Amina Crisma: Capodanno cinese. Anno della capra o anno del montone?

| 20 Febbraio 2015 | Comments (0)

 

Il 19 febbraio dopo l’anno del Cavallo si entra nell’anno della Capra, secondo il calendario lunare cinese scandito in cicli di dodici anni ciascuno dei quali è intitolato a un animale.  Si celebra il capodanno in Cina, nel sud-est asiatico, ovunque nel mondo sia presente l’emigrazione cinese, e più in generale ovunque si simpatizzi per la cultura cinese. E’ una grande festa popolare, che si celebra con fuochi d’artificio, manifestazioni e cortei, scoppi di petardi per esorcizzare gli spiriti maligni, e anche con un gran galà televisivo diffuso a livello planetario. Centinaia di migliaia di persone si spostano per passarlo, com’è tradizione, in famiglia.

Il capodanno cinese nel corso degli ultimi anni ha acquistato ovunque una visibilità sempre maggiore, in rapporto non solo alla presenza della diaspora cinese, ma anche al crescente protagonismo in ogni campo della Cina a livello internazionale. Ad esempio, è celebrato dagli oltre 400 Istituti Confucio diffusi nel mondo, ai quali il governo cinese ha affidato il ruolo di ambasciatori dell’immagine della Cina all’estero.

Accanto al versante popolare e familiare, c’è dunque un versante ufficiale e istituzionale delle celebrazioni di cui si è fatto interprete eloquente il presidente Xi Jinping nel suo discorso augurale, ispirato a un sentimento di orgoglio nazionale: “Siamo fieri del nostro grande Paese, siamo fieri del nostro grande popolo”, ha dichiarato.

Ma è probabilmente a Hong Kong che si è sentito il discorso di capodanno più marcatamente politico, per bocca di Leung Chun-ying, capo del governo locale.

Egli ha esortato i suoi concittadini a prendere esempio dalla capra, “animale dolce e gentile, pacifico e socievole”, dopo un anno caratterizzato da “conflitti e divisioni” (il riferimento è alle grandi manifestazioni studentesche pro democrazia che hanno scosso Hong Kong durante l’anno passato).

L’auspicio di Leung Chun-ying è dunque quello di un nuovo anno più tranquillo, in carattere con l’animale a cui è intitolato. Ma non manca chi osserva peraltro che  il termine cinese 羊 yang non significa solamente “capra”, ma può anche significare “montone”: ossia un animale dalle attitudini  meno quiete. Vedremo…. comunque sia

新年快樂

buon anno a tutti i lettori e a tutte le lettrici

 

 

Category: Culture e Religioni, Osservatorio Cina

About Amina Crisma: Amina Crisma ha studiato all’Università di Venezia conseguendovi le lauree in Filosofia, in Lingua e Letteratura Cinese, e il PhD in Studi sull’Asia Orientale. Insegna Filosofie dell’Asia Orientale all’Università di Bologna; ha insegnato Sinologia e Storia delle religioni della Cina alle Università di Padova e di Urbino. Fa parte dell’Associazione Italiana Studi Cinesi (AISC) e, come socia aggregata, del Coordinamento Teologhe Italiane (CTI). Ha conseguito l’abilitazione scientifica nazionale a professore di seconda fascia per l’insegnamento di Culture dell’Asia. Tra le sue pubblicazioni: Il Cielo, gli uomini (Venezia 2000); Conflitto e armonia nel pensiero cinese (Padova 2004); Neiye, Il Tao dell'armonia interiore (Garzanti, Milano 2015), Confucianesimo e taoismo (EMI, Bologna 2016), Meditazione taoista (RCS Milano 2020). Ha contribuito a varie opere collettanee quali La Cina (Torino 2009), Per una filosofia interculturale (Milano 2008), Réformes (Berlin 2007), In the Image of God (Berlin 2010), Dizionario del sapere storico-religioso del Novecento (Bologna 2010), Confucio re senza corona (Milano 2011), Le graphie della cicogna: la scrittura delle donne come ri-velazione (Padova 2012), Pensare il Sé a Oriente e a Occidente (Milano 2012), La diversità feconda, dialogo etico fra religioni (Bologna 2021). Fra le riviste a cui collabora, oltre a Inchiesta, vi sono Asiatica Venetiana, Cosmopolis, Giornale Critico di Storia delle Idee, Ėtudes interculturelles, Mediterranean Journal of Human Rights, Prometeo, Paradoxa, Parolechiave, Sinosfere. Fra le sue traduzioni e curatele, la Storia del pensiero cinese di A. Cheng (Torino 2000), La via della bellezza di Li Zehou (Torino 2004), Grecia e Cina di G.E.R. Lloyd (Milano 2008). Tra i suoi saggi: Il confucianesimo: essenza della sinità o costruzione interculturale?(Prometeo 119, 2012), Attualità di Mencio (Inchiesta online 2013), Passato e presente nella Cina d’oggi (Inchiesta 181, 2013), Taoismo, confucianesimo e questione di genere nelle ricerche e nei dibattiti contemporanei (2014), La Cina su Inchiesta (Inchiesta 210/2020), Quale ruolo per la Cina nello spazio pubblico? fragore di silenzi e clamore di grandi narrazioni (Sinosfere 14 marzo 2021). I suoi ambiti di ricerca sono: il confucianesimo classico e contemporaneo, le fonti taoiste, le relazioni interculturali Cina/Occidente, il rapporto passato/presente, tradizione/modernità nella Cina d’oggi, i diritti umani e le minoranze in Cina, le culture della diaspora cinese, le questioni di genere nelle tradizioni del pensiero cinese. Ha partecipato a vari convegni internazionali sul dialogo interculturale e interreligioso promossi dalle Chaires UNESCO for Religious Pluralism and Peace di Bologna, di Tunisi, di Lione, dalla Konrad Adenauer Stiftung di Amman, da Religions for Peace, dalla Fondazione Scienze Religiose di Bologna. Coordina l’Osservatorio Cina di Inchiesta e di valorelavoro ( www.valorelavoro.com ). Cv dettagliato con elenco completo delle pubblicazioni: al sito web docente www.unibo.it

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