Roberto Dall’Olio: Frammenti d’Italia

| 20 Marzo 2020 | Comments (0)

 

 

 

 

FRAMMENTI D’ITALIA

 

I

si vede

aprirsi fiorita

oltre il nugolo alpino

una fantasia

non cartesiana

del cielo

 

II

una terra di rugiade

sole e mare

una terra di sabbia e luce

calda terra

di bruma pensante

l’Italia!

 

III

dorsali alberate

gestualità misteriose

etrusche tracce

 

IV

la pace

tra i cipressi

da intingere

calamai di stagioni

e piogge di luce

 

V

Italia

patrimonio

del Mondo

dai pini lunghissimi

l’ombra liquida

a spiagge

infinite

 

VI

la vecchiezza moderna

degli ulivi

la decrepita lungimiranza

degli Appennini scavati

 

VII

i calanchi erosi

la tempra fragile

di una terra eterna

saldata al vento

istoriale

 

VIII

una terra cara

alle angurie dei tramonti

sulle facce intagliate

dei vecchi

 

IX

o nude colline

mammelle

di un’Italia in fasce

e remota di vita

le arti gemelle

ti accarezzano

infine

 

X

una pittura

che s-colpisce

 

XI

il classico

querela

il romantico

la nostalgia

ammalia

lo splendore

 

XII

Tu hai dietro

l’arte

della memoria

colori di marmo

cieli di vetro

 

XIII

la tua

antichità lucente

scura

prenatale

soggiace

alla cattura

dell’Italia rinascimentale

……………………………………………………………………………………………………………….

XIV

L’Italia

che perdura

forma

 

XV

culla del tempo

soggiorno di bellezza

apparsa rugiada

dopo la brezza

di Gea e Urano

 

XVI

pennello d’oltralpe

che incedi

sul terrazzo del mondo

ne dipingi il segreto

 

XVII

le sue

fattezze eterne

così fragili

così delicate

da spaventare

la morte

 

XVIII

un colle

un bosco

un cielo

diventano

il colle

il bosco

il cielo

 

XIX

tu lo credi

non c’è progresso

nell’arte

solo così

il tuo spirito si nutre

dell’Italia che vedi

 

XX

la cosa più importante

è inusuale :

dipingere con i piedi

quelli giusti

per calzare lo Stivale

 

XXI

un’idea eretica :

Dio

nell’ebbrezza del riposo

fece l’Italia

di Domenica

 

XXII

a volte

seriamente

i tuoi colori

sorridono

 

XXIII

la natura

è immersa

il paesaggio

lo fa la storia

di passaggio

 

XXIV

hai tolto

il Barocco

come se

fosse sciocco

di fronte all’essenziale

l’Italia classica

Rinascimentale

 

XXV

gli olivi

hanno le mani

da pianisti

i fianchi di Venere

gli occhi di Enea

 

XXVI

se si abbandonano

le antiche spoglie

si sentono

cedere

le ossa

del mondo

e il dolore

senza domani

……………………………………………………………………………………………………………..

 

XXVII

parleremo di nebbie

tra le anguille piccole

quelle gialle

dove terra

finisce

 

XXVIII

ancora

riprendere

il tuo

colore

dal cielo

il tuo pennello

 

XXIX

pesticidi

laghi fiumi

canali

d’Italia

infestati

non diciamo più

che siamo

degli animali!

 

XXX

una volta

la morte

incuneò

satana

tra le dolomie

ne nacque

la superba

fragilità

 

XXXI

un glicine

espanso

i grappoli

di quel Zeus

tutto tuo

a primavera

le rose

sono esplose

 

XXXII

la corrotta

imbellettata

società

dei gradassi

che ti mangia

e sputa

sul piatto

dove mangia

 

XXXIII

biodiversità

vai a a capire

è un tema politico

l’Italia

è

tutta diversa

mi pare

Ravenna

la camera

di Sant’Andrea

 

XXXIV

la camera di

Sant’Andrea

mi riappare

quel ciuffo

di petali

anni brevi

dove il frantume

si fece eterno

ravennate

 

XXXV

se tutte le ginestre

fossero occhi

e noi ciechi

di luce

vedremmo l’isola

una galassia di soli

sardegna

 

XXXVI

l’acqua di vetro

di carloforte

il suo verde

nel gelato bianco

delle case

memoria

del tuo

colore

purezza marina

isola

magistrale

……………………………………………………………………………………….

 

XXXVII

bagheria

polare

con siracusa

al maestrale

tutto torna

da Tindari

alle falesie

di san vito

lo capo

 

XXXVIII

il medioevo

scuro

violento azzurro

giallo

sfrontato

edere di torri

il nudo galante

petroniano

 

XXXIX

quei bronzi

sapidi

di mare

alteggiano

sui misteri

delle origini

 

XL

lo so

che da Piazza Maggiore

spiavi

i mandorli

in fiore

il latte

della tua arte

 

XXXXI

non v’è

silenzio

più chiaro

la via degli Angeli

in ore qualsiasi

quella pace

senza confronti

 

XXXXII

Wiligelmo

pacca col bianco

l’intonaco

della via

Emilia

 

XXXXIII

è

come se

la Resistenza

fosse in te

un chiasso

enorme

solo interiore

 

XXXXIV

figlio

di Partigia

e Caravaggio

forse

Pontormo

Carracci

quel rosso

alla cappella

Brancacci

 

XXXXV

l’Italia

è pura

immensa

mente

scialata

la sua

solitaria

bellezza

da Monte Amiata

 

XLVI

l’italiano

in automobile

si crede

il mondo

 

XLVII

Castelluccio

visto

col bestiale

azzurro

del Pilato

è L’Italia

la sua bandiera

a perdifiato

 

XLVIII

Genova

di colpo

brusca di pioggia

una corrente

…………………………………………………………………………………………………

 

XIL

o mia terra

delle api

dei fiori

degli inventori

dei furbetti

lestofanti

dei Signori

o mia terra

delle api

bio

diversa

mente

grembo

di mezzo mondo

 

L

Trinacria

disegno

pitagorico

segreto

di amore

e morte

mare

 

LI

donna

fu

la mia fresca

faggeta

sul capo

di Piero

della Francesca

 

LII

il bianchello

del Metauro

era alla mano

accompagnando

il profumo

delle sogliole

allo Squero

di Fano

 

LIII

io sono

più

antifascista

di te

ecco

l’italietta

da caffè

 

LIV

il silenzio

senza aggettivi

sulla via

degli Angeli

immobile

scorre

non ha bivi

 

LV

impara l’arte

e finisci in disparte

 

LVI

l’ambiente

è in prognosi

riservata

frane

piene

plastiche

svastiche

 

LVII

certi personaggi

della Bassa

li trovi

solo al Po

l’unico fiume

che ha un mondo

 

LVIII

Canaletto

forse Venezia

la luce

l’acqua

non va

mai a letto

 

LIX

il colore

del lago

di Tenno

la critica

della ragion pura

gli occhi

di Brenno

……………………………………………………………………………………..

LX

in Istria

certe case

invase

dalla solitudine

dal silenzio

fatto di spine

frammenti

d’Italia

oltre confine

 

LXI

una polpa

di colori sboccia

tra le nuvole

l’albero

della vita

s’inarca

nel suo seno

con felice

imperfezione

è il duro parto

dell’arcobaleno

 

LXII

nomade è il vento

nomadi i fiori

la pioggia

le nuvole

la gioia

il tormento

nomadi i colori

le note

le umane genti

le api no

le formiche neppure

hanno gli alberi

le radici

ma nomade

in tutto

è la vita

perché nella storia

la guerra ai nomadi

non è mai finita?

 

LXIII

si insista

su questa memoria

Rom e Sinti

non giacquero

vinti

dalla spietata sorte

scelsero la rivolta

all’inferno nazista

saturo di morte

 

LXIV

il violetto

puro

netto

nel cielo

nero

di pathos

e fieno

si stende

il compasso

dell’arcobaleno

 

LXV

Molfetta

romanica

isola

sporca

di bianco

 

LXVI

Urbania

alle due

di un agosto

cocente

ruhe

senza tempo

 

LXVII

il dipinto

con gatto

di Casorati

solo

tragico leggero

senza alleati

 

LXVIII

nelle osterie

d’Italia

quelle vere

si ritrova

la vena platonica

il dialogo

l’ebbrezza

la verve ironic

Category: Arte e Poesia, Guardare indietro per guardare avanti

About Roberto Dall'Olio: Roberto Dall'Olio (1965) è attualmente Assessore all'intercultura, valorizzazione dei beni culturali e sport del Comune di Bentivoglio (Bologna). È membro del direttivo bolognese dell'Anpi. Poeta e autore dal forte impegno civile, insegna Storia e Filosofia al Liceo Classico "Ariosto" di Ferrara. Ha vinto il concorso nazionale di poesia va pensiero a Soragna (Parma).Tra le sue pubblicazioni: Entro il limite. La resistenza mite in Alex Langer (La Meridiana, 2000); Per questo sono rinato (Pendragon, 2005); La storia insegna (Pendragon, 2007); Il minuto di silenzio (Edizioni del Leone, 2008), La morte vita (Edizioni del Leone, 2010).

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