Leonardo Boff, Vittorio Messori e altri: Lo scontro su Papa Francesco

| 6 Gennaio 2015 | Comments (1)

 

 

Vittorio Messori ha pubblicato il 24 dicembre 2014  su il Corriere della sera un articolo esprimente forti perplessità su   Papa Francesco. Ha risposto il 28 dicembre sempre sul Corriere il teologo brasiliano Leonardo Boff . Il dibattito si è arricchito di altre voci che documentiamo e invitiamo a leggere con attenzione. Precedenti prese di posizione di e su Papa Francesco sono state documentate nella rubrica “culture e religioni” di questa rivista on line .

 

1. Vittorio Messori: I dubbi sulla svolta di papa Francesco

Corriere della Sera, 24 dicembre 2014

Credo sia onesto ammetterlo subito: abusando, forse, dello spazio concessomi, ciò che qui propongo, più che un articolo, è una riflessione personale. Anzi, una sorta di confessione che avrei volentieri rimandata, se non mi fosse stata richiesta. Ma sì, rimandata perché la mia (e non solo mia) valutazione di questo papato oscilla di continuo tra adesione e perplessità, è un giudizio mutevole a seconda dei momenti, delle occasioni, dei temi. Un Papa non imprevisto: per quanto vale, ero tra quelli che si attendevano un sudamericano e un uomo di pastorale, di esperienza quotidiana di governo, quasi a bilanciare un ammirevole professore, un teologo sin troppo raffinato per certi palati, quale l’amato Joseph Ratzinger. Un Papa non imprevisto, dunque, ma che subito, sin da quel primissimo «buonasera», si è rivelato imprevedibile, tanto da far ricredere via via anche qualche cardinale che era stato tra i suoi elettori.

Una imprevedibilità che continua, turbando la tranquillità del cattolico medio, abituato a fare a meno di pensare in proprio, quanto a fede e costumi, ed esortato a limitarsi a «seguire il Papa». Già, ma quale Papa? Quello di certe omelie mattutine a Santa Marta, delle prediche da parroco all’antica, con buoni consigli e saggi proverbi, con persino insistiti avvertimenti a non cadere nelle trappole che ci tende il diavolo? O quello che telefona a Giacinto Marco Pannella, impegnato nell’ennesimo, innocuo digiuno e che gli augura «buon lavoro», quando, da decenni, il «lavoro» del leader radicale è consistito e consiste nel predicare che la vera carità sta nel battersi per divorzio, aborto, eutanasia, omosessualità per tutti, teoria di gender e così via? Il Papa che, nel discorso di questi giorni alla Curia romana, si è rifatto con convinzione a Pio XII (ma, in verità, a san Paolo stesso) definendo la Chiesa «corpo mistico di Cristo»? O quello che, nella prima intervista a Eugenio Scalfari, ha ridicolizzato chi pensasse che «Dio è cattolico», quasi che la Ecclesia una, sancta, apostolica, romana fosse un optional, un accessorio da agganciare o meno, a seconda del gusto personale, alla Trinità divina? Il Papa argentino consapevole, per diretta esperienza, del dramma dell’America Latina che si avvia a diventare un continente ex cattolico, con il passaggio in massa di quei popoli al protestantesimo pentecostale? O il Papa che prende l’aereo per abbracciare e augurare buoni successi a un amico carissimo, pastore proprio in una delle comunità che stanno svuotando quella cattolica e proprio con il proselitismo da lui condannato duramente nei suoi?

Si potrebbe continuare, naturalmente, con questi aspetti che paiono – e forse sono davvero – contraddittori. Si potrebbe, ma non sarebbe giusto, per un credente. Questi, sa che non si guarda a un Pontefice come a un presidente eletto di repubblica o come a un re, erede casuale di un altro re. Certo, in conclave, quegli strumenti dello Spirito Santo che, stando alla fede, sono i cardinali elettori condividono i limiti, gli errori, magari i peccati che contrassegnano l’umanità intera. Ma capo unico e vero della Chiesa è quel Cristo onnipotente e onnisciente che sa un po’ meglio di noi quale sia la scelta migliore, quanto al suo temporaneo rappresentante terreno. Una scelta che può apparire sconcertante alla vista limitata dei contemporanei ma che poi, nella prospettiva storica, rivela le sue ragioni.

Chi conosce davvero la storia è sorpreso e pensoso nello scoprire che – nella prospettiva millenaria, che è quella della Catholica – ogni Papa, consapevole o no che lo fosse, ha interpretato la sua parte idonea e, alla fine, rivelatasi necessaria. Proprio per questa consapevolezza ho scelto , per quanto mi riguarda, di osservare, ascoltare, riflettere senza azzardarmi in pareri intempestivi se non addirittura temerari. Per rifarci a una domanda fin troppo citata al di fuori del contesto: « Chi sono io per giudicare?». Io che – alla pari di ogni altro, uno solo escluso – non sono certo assistito dal «carisma pontificio», dall’assistenza promessa del Paraclito. E a chi volesse giudicare, non dice nulla l’approvazione piena, più volte ripetuta – a voce e per iscritto – dell’attività di Francesco da parte di quel «Papa emerito» pur così diverso per stile, per formazione, per programma stesso?

Terribile è la responsabilità di chi oggi sia chiamato a rispondere alla domanda: «Come annunciare il Vangelo ai contemporanei? Come mostrare che il Cristo non è un fantasma sbiadito e remoto ma il volto umano di quel Dio creatore e salvatore che a tutti può e vuole dare senso per la vita e la morte?». Molte sono le risposte, spesso contrastanti.

Per quel poco che conta, dopo decenni di esperienza ecclesiale, io pure avrei le mie, di risposte. Avrei, dico: il condizionale è d’obbligo perché niente e nessuno mi assicura di avere intravisto la via adeguata. Non rischierei forse di essere come il cieco evangelico, quello che vuole guidare altri ciechi, finendo tutti nella fossa? Così, certe scelte pastorali del «vescovo di Roma», come preferisce chiamarsi, mi convincono; ma altre mi lascerebbero perplesso, mi sembrerebbero poco opportune, magari sospette di un populismo capace di ottenere un interesse tanto vasto quanto superficiale ed effimero. Avrei da osservare alcune cose a proposito di priorità e di contenuti, nella speranza di un apostolato più fecondo. Avrei, penserei: al condizionale, lo ripeto, come esige una prospettiva di fede dove chiunque anche laico (lo ricorda il Codice canonico) può esprimere il suo pensiero, purché pacato e motivato, sulle tattiche di evangelizzazione. Lasciando però all’uomo che è uscito vestito di bianco dal Conclave la strategia generale e, soprattutto, la custodia del «depositum fidei». In ogni caso, non dimenticando quanto Francesco stesso ha ricordato proprio nel duro discorso alla sua Curia: è facile, ha detto, criticare i preti, ma quanti pregano per loro? Volendo anche ricordare che egli, sulla Terra, è il «primo» tra i preti. E, dunque, chiedendo, a chi critica, quelle preghiere di cui il mondo ride ma che guidano, in segreto, il destino della Chiesa e del mondo intero.

 

2. Leonardo Boff: Appoggio al Papa Francesco contro un scrittore nostalgico

Corriere della sera 28 dicembre 2014

 

Ho letto con un po’ di tristezza l’articolo critico di Vittorio Messori sul Corriere della Seraesattamente nel giorno meno adattato: la felice notte di Natale, festa di gioia e di luce: “Le scelte di Francesco:i dubbi sulla svolta del Papa Francesco”. Lui ha provato a danneggiare questa gioia al buon pastore di Roma e del mondo, Papa Francesco. Ma invano perché non conosce il senso di misericordia e di spiritualità di questo Papa, virtù che sicuramente non dimostra Messori. Dietro parole di pietà e di comprensione porta un veleno. E lo fa in nome di tanti altri che si nascondono dietro di lui e non hanno il coraggio di apparire in pubblico.

Voglio proporre un’altra lettura di Papa Francesco, come contrappunto a quella di Messori, un convertito che, a mio parere, ancora deve portare a termine la sua conversione con il ricevimento dello Spirito Santo, per non dire più le cose che ha scritto.

Messori dimostra tre insufficienze: due di natura teologica e un’altra di comprensione della Chiesa del Terzo Mondo.

Lui si è scandalizzato per la “imprevedibilità” di questo pastore perché “continua a turbare la tranquillità del cattolico medio”. Bisogna chiedersi della qualità della fede di questo “cattolico medio”, che ha difficoltà ad accettare un pastore che ha l’odore delle pecore e che annuncia “la gioia del vangelo”. Sono, generalmente, cattolici culturali abituati alla figura faraonica di un Papa con tutti i simboli del potere degli imperatori pagani romani. Adesso appare un Papa “francescano” che ama i poveri, che non “veste Prada”, che fa una critica dura al sistema che produce miseria nella gran parte del mondo, che apre la Chiesa non solo ai cattolici ma a tutti quelli che portano il nome di “uomini e donne”, senza giudicarli ma accogliendoli nello spirito della “rivoluzione della tenerezza” come ha chiesto ai vescovi dell’America Latina riuniti l’anno scorso a Rio.

C’è un grosso vuoto nel pensiero di Messori. Queste sono le due insufficienze teologiche: la quasi assenza dello Spirito Santo. Direi di più, che incorre nell’errore teologico del cristomonismo, cioè, solo Cristo conta. Non c’è propriamente un posto per lo Spirito Santo. Tutto nella Chiesa si risolve con il solo Cristo, cosa che il Gesù dei Vangeli esattamente non vuole. Perché dico questo? Perché quello che lui deplora è la “imprevedibilità” della azione pastorale di questo Papa. Or bene, questa è la caratteristica dello Spirito, la sua imprevedibilità, come lo dice San Giovanni: “Lo Spirito soffia dove vuole, ascolti la sua voce, però non sai da dove viene né verso dove va”(3,8). La sua natura è la improvvisa irruzione con i suoi doni e carismi. Francesco di Roma nella sequela di Francesco d’Assisi si lascia condurre dallo Spirito.

Messori è ostaggio di una visione lineare, propria del suo “amato Joseph Ratzinger” e di altri Papi anteriori. Purtroppo, fu questa visione lineare che ha fatto della Chiesa una cittadella, incapace di comprendere la complessità del mondo moderno, isolata in mezzo alle altre Chiese ed ai cammini spirituali, senza dialogare e imparare dagli altri, anche essi illuminati dallo Spirito. Significa essere blasfemi contro lo Spirito Santo pensare che gli altri hanno pensato solo in modo sbaglato. Per questo è sommamente importante una Chiesa aperta come la vuole Francesco di Roma. Bisogna essere aperta alle irruzioni dello Spirito chiamato da alcuni teologhi “la fantasia di Dio”, a motivo della sua creatività e novità, nelle società, nel mondo, nella storia dei popoli, negli individui, nelle Chiese e anche nella Chiesa Cattolica.

Senza lo Spirito Santo la Chiesa diventa un’istituzione pesante, noiosa, senza creatività e, ad un certo punto, non ha niente da dire al mondo che non siano sempre dottrine sopra dottrine, senza suscitare speranza e gioia di vivere.

È un dono dello Spirito che questo Papa venga da fuori della vecchia cristianità europea. Non appare come un teologo sottile, ma come un Pastore che realizza quello che Gesù ha chiesto a Pietro: “conferma i fratelli nella fede”(Lc 22,31). Porta con se l’esperienza delle chiese del Terzo Mondo, specificamente, quelle della America Latina.

Questa è una altra insufficienza di Messori: non avere la dimensione del fatto che oggi come oggi il cristianesimo è una religione del Terzo Mondo, come ha accentuato tante volte il teologo tedesco Johan Baptist Metz. In Europa vivono solo il 25% dei cattolici; il 72,56% vive nel Terzo Mondo (in America Latina il 48,75%). Perché non può venire da questa maggioranza uno che lo Spirito lo ha fatto vescovo di Roma e Papa universale? Perché non accettare le novità che derivano da queste chiese, che già non sono chiese-immagine delle vecchie Chiese europee ma chiese- sorgenti con i loro martiri, confessori e teologi?

Forse nel futuro, la sede del primato non sarà più Roma e la Curia, con tutte le proprie contradizioni, denunciate da Papa Francesco nella riunione dei Cardinali e dei prelati della Curia con parole solo sentite nella bocca di Lutero e con meno forza nel mio libro condannato dal Card. J. Ratzinger “Chiesa: carisma e potere”(1984), ma là dove vive la maggioranza dei cattolici: in America, Africa o Asia. Sarebbe un segno proprio della vera cattolicità della Chiesa all’interno del processo di globalizzazione del fenomeno umano.

Speravo in maggiore intelligenza e apertura di Vittorio Messori con i suoi meriti di cattolico, fedele a un tipo di Chiesa e rinomato scrittore. Questo Papa Francesco ha portato speranza e gioia a tanti cattolici e ad altri cristiani. Non perdiamo questo dono dello Spirito in funzione di ragionamenti piuttosto negativi su di lui.

 

 

3. Fermiamo gli attacchi a Papa Francesco

blog Firmiamo.it. Petizione lanciata da Don Paolo Farinella Diocesi di Genova

 

L’arrivo del Papa «venuto dalla fine del mondo» che assume il nome di Francesco presentandosi non come Pontefice Massimo, ma come Vescovo di Roma, provoca reazioni scomposte dentro la Curia vaticana che, falcidiata da scandali e corruzioni, considera il Papa come corpo «estraneo» al suo sistema consolidato di alleanze col potere mondano, alimentato da due strumenti perversi: il denaro e il sesso.

Dapprima il chiacchiericcio sul «Papa strano» inizia in sordina, poi via via diventa sempre più palese davanti alle aperture di papa Francesco in fatto di famiglia, di «pastorale popolare» e di vicinanza con il Popolo di Dio per arrivare anche – scandalo degli scandali – a parlare con i non credenti e gli atei.

Dopo lo sgomento di un sinodo «libero di parlare», l’attacco frontale di cinque cardinali (Müller, Burke, Brandmüller, Caffarra e De Paolis), tra cui il Prefetto della Congregazione della Fede, ha rafforzato il fronte degli avversari che vedono in Papa Francesco «un pericolo» che bisogna bloccare a tutti i costi.

Rompendo una prassi di formalismo esteriore, durante gli auguri natalizi, lo stesso Papa elenca quindici «malattie» della Curia, mettendo in pubblico la sua solitudine e chiedendo coerenza e autenticità.

Come risposta all’appello del Papa, il giorno dopo, il 24 dicembre 2014, Veglia di Natale, scelto non a caso, il giornalista Vittorio Messori pubblica sul Corriere della Sera«una sorta di confessione che avrei volentieri rimandata, se non mi fosse stata richiesta», dal titolo «I dubbi sulla svolta di Papa Francesco», condito dall’occhiello: «Bergoglio è imprevedibile per il cattolico medio. Suscita un interesse vasto, ma quanto sincero?».

L’attacco è mirato e frontale, «richiesto», una vera dichiarazione di guerra, felpata in stile clericale, ma minacciosa nella sostanza di un avvertimento di stampo mafioso: il Papa è pericoloso, «imprevedibile per il cattolico medio». È tempo che torni a fare il Sommo Pontefice e lasci governare la Curia. L’autore non fa i nomi dei «mandanti», ma si mette al sicuro dicendo che il suo intervento gli «è stato richiesto».

Ci opponiamo a queste manovre, espressione di un conservatorismo, che spesso ha impedito alla Chiesa di adempiere al suo compito «unico» di evangelizzare. Papa Francesco è pericoloso perché annuncia il Vangelo, ripartendo dal Concilio Vaticano II, per troppo tempo congelato. I clericali e i conservatori che gli si oppongono sono gli stessi che hanno affossato il concilio e che fino a ieri erano difensori tetragoni del «primato di Pietro» e dell’«infallibilità del Papa» solo perché i Papi, incidentalmente, pensavano come loro.

Noi non possiamo tacere e con forza gridiamo di stare dalla parte di Papa Francesco. Con il nostro appello alle donne e agli uomini di buona volontà, senza distinzione alcuna, vogliamo fare attorno a lui una corona di sostegno e di preghiera, di affetto e di solidarietà convinta.

La «svolta di Papa Francesco» non genera dubbi, al contrario coinvolge e stimola la maggioranza dei credenti a seguirlo con stima e affetto. Il ministero del Vescovo di Roma e la sua teologia pastorale suscitano speranza e anelito di rinnovamento in tutto il Popolo di Dio e il suo messaggio è ascoltato con attenzione da molte donne e uomini di buona volontà, non credenti o di diverse fedi e convinzioni.

Desideriamo dire al Papa che non è solo, ma che, rispondendo al suo incessante invito, tutta la Chiesa prega per lui (cfr. At 12,2). È la Chiesa dei semplici, delle parrocchie, dei marciapiedi, la Chiesa dei Poveri, dei senza voce, dei senza pastori, la Chiesa «del grembiule» che vive di servizio, testimonianza e generosità, attenta ai «segni dei tempi» (Matteo 16,3) e camminando coi tempi per arrivare in tempo.

Allo stesso modo, molti non credenti, atei o di altre religioni, uomini e donne liberi, gli esprimono pubblicamente la loro stima e la loro amicizia. La sètta di «quelli che portano vesti sontuose e vivono nel lusso stanno nei palazzi dei re» (Luca 7,25) e non possono stare con un Papa di nome Francesco che parla il Vangelo «sine glossa».

Papa Francesco, ricevi il nostro abbraccio e la nostra benedizione. Roma, 25 dicembre 2014 – Natale di Gesù

 

Firmano:

Comunità di San Torpete Genova, con Paolo Farinella, prete

Ornella Marcato e Fabio Cozzo, coniugi

«Una Chiesa a più voci» di Ronco di Cossato Biella con Mario Marchiori, prete

Comunità Le Piagge Firenze, con Alessandro Santoro, prete

Noi Siamo Chiesa – Italia con Vittorio Bellavite, presidente

Aldo Antonelli, prete

Benito Fusco, fratello dei Servi di Maria

Luigi Ciotti, prete – Presidente di Libera

Centro Studi «Edith Stein» Lanciano, con Amedeo Guerriere, diacono e Carmine Miccoli, prete

Franco e Anna Borghi, coniugi

Luisa Marchini, laica

Beati i costruttori di pace, con Albino Bizzotto, prete

Coordinamento Teologhe italiane

Comunità cristiane di Base italiane

Alex Zanotelli, missionario

 

 

4. Antonio Socci: com’è dura sfuggire all’Inquisizione dell’esercito rosso dei bergogliani

Libero 4 gennaio 2014


Contro Vittorio Messori mette in mostra un’intolleranza grottesca che è il connotato della stagione bergogliana.
Ecco cosa è successo. Il 24 dicembre scorso Vittorio Messori, sul Corriere della sera, ha firmato un pacatissimo commento dove, con molto rispetto, accanto ad apprezzamenti per il papa argentino, ha esposto qualche «perplessità» su certi suoi gesti e dichiarazioni. Lo scrittore ha così dato voce a un disagio che, nel mondo cattolico, è sempre più vasto, anche se non viene raccontato dai media laicisti occupati ad osannare ogni giorno Bergoglio con uno sbracamento adulatorio che sfiora il ridicolo «culto della personalità».

Anche molti vescovi e cardinali sono nauseati da un personalismo tanto esagerato e sospetto dei nemici di sempre della Chiesa, i quali infatti contrappongono Bergoglio alla Chiesa.
Molti cattolici sono allibiti per la smaniosa ricerca dell’applauso ad ogni costo di papa Bergoglio che non si occupa dei cristiani perseguitati e massacrati, ma, per dire, dopo aver amorevolmente telefonato a Pannella, l’ha rifatto pure con Benigni (citandolo a sproposito nella messa in San Pietro) e ieri è intervenuto anche sulla guarigione del medico di Gino Strada.
Nel mondo cattolico circolano battute sarcastiche su questa mondalità spirituale. Invece Messori ha evitato ogni polemica e ogni asprezza. Non ha nemmeno menzionato il traumatico Concistoro di febbraio e il Sinodo di ottobre che hanno visto per la prima volta un papa appoggiare e sostenere, da dietro le quinte, le tesi eterodosse di Kasper (stoppate per ora dalla sollevazione della maggioranza dei vescovi e dei cardinali).

Ratzinger – Messori è arrivato perfino a scrivere che – ad ogni modo – il «Papa emerito» ha dato «approvazione piena dell’attività di Francesco», cosa vera se s’intende che Benedetto ha dichiarato il riconoscimento gerarchico di Francesco, ma tenendo presente che papa Benedetto mai ha pronunciato una parola di adesione ai contenuti del magistero di Bergoglio. Anzi, in ogni sua dichiarazione pubblica di questi due anni, Ratzinger ha confermato i contenuti del suo pontificato che Bergoglio contraddice sui punti più importanti. Le considerazioni di Messori sono state pacate e rispettose. Ma per gli inquisitori bergogliani non importa. Basta mostrare qualche semplice «perplessità» per diventare – ai loro occhi – sospetti di sabotaggio, di torbido complotto e finire messi all’indice. Il cattobergogliano propugna l’ecumenismo più incondizionato con protestanti o ortodossi, vuole il dialogo con tutti, laicisti, massoni, comunisti cubani o cinesi, noglobal, islamici, perfino con i terroristi dell’Is (lo ha teorizzato lo stesso Bergoglio), ma nessun dialogo con i cattolici «ratzingeriani» o – come li ha definiti lui stesso al Sinodo – «tradizionalisti» (cioè fedeli al magistero di sempre). Quelli vanno «randellati».

Dunque a raffica hanno bersagliato Messori. Il primo è stato Luigi Alici, già presidente dell’Azione cattolica – per così dire – martiniano, il quale definisce il pezzo di Messori «un insopportabile esercizio di giornalismo obliquo». Alici condanna «scrittori e giornalisti» che fanno osservazioni critiche sulla «persona chiamata a guidare la Chiesa» (cioè sulle scelte papa Bergoglio), mentre ritiene che da «desacralizzare» sia il papato in quanto tale. Elogia infatti l’«opera provvidenziale di desacralizzazione della figura del papa» che Francesco conduce «in modo straordinario».
A dir la verità la dottrina cattolica dice l’opposto di Alici: la sacralità è propria dell’ufficio papale (la «figura del papa»), non della persona, fallibile e peccatrice, che di volta in volta lo ricopre.
A scagliarsi contro Messori è arrivato pure Leonardo Boff, uno dei nomi simbolo della Teologia della liberazione sudamericana. Boff ha esaltato Bergoglio e ha attaccato, dopo Messori, il suo «amato Joseph Ratzinger» e gli «altri Papi anteriori». Boff è un ex frate che nel 1984 ebbe un pronunciamento negativo dalla Congregazione per la dottrina della fede, presieduta da Joseph Ratzinger. Nel 1992, a seguito di alcuni richiami e moniti di Giovanni Paolo II, lasciò l’abito religioso. Le sue posizioni impregnate di marxismo (oggi pure di new age) lo hanno fatto diventare un leader noglobal. Il 17 dicembre si è saputo che papa Bergoglio lo ha chiamato chiedendogli i suoi libri che gli servono per preparare la sua prossima enciclica sulle questioni sociali ed ecologiche (i contenuti saranno quelli sentiti nel comizio papale al Leoncavallo e agli altri centri sociali).

Boff dice: «Il Papa appartiene alla teologia della liberazione nella versione argentina». Poi aggiunge: «Il Papa ha criticato la dottrina sociale della Chiesa, la considera astratta e non abbastanza chiara nella distinzione, che dev’essere nitida, tra chi sono gli oppressi e chi gli opressori». Pur avendo lasciato l’abito religioso Boff dice: «Io celebro, faccio battesimi, matrimoni, tutti i sacramenti quando non c’è un sacerdote. I vescovi lo sanno e mi dicono: vai avanti. Mi sento bene, in questa veste di laico». E nessuno ha da ridire nel Vaticano di Bergoglio. Che ha pure cancellato la sospensione «a divinis» voluta da Giovanni Paolo II per Miguel D’Escoto, ministro sandinista che ancora oggi esalta Fidel Castro (ecco spiegato il crollo disastroso dell’appartenenza alla Chiesa in America Latina: con pastori così…). Infine va menzionato l’incredibile «appello» intitolato «Fermiamo gli attacchi a papa Francesco» (come? Con l’imbavagliamento? Con una retata di dissidenti? Con la deportazione in Siberia?).

Il testo, sottoscritto dalle firme storiche del cattoprogressismo, da don Paolo Farinella ad Alex Zanotelli, da don Santoro delle «Piagge» a don Luigi Ciotti, alle «Comunità di base», si lancia a testa bassa contro l’articolo di Messori, definendolo un «attacco mirato e frontale», «una vera dichiarazione di Guerra», addirittura «un avvertimento di stampo mafioso». Fa ridere questa conversione ultrapapalina del vecchio mondo della contestazione. E questa volontà censoria. Non era proprio il cattoprogressismo a scatenarsi nella critica contro i predecessori di Bergoglio? Del resto una reazione di stizzita intolleranza contro Messori si è notata pure negli ambienti della corte bergogliana. E il direttore di Avvenire l’altroieri ha allestito un’intera pagina per mostrare il suo zelo ultrabergogliano e condannare il pacato articolo del più famoso scrittore cattolico italiano come fosse un pericoloso eretico. Cose mai viste se si ricorda l’ossequio con cui Avvenire ha sempre trattato certi clericali che attaccavano duramente papa Ratzinger e Wojtyla.

Il Conclave – È nota pure la riverenza di Avvenire verso il cardinal Martini che, negli ultimi anni, ha avanzato critiche ben dure del pontificato di Ratzinger. Ma il «papa conservatore» era mite, aperto, con lui c’era libertà e tolleranza. Invece l’attuale «numero uno» a parole elogia la «parresia», poi di fatto non sopporta le critiche e ha modi di commando sudamericani, che producono un clima di terrore in Curia. Resta la domanda su come abbia fatto un rappresentante della «teologia della liberazione», come lo definisce Boff (oggi consulente di Bergoglio), a conquistare il papato. La risposta sta in un conclave confuso e frettoloso (probabilmente con alcune violazioni delle norme, quindi con una possibile invalidità dell’elezione). Il collegio cardinalizio più conservatore che si ricordi è stato convinto di votare un papa in continuità con Giovanni Paolo II e con Benedetto XVI, mentre in realtà stava votando il candidato della sinistra cattoprogressista. Oggi molti cardinali sono sgomenti. E tutto appare surreale. A Natale trecento ballerini di tango si sono allegramente esibiti per il compleanno di Bergoglio sul sagrato di San Pietro, mentre nel mondo imperversa un macello di cristiani.

 

5.  Vittorio Messori:  A Boff e agli altri critici che non hanno letto

Corriere della Sera, 5 gennaio 2015

 

Leonardo Boff, leader della Teologia della Liberazione alla brasiliana , quella con più esplicito riferimento al marxismo, dopo i contrasti con il cardinal Joseph Ratzinger e dopo i moniti di Giovanni Paolo II, dichiarò che quella Chiesa era inabitabile e irreformabile. Così,  lasciò il saio francescano e andò a vivere con una compagna. Giunse però  la sorpresa dell’implosione del comunismo e , come avvenuto per tanti, passò dal rosso al verde, all’ambientalismo più dogmatico, con aspetti di culto panteistico alla Madre Terra. Continua, però, a celebrare i sacramenti, con liturgie eucaristiche e battesimali da lui stesso elaborate (non mancano, si dice, le risonanze new age) nell’acquiescenza dell’episcopato brasiliano. In una intervista apparsa un anno fa su Vatican Insider ha affermato di avere non solo buoni rapporti con papa Francesco, come già in Argentina con l’allora arcivescovo, ma di collaborare con lui sui temi ambientalisti, in vista della  enciclica “verde“ annunciata dal Vescovo di Roma e, pare, da lui stesso suggerita.

Diciamo questo perché, in questo convinto ammiratore di Jorge Bergoglio, sembra esserci davvero poco della tenerezza, dell’accoglienza, del rispetto dell’altro, della misericordia indulgente predicati con tanta passione da papa Francesco. Il suo commento, pubblicato ieri da questo giornale, a proposito del mio articolo del 24 dicembre, non ha nulla dei buoni modi che Bergoglio esige nei riguardi di tutti, fossero anche antagonisti. Il già padre Leonardo mi attribuisce “grossi vuoti nel pensiero“, scarsa intelligenza, ignoranza, dandomi anche del mal convertito che, giunto a un’ età rispettabile, deve finalmente decidersi portare a termine la conversione. Mi lancia pure quella che per lui è una pesante accusa, ma che per me suona come un complimento, dandomi del “cristomonista“. Non so bene che voglia dire, ma quel che intuisco non mi dispiace, anzi mi lusinga.

Comunque, nessuna sorpresa: scrivendo cose che non piacciono a tutti, so bene come siano, nel concreto, quegli edificanti intellettuali (spesso religiosi) che del dialogo, appunto, vorrebbero fare una sorta di religione. Ma no, non è questo che colpisce. Ciò che potrebbe amareggiare è che Boff sembra non avere letto affatto quanto ho scritto: forse l’imperfetta conoscenza dell’italiano, forse la fretta, forse il pregiudizio ideologico, sta di fatto che la sua reazione, tanto veemente quanto confusa, poco o nulla ha a che fare con ciò che davvero ho detto. L’esempio più vistoso è l’accusa di <<quasi ignorare lo Spirito Santo>>. Per la verità, il riferimento al Paraclito è l’elemento centrale del mio discorso, dove ricordo che nulla capiremmo del papato se non riferendoci all’azione libera e imperscrutabile dello Spirito. Mi si lasci dire che, nel dibattito sconcertante suscitato da quel mio articolo, molti altri critici hanno giudicato irrilevante confrontarsi con i veri contenuti: inforcati gli occhiali dell’ideologia hanno attaccato un testo esistente solo nei loro schemi previ. Magari politici più che religiosi.

Ma, per tornare a Boff: si dà il caso che, su uno dei siti più frequentati dai cattolici, La Nuova Bussola Quotidiana, sia stato analizzato da un teologo professionista proprio il pezzo pubblicato ieri anche dal Corriere, dopo aver circolato per molti giorni nella Rete. Il teologo è mons. Antonio Livi, da molti anni docente nell’università dei papi, la Lateranense, conosciuto a livello internazionale per i suoi studi, per l’ originalità del pensiero, per le iniziative accademiche ed editoriali. Questo studioso, assai rispettato in Vaticano, non ha esitato a scrivere che “le critiche violente e dissennate a Messori di un ex religioso che si presenta come teologo rappresentano la summa di tutte le sciocchezze degli ideologi della teologia della liberazione”. L’autorevole specialista  rincara: “Boff si arroga l’esclusiva di interpretare ciò che lo Spirito vuole dalla Chiesa e attribuisce a sé l’infallibilità che nega al Magistero”.  “L’ex francescano” dice ancora mons, Livi “sembra ignorare che un vero teologo non spaccia per verità divina le sue arbitrarie congetture”. E così via.

Insomma, tutti i critici vanno presi sul serio, ma non tutti devono essere presi sul tragico. Credo che quest’ultimo sia il caso dell’eco-teologo brasiliano

 

 

 

6. Chiara Santomiero : I controrematori della Chiesa di Francesco

www. aleteia. org del 5 gennaio 2015

Reagisce Vittorio Messori alle reazioni provocate dal suo articolo su Papa Francesco e le perplessità del “cattolico medio” apparso il 24 dicembre sulle pagine del Corriere della sera. Non è piaciuto a Messori l’articolo pubblicato dal Corriere della Sera e firmato dal teologo brasiliano Leonardo Boff. Ancora dalle colonne del quotidiano milanese, Messori sottolinea oggi che il contributo “non ha nulla dei buoni modi che Bergoglio esige nei riguardi di tutti, fossero anche antagonisti”. Lo scrittore cattolico lamenta che “Boff sembra non avere letto affatto quanto ho scritto: forse l’imperfetta conoscenza dell’italiano, forse la fretta, forse il pregiudizio ideologico, sta di fatto che la sua reazione, tanto veemente quanto confusa, poco o nulla ha a che fare con ciò che davvero ho detto” (Corriere della sera 5 gennaio).

Stesso difetto, secondo Messori, accomuna anche altre reazioni: “Mi si lasci dire – scrive – che, nel dibattito sconcertante suscitato da quel mio articolo, molti altri critici hanno giudicato irrilevante confrontarsi con i veri contenuti: inforcati gli occhiali dell’ideologia hanno attaccato un testo esistente solo nei loro schemi previ. Magari politici più che religiosi”.

Sulla questione è sceso in campo anche il direttore del quotidiano dei cattolici, Marco Tarquinio che, rispondendo ad alcune lettere giunte in redazione, ha sottolineato sia la sospetta tempistica dell’uscita di Messori – “una mossa congegnata per fare rumore con la pretesa di ‘segnare’ il Natale ormai alle porte” – che i toni – “una sorta di requisitoria tesa a chiudere nel recinto dell’autodifesa la Chiesa che papa Francesco vuole «in uscita»” – che l’obiettivo: “Far rumore disegnando un’amara caricatura del Papa, ridotto dubbiosamente a «uomo vestito di bianco»…” (Avvenire, 2 gennaio). L’articolo diventa così, secondo il direttore di Avvenire: “un mezzo per eccitare divisioni (chi gioca con le aggettivazioni di “cattolico” a questo quasi sempre punta, e questo comunque realizza)”. Messori, allora, conclude Tarquinio “raccoglie anche stavolta quel che ha seminato, e se sulla «barca di Pietro» passa per un possibile pitulus (sulle antiche navi era l’incaricato di battere il ritmo di voga)dei «contro rematori» (ci sono, da sempre), è perché lui stesso ha scelto di competere per questo ruolo...” (Avvenire 2 gennaio).

Viaggia su Internet la petizione “fermiamo gli attacchi a papa Francesco” lanciata da don Paolo Farinella, della diocesi di Genova, in risposta all’articolo di Messori. Immediatamente dietro quella del promotore ci sono le firme di don Luigi Ciotti, Padre Alex Zanotelli, don Albino Bizzotto, don Alessandro Santoro, don Aldo Antonelli e anche il coordinamento delle Teologhe italiane.

“Noi non possiamo tacere – scrivono i firmatari a proposito di ciò che giudicano “una vera dichiarazione di guerra, felpata in stile clericale” – e con forza gridiamo di stare dalla parte di Papa Francesco. Con il nostro appello alle donne e agli uomini di buona volontà, senza distinzione alcuna, vogliamo fare attorno a lui una corona di sostegno e di preghiera, di affetto e di solidarietà convinta”. Desideriamo dire al Papa, prosegue l’appello-petizione che “non è solo, ma che, rispondendo al suo incessante invito, tutta la Chiesa prega per lui. È la Chiesa dei semplici, delle parrocchie, dei marciapiedi, la Chiesa dei Poveri, dei senza voce, dei senza pastori, la Chiesa “del grembiule” che vive di servizio, testimonianza e generosità, attenta ai “segni dei tempi” e camminando coi tempi per arrivare in tempo”.

“Imbavagliatori” li definisce il 4 gennaio dal suo blog Antonio Socci che si schiera a fianco di Messori e dà del “comandante zelo” pure a Tarquinio. Il “cattobergogliano”, secondo Socci “propugna l’ecumenismo più incondizionato con protestanti o ortodossi, vuole il dialogo con tutti, laicisti, massoni, comunisti cubani o cinesi, noglobal, islamici, perfino con i terroristi dell’Is (lo ha teorizzato lo stesso Bergoglio), ma nessun dialogo con i cattolici ”ratzingeriani” o – come li ha definiti lui stesso al Sinodo – “tradizionalisti” (cioè fedeli al magistero di sempre). Quelli vanno “randellati”. Il primo degli inquisitori è Luigi Alici, già presidente dell’Azione cattolica “– per così dire – martiniano, il quale definisce il pezzo di Messori ‘un insopportabile esercizio di giornalismo obliquo’” ed elogia l’ “opera provvidenziale di desacralizzazione della figura del papa” che Francesco conduce “in modo straordinario”. D’altra parte, secondo Socci, Francesco era il “candidato della sinistra cattoprogressista” che è riuscito a “conquistare il papato grazie a “un conclave confuso e frettoloso (probabilmente con alcune violazioni delle norme, quindi con una possibile invalidità dell’elezione)”.

Getta acqua sul fuoco Andrea Riccardi che a proposito dei nuovi cardinali scrive sul Corriere della Sera (5 gennaio): “Papa Francesco non è sotto scacco, come qualche raccolta di firme in suo favore fa credere. I nuovi cardinali sono un’iniziativa forte: indicano i vescovi che egli vuole come suoi consiglieri, cui tra l’altro è affidata la scelta del successore”. “Resistenze ci sono, espresse e inespresse in Curia e in Italia – conclude Riccardi la sua analisi della geo-politica dei pastori scelti dal pontefice come suoi primi consiglieri – . Francesco lo sa e non fa guerre. Non teme il dibattito, anche se non ama si usi la stampa per lotte ecclesiali. Il suo programma l’ha indicato: I’Evangelii gaudium. Su questo va avanti. E si è scelto nuovi compagni di viaggio”.

 

 

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Category: Culture e Religioni

About Leonardo Boff: Leonardo Boff, al secolo Genésio Darci Boff (nato a Concórdia nel 1938), ex frate francescano ed ex presbitero, teologo e scrittore brasiliano. È uno dei più importanti esponenti della Teologia della Liberazione.Nipote di immigrati italiani emigrati dalla borgata di Col dei Bof in comune di Seren del Grappa (provincia di Belluno) alla fine del XIX secolo per installarsi nel Rio Grande do Sul, membro di una famiglia non nuova alla vocazione religiosa, entrò nel 1959 nell'ordine dei frati francescani minori, presso cui emise la professione di fede nel 1964, diventando presbitero della Chiesa cattolica. Nello stesso periodo studiò teologia e filosofia in Brasile, Germania, Belgio e negli Stati Uniti d'America, fino al conseguimento del dottorato di Filosofia e Teologia presso l'università di Monaco nel 1970 (uno dei due relatori era Joseph Ratzinger). In quell'anno Boff occupò la cattedra di teologia sistematica ed ecumenica all'Istituto teologico francescano di Petrópolis in Brasile. Nello stesso periodo fu direttore di varie riviste, quali la "Revista Eclesiástica Brasileira" (dal 1970 al 1984), la “Revista de Cultura Vozes” (dal 1984 al 1992) e la “Revista Internacional Concilium” (dal 1970 al 1995), e consulente della conferenza episcopale brasiliana. Fu anche docente visitatore presso le università di Lisbona, Salamanca, Harvard, Basilea ed Heidelberg. L'attività pubblica di Boff è sempre stata caratterizzata da una strenua difesa dei diritti dei più poveri. Boff denunciò con fermezza e vigore le grandi lobby industriali brasiliane che, a suo dire, sfruttavano il popolo delle favèlas, e contribuì in modo essenziale all'elaborazione della teologia della liberazione. I tratti marxisti del suo continuo impegno nella lotta contro l'oppressione dei popoli latinoamericani lo portarono a scontrarsi sempre più aspramente con le gerarchie vaticane, che, a partire dal 1971, lo ammonirono più volte.Nel 1984 fu convocato in Vaticano e sottoposto ad un processo da parte della Congregazione per la Dottrina della Fede, allora presieduta dal prefetto Joseph Ratzinger (in seguito eletto papa col nome di Benedetto XVI), a causa delle tesi esposte nel suo libro Chiesa: Carisma e Potere. Nonostante le giustificazioni fornite, l'anno successivo fu condannato al silenzio rispettoso (silentium obsequiosum)[4]. A causa di pressioni internazionali la decisione fu parzialmente revocata nel 1986. Nel 1992, a seguito di ulteriori minacce di provvedimenti disciplinari da parte dell'allora Papa Giovanni Paolo II se avesse preso parte al Summit della Terra, Boff abbandonò l'ordine dei francescani. L'attività di Boff continuò dopo il 1992 come teologo della liberazione, scrittore, docente e conferenziere. Egli rimase inoltre impegnato nelle comunità cristiane di base brasiliane. Nel 1993 divenne docente di etica, filosofia della religione ed ecologia presso l'università statale di Rio de Janeiro (UERJ), dove è professore emerito dal 2001. Negli anni successivi si è occupato in maniera sempre più approfondita di politica, diventando un vero e proprio teorico marxista, ed è divenuto un esponente di spicco del cosiddetto movimento no-global (è stato sempre invitato in qualità di oratore alle riunioni di Porto Alegre). Boff è sempre stato vicino alle posizioni del movimento Sem Terra brasiliano. Nel 2001 gli fu conferito il premio “Right Livelihood Award”. Divenne sostenitore di Lula al momento della sua elezione a presidente del Brasile, ma se ne è successivamente distanziato accusandolo di moderatismo. Attualmente (2010) vive a Jardim Araras, una riserva ecologica a Petrópolis, assieme alla sua compagna Marcia Maria Monteiro de Miranda (attivista per i diritti umani ed ecologista) e ha sei bambini adottati. Tra i suoi libri più recenti tradotti in lingua italiana: Liberare la terra. Una ecoteologia per un domani possibile (Editrice EMI 2014); Tra eresia e verità (con Luigi Zoja), Ed Chiarelettere 2014; Il tao della liberazione. Esplorando l'ecologia della trasformazione (con Mark Hathaway), Ed Fazi 2014; Francesco d'Assisi, Francesco di Roma. Una nuova primavera per la Chiesa; Ed. EMI 2014; Al cuore del cristianesimo. Mistero. Evoluzione , liberazione, Ed. EMI 2013; Un papa difficile da amare. Scritti e interviste, Ed Datanews 2005

Comments (1)

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  1. aleliza ha detto:

    SONO UN OTTANTENTENNE COME IL PAPA BERGOGLIO E QUESTI MI FA TANTA PENA QUANDO DEVE DIRE QUALCOSA SENZA LEGGERE DEI FOGLIETTI DI CARTA, NON SI RENDE CONTO CHE SIAMO ARRIVATI ALLA SENILITA’ E NON C’E’ DIO CHE TENGA,ANZI NON C’E’DIO

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