Maria Pace Nemola: Due quadri di Klimt

| 11 Marzo 2017 | Comments (0)

 

 

Sì, tra tante notizie catastrofiche più o meno di naturali e umane tragedie una in uno degli ultimi telegiornali, una, per così dire, fuori dal coro.

La notizia è che alla prestigiosa asta di Sotheby’s è stato venduto per non so quanti milioni di dollari o sterline o euro (ma qui non ci interessa il conto bancario dell’acquirente!) il famoso dipinto “Bauerngarten” di Gustav Klimt.

L’esplosione di colori di questo celebre dipinto ha, per così dire, talmente invaso lo schermo che quasi è diventata immagine digitale a tre dimensioni; ed è naturale che ciò sia avvenuto se si ha a mente questo stupendo dipinto: dipinto che ritrae uno squarcio di prato contanti fiori variopinti, così tanti e così variopinti che pare quasi di sentire il profumo emanato dalle loro corolle e dai fili dell’erba verde illuminata di sole, nella quale sono incastonati come gemme preziose.

Non dipingo, né sono una studiosa di storia dell’arte, ma so solo che Gustav Klimt fu uno dei pittori del cosiddetto Movimento Secessionista viennese, che visse in Austria, sua patria, a cavallo tra i due ultimi secoli scorsi. So che questo dipinto risale agli inizi del Novecento e allora … allora davanti a quell’esplosione di colori ecco qualche mio vago pensiero.

Non esiste nel quadro neanche una minima pennellata dedicata a figura umana: c’è solo l’esplosione della Natura e non si sente neanche vagamente o in maniera indiretta e sottintesa qualsiasi presenza umana. Perché mai?! Certo “Bauerngarten” significa letteralmente “giardino dei contadini” e quindi più che un giardino di una villa è chiara l’allusione al prato che è appunto il giardino dei contadini. Ma a me, proprio perché questo dipinto risale all’inizio del Novecento, ha fatto venire in mente qualcosa … ha fatto venire in mente che risale a quel periodo nel quale la patria del pittore, l’impero austro-ungarico, e con esso l’Europa tra volteggiare di valzer e striduli suoni di violini di Heurigen stava precipitando verso il baratro, il baratro più baratro di tutta la nostra epoca contemporanea: la Prima Guerra Mondiale. La Prima Guerra Mondiale che fu non solo l’evento con più morti di tutta la nostra storia recente, ma che fu proprio l’inizio delle tragicità una più tragica dell’altra del secolo breve, dalla Seconda Guerra Mondiale fino man mano ad Auschwitz ed Hiroshima, ai momenti gelidi della “guerra fredda” fino ai morti profughi dall’Africa dei giorni nostri.

Nelle insistenti pennellate di Klimt volte solo alla Natura e nella totale mancanza di elemento umano io ci vedo qualcosa che va al di là della contemplazione da parte del pittore di qualche bellissimo prato vicino all’Attersee, un lago nei pressi di Salzburg, dove egli si recava spesso, un prato bellissimo come tanti bellissimi prati delle Alpi austriache o semplicemente come un bellissimo prato di qualche angolo della nostra terra! Ci vedo l’aggrapparsi alla Natura, al mondo incontaminato e in un certo senso anche privo di peccato della Natura appunto. Ci vedo il monito e la condanna indiretti all’opera distruttrice dell’uomo, alla sua volontà di potenza, al suo istinto di predazione che sono poi quelli che tutti insieme portano alle umane tragedie, quelli che tutti insieme appunto portarono a quella concatenazione di eventi incatenati tra loro di ci si è appena scritto.

Forse sono andata un po’ al di là delle intenzioni dell’artista, forse, ma credo fermamente che Klimt lo sia davvero alla massima potenza e non solo per le cifre consistenti con cui vengono acquisite le sue opere, ma che lo sia proprio per quella potenza evocatrice di pensieri che sono le sue opere.

Proprio come quell’altro suo meraviglioso dipinto, anch’esso tripudio di colori, “Il bacio” che ci fa risuonare nella mente e nel cuore le parole piene di dolce sensualità o di sensuale dolcezza, vedete voi, della Francesca dantesca e ci fa desiderare un bacio simile!

Ecco, ecco i miei pensieri e, se sono andata troppo al di là della semplice notizia,  me ne scuso con chi vorrà leggermi.

 

 

Category: Arte e Poesia

About Maria Pace Nemola: Nata a Torino nel 1949, dopo gli studi classici laurea in Filosofia con lode discutendo una tesi di filosofia teoretica sulla "Disputa dell'ateismo" di J.G. Fichte con il professor Luigi Pareyson, dopo soggiorni di studio in Germania. Insegnante di ruolo, si è occupata di orientamento scolastico come consulente della Fondazione Agnelli. Trasferitasi a Monaco di Baviera per il lavoro del marito, vi ha svolto attività politica nel Partito Cristiano-Sociale (CSU), culminata nell'elezione nel consiglio di circoscrizione di München-Bogenhausen. Dopo il rientro a Torino, attività politica nei Popolari-UDEUR, come consulente in alcune Commissioni del Consiglio Comunale, candidata nel 2005 per il Consiglio Regionale, nel 2006 per il Senato e per il Consiglio Comunale. Ha collaborato all’associazione “Altera – Generatore di pensieri in movimento”, (soci fondatori anche i professori Vattimo e Tranfaglia dell'Università di Torino). Fa parte del Centro Studi Filosofico-religiosi "Luigi Pareyson" di Torino, partecipandone alle attività. A Torino ha partecipato alle attività culturali della Comunità Ebraica e ora a Biella, a quelle della Comunità Ebraica di Vercelli; ha studiato anche i primi elementi dell’yddish. Master biennale in Bioetica presso la Facoltà Teologica di Torino discutendo due tesi: "L'uomo, corda tesa tra finito e infinito" e “Bioetica Animale. 3001, l’Arca di Noè nello spazio” valutate “magna cum laude”. Successivamente Master biennale “Scienza e Fede” e quattro Master di Bioetica Avanzata. Oltre che di filosofia, si interessa di psicologia, etologia e musica. Coltiva il suo amore per il cane inteso proprio come lo “dipinge” Omero in Argo, anche come allevatrice di Schnauzer con l’affisso “vom Silbernen Strahl”. Trasferitasi a Biella, è attiva nell' Unione Cristiana Imprenditori e Dirigenti, di cui il marito è socio, e nell'associazione Voci Di Donne, e fa ancora parte dell'associazione Donne Per La Difesa Della Società Civile di Torino.

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