Enrico Peyretti: Una proposta contro la guerra

| 18 Aprile 2018 | Comments (0)

 

 

 

LA GUERRA REGNA – DISPERATI, NOI SPERIAMO. E LAVORIAMO – UNA PROPOSTA

 

I – Premesse per una proposta

– La guerra tortura i popoli e distrugge le case, cioè la vita, chiude i bambini nell’inferno fin dalla nascita, condanna 70 milioni di profughi a non avere dove posare il capo per riposare, e dove lavorare per vivere da cittadini.

– Siria, Yemen, Sudan, Congo, eccetera, continuate voi la litania dolorosa della morte inflitta con le armi, con l’economia di rapina e con la diseguaglianza violenta.

– Tutti quanti hanno sentimenti di umanità sono offesi e disperati. Siamo offesi e disperati. Non vediamo soluzioni, ma accanitamente vogliamo soluzioni dei conflitti senza morte, con la parola disarmata del dialogo, con la ragione umana intelligente della vita – che ci distingue dalle bombe “intelligenti” -, col coraggio che la dignità esige.

– Offesi e disperati, ma non rassegnati, e dunque inventivi. Dobbiamo inventare soluzioni pacifiche, altrimenti non siamo degni di vivere. Invece di suicidarci, proponiamo e ci offriamo.

– Il potere e il dovere di vivere tutti, senza uccidere e distruggere, appartiene ai popoli, prima che ai capi politici. Un capo è legittimo se serve la vita dei popoli, tutti i popoli, e non solo del suo. Se fa politica di potenza, è delinquente internazionale, nemico di tutti. Non vogliamo la sua morte, ma il suo ritorno alla saggezza, oppure alla vita privata, destituito di potere segli altri.

 

II – Proposta

– Vorremmo essere capaci di correre dove famiglie e bambini sono bombardati, le loro case distrutte. Vorremmo essere capaci di fare scudo umano alla loro vita, esercitare il primo e ultimo dei diritti umani a favore di chi è offeso nel diritto di vivere senza minaccia.

– Qualche tentativo di interposizione umana, con la forza della vita disarmata, è stato fatto in passato (esempio: Sarajevo 1992). Ogni tentativo giusto non rimane senza frutto, anche se non subito, ma nel tempo successivo.

– Proposta: ci sono dappertutto persone, uomini e donne, che rappresentano i popoli, o perché scelti liberamente, ma anche informalmente, per qualità morali, per saggezza, per bontà personale, per ricerca e amore della bellezza nelle arti, per dedizione ai più poveri, per libertà di parola, per capacità di interpretare e dar voce ai sentimenti comuni, per intensità di vita spirituale, per cultura aperta alle varie culture umane, per passione della giustizia, per semplice onestà popolare. Queste persone rappresentano la migliore umanità dei popoli nella sostanza reale , ancor più che attraverso i meccanismi democratici, preziosi e irrinunciabili, ma inquinati, come vediamo dappertutto, da interessi privati e volontà di dominio. Senza assolutamente sostituire né delegittimare le forme democratiche, che sono irrinunciabili, oggi le voci dell’umanità dei popoli, ignorate, tacitate, impedite, deformate, devono farsi sentire: non per decidere le controversie, ma per obbligare moralmente, con la forza della verità umana, i responsabili politici a decidere in modo umano, per la vita giusta e libera, per la mediazione tra i diversi bisogni e i diversi interessi, senza uso della morte e della prepotenza.

– Senza falsa umiltà (non sono tempi di finezze formali), queste persone si riconoscano tra loro, anche di culture e idee diverse, si convochino a vicenda, uomini e donne, più famosi o meno famosi presso i popoli. Usino bene, per una volta, la fama meritata, deposto ogni orgoglio e vanto personale, parlino alla gente non per farsi ammirare, ma per servire la vita di tutti. Se sono ricchi, impegnino il loro denaro. Si radunino a Ginevra, sede europea delle Nazioni Unite. Vadano insieme a Damasco, luogo oggi emblematico, dove si spara e si bombarda, vadano senza vanto, con coraggio fisico, disponibili adusare la vita in difesa della vita. Rappresentino noi tutti come ambasciatori di fatto della volontà di vita giusta e libera di tutti, dal bambino nato ieri nell’orrore, che ci invoca in modo irresistibile, fino al vecchio che vuolmorire in pace tra i suoi, nel suo paese. Si mettano a fianco dei popoli torturati. Sappiano di essere più forti dei bombardatori stragisti.

– Paghi le spese del viaggio l’Onu – nulla più di questo è nelle sue competenze e doveri – e paghiamole noi stessi, contribuendo generosamente, noi tutti che comprendiamo un’azione come questa.

– Sia questa una assemblea umana spontanea, in uno dei luoghi della guerra oscena. Ogni persona famosa chiami e porti con sé un’altra persona sconosciuta
– rendiamoci disponibili con coraggio – che rappresenti i milioni e miliardi di umili sconosciuti, che sono la carne violentata dell’umanità.

– Sarà come la crociata disarmata dei bambini? Perché no? I bambini ingenui hanno la pura sapienza della vita. C’è una forza della vita, superiore alle forze della morte, del dominio, delle armi, dell’economia feroce che divora le persone, della politica che tradisce i popoli. Ma sarà soprattutto un’azione che svergogna e obbliga i decisori politici, i lanciatori di missili contro terra e case, gli spargitori di veleni che uccidono il respiro, i trasmettitori di falsità che uccidono la conoscenza. Sarà un’azione che denuda i potenti violenti – “Il re è nudo” gridò il bambino mentre tutti fingevano di vederlo vestito – e li mostra per ciò che sono e fanno: nemici della vita, delle vittime, e di noi spettatori offesi. Noi non li odiamo, vogliamo solo che ritornino nell’umanità. Siamo umani, ridiventiamo umani, restiamo umani.

– Sarà possibile? Sarà efficace? Avete altre migliori idee che ci riscattino dalla vergogna di assistere all’uccisione dell’umanità, nei corpi e negli animi?

– Parliamone, confrontiamoci. Aiutiamoci l’un l’altro. Enrico

Category: Culture e Religioni, Guerre, torture, attentati

About Enrico Peyretti: Enrico Peyretti (Torino, 1935) è un attivista italiano, intellettuale, impegnato nella ricerca per la pace e nel movimento per la non violenza. È stato presidente centrale della Federazione Universitaria Cattolica Italiana (FUCI) tra il 1959 e il 1961. Nel periodo del post-Concilio Vaticano II animò a Torino alcune realtà ecclesiali di base. Fondò nel 1971 (e diresse fino al 2001), assieme ad "alcuni cristiani di Torino", la rivista mensile il foglio (www.ilfoglio.info), che ancora oggi rappresenta una delle più interessanti esperienze di riflessione su tematiche religiose e politiche da parte del Cristianesimo di base. Ha insegnato storia e filosofia nei licei. Svolge attività come ricercatore per la pace nel Centro Studi "Domenico Sereno Regis" di Torino (www.serenoregis.org), sede dell'Ipri (Italian Peace Research Institute); è membro del comitato scientifico del Centro Interatenei Studi per la Pace delle Università piemontesi. È un riferimento all'interno del Movimento Nonviolento e del Movimento Internazionale della Riconciliazione. Tra i suoi libri: " Alcuni elementi per una filosofia della pace ", Scuola di pace, Città di Boves, Anno accademico 1993-94 ; Dall'albero dei giorni, Soste quotidiane su fatti e segni, Servitium, Sotto il Monte (BG) (1998); La politica è pace, Cittadella, Assisi (PG) (1998); Per perdere la guerra, Beppe Grande, Torino (1999); Dov'è la vittoria?, Piccola antologia aperta sulla miseria e la fallacia del vincere, Il segno dei Gabrielli, San Pietro in Cariano (VR) (2005); Esperimenti con la verità. Saggezza e politica di Gandhi, Pazzini, Villa Verucchio (RM) (2005); Il diritto di non uccidere. Schegge di speranza, Il Margine, Trento (2009);Dialoghi con Norberto Bobbio su politica, fede, nonviolenza , Claudiana, Torino (2011); Il bene della pace. La via della nonviolenza , Collana L'etica e i giorni, Cittadella Editrice, Assisi (2012)

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