Isabella Adinolfi e Giuseppe Goisis (a cura di): I volti moderni di Gesù

| 14 Dicembre 2012 | Comments (0)

 

Diffondiamo due recensioni al libro che esce a cura di Isabella Antinolfi e Giuseppe Goisis  I volti moderni di Gesù Edizioni Quodlibet, 2013. Il libro esce con contributi di  Isabella Adinolfi, Alfonso Berardinelli, Paolo Bettiolo, Stefano Bianchi, Pier Cesare Bori, Fabrizio Borin, Giorgio Brianese, Giuseppe Cantillo, Rolando Damiani, Giovanni Filoramo, Goffredo Fofi, Marco Fortunato, Giancarlo Gaeta, Roberto Garaventa, Giuseppe Goisis, Gaetano Lettieri, Gian Luigi Paltrinieri, Mauro Pesce, Luigi Ruggiu, Davide Spanio, Luigi Vero Tarca.

 

1. Aldo Pintor : I volti di Gesù nell’ultimo libro a cura di  Isabella Antinolfi e Giuseppe Goisis

(newschorus. word Press. com del 14 settembre 2013)

Enzo Bianchi, il Priore della Comunità di Bose nel recensire il volume curato da Isabella Antinolfi e Giuseppe Goisis “I volti moderni di Gesù” (Quodlibet Edizioni 2013 ) cita un versetto del libro di Qohelet: “Getta il tuo pane sulle acque perché con il tempo lo ritroverai” (Qohelet 11,1). Infatti il Pane di rapporti umani citato dal versetto di Qohelet che  è tornato indietro trasformato in un volume.

Il libro nasce da un convegno avente lo stesso titolo tenutosi due anni fa a Venezia ed è stato curato da due docenti dell’Università Ca Foscari della stessa città, Isabella Adinolfi e Giuseppe Gioisis che hanno arricchito gli atti del convegno con altri preziosi contributi, così è nata e questa pubblicazione raccolta in un volume in occasione dei 70 anni di Giancarlo Gaeta. Così il pane dell’amicizia gettato da Gaeta si è trasformato in carta stampata. Leggendo le pagine ci sfila davanti agli occhi un’ampia descrizione dei volti che Gesù di Nazareth è venuto assumendo nell’Occidente moderno e contemporaneo, principalmente nell’arte, nella storia e nella filosofia.

Si parte dalla celeberrima “L’Ultima cena” di Leonardo Da Vinci e via via si prosegue con immagini di Cristo presenti in Spinoza Kant Kierkegaard, Nietzsche, Tolstoj, Dostoevskij, Hegel, Wittgentein, e tanti altri, fino  al volto di Gesù che vediamo comparire nei film di Dreyer e Tarkovskij. E siccome Gesù di Nazaret, così come raccontato dai Vangeli per coloro che credono è il racconto  di Dio, gli autori di  “I volti moderni di Gesù” narrano l’immagine di Dio così come è stata concepita dalla cultura moderna. Appaiono nelle pagine del libro tutte le sfumature con cui pensatori europei credenti e non credenti hanno descritto questo volto.

E’ da dire che il libro si limita per lo più alla cultura occidentale. Volto che beninteso talvolta è stato sfigurato anche dagli stessi cristiani. Ovviamente i credenti non possono rimanere indifferenti alla lettura di quest’opera anche quando racconta le immagini di Gesù provenienti dal pensiero laico. Infatti anche queste ultime sono influenzate comunque dall’immagine trasmesse dai Cristiani i quali hanno la responsabilità di come il volto di Gesù arrivi a tutti gli uomini. Il rivoluzionario messaggio di questo oscuro Rabbi proveniente dalla Galilea è sempre stato mediato da quanto saputo trasmettere da coloro che hanno creduto in Lui, riconoscendolo come Signore. Così da questa grande varietà di interpretazioni vediamo quanto di Lui è penetrato nella nostra cultura in qualche modo plasmandola e influenzando anche il pensiero laico. E quanto questa figura mai ha cessato di influenzare la nostra cultura e la nostra fede con immagini sempre nuove e che si rinnovano continuamente col variare degli stimoli dell’epoca in cui si vive.

 

 

2. Elio Matassi: Filosofia. I volti  moderni di Gesù o della morale
(Il fatto quotidiano 22 luglio 2013)

I due temi più ricorrenti nel blog, l’etica, la sua centralità, da un lato e, dall’altro, la vocazione minoritaria come resistenza alla prepotenza del potere costituiscono il sotterraneo fil rougedi un libro bellissimo, curato mirabilmente da Isabella Antinolfi e Giuseppe Goisis I volti moderni di Gesù(Quodlibet, 2013).

Nel saggio di Marco Fortunato, ‘Il Gesù di Nietzsche: un principe dell’interiorità inquietante e anticristiano’, anche Nietzsche riconosce in Gesù il più nobile degli uomini, il paradigma del buono e del giusto, il campione dell’etica; vediamo però che la vera e ultima parola del suo insegnamento (o della sua lezione esistenziale) consiste nell’andare consapevolmente verso la morte, nell’andare a farsi uccidere, quasi a volere farsi uccidere.

Del resto, credo sia un’analogia convincente, nel suo ‘piccolo’, quella con Pier Paolo Pasolini – figura “cristologica” della cultura italiana. Pier Paolo Pasolini non diede forse la netta impressione di voler creare le condizioni per essere, prima o poi, assassinato? I credenti, ovviamente offrono una spiegazione diversa, affermando che la salvaguardia della libertà umana implicava l’accettazione della crocifissione. Ma forse, come suggerisce Marco Fortunato, c’è ancora qualcosa di più. Forse Gesù ha voluto effettivamente farsi espellere dal mondo, perché sentiva che tener duro, conservarsi significa esercitare antiteticamente il proprio egoismo e applicare la forza, ossia porsi in sintonia con la nota più immorale di questo mondo in cui, come scrive con sottile orrore Simon Weil, non esiste altra forza che la forza.

Ulteriore problema: Gesù è un vincente o un perdente? Sta, come la maggior parte degli uomini con il Potere o rappresenta un’eccezione che lo contesta? Da un lato, Gesù si richiama costantemente a Dio Padre, dice di parlare per Suo conto. E Dio è la figura del Potere per eccellenza; ben difficilmente si potrebbe concordare con quel personaggio di Nebbia di Unamuno, che, essendo insieme anarchico e credente, pretende di annettere nel suo schieramento pure Dio , arrivando a definirlo il primo degli anarchici. Certo, la religione cristiana insegna che Dio è nel contempo onnipotente e infinitamente buono, ma non esistono forse prerogative più reciprocamente incompatibili della potenza e della bontà. Inoltre, Gesù finisce sì crocifisso, ma su di lui si fondano una religione , una Chiesa, il cui influsso sulla storia della civiltà e della cultura è stato di incomparabile forza.

Ma, dall’altro, essendo il mondo reale esattamente quello che Nietzsche definisce – in uno straordinario frammento postumo –  un mostro di forza somigliante a una colossale e inattaccabile sfera di bronzo, un uomo come Gesù, che spinge verso la sua espulsione dal mondo, non è forse un esemplare figura nel contempo della marginalità – tanto votato a essa che si adopera addirittura per uscire dalla scena del mondo – e della radicalità nella contestazione del Potere? Torna qui in gioco la vexata questio : se Gesù non sia per caso il massimo rivoluzionario di tutti i tempi. Forse lo è proprio nella misura in cui il suo insegnamento, culminante con il suo sacrificio, presume una tale radicalità e una tale purezza e bellezza (si può consultare in proposito il notevole catalogo, pubblicato nel 2000 dalla Silvana editoriale, Gesù. Il corpo, il volto nell’arte) da risultare palesemente inattuabile, ponendosi perciò in controtendenza nei confronti del mondo fino al punto di esigerne non una mera emendazione, ma l’abbandono, la negazione.


Category: Culture e Religioni

About Vittorio Capecchi: Vittorio Capecchi (1938) è professore emerito dell’Università di Bologna. Laureatosi in Economia nel 1961 all’Università Bocconi di Milano con una tesi sperimentale dedicata a “I processi stocastici markoviani per studiare la mobilità sociale”, fu segnalato e ammesso al seminario coordinato da Lazarsfeld (sociologo ebreo viennese, direttore del Bureau of Applied Social Research all'interno del Dipartimento di Sociologia della Columbia University di New York) tenuto a Gosing dal 3 al 27 luglio 1962. Nel 1975 è diventato professore ordinario di Sociologia nella Facoltà di Scienze della Formazione dell'Università di Bologna. Negli ultimi anni ha diretto il Master “Tecnologie per la qualità della vita” dell’Università di Bologna, facendo ricerche comparate in Cina e Vietnam. Gli anni '60 a New York hanno significato per Capecchi non solo i rapporti con Lazarsfeld e la sociologia matematica, ma anche i rapporti con la radical sociology e la Montly Review, che si concretizzarono, nel 1970, in una presa di posizione radicale sulla metodologia sociologica [si veda a questo proposito Il ruolo del sociologo (a cura di P. Rossi), Il Mulino, 1972], e con la decisione di diventare direttore responsabile dell'Ufficio studi della Federazione Lavoratori Metalmeccanici (FLM), carica che manterrà fino allo scioglimento della FLM. La sua lunga e poliedrica storia intellettuale è comunque segnata da due costanti e fondamentali interessi, quello per le discipline economiche e sociali e quello per la matematica, passioni queste che si sono tradotte nella fondazione e direzione di due riviste tuttora attive: «Quality and Quantity» (rivista di modelli matematici fondata nel 1966) e «Inchiesta» (fondata nel 1971, alla quale si è aggiunta più di recente la sua versione online). Tra i suoi ultimi libri: La responsabilità sociale dell'impresa (Carocci, 2005), Valori e competizione (curato insieme a D. Bellotti, Il Mulino, 2007), Applications of Mathematics in Models, Artificial Neural Networks and Arts (con M. Buscema, P.Contucci, B. D'Amore, Springer, 2010).

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