratifica fatta dal Parlamento italiano , né la modifica costituzionale dell’articolo 81 , perché a pagarne le spese sarà il popolo italiano.

C’è in Europa una nazione che ha scelto un’altra strada: l’Islanda. La nostra stampa non ne parla. L’Islanda piuttosto che salvare le banche (non avrebbe neanche potuto farlo, dato che i suoi debiti si erano gonfiati fino a dieci volte del suo PIL!), ha garantito i depositi bancari della gente ed ha lasciato il suo sistema bancario fallire, lasciando l’onere ai creditori del settore piuttosto che ai contribuenti.   E la tutela del sistema di welfare, come scudo contro la miseria per i disoccupati, ha contribuito a riportare la nazione dal collasso economico verso la guarigione.   E’ vero che l’Islanda è un piccolo paese ma può aiutarci a trovare una strada per tentare di uscire dalla dittatura delle banche .

Per questo suggeriamo alcune piste per una seria riflessione e conseguente azione:

1) Richiesta di una moratoria per il pagamento del debito pubblico;

2) Indagine popolare (audit) sulla formazione del nostro debito pubblico allo scopo di annullare la parte illegittima, rifiutando di pagare i debiti ‘odiosi’ o ‘illegittimi’, come ha fatto l’Ecuador di R. Correa nel 2007;

3) Sospensione dei piani di austerità che, oltre essere ingiusti, fanno aumentare la crisi;

4) Divieto di transazioni finanziarie con i paradisi fiscali e lotta alla massiccia evasione fiscale delle grandi imprese e degli straricchi;

5) Messa al bando dei ‘pacchetti tossici’ e della speculazione finanziaria sul cibo;

6) Divisione delle banche ‘troppo grandi per fallire’ in entità più controllabili, imponendo una chiara distinzione tra banche commerciali e banche di investimento;

7) Apertura di banche di credito totalmente pubbliche,

8) Imposizione di una tassa sulle transazioni finanziarie per la ‘tracciabilità’ dei trasferimenti e un’altra sui grandi patrimoni;

9) Rifondazione della BCE riportandola sotto controllo politico (democratizzazione), consentendole di effettuare prestiti direttamente ai governi europei a tassi di interesse molto bassi.

Sono solo dei suggerimenti per preparare un piano serio ed efficace per uscire dalla dittatura delle banche.

Per chi è interessato alle campagne in atto per un’altra uscita dal debito, consulti: smonta il debito, www.cnms.it ; rivolta il debito, www.rivoltaildebito.it ; no debito www.nodebito.it .

Se ci impegniamo, partendo dal basso e mettendoci in rete, a livello italiano ed europeo, il nuovo può fiorire anche nel vecchio Continente.

Da parte mia rifiuto di accettare un Sistema di Apartheid mondiale dove il 20% della popolazione mondiale consuma l’80% delle risorse: un pianeta con un miliardo di obesi tra i ricchi, e un miliardo di affamati tra gli impoveriti, e dove ogni minuto si spendono tre milioni di dollari in armamenti e nello stesso minuto muoiono per fame quindici bambini.

Il mercato e la dittatura della finanza si trasformano allora “ in armi di distruzione di massa”, dice giustamente J. Stiglitz, premio Nobel dell’economia. “Il potere economico-finanziario lascia morire – afferma F. Hinkelammert – e il potere politico esegue….Entrambi sono assassini.”

Diamoci da fare perché vinca invece la vita!


(Napoli, 18 novembre 2012)

 

Category: Dichiariamo illegale la povertà

About Padre Alex Zanotelli: Padre Alessandro Zanotelli, più noto come Alex Zanotelli è nato a Livo (Trento) nel 1938). E' un religioso, presbitero e missionario italiano, facente parte della comunità missionaria dei Comboniani. È l'ispiratore ed il fondatore di diversi movimenti italiani tesi a creare condizioni di pace e di giustizia solidale.Nel 2013 gli viene conferita la laurea honoris causa in Giurisprudenza presso il Dipartimento Jonico in "Sistemi giuridici ed economici del Mediterraneo: società, ambiente, culture» dell'Università degli Studi di Bari Aldo Moro. È direttore, sin dalle origini, della rivista nonviolenta fondata da don Tonino Bello, Mosaico di Pace. Entra giovanissimo in seminario e viene mandato dai Padri Comboniani a completare gli studi di Teologia a Cincinnati, negli Stati Uniti d'America. Nel 1964 viene ordinato sacerdote nell'ordine dei Missionari Comboniani del Cuore di Gesù. Dal 1965 al 1973 ha operato come missionario nel Sudan meridionale, martoriato dalla guerra civile. Le autorità civili gli si fecero ostili a causa delle sue forti prese di posizione a difesa delle fasce più povere della popolazione. A causa della sua forte denuncia sociale, nel 1973 il governo locale gli negò il visto per rientrare nel paese. Nel periodo 1985-1987 le sue denunce erano spesso rivolte ad esponenti politici di allora, da Andreotti a Spadolini, da Craxi a Piccoli. Tali attacchi furono causa di una serie di accuse nei suoi confronti, specialmente riguardanti il suo spiccato impegno politico che sarebbe andato - secondo la tesi dei vertici ecclesiastici - a discapito della missionarietà religiosa. Zanotelli lo definì «un periodo di grande sofferenza umana». In questo periodo, ispira e fonda con altri il movimento Beati i Costruttori di Pace, un movimento che a sua volta mira a costruire la pace basandosi sulla giustizia. Nel 1987 - su precise richieste delle autorità ecclesiastiche, dovute ad un suo presunto allontanamento dai principi religiosi cattolici - Alex Zanotelli lasciò la direzione di Nigrizia. In seguito diventò direttore responsabile della rivista Mosaico di pace sin dalle prime pubblicazioni (settembre 1990) per espresso volere di don Tonino Bello, allora presidente di Pax Christi e vescovo di Molfetta.Nel 1989 torna in missione in Kenya, a Korogocho, una delle baraccopoli che attorniano Nairobi. Nella lingua locale il nome Korogocho significa confusione, caos. In questa difficile situazione di degrado umano, dovuto a vari fattori tra i quali AIDS, fame, prostituzione, droga, alcolismo, violenza, dette vita a piccole comunità cristiane, ma anche ad una cooperativa che si occupava del recupero di rifiuti e dava lavoro a numerosi abitanti. Istituì inoltre Udada, una comunità di ex prostitute che aiuta le donne che vogliono uscire dal giro e, allo stesso tempo, si batté per le riforme sulla distribuzione della terra, uno dei temi-chiave della politica keniota.La sofferenza di questa popolazione lo spinse a formulare la frase «Forse Dio è malato» che divenne il titolo del libro sull'Africa di Walter Veltroni, che all'inizio del 2000, si recò in visita a Korogocho. Padre Zanotelli rimase a Nairobi fino al 2001. Oggi Padre Alex Zanotelli vive nel difficile rione Sanità di Napoli, in una piccola casa ricavata dal campanile della chiesa del quartiere. Da anni si batte per evitare la privatizzazione dell'acqua, partecipando a conferenze, eventi e marce in tutta Italia. Tra i suoi ultimi libri: Europa dei mercati o dei popoli? Il ruolo dei missionari, EMI, 2008; I poveri non ci lasceranno dormire. Da Korogocho al Rione Sanità, Editrice Monti, 2011; Il Gran Sogno di Dio. Introduzione di Arturo Paoli, DISSENSI Edizioni, 2013

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