Il vescovo di Bologna Zuppi: E’ il Vangelo che ci spinge a uscire per le strade

 

Diffondiamo da Il Corriere di Bologna del 29 ottobre 2015 questa intervista a Monsignor Zuppi vescovo di Bologna

BOLOGNA – «Amo confessare. La confessione ci mette in rapporto con l’abisso del cuore umano e con l’abisso della misericordia di Dio. È un dono straordinario e invece ne abbiamo fatto un appuntamento pauroso». Così, intervistato dal Corriere della Sera, monsignor Matteo Zuppi, nuovo arcivescovo di Bologna.

SOTTO LE DUE TORRI – «Conosco i miei limiti, non presumo nulla. Imparerò mi lascerò cambiare dall’incontro con la città dalla grande storia e dalle forti esperienze sociali, dal grande umanesimo». «Come prete di strada penso che mi ci troverò bene, perché è il Vangelo che ci spinge a uscire per le strade per incontrare tutti, a cominciare dai poveri. Gesù è sempre in cammino nei Vangeli e così dobbiamo fare noi vescovi, anzi noi cristiani. Così penso che farò».

LE PERIFERIE – Monsignor Zuppi aggiunge: «Se resti al chiuso ti ammali, come dice papa Francesco. Non bisogna avere paura di contaminarsi. Il cristiano non deve avere alcun timore di quello che può venirgli da fuori. Deve temere solo il male che gli può uscire dal cuore. Vedo la Chiesa nella città, cioè nella comunità degli uomini, come un fiume che l’attraversa e non ha paura di sporcarsi attraversandola». E aggiunge: «Non so nulla delle periferie di Bologna, ma sicuramente ci sono e come dappertutto ne esistono di diversi tipi. Quella della solitudine, quella della sofferenza, quella delle molteplici emarginazioni, quella della lontananza da Dio».

LA MESSA IN LATINO – «Se me lo chiederanno celebrerò la messa in latino – spiega Zuppi -. Con i gruppi romani che mi fecero quella richiesta ho ritenuto giusto compiere un gesto di comunione e vicinanza. Sono favorevole a ogni uscita da ogni chiusura.

 

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Category: Culture e Religioni, Osservatorio sulle città

About Vescovo Matteo Maria Zuppi: Matteo Maria Zuppi nasce a Roma nel 1955 ed è un arcivescovo cattolico italiano, dal 27 ottobre 2015 arcivescovo metropolita di Bologna. Entrato nel seminario di Palestrina, consegue il baccalaureato in teologia presso la Pontificia Università Lateranense. Si laurea in Lettere e Filosofia all'Università di Roma, con una tesi in Storia del Cristianesimo. Ordinato presbitero nel 1981, da tale anno al 2000 è viceparroco della basilica di Santa Maria in Trastevere a Roma, di cui poi è parroco fino al 2010. Dal 2005 al 2010 è prefetto della III prefettura di Roma. Rettore della chiesa di Santa Croce alla Lungara (dal 1983), membro del Consiglio presbiterale (dal 1995), nel 2010 è nominato parroco della chiesa dei Santi Simone e Giuda Taddeo a Torre Angela e, nel 2011, prefetto della XVII prefettura di Roma. È anche cappellano di Sua Santità (dal 2006) e assistente ecclesiastico generale della Comunità di Sant'Egidio (dal 2000). Il 31 gennaio 2012 papa Benedetto XVI lo nomina vescovo ausiliare di Roma e vescovo titolare di Villanova; il 14 aprile successivo riceve l'ordinazione episcopale, nella basilica di San Giovanni in Laterano, dal cardinale Agostino Vallini, coconsacranti l'arcivescovo Giovanni Battista Pichierri e il vescovo Vincenzo Paglia (poi arcivescovo). Il 27 ottobre 2015 papa Francesco lo nomina arcivescovo metropolita di Bologna; succede al cardinale Carlo Caffarra, dimessosi per raggiunti limiti di età. Il 12 dicembre prende possesso dell'arcidiocesi ed apre la Porta Santa della cattedrale di San Pietro. Nel 1990 svolge insieme ad Andrea Riccardi, Jaime Gonçalves e Mario Raffaelli il ruolo di mediatore nelle trattative tra il governo del Mozambico (all'epoca controllato dai socialisti del Fronte di Liberazione del Mozambico) e il partito di Resistência Nacional Moçambicana, impegnati sin dal 1975 in una guerra civile. La mediazione condusse il 4 ottobre 1992, dopo 27 mesi di trattative, alla firma degli Accordi di pace di Roma che sancirono la fine delle ostilità. Per questi eventi Zuppi e Riccardi vengono nominati cittadini onorari del Mozambico. In seguito ha continuato ad operare con la cosiddetta "diplomazia parallela" della Comunità di Sant'Egidio.

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